giovedì 30 giugno 2016

Parlano di noi.


Provincia Lombarda. Ammissioni e Promesse a Parma


Un'occasione da non perdere

Il Convegno Nazionale è un momento importante per l’Ocds Italiano che viene promosso almeno una volta ogni due trienni o in occasione di un evento particolare.
Tale incontro permette ai membri dell’ordine secolare di ascoltare e conoscere meglio le persone che più in questo momento rappresentano l’Ordine come il Padre Generale e il suo Delegato per l’Ocds. È altresì un’occasione per conoscere meglio e per confrontarsi con le altre realtà presenti sul territorio. I momenti di ascolto, di preghiera e di meditazione si alternano infatti a momenti di lavori di gruppo, di ricreazione e condivisione fraterna. È quindi un incontro da non perdere che può dare spunti e riflessioni per meglio comprendere e approfondire la spiritualità e il carisma che siamo tenuti a vivere in comunità, in famiglia e nel quotidiano.      

Un forte abbraccio
Alessio Rosciano ocds
Presidente Provincia Ligure

martedì 28 giugno 2016

Il valore dell'incontro

Che importanza ha un Convegno Nazionale OCDS? 
 La risposta possiamo trovarla nella Parola di Dio e precisamente nella Prima Lettera ai Corinzi dove S. Paolo si serve del bellissimo paragone del corpo e della membra. “Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (1 Cor 12, 17-21). 

 La diversità delle Province è ciò che fa la ricchezza dell’OCDS italiano come la diversità delle Nazioni è ciò che fa la ricchezza dell’OCDS mondiale. Ma queste diversità hanno bisogno di incontrarsi e di collaborare fra loro per permettere al corpo di crescere in maniera unitaria, perché “molte sono le membra, ma uno solo è il corpo” e ciascuna contribuisce alla crescita e all’unità nella misura in cui non si separa e non si chiude in se stessa, pensando di non aver bisogno delle altre parti e illudendosi di poter contare sulle proprie forze ma, ricca dei carismi particolari di cui il Signore l’ha dotata, cerca e desidera il confronto e lo scambio per un arricchimento reciproco. Fuori di metafora la ricchezza dell’OCDS italiano sta nella condivisione delle diverse caratteristiche e tipicità delle Province del nostro bel Paese. 

Ognuna di esse porta le peculiarità della sua storia, della sua cultura, delle sue tradizioni, dello stesso ambiente naturale in un variopinto scenario che conferisce bellezza e verità all’insieme dell’Ordine Carmelitano Secolare. Allora è bello incontrarsi, scambiarsi esperienze, problemi, fatiche, gioie per i risultati raggiunti e trovare in questo reciproco donarsi la conferma della nostra comune vocazione. “Possa essere, questa, un’occasione per crescere nell’amore a Te, ai fratelli e alla nostra vocazione laicale nel Carmelo Teresiano” (dalla preghiera in preparazione al Convegno Nazionale su Famiglia e Comunità di Padre Alzinir) 
 Linda Levi (Presidente OCDS – Provincia Veneta)

lunedì 27 giugno 2016

Riflessioni riguardo al Convegno Nazionale che si terrà a Roma il 07 – 10 luglio 2016

Il convegno Nazionale nelle nostre Comunità, parlo per la Lombardia non è sentito come meriterebbe.

E’ un evento che avviene sporadicamente , quindi ritengo prezioso per l’incontro - confronto dell’OCDS d’Italia e la partecipazione dei nostri Superiori P. Saverio Cannistrà, P. Alzinir, la possibilità di conoscerli e apprezzare la ricchezza dei loro insegnamenti.

Personalmente ritengo sia una grazia speciale che ci è concessa ,che merita tutto il nostro impegno e gratitudine al Signore prima e a Silvana per la grande fatica e tantissimo lavoro oltre alle preoccupazioni che esso ha comportato. 

Pregusto già la gioia di trovarci insieme, insieme lavorare, impegnarci per una buona riuscita, che rimanga nel tempo. Mi aspetto che i partecipanti tornando a casa ,portino l’entusiasmo e i contenuti emersi nelle loro comunità.

Ho notato che già i soli preparativi ci hanno uniti e ci hanno fatto scoprire lati positivi di ognuno di noi. 

La preghiera preparatoria , la voglia di conoscere di aggiornarci, di giocare insieme, renderà familiare l’evento che a suo tempo darà frutti. 

Con questa fiducia , invoco Maria Regina del Carmelo e S. Giuseppe che ci assistano con la loro potente protezione.


Rosa Maria Pellegrino  ( Presidente) 
 Bergamo 26 giugno 2016

domenica 26 giugno 2016

Una fede che si fa vita


MEDITIAMO CON P. SANTO SESSA

Sei tu, Signore, l’unico mio bene….nelle tue mani è la mia vita.
Queste parole del Salmo Responsoriale mi sembra, introducano al tema della Parola di Dio di questa Domenica:
“Cammino” e “sequela”, “chiamata gratuita di Dio” e “risposta libera dell’uomo”.
Il mistero della “Chiamata” è, infatti, motivo di riflessione in questa XIII domenica.
Se Dio è il ‘Tutto’ per l’uomo, tutta la sua vita è chiamata a cercarlo, a seguirlo, a incamminarsi verso di Lui.

Dio ha posto nel cuore dell’uomo il desiderio, la ‘nostalgia’ dell’Infinito, di Lui e sempre lo chiama perché Egli è l’unico Bene che può saziare il cuore dell’uomo, di ogni uomo.

Cammino:

Ne vangelo troviamo sempre Gesù “in cammino”, in piena obbedienza al Padre, Egli è venuto per compiere la missione di salvezza datagli dal Padre, suo unico “cibo” è fare la volontà del Padre, incamminandosi in essa.
Tutta la sua vita terrena è una totale adesione alla volontà del Padre, il quale vuole che “nulla vada perduto”.

Anche nel brano del vangelo di oggi, Gesù è “in cammino” dopo aver preso una “ferma decisione”, “verso Gerusalemme” che in Luca significa “camminare verso la Sua Passione e Morte”, verso il compimento di quella missione che il Padre gli ha consegnato e attraverso cui accadrà la salvezza di tutti gli uomini.

Camminare significa anche fede, una fede che non si adagia, una fede che sull’esempio di Gesù, aderisce sempre più totalmente alla volontà del Padre.

In questo cammino, Gesù coinvolge anche i discepoli e tutti coloro che sono disposti a seguirlo, a camminare con Lui e in Lui, a condividere la sua ‘passione’ per l’uomo, per l’umanità intera.

Sequela:

Ma ogni chiamato, per poter collaborare alla missione divina del Messia, deve esser pronto a condividere la vita e il destino di Gesù, riconoscendolo e accettandolo nella propria vita e come scelta di vita.

Non si tratta quindi tanto di aderire a una dottrina, ad un semplice ‘ideale’, ma di legarsi e aderire alla sua Persona.
Diceva infatti Benedetto XVI:

«La fede cristiana non è un’idea, ma una vita»

e «..all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea,

bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte

e con ciò la direzione decisiva... Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10),

l'amore adesso non è più solo un ”comandamento”, ma è la risposta al dono dell'amore,

col quale Dio ci viene incontro.» (Deus caritas est, n.1).



Nella Prima Lettura

Elia getta il mantello su Eliseo (è un gesto che ha più significati: porre sotto la propria protezione, trasmettere un dono particolare, ma soprattutto qui il significato è rendere partecipe della missione profetica), si tratta di un ‘passaggio di consegna’. Eliseo dovrà liberamente continuare la missione di Elia.

Difatti «Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi

fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse.

Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.»



Nel Vangelo
Gesù attraverso 3 ‘tipologie’ di persone, rivela il ‘come’ essere suoi veri discepoli, il ‘come’ deve comportarsi chiunque voglia seguirlo.

Ma la CHIAMATA affinché diventi vera SEQUELA, esige prima una ferma DECISIONE

Veniamo al primo caso.

«Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”.»

C’è sicuramente desiderio, buona volontà nel voler seguire Gesù, ma subito Gesù mette in guardia da qualsiasi facile entusiasmo e da una fede più ‘emotiva’ che ‘matura’, perché l’entusiasmo è un sentimento passeggero, mentre la fede ‘adulta’ è una consegna incondizionata e totale a Lui.
E’ interessante come Gesù non presenti mai una fede ‘facile’, ‘scontata’, ‘comoda e accomodante’: per cui parla di “porta stretta”, di ‘croce’, di ‘fedeltà perseverante’, anche in questo caso e nel vangelo di oggi.

Infatti Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,

ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

Gesù, attraverso questa sua ‘precarietà’ e ‘provvisorietà’, vuole indicare come il discepolo deve imparare da Lui una autentica generosità incondizionata, questo essere sempre in cammino per andare verso tutti.

Come dice oggi continuamente Papa Francesco, “Uscire verso le ‘periferie’ per incontrare ogni uomo…”
Ma Gesù vuole anche indicare una fiducia totale alla Provvidenza di Dio, da cui vogliamo dipendere.

«A un altro disse:“Seguimi”. E costui rispose: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Gli replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio”.»
E’ il secondo caso. Qui è Gesù a chiamare, a prendere l’iniziativa. Anche se, successivamente, la sua risposta può apparire ‘troppo dura’, addirittura ‘disumana’, è chiaro che Gesù non vuole sminuire gli affetti e i doveri umani, quanto invece, mettere in risalto il fatto che l’Amore verso di Lui deve venire prima degli affetti e dei doveri umani, deve avere la priorità su tutto e su tutti: come dirà altrove “Chi avrà lasciato casa, fratelli, madre, moglie….per il regno di Dio…riceverà la ricompensa e il centuplo, già da ora”

E veniamo al terzo caso:

«Un altro disse:“Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.»

Anche qui una risposta di Gesù volutamente ‘paradossale’ e ‘dura’. Ma cosa vuole insegnarci?
Gesù vuole indicare la ROTTURA COL PASSATO (“non volgersi indietro…”) e il TOTALE DISTACCO.

Perché solo un tale atteggiamento permette di avere un cuore libero, non pre-occupato per le cose o persone lasciate (o messe in secondo piano) ma pre-occupato dalle ‘cose’ di Dio.
Come direbbe S. Paolo: “Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui…”
“…tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede…”

L'urgenza del Regno di Dio non ammette lentezze , ripensamenti, indugi ma prontezza e decisione.



Quindi: CONSEGNA, DISTACCO-DECISIONE, RADICALITA’ e tutto ciò nella TOTALITA’: queste sono le caratteristiche di chi ha posto tutta la propria vita in Cristo, di chi ha orientato tutta la propria vita verso l’ESSENZIALE ritenendo tutto il resto come SECONDARIO.

Perché “Dio non si dà del tutto se noi non ci diamo del tutto a Dio” (cfr S. Teresa di Gesù)

Seguire Cristo e Cristo Crocifisso e Risorto

Per ultimo, Gesù nel suo chiamare “camminando decisamente verso Gerusalemme…”, soprattutto vuole far comprendere che chiunque voglia seguirlo, deve sulle orme del Maestro, accettare la croce.

Come indicava anche altrove: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23)

E’ importante ricordare che la “chiamata” non è fine a se stessa o un ‘fatto privato’ per il chiamato.
Dio chiama perché si collabori col Suo Disegno Salvifico, perché il Suo Regno si dilati e giunga ai ‘lontani’.

Poi, il fatto che la chiamata implichi la ‘croce’, la prova è perché solo conformandoci a Gesù-Maestro e Signore, che ha scelto la strada maestra della sofferenza-croce, la nostra sequela e missione diventi feconda, porti cioè non frutti nostri ma di Gesù attraverso noi.

Diceva stupendamente Edith Stein (S. Teresa Benedetta della Croce), ebrea convertita al cattolicesimo e poi monaca carmelitana scalza e martire ad Auschwitz per aver liberamente seguito e aderito alla Croce di Cristo:

«Esiste una chiamata a patire con Cristo e perciò a collaborare con Lui all’opera di redenzione.

Se siamo uniti al Signore, siamo membra del corpo mistico di Cristo, che continua a vivere nei suoi membri e soffre in loro; e il dolore (la croce) portato in unione con il Signore, è suo,  innestato nella grande opera della redenzione, e per questo è fecondo  ….attraverso una sofferenza liberamente accettata,  ……per intercedere per i peccatori e collaborare alla redenzione dell’umanità.».

Interessante l’intuizione di Edith Stein (e per questo darà la sua stessa vita):

la nostra chiamata, la nostra croce, sofferenza, ecc…vissute ‘individualisticamente’ rimangono ‘sterili’,  invece se li innestiamo alla croce-sofferenza di Cristo, diventano feconde per noi e soprattutto per la salvezza e la conversione delle anime.
Si tratta di quel “Completare nella propria carne ciò che manca ai patimenti di Cristo  a favore del suo Corpo che è la Chiesa”, di cui parla S. Paolo.
Anche a noi, oggi più che mai, in una società ‘scristianizzata’, in una umanità disorientata che ha dimenticato Dio, in una realtà che si prefigge il chiaro progetto di togliere la speranza e le certezze (lavoro, famiglia, valori, fede…) dal cuore dell’uomo, anche a noi Gesù continua a dire: «Seguimi».
Perché oggi, più che in ogni altro tempo, il mondo ha bisogno di cristiani credibili che, attraverso una ‘radicalità evangelica”, sappiano essere portatori di Speranza, portatori di Cristo.

Come affermava S. Agostino:
            «Quello che fa avanzare sulla via è l'amore di Dio e del prossimo.
   Chi ama corre, e la corsa è tanto più alacre quanto più è profondo l'amore.
   A un amore debole corrisponde un cammino lento,
   e se addirittura manca l'amore, ecco che uno si arresta sulla via,
   e se rimpiange la vita mondana, è come se volgesse indietro lo sguardo,
   non guardando più alla patria.
   Non giova che uno si metta sulla via e poi invece di camminare torni indietro.
   Se uno si è posto sulla via e guarda indietro volgendo ancora il suo amore al mondo,
   non fa che ritornare là donde era partito.».

P. Santo Sessa

martedì 21 giugno 2016

Riflettendo insieme sulla sacra umanità di Cristo

Con la guida del padre Antonio Baronio s.j. si terranno dal 27 al 31 luglio gli esercizi spirituali della Provincia Lombarda ocds.
Tema è "Gesù Cristo uomo nuovo. La fede nell'umanità di Cristo oggi". l' appuntamento è nell' Eremo del Carmelo Via dei Crotti, 125 21030 Cassano Valcuvia (Varese) Tel: 0332-99 41 52 e-mail: eremodelcarmelo@yahoo.it 
Portare : Scapolare, Bibbia, Liturgia delle Ore. 
Costo Euro 45 al giorno + 15,00 
Non portare le lenzuola ne gli asciugamani 
Prenotazioni entro il 3 luglio : 
Segretaria Marisa Ferretti: e-mail: provincialombarda@ocds.it 



La nostra Elisabetta della Trinità sarà santa

Papa Francesco ha presieduto il Concistoro Ordinario Pubblico per la canonizzazione di cinque beati, decretando che siano iscritti nell’ albo dei Santi domenica 16 ottobre 2016. 
Tra questi, la nostra Elisabetta della Trinità. Esempio di vita di preghiera vissuta anche prima di entrare in monastero, Elisabetta è una grande maestra per noi laici carmelitani teresiani.







Vi  segnaliamo alcuni link per conoscerla meglio:

lunedì 20 giugno 2016

Da stasera Ocds d'Italia è su Twitter


Da stasera Ocds d'Italia è anche su Twitter, per comunicare più velocemente ciò che pubblichiamo e soprattutto dal 7 al 10 luglio prossimo, foto e notizie in tempo reale del nostro convegno "Famiglia e comunità Ocds,. Viscere di Misericordia e fecondità dell'Amore. Tutti i tweet lanciati da noi e quelli degli altri account carmelitani ai quali siamo collegati, potrete leggerli nella colonna qui accanto, sotto la notizia del Convegno. Il nostro account è @ocdsditalia.


"Il Carmelo mi ha detto che..." . Lettera agli amici dei frati carmelitani

Grazie all'impegno di Rossana Sabatiello e alla traduzione della Prof. Cristina Consiglio dell'Università di Bari vi proponiamo la Lettera agli amici dei frati carmelitani della Provincia di Avignone-Aquitania.

Cari amici,
la preghiera prolunga l’amicizia con Cristo Gesù nata con la comunione eucaristica: ci permette di gustare Dio, di assaporare la presenza di Colui che già dimora nella nostra anima in virtù del battesimo. Per farsi più vicini all’Amico divino, alcuni di voi desiderano prendere parte alle scuole di preghiera carmelitane, altri le creano nelle loro parrocchie. Per altri ancora questo unico approccio, pur bello e meritevole in sé, non sazia il loro desiderio di Dio. Vogliono di più: desiderano stabilire una comunione più stretta con i loro fratelli carmelitani e con le loro sorelle carmelitane, godere di una parte più grande dei beni spirituali del Carmelo ed essere infine coinvolti in modo più profondo, senza riserve, alla missione della Chiesa nel mondo. Lo Spirito di Gesù Cristo soffia su di loro queste parole: «Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (Lc 18,18) o ancora: «Maestro, dove abiti?» (Gv 1,38).
Il Carmelo ha tre rami e uno di loro, ancora troppo poco conosciuto e tuttavia molto vivo, è probabile possa unire in sé la loro triplice aspirazione e li possa aiutare a rispondere ai richiami insistenti dello Spirito Santo. È il Carmelo secolare, comunemente noto con le sue iniziali: l’O.C.D.S.[1] In queste pagine, attraverso testimonianze e brevi analisi, vogliamo descrivervi le sue caratteristiche principali come farebbero degli amici che testimoniano quanto hanno di più caro e, inoltre, con molta semplicità, offrirvi l’occasione di un primo discernimento.
Amici, «venite (leggete) e vedrete» (cf. Gv 1,39)…
A nome dei membri dell’O.C.D.S. della provincia di Avignone-Aquitania,
Fra Benoit-Marie di Gesù Bambino (Montpellier)

Per leggere il documento clicca qui


[1] Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi (O.C.D.S.), l’antico terz’ordine. 


ALTAMURA. Festa nella Rettoria di S. Maria del Carmine

Il 24 maggio è stato un giorno di festa per i Carmelitani Scalzi di Altamura (BA) perché la sorella Immacolata Maria Pestrichella ha emesso i voti dell’Ordine Secolare dopo un attento e consapevole cammino spirituale. La gioia di questa sorella è stata condivisa da tutti i fratelli e sorelle dell’Ordine e anche i più anziani che, per ragioni di salute, non hanno potuto presenziare, hanno partecipato con la loro preghiera. La cerimonia religiosa è stata presieduta dal Rettore don Giacomo Fiore e dal Padre Provinciale Luigi Gaetani il quale nell’omelia ha sottolineato la peculiarità dell’Ordine che consiste nell’essere e sentirsi fratelli e sorelle della Vergine del Carmelo.
 La Madonna è invocata non come madre ma come sorella. Attraverso lo Spirito Santo, ogni dono diventa dono per tutta la Comunità ed ognuno contribuisce affinché la Comunità tutta cresca e si edifichi nello spirito evangelico. Per crescere nella fratellanza sono necessarie cura, attenzione e responsabilità da parte di ogni singola persona e ciò non dipende dalla maestra o dalla guida spirituale ma dalla volontà di ognuno. Papa Francesco ci ricorda che “la radicalità evangelica appartiene a tutti i battezzati e tuti siamo chiamati a seguire Gesù.” I consacrati si distinguono per il dono della “profezia” e profezia significa che Dio consacra ed invia una persona che possa irradiare l’annuncio del Vangelo con la propria vita.
La presidente dell’Ordine Francesca Pestrichella ha ringraziato tutti ed ha donato una pergamena ai Carmelitani più anziani: Antonietta Centoducati che in Altamura è stata tra le prime fondatrici dell’Ordine, Giuseppe Cornacchia e Domenico Montemurno, primi uomini dell’Ordine Maschile. I Carmelitani, come in ogni comunità religiosa, continuano con fede e gioia il loro percorso spirituale e, nella preghiera, attendono nuove vocazioni.

                                                                                                          Maria Creanza

domenica 19 giugno 2016

"Ma voi chi credete che io sia?"

MEDITIAMO CON P. RODOLFO GIRARDELLO
DOMENICA  XII  (19 giugno 2016)
 Ci avviciniamo alla festa di S. Pietro, nella quale ricordiamo la professione di fede che, secondo il vangelo di Matteo (16, 13-21), il primo degli apostoli fa di Cristo (“Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”) e la promessa della consegna delle “chiavi” che Gesù, con straordinaria fiducia verso un uomo tanto fragile quale è Pietro, gli fa  in contraccambio, sapendo che tanto la professione quanto la promessa sono legate alla bontà e grazia del Padre celeste.
Nel vangelo di Luca (9, 18-24) proposto in questa domenica si ritrova lo stesso episodio della professione, ma in modo abbreviato e con elementi diversi rispetto a Matteo. Infatti l’evangelista Luca, per mettere in luce l’importanza di questo momento,  sottolinea che il dialogo di Gesù con gli apostoli avviene dopo che Gesù ha pregato. In Luca la preghiera scandisce sempre i momenti decisivi della missione pubblica del Maestro, come per esempio quando egli compie la scelta dei suoi apostoli (Lc 6,12).
Gesù dopo il colloquio con il Padre riprende l’interrogativo che già i discepoli, dopo essere stati salvati dalla tempesta sul lago, si erano posti: “Chi è dunque costui?”(Lc 8,25). Essi, senza sapersi rispondere, gli hanno già concessa la propria fiducia e sono andati ad annunciare il Regno, accettando le sue severe norme di comportamento in quella spedizione missionaria(Lc 9, 1-6). Ma tuttavia non hanno ancora capito neanche il fatto strepitoso della moltiplicazione dei pani perché non hanno colto il significato profondo che Gesù intendeva dare a quel miracolo inaspettato (Lc 9, 10-17).

Ora però è Gesù che pone la domanda, per dare alla fine lui stesso la risposta giusta. Gli apostoli tentano, sì, nella persona di Pietro, un primo approccio al mistero di Gesù. E il loro giudizio si distingue nettamente dalle opinioni correnti, perché la gente comune è esposta alle impressioni viscerali e alle deduzioni più varie, che sono anche ovvie in chi  non ha un rapporto vivo e familiare con il Maestro (e Gesù lo sa: non per niente ha scelto i Dodici che stiano con lui abitualmente, cosa che risulterà  fondamentale quando  si tratterà di testimoniare soprattutto sulla risurrezione).
Nella struttura che Luca dà al dialogo di Gesù con i suoi possiamo rilevare un crescendo in quest’ordine: prima la gente che definisce Gesù un profeta, poi gli apostoli che dichiarano che egli è il messia, infine Gesù stesso che si presenta come “il Figlio dell’uomo” che deve morire e risorgere: e Figlio dell’uomo corrisponde a Figlio di Dio, come temono i suoi nemici che lo crocifiggeranno per questo e come riconoscerà con umiltà il centurione.
Impressiona qui quell’incalzare di Gesù che, conoscendo bene i Dodici,  li vuole snidare e chiede netto a loro: “E per voi chi sono io?”, perché è magari evidente anche per essi che non sono come gli altri e  non possono rimanere  in una posizione di incertezza e attesa.
 La rivelazione piena però della profonda identità di Gesù è rimandata volutamente da Gesù stesso a dopo la risurrezione. Gli apostoli lo vedono come il messia, anzi Pietro lo chiama “Figlio del Dio vivo” tanto che Gesù, dice il vangelo, “ intimò loro di non dirlo a nessuno”; ma sappiamo dall’evangelista-apostolo Matteo che Pietro stesso, che ha pur parlato sotto l’ispirazione del Padre Celeste, non coglie il valore della sua confessione e per primo reagisce male alla previsione sia della morte ignominiosa che della resurrezione gloriosa di Gesù. Cioè egli resta ancora lontano dal progetto di Dio e quindi dalla vera persona di Gesù; e il Maestro, che non vuole suggerimenti quando l’apostolo torna ad obiettargli da piccolo uomo, gli dice con durezza: “Via da me, Satana! Tu sei un ostacolo per me, perché non pensi come Dio, ma come gli uomini”.
Pietro pensa da semplice uomo, mentre tutto è più grande, è divino: sia la realtà di Gesù Figlio di Dio, sia la sua capacità di donarsi a noi fino a confondere la nostra miope intelligenza. Infatti il compimento del progetto di Dio nella persona del suo Amato Figlio passa per la passione e chi potrebbe umanamente immaginarlo? E’ vero che anche noi uomini capiamo che non c’è amore più grande di chi dà la vita per un altro. Ma Luca insiste particolarmente sulla “necessità” della passione del messia (cfr 13,33), necessità che non significa una decisione arbitraria del Padre, quasi che voglia a tutti i costi un’esperienza dolorosa del Figlio, e neppure significa una visione fatalistica della vicenda umana di Gesù, ma rivela lo stile “eccessivo” di Dio che agisce sempre  al di là di ogni previsione e ogni merito dell’uomo.

L’uomo non deve accontentarsi di quello che il suo sguardo limitato gli permette di vedere: deve entrare nella logica di Dio, che in un certo modo sarebbe anche la logica del buon senso, come Gesù fa notare: “Che giova infatti all’uomo se guadagna il mondo intero  e perde e rovina se stesso?” (Lc 9, 24-25). Sul piano semplicemente umano è da stolti trascurare se stessi per chissà quale successo (“guadagnare il mondo intero”). Ma bisogna che andiamo oltre per non rischiare di cercare solo noi stessi e non già Dio: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”. Con quel “per me” Cristo quale vero Figlio di Dio ci ricorda che bisogna che ci mettiamo  sul nuovo piano del rapporto nostro con lui  e che facciamo spazio a lui, poiché da vero Salvatore restituisce l’uomo all’uomo quando questo gli si consegna e vive per lui. “La vita per me”: ecco l’ideale che Gesù ci consegna.
p. Rodolfo Girardello ocd

sabato 18 giugno 2016

Si avvicina la data del nostro Convegno Nazionale

Quanti saremo dal  7 al 10 luglio a Sassone, per il Convegno "Famiglia e comunità. Viscere di misericordia e fecondità dell’Amore"? L'appuntamento è importante perché dopo sei anni ci ritroveremo tutti insieme, perchè ci confronteremo su un argomento di attualità e perché avremo l'occasione di proporre e stimolare nuove iniziative per l'Ocds d'Italia.... L'idea di un blog nazionale, in fondo, nacque sei anni fa a Rocca di Papa.

giovedì 16 giugno 2016

Quel cuore che ascolta


Un cuore ascoltante nella Terra del Carmelo” è il titolo degli esercizi spirituali che dal 24 al 28 agosto Suor Cristiana Maria Dobner, carmelitana scalza, predicherà alle comunità della Provincia Veneta e a quanti desiderino aggregarsi a loro nella Casa Incontri Diocesana Via Monterecamao, 1 37028 ROVERE' (VR) .

Suor Cristiana Maria guiderà i carmelitani secolari attraverso sette meditazioni:
 1 meditazione: Elia
 2 meditazione: Regola di S. Alberto
 3 meditazione: S. Teresa di Gesù
 4 meditazione S. Giovanni della Croce
 5 meditazione S. Teresa del Bambino Gesù
 6 meditazione: S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)
 7 meditazione: Gerusalemme

Vedi brochure


lunedì 13 giugno 2016

Esercizi a Nusco: I salmi, Parola di Dio e parola dell'uomo

Dal 23 al 26 giugno a Nusco il Consiglio Ocds della Provincia Napoletana ha programmato gli esercizi spirituali. Nelle foto la brochure con il programma in dettaglio.




domenica 12 giugno 2016

Nel piano d'amore di Dio

MEDITIAMO CON P. RINO BOLZON OCD

UNDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
2Sam 12,7-10.13; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3




«Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato».




Dio è Padre e dall’eterno ha un progetto d’amore su ogni uomo. La piena felicità e libertà dell’uomo è attuare questo progetto. Quando l’uomo rifiuta il piano che Dio Padre ha su di lui, diventa dio di se stesso, esclude il fratello e diventa omicida.
Questo è accaduto al Re Davide, dacché egli ha commesso un grave peccato, unendosi in adulterio a Betsabea e commissionando l’uccisione del marito di lei, Uria l’Ittita.
Tuttavia l’amore di Dio è più grande del peccato dell’uomo! Dio, amando follemente la sua creatura, la richiama a realizzare, nella libertà, la sua originaria vocazione a vivere come vero figlio. È evidente, pertanto, l’azione pedagogica di Dio, che, attraverso il Profeta Natan, educa Davide e, in lui, gli uomini tutti, al senso del peccato, che è sempre commesso contro Dio.
Posto davanti al male commesso, re Davide riconosce il suo peccato; senza addurre giustificazione alcuna confessa la sua colpa; diversamente dal re Saul aderisce incondizionatamente alla volontà di Dio nella fede e nell’amore. Dio rimane sempre fedele al suo piano d’amore per ogni uomo ed è sempre in attesa della sua libera adesione d’amore. Il perdono, dunque, è la conseguenza di questa adesione, che è la risposta ad un amore donato, che non viene mai meno. Il peccato è il rifiuto dell’amore di Dio; ma, quando l’uomo si pente, Dio ripristina immediatamente il Suo rapporto d’amore, trasformando il peccato in strumento di redenzione.
Dio sa inserire nel suo progetto d’amore anche le conseguenze del nostro peccato, traendo al bene il male da noi commesso: Betsabea avrà un figlio, Salomone, antenato di Gesù, il Redentore.
Il peccato, dunque, una volta riconosciuto, diventa esperienza dell’amore di Dio, che guarda l’uomo con il cuore di una mamma, che non può che amare i suoi figli con tenerezza.
La modalità con cui Gesù ha incontrato la Samaritana può farci comprendere come Egli approcciasse i peccatori e, in particolare, come possa essere stato il Suo incontro con quella donna, che poi gli ha bagnato di lacrime i piedi, glieli ha baciati ed asciugati coi suoi capelli e cosparsi di profumo.
Questo comportamento della donna, che dimostra profondi gratitudine e affetto, lascia intuire che, come nel dialogo con la Samaritana, Gesù le abbia insegnato a leggere nel suo cuore, per comprendere che l’infinita sete d’amore dell’uomo può essere spenta solo dall’infinita sete d’amore di Dio per le anime, cioè, che solo il Creatore può appagare il bisogno d’amore della Sua creatura.
Dio sa che non potremmo amare con tutta la ricchezza del nostro cuore se non ci sentissimo amati come suoi figli e sposi.
Quella donna, resa cosciente di aver peccato per avere cercato l’amore lontano da Dio, sa però di essere stata perdonata, perché infinitamente amata. Con Gesù non si parla di conseguenze del peccato, ma di solo amore. Gesù paga di persona l’enorme debito del nostro peccato, senza chiedere nulla in cambio, se non che diventiamo misericordiosi come Lui verso il fratello. La donna risponde a questo incommensurabile amore, amando molto: «Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco.» (Lc 7,47).
La consapevolezza di avere infranto il cuore di Dio, che ci ama con il dono della Sua vita, provoca il pentimento, che instrada sul cammino di conversione, che altro non è che la adesione a Cristo Gesù nella fede e nell’amore; la scelta, cioè, di vivere in, con e per Colui che ha donato Se Stesso per noi, perché potessimo vivere con Lui. La conversione è, dunque, riprendere l’originario piano d’amore di Dio Padre nella nostra vita.
Nella scena che propone il Vangelo colui che si prostituisce è Simone il fariseo, il quale, nella sua grande presunzione, ritiene che la sua condotta di uomo “giusto” gli meriti l’amore di Dio. Egli, in altre parole, compra l’amore di Dio.
La donna, invece, che nel vizio aveva dato amore a pagamento, ora, conosciuto Gesù, che per amore le ha condonato il suo debito, ama gratuitamente, perché risponde ad un amore donato.
Di fronte all’infinito amore di Dio - che si manifesta massimamente nel dono del Suo unigenito Figlio: «Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.» (1Gv 4,10b) -, possiamo sempre sentirci pecorelle smarrite e, quindi, farci ritrovare per essere portate in spalla da Gesù; riconoscerci figli prodighi e sentire che Dio Padre fa festa quando ci risolviamo di ritornare a Lui. La ricchezza dell’uomo è sentirsi povero per farsi domanda, per lasciarsi riempire dalla divina Grazia.
Nella donna peccatrice la scelta per Cristo avviene nell’intimità del suo cuore, che Gesù ha sanato, colmandolo del Suo amore. L’esplosione di riconoscenza per Gesù permette di mettere in risalto l’infinita potenzialità del cuore di ogni donna di amare. L’uomo può amare se si sente amato.
In San Paolo l’adesione a Cristo nella fede e nell’amore è dichiarata e vissuta coerentemente nel totale annullamento di sé, lasciando agire Gesù liberamente in Lui, dando una mirabile testimonianza di come l’amore porta all’unione: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.» (Gal 2,19b-20).
Il “filo rosso” che collega le tre letture di questa undicesima domenica del tempo ordinario si può, dunque, riassumere nel dato di fatto che: in chi accoglie la misericordia di Dio, maggiormente si manifesta l’amore di Dio Stesso!
Riprendendo l’esempio riportato da Gesù: così come nella nostra esistenza quotidiana siamo molto riconoscenti nei confronti di chi ci sconta un grande debito, allo stesso modo, sperimentando lo sconfinato amore di Dio per noi, possiamo riconoscere l’estrema nostra povertà, per essere perdonati e rispondere alla Sua misericordia con amorosa gratitudine di veri figli del Padre.
La Vergine Maria, che unita a Cristo ha partecipato intimamente alla Sua Passione e Morte e che sotto la Croce ci è stata donata quale Madre buona e premurosa, ci prodighi la grazia di farci percepire, in ogni istante della nostra vita, l’incommensurabile amore di Dio per noi. Ella ci ottenga un cuore contrito, per avere peccato contro il nostro Padre misericordioso e ci aiuti a vivere un amore sponsale con Cristo, per essere il Suo Volto, le Sue mani e il Suo Cuore per tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.
Sia lodato Gesù Cristo!


p. Rino Bolzon

martedì 7 giugno 2016

Finalmente l'opuscolo su p. Maria Eugenio anche il italiano

Qualche tempo fa sul sito della Curia Generalizia era stata pubblicata la notizia che la diocesi di Avignone, i Carmelitani Scalzi e l'Istituto "Notre-Dame de Vie" avevano preparato, dopo l'approvazione del miracolo ottenuto per l'intercessione del P. Maria Eugenio, ocd, un fascicoletto informativo sulla sua figura, sul significato dalla sua beatificazione e su alcuni punti della sua dottrina. 
Questo opuscolo era stato ideato come un comunicato-stampa utile a far conoscere la figura del P. Maria Eugenio a coloro che ancora non lo conoscono.
Fino ad oggi erano disponibili solo i fascicoli in tedesco, francese, spagnolo, inglese e polacco, ma grazie alla veloce traduzione di Angela Parisi che ha subito accettato, generosamente, di prestarsi per la versione italiana possiamo fruire anche noi di  questo ausilio e far conoscere la figura di p. Eugenio nelle nostre comunità e parrocchie. 
Inoltre la casa editrice Edizioni OCD propone alcuni testi del futuro beato nel libro "LA gioia della misericordia". Sono tratti esclusivamente dagli insegnamenti orali di padre Maria Eugenio, ci permettono di metterci all'ascolto del vangelo, di meditare le rivelazioni di Gesù ai suoi discepoli scoprendo poco a poco il legame reale che esiste tra gioia e misericordia.
                                                             Ste d.b.
Per scaricare l'opuscolo clicca qui

sabato 4 giugno 2016

Gesù, il cuore del mondo

MEDITIAMO CON P. RAIMONDO AMISTADI ocd

Domenica X del tempo  ordinario


E’ straordinariamente vero quello che afferma papa Francesco all’inizio della esortazione programmatica del 2013 Evangelii gaudium:
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (E.G. 1).
Veniamo da una lunga serie di festività a partire dal tempo pasquale, e su su attraverso l’Ascensione, la Pentecoste, la  ss. Trinità, il Corpus Domini, e proprio questo ultimo venerdì la festa del s. Cuore di Gesù: il tutto sempre a ricordare e a meditare le meraviglie di un Amore che non ha né misura né confini: l’amore di Dio per ognuno di noi. 

Anche nel vangelo di oggi che ci racconta l’incontro di Gesù con la vedova di Nain, che accompagna alla sepoltura l’unico figlio, il Signore si mostra sempre un maestro ricco di premura per il percorso della nostra vita. Con il suo stile di commovente attenzione alle necessità vere delle persone incontrate, ci fa vedere e ci fa esperimentare ad evidenza, in modo del tutto concreto e fattibile, come vivere da discepoli suoi e poterlo diventare sempre di più. . Si può affermare che Gesù ci vuole indicare come si vive in modo genuino quella parola ormai famosa che papa Francesco ha offerto a tutte le comunità cristiane: la parola “chiesa in uscita” o il verbo “uscire”.
Ripercorriamo brevemente il testo del vangelo per cogliere dallo stile di Gesù quello che anche noi possiamo mettere in atto per “uscire” da noi stessi e percorrere “una uscita” da un comportamento a volte eccessivamente superficiale nel vivere i rapporti con gli altri.

Gesù sta camminando verso una cittadina di nome Nain, accompagnato da parecchia gente. Si incontra con un fatto, un avvenimento, il funerale dell’unico figlio di una donna già vedova. Il testo evangelico dice di Gesù che “vedendola…”: “vedere” è molto di più di… “dare una occhiata, … o del solo guardare,… o di accorgersi che…”; vedere significa dare del tempo per capire ciò che è successo, anche per immaginare se c’è eventualmente bisogno di dare una mano, di intervenire .. 

Questo è il primo elemento importante per imparare lo stile di Gesù, diventare partecipi dell’avvenimento che abbiamo sotto gli occhi.

Il secondo passaggio è descritto con le parole… “fu preso da grande compassione per lei”, è il cuore e la mente e tutta la persona che sono trafitti da una grande sofferenza, inondati da un profondo dolore condiviso con la mamma a cui vien detto con evidente amore partecipato…”non piangere…” E’ lo spirito, è l’intimo di Gesù che patisce avvertendo e condividendo l’enorme peso di questa morte, con vera sensibilità divina. Del resto, quante volte viene riportato nel vangelo che “vedendo le folle disperse come pecore senza pastore, Gesù ne senti compassione e .. moltiplicò il pane per più di cinque mila persone”.

Il passaggio ulteriore, il terzo, è la concretezza dell’agire: Gesù interviene, si fa strada, si avvicina al figlio inerte e… “…tocca la bara, …parla/ordina al ragazzo di alzarsi,… lo prende fra le sue braccia e lo porta alla madre…”. L’azione del Signore, l’atteggiamento attivo di Gesù sono la conseguenza necessaria di una relazione piena di comprensione e di vicinanza amante, proprio di compassione come dice il brano di Luca,’ nata, senza bisogno di parole, fra Gesù e la donna.

Siamo chiamati ad essere come Gesù, lui è il cuore del mondo. Per diventare sempre più come questo maestro di vita , e per essere anche noi …“in uscita” come la chiesa oggi domanda, i tre verbi del vangelo di oggi sono di ottimo aiuto per affrontare questo terzo millennio: 1. vedere la realtà ( non solo con gli occhi del corpo, ma con il cuore), 2. avere compassione ( cioè patire con/insieme, una sensibilità particolarmente curata…) 3. e agire concretamente ( dare una mano, aver a cuore nei fatti la situazione, accompagnando a una possibile guarigione positiva). 
 Con l’aiuto della grazia di Dio e la intercessione materna di Maria, la nostra “uscita..” a servizio del vangelo e della umanità porterà “”la gioia del vangelo”” (E.G. 1), come l’ha sempre donata il Figlio di Dio a tutte le donne e gli uomini che ha incontrato nella sua vita sulla terra. 

                                                                                           p. RAIMONDO NATALINO AMISTADI -Enna    

25 anni fa p. Pierluigi entrò al Carmelo

Oggi, festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria ricordiamo i 25 anni dell' ingresso nel Carmelo di p. Pierluigi Canobbio. Visse il periodo di postulandato nella comunità dei padri di Sant’Anna a Genova, oggi è nella comunità religiosa di Loano. 

venerdì 3 giugno 2016

Piccoli semi crescono nella comunità di Imperia


Nella nostra Comunità di Imperia ci prepariamo a vivere un grande momento di GIOIA nel Signore! Sabato 4 giugno, due nostre care sorelle - Anna Maria Ferrari e Paola Pinna, emetterano la loro Promessa Definitiva all'Ocds.
Mi piace condividere qui con voi questa gioia riproponendo alcuni stralci di una bellissima riflessione del card. Anastasio Ballestrero sulla vita come vocazione. Può servire a tutti noi, perchè siamo chiamati tutti insieme a gioire  con Anna Maria e Paola che stanno per riconfermare perennemente il loro Sì al Carmelo!
Daniela Merlo ocds

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