Oltre alla preghiera del Pater, semplice e al tempo
stesso profondissima, in questo frammento sostanziale del Vangelo c'è un’altra
cosa altrettanto importante. La troviamo solo nel Vangelo di Luca, ma non
bisogna sbagliarsi, giudicandola una semplice annotazione di circostanza. Si tratta,
infatti, della giusta chiave per capire lo stesso Padre nostro.
Una volta, così suona questa introduzione, “Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando
ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare,
come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ciò che dobbiamo
notare e tener presente è che il Maestro stava
pregando, quando uno di quelli che lo seguivano gli chiese di insegnare
anche ai suoi discepoli, come poterlo fare anche loro.
Il primo insegnamento contenuto in questo stare di Gesù pregando, si riferisce all’importanza della
preghiera, perché se lo stesso Figlio di Dio, fattosi uno di noi, ne ha
bisogno, vuol dire che molto di più ne abbiamo bisogno noi, per discernere la
giusta direzione delle nostre scelte quotidiane. Il secondo riguarda le
disposizioni interiori della preghiera come tale, anche recitando il Padre nostro, perché se le richieste che
il Padre si aspetta da noi sono quelle suggerite dal Maestro, quelle parole
devono anche riflettere l’animo e la fiducia filiale di Gesù.
Entrando nel nostro mondo come nostro fratello, lo stesso
Figlio di Dio aveva bisogno di ritrovarsi, appena le circostanze glielo
permettevano (quasi sempre di notte), in intimità con il Padre. Quando allora i
discepoli gli domandano di insegnar loro a pregare, come sembra abbia fatto
Giovanni Battista con i suoi, non pensano a nuove preghiere, ma al modo di stare
con Dio e alla necessità di farlo desiderando le medesime cose che il
Figlio è venuto a compiere in questo nostro mondo. In altre parole, i discepoli
desiderano imparare la ragione che spinge il loro Maestro a ritirarsi in
preghiera.
A dire il vero, Gesù non si sofferma a spiegare la sua
preghiera, ma, dopo aver suggerito le cose essenziali da chiedere (le petizioni
del Padre nostro), racconta la
parabola dell’amico importuno, per
suscitare nei discepoli una fiducia senza limiti in Dio. L’altro, importunato nel
mezzo della notte mentre è ormai a letto con i suoi bambini e sua moglie, non
vuole alzarsi, ma, alla fine, dice Gesù “per la sua invadenza [dell’amico
importuno e sfacciato] si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono”.
Non è il massimo della carità, ma a Gesù questo esempio
serve, non per dire che il Padre, se non risponde per amore, lo fa per la
nostra importuna insistenza, ma per stimolare i discepoli a non aver paura di
chiedere qualsiasi cosa. “Ebbene”,
aggiunge, “io vi dico: chiedete e vi sarà
dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede
riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.
Dice questo e continua con un altro incitamento preso dalla
vita familiare: “Quale padre tra voi”,
dice, “se il figlio gli chiede un pesce,
gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno
scorpione?”. Ha appena insegnato ai suoi discepoli che a Dio bisogna
rivolgersi chiamandolo Padre e, adesso, vuole portarli a riflettere su ciò che
questo significa. Lo fa loro capire invitandoli a una considerazione molto
semplice “Se voi dunque, che siete
cattivi [non siete buoni]”, dice loro, “sapete
dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo
Spirito Santo a quello che glielo chiedono”.
Attenzione, però!
Poiché è qui che si trova il tranello! “Chiedete e vi sarà dato”, aveva appena detto Gesù, cercate e troverete, bussate e vi sarà
aperto”. Esortava a chiedere qualcosa, e ora termina parlando dello
Spirito? Nessuno lo aveva chiesto!
Nella versione di Matteo, infatti, sembra che
Gesù concluda in modo più logico. “Se voi, dunque, che siete cattivi”, dice, “sapete dare cose
buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose
buone a quelli che gliele chiedono!” (Mt 7,11). Ma, attenzione anche qui!
Sebbene “cose buone” collimino di più con le cose richieste, anche in questa
versione di Matteo, tuttavia, Gesù vuole insinuare qualcosa più di queste e, precisamente, ciò che nella versione di Luca è
stato esplicitato sostituendo questa espressione con lo “Spirito Santo” [“il Padre vostro del cielo darà lo
Spirito Santo a quello che glielo chiedono”].
Non c’è di che!
Il Padre ci
ascolta sempre, ma – lo notava già a suo tempo sant’Agostino – spesso lo fa
senza compiere direttamente ciò che gli chiediamo. Riflettiamoci bene! Certamente
ci dà sempre “cose buone” e, allo stesso tempo, lo Spirito Santo affinché, molto
probabilmente in un secondo momento, possiamo intenderle così (buone) anche noi.