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mercoledì 12 luglio 2017

Condividere le emozioni: un viaggio in Terra Santa - 4




BETLEMME
Dopo questa piacevolissima sosta alle rive del Mar Morto abbiamo ripreso il cammino per Betlemme. La prima tappa è stata al monastero carmelitano fondato da Santa Maria di Gesù Crocifisso (la piccola araba). Dopo la recita di una preghiera nella Chiesa siamo stati ricevuti dalla priora che ci ha permesso di visitare la cella della Santa ed indossare la sua cappa bianca che in me ha suscitato un’intensità di emozioni. Il convento è costruito sulla grotta dove David fu unto e lì è sepolta Mariah che diceva: “Felici i piccoli. Per essi c’è sempre un posto. I grandi si trovano in imbarazzo dovunque vadano”.
Betlemme significa “casa del pane”. E’ una città palestinese di circa 30.000 abitanti a 8 Km da Gerusalemme, oggi separata da questa da un grande muro e controlli militari, immagine di tutti gli odi e di tutte le divisioni del mondo. Soltanto 50 anni fa, i cristiani erano più dell’80 per cento. Oggi si sono ridotti al 10 per cento e sono sottomessi a forti pressioni.

Qui volle nascere Cristo: per farsi carico dei nostri peccati e delle nostre miserie.

L’aspetto esterno della Chiesa è molto severo e la fa assomigliare ad una fortezza medievale. La facciata è racchiusa fra le mura di tre monasteri. Un tempo vi erano tre porte, due delle quali furono murate. La porta centrale fu notevolmente rimpicciolita per impedire agli intrusi di entrarvi in sella alle loro cavalcature. Essa dunque obbliga ognuno che vi entra a compiere un gesto di umiltà curvandosi. Tutte le generazioni sembrano così ritrovarsi per rendere omaggio all’umile Bambino di Betlemme.

Abbiamo visitato la grotta della Natività, il luogo dove Maria avrebbe deposto suo figlio. Questo è ciò che resta per evocare l’Incarnazione del Verbo che, nella povertà e nell’Umiltà, è venuto a condividere la nostra condizione umana. La grotta di Betlemme porta i segni del logorio del tempo. Intorno non vi sono che muri anneriti dal fumo delle lampade e dei ceri. Ad est della Chiesa della Natività, c’è la “Grotta del Latte”. La tradizione racconta che durante la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia si sia fermata lì. Mentre la Madonna allattava il Bambino Gesù, una goccia di latte cadde su una roccia, che divenne completamente (e immediatamente) bianca.

AIN KARIM

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore” (Lc 1,46)

“In quei medesimi giorni, Maria si mise in viaggio in tutta fretta verso la montagna, a una città di Giuda. Ed entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1,39). Betlemme, Hebron, Macheronte, Gerusalemme, Sebaste e vari altri luoghi meno noti, sono stati ritenuti patria di Giovanni Battista. Ma Ain Karim è il luogo più probabile. Zaccaria infatti prestava servizio al tempio e non doveva abitare molto lontano. Inoltre intorno al pozzo, sotto la Chiesa della Visitazione, sono state trovate tracce di un’occupazione molto antica. Secondo una leggenda anteriore al VI secolo, riportata dal protovangelo di Giacomo, Elisabetta avrebbe condotto Giovanni Battista bambino in questo luogo per sottrarlo al massacro dei Santi Innocenti. Mentre i soldati di Erode li inseguivano il suolo si sarebbe aperto miracolosamente sotto i loro passi, offrendo un rifugio. Qui fu eretta una Chiesa che costituisce la testimonianza più antica del culto di Giovanni Battista in Palestina e che servì in seguito anche a commemorare l’incontro della Madonna ed Elisabetta.

Due Chiese ci attendono a Ain Karim. La prima, che è posta al centro del paese, fu costruita su un antico santuario del IV sec., là dove la tradizione pone la casa di Zaccaria e Elisabetta. Essa ricorda la natività di Giovanni Battista, il Precursore. La seconda si erge sulla collina vicina, in mezzo ai cipressi. Trovandosi incinta nella sua vecchiaia, Elisabetta avrebbe scelto di vivere fino alla nascita del figlio in questo luogo ritirato. Qui ricevette la visita di Maria, sua cugina. La Basilica fu costruita nel 1938 dai padri francescani. Appena si entra, si è accolti dal Magnificat scritto sui muri in 41 lingue.

GERUSALEMME

Ultima tappa del nostro pellegrinaggio. Appena giunti a Gerusalemme quello che più colpisce sono le mura per la loro imponenza. Il loro perimetro è di circa 3 Km e la loro altezza di 13 metri. Sono munite di 34 torrioni e di nove porte: la Porta Nuova, la Porta di Damasco, la Porta di Erode, la Porta dei Leoni, la Porta di santo Stefano, la Porta d’Oro che fu chiusa dai Turchi nel 1530, la Porta di Sion, la Porta dei Magrebini e la Porta di Giaffa.

“E ora i nostri piedi si fermano entro le tue porte, Gerusalemme. Gerusalemme è costruita come città salda e compatta” (Salmo 122, 2-3).

Il suo nome significa “Città di pace”. Dopo la morte di Gesù, Gerusalemme è stata conquistata 11 volte e distrutta totalmente 5 volte. In nessun posto del mondo si è pregato tanto e in nessun posto del mondo si è versato tanto sangue.

Gerusalemme, città affascinante per il suo miscuglio di monumenti, anfratti, gente, odori e colori. Nelle sue strade, giovani militari passeggiano con le mitragliatrici a spalla; i numerosi minareti chiamano a raccolta i musulmani per le loro preghiere; decine di ebrei ortodossi con i loro boccoli, cappelli neri e lunghi cappotti, si muovono da un posto all’altro; gli abiti marroni dei frati francescani e le tuniche nere dei monaci ortodossi si confondono tra centinaia di pellegrini e turisti di tutte le nazionalità. Si mescolano sguardi di stupore con altri indifferenti e alcuni di sfida.

Nel bazar musulmano della città antica, i venditori gridano le loro mercanzie, mentre le radio suonano a tutto volume; i pellegrini intonano canti nelle diverse lingue mentre pregano la Via Crucis; i bambini giocano per le strade, gridando con tutte le loro forze. Il rumore e il disordine non sembrano frastornare le donne locali, che passano silenziose, con il capo coperto dal loro grande foulard, o guardano nascoste dalle porte e finestre. Malgrado tutto, il visitatore si addentra affascinato da questo mondo strano, diverso da quello che prima aveva potuto immaginare sulla città Santa.

Nella spianata del tempio si conservano due grandi moschee: la moschea dorata di Omar o cupola della roccia, e quella di Al – Aqsa.

Il Muro del Pianto è il luogo santo per eccellenza del popolo ebraico. La tradizione di pregare presso di esso si è mantenuta nel corso dei secoli. Gli ebrei ritengono che sia il punto più sacro disponibile sulla faccia della terra e che Dio sia lì vicino a sentire le loro preghiere. Pertanto, nelle fessure del muro infilano dei foglietti arrotolati sui quali scrivono preghiere.

La città per il resto è piena di rovine archeologiche e di monumenti storici (il Cardo romano, Chiese, sinagoghe, moschee, palazzi, musei…). Per noi gli edifici più interessanti sono quelli che ricordano gli eventi della vita del Signore.



IL SANTO SEPOLCRO

“Presero dunque Gesù, che portando la sua croce, uscì dalla città per andare in un luogo detto Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero fra due malfattori” (Gv 19,17).
La Chiesa del Santo Sepolcro ricopre e riunisce oggi ciò che resta del Golgota – la collina su cui Cristo fu crocifisso – e il sepolcro in cui fu deposto il suo corpo. Sant’Elena, la madre di Costantino, fece costruire una Basilica sul Golgota, chiamata “Martirium” (luogo della testimonianza). Il luogo rimane inglobato nella Basilica del Santo Sepolcro, sopraelevato sul livello del resto del tempio, e conserva una cappella latina e un’altra greca, in cui si può vedere la roccia del monte dove Cristo fu crocifisso.

“Perché cercate fra i morti colui che vive?” (Lc 24,3).

“Giuseppe di Arimatea si presentò a Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato comandò che gli fosse consegnato. E Giuseppe preso il corpo lo avvolse in un bianco lenzuolo , lo depose nel suo sepolcro nuovo, che egli si era fatto scavare nella roccia, poi rotolando una pietra all’ingresso del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 58-60).

Una lunga fila di fedeli in muto silenzio, ogni giorno attende – ore ed ore – per visitare il luogo dove Gesù fu deposto, ma dove risuscitò vincendo il peccato e la morte.


MONTE SION

All’inizio, Sion era una denominazione della città, che occupa unicamente l’ “ofel” (la piccola collina di fronte al tempio, dove era situata la città gebusea conquistata da David, per cui fu chiamata “città di David”). Più tardi si chiamò monte Sion il monte sul quale fu costruito il tempio con tutte le sue dipendenze: i granai, le stalle, i tribunali e il palazzo di David (al tempo di Gesù, la torre Antonia).

I primi cristiani costruirono un tempio chiamato “Chiesa madre della santa Sion” sul luogo dove si trovava la casa di Maria, la madre di Marco. Qui si trova la tomba di David, il Cenacolo (che è il coro di un tempio costruito dai crociati sul luogo dell’Ultima Cena). Qui discese lo Spirito Santo sugli apostoli. In questo stesso luogo si riuniva la comunità prima e dopo la Pentecoste.

CHIESA DI SAN PIETRO IN GALLICANTU

Costruita sulla casa del sommo sacerdote Caifa, conserva la prigione dove Gesù fu rinchiuso la notte del Giovedì Santo, dopo il giudizio davanti al sinedrio, in attesa che arrivasse il giorno per condurlo a Pilato. Durante il giudizio di Gesù, così come egli stesso aveva profetizzato, san Pietro lo rinnegò tre volte prima che cantasse il gallo (“galli cantu”). Nei giardini si conserva una parte della strada di pietra che percorse Gesù dal Cenacolo al Monte degli Ulivi e da lì alla casa di Caifa.

IL MONTE DEGLI ULIVI

“Gesù amava venirvi con i suoi discepoli per meditare e pregare”

Dal Monte degli Ulivi si può contemplare una bellissima vista panoramica della città. Qui vi sono la Chiesa del Dominus Flevit, quella dell’Agonia, quella del Padre Nostro, quella dell’Ascensione, la Chiesa di Santa Maria Maddalena, quella greca della Tomba della Vergine ecc.

La Chiesa del Padre Nostro si eleva sopra la grotta sacra, dove, secondo la tradizione, il Cristo insegnò ai suoi discepoli il Padre Nostro. Vi è il monastero delle Carmelitane Scalze, fondato da una nipote di Napoleone. Le pareti del tempio e del Claustro sono decorate con il testo del Padre Nostro in 200 lingue.


IL GIARDINO DEL GETSEMANI



E’ posto ai piedi del Monte degli Ulivi ed è senza dubbio uno dei luoghi santi che più commuovono. In venti secoli il suo aspetto non è mutato. Qui Gesù trascorse la notte dell’agonia, durante la quale accettò di soffrire e morire in croce, portando su di sé i peccati del mondo. Qui resta lo stesso giardino e forse anche gli stessi ulivi.



Nella Chiesa del Getsemani, davanti all’altare si trova ciò che resta della pietra dell’agonia. In alto, sul frontone, un mosaico rappresenta il Cristo in preghiera nell’atto di offrire al Padre le sue sofferenze e quelle di tutta l’umanità.

LA VIA CRUCIS

“Gesù portando la sua croce uscì (dalla città)…” (Gv 19,17).

Gesù portando la sua croce, percorse tutta la Via Dolorosa dal Pretorio fino al Calvario.

Anche noi, abbiamo fatto la Via Crucis attraverso i vicoli della città vecchia. Anche questo è stato uno dei momenti molto commovente del pellegrinaggio. La via Dolorosa inizia accanto alla porta dei Leoni, nella “torre Antonia”, che domina la spianata del tempio. A partire da lì, numerose cappelle vanno ricordando le diverse stazioni della Via Crucis, fino ad arrivare al Santo Sepolcro, attraversando il convento copto e il convento etiope. Le prime due stazioni sono state situate nel cortile stesso della fortezza Antonia. Le sette seguenti sono dislocate nei vicoli della città vecchia e le cinque ultime all’interno del Santo Sepolcro.
Ultima sosta: Emmaus - Nicopolis. E’ un villaggio situato a circa 30 Km a ovest di Gerusalemme. Il nome stesso deriva dal termine ebraico “hammot”, che significa “sorgenti di acque calde”, nel III secolo d.C., la città riceve un nuovo nome e si chiama Nicopolis, che in greco significa: “la città della vittoria”.

A Emmaus si ricorda l’incontro di Cristo Risorto con i discepoli che scappavano da Gerusalemme con il desiderio di dimenticare ciò che avevano vissuto con Gesù e di tornare alle loro vite di prima.

Nell’Età Media i crociati identificarono Emmaus con El Qubeibeh, una cittadina a 11 Km da Gerusalemme, oggi nel territorio palestinese. Il luogo fu comprato dai francescani, i quali costruirono una Chiesa. Gli scavi hanno trovato i resti degli edifici medievali.

Nel 1878 quanto Santa Maria di Gesù Crocifisso da Betlemme si dirigeva a Nazareth per fondare lì un nuovo monastero, nel passare attraverso un campo abbandonato a 30 Km da Gerusalemme, sentì che lì si trovava l’Emmaus dei Vangeli, e convinse un’amica affinché comprasse i terreni e li regalasse alle carmelitane.

Quando furono iniziati gli scavi, si scoprirono i resti della città ebrea, romana e bizantina, iscrizioni e mosaici che identificavano il luogo con la Emmaus dei Vangeli:

“Te conocimos Señor, al partir el pan,

Tú nos conoces, Señor, al partir el pan”
.

Il nostro pellegrinaggio in Terra Santa termina con il rientro a Madrid. La mia mente e il mio cuore sono affollati di ricordi, immagini, emozioni, sensazioni uniche, sentimenti di ogni sorta che mi fanno elevare un rendimento di grazie al Signore e glorificarlo.

Il grazie ancora una volta è rivolto al Padre Eduardo ocd, “buon pastore”, il quale ci ha fatto vivere una forte esperienza di fede e di preghiera, accompagnata e sostenuta dalla lettura di diversi brani del Vangelo, di cui ha ricostruito sempre il contesto storico e religioso.

Angela Parigi ocds

mercoledì 5 luglio 2017

Condividere le emozioni: un viaggio in Terra Santa - 3

BANIAS   


Nei Vangeli sinottici si narra che Gesù nelle sue peregrinazioni abbia sostato con i suoi discepoli nei villaggi intorno a Cesarea di Filippo, situata ai piedi del Monte Hermon. Il suo nome attuale – Banias – deriva da quello del dio Pan, in greco Paneas. Erode costruì in questo luogo un tempio a Cesare e suo figlio abbellì la città e le pose il nome di Cesarea. Qui Simon Pietro riconobbe in Gesù il Messia: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).


LAGO DI TIBERIADE

Il lago di Tiberiade o Mare di Galilea è chiamato anche mare di Kinneret, per la sua forma ovale irregolare, simile ad una lira. La sua lunghezza è di 21 Km, da nord a sud e la sua larghezza massima di 12 Km. Il livello delle acque è di 210 m. sotto il livello del mare e la loro profondità varia dai 40 ai 50 m. E’ ricco di pesce di ogni sorta, pescato con la rete, secondo l’uso di un tempo.  
Al tempo di Gesù, la Galilea era una regione ricca, prospera e popolosa, dove si incrociavano importanti vie di comunicazione. Gesù cominciò ad annunciare il Regno di Dio sulle sponde di questo lago e in questa radiosa cornice. La parte essenziale  della sua vita pubblica, i suoi insegnamenti, i suoi miracoli si svolsero intorno al lago. Sulle sue rive chiamò a sé Pietro, Andrea, Giacomo e gli altri apostoli (Mt 4,18); guarì un lebbroso (Mt 8,1); si rivolse alle folle riunite per ascoltarlo (Mc 3,7); comandò alla tempesta e venne la bonaccia (Mt 8,23); camminò sulle acque agitate dal vento (Mt 16,21); sulla montagna vicina istituì i Dodici (Mc 3,13).
 Alle rive del lago si trovano Cafarnao (Casa di Pietro), Betsaida, Corazìn, il Monte delle Beatitudini, Tabgha (luogo della moltiplicazione dei pani e dei pesci) e Magdala (paese di santa Maria Maddalena), così come la Chiesa del Primato di Pietro (apparizioni del Signore risorto, pesca miracolosa e l’incarico del Signore a Pietro di pascolare il suo gregge).
 Il momento in assoluto più esaltante ed emozionante è attraversare con un barcone il lago dalle acque limpide e trasparenti e contemplarne il panorama che ci ha permesso di meditare  profondamente.

TABGHA

In questo luogo ricco di acque, la tradizione ha posto il ricordo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sbarcando, Gesù vide una gran folla e ne ebbe pietà. Prese i cinque pani e li divise, come pure i due pesci. E tutti mangiarono a sazietà nonostante fossero cinquemila (Cf. Gv 6). Nel 1932 sono stati trovati i resti di due chiese bizantine i cui mosaici sono fra i più belli della Terra Santa.
A poche centinaia di metri c'è la Chiesa del Primato che fu costruita sulla riva del lago nel 1934, su una roccia che fin dal Medio Evo era chiamata “Mensa Christi” (la mensa del Signore). La tradizione ha sempre collocato qui l’incontro del Signore risorto con i suoi discepoli, vicino al fuoco acceso sulla riva. Disse loro: “Suvvia, mangiate e poi rivoltosi a Pietro, che lo assicurava della sua fedeltà dicendo: “Signore tu lo sai che ti amo”, gli affidò la Chiesa: “Pasci i miei agnelli; Pasci le mie pecorelle” (Cf Gv 21).

CAFARNAO

Sorse sulle rive del Lago a 4 Km dal punto dove il Giordano si getta e si perde nel lago di Tiberiade. Situata sulla via di Damasco.

Gesù, dopo aver lasciato Nazareth, si stabilì a Cafarnao nel periodo del suo ministero pubblico che doveva durare circa due anni. Pietro abitava a Cafarnao (Mt 8,5). Gesù insegnò nella sinagoga della città e dimostrò qui, con i suoi miracoli, la pietà di Dio verso gli uomini e guarì un lebbroso, la suocera di Pietro, il servo del centurione e molti altri (Mt 8, 1-15). Basta ricordare ancora il paralitico calato nella casa attraverso il tetto (Mc 2,1-5); la figlia di Giairo strappata alla morte (Mt 9, 23-25); l’emorroissa (Mt 9,20-2); l’uomo dalla mano secca (Mt 12, 9-14.
  
IL MONTE DELLE BEATITUDINI

Sul pendio del colle che domina il lago, vicino alla Chiesa francescana costruita del 1934, si ha l’impressione di udire ancora la voce del Signore che proclama al mondo intero: “Beati i poveri di spirito… Beati gli afflitti…, beati i perseguitati… perché di essi è il Regno dei cieli”.
In questa solitudine, nel silenzio scandito solo dal cinguettio degli uccelli, davanti al lago, è stato molto bello fermarsi a meditare i misteri del Regno. 


IL GIORDANO   

Dalle nevi eterne dell’Hermon, il Giordano scende fino alle profondità del Mar Morto.
Giovanni Battista stava sulle sponde del fiume santo, predicando e battezzando, nutrendosi di cavallette e di miele selvatici. Lasciando la nativa Galilea Gesù avanzò verso di lui per essere battezzato nelle acque del Giordano. «Appena battezzato, Gesù risalì dalle acque; ed ecco che i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e posarsi su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che dice: “Questo è il mio Figlio prediletto nel quale io mi compiaccio”» (Mt 3,16-17). Il luogo che ricorda il Battesimo del Signore è situato a 8 Km a est di Gerico. Fin dai tempi antichi i cristiani sono soliti immergersi nelle acque del fiume, rivestiti di vesti bianche. Scendere alle rive del fiume Giordano e rinnovare la promessa battesimale è  un momento che   regala  emozioni intense. Angela Parisi ocds

I DESERTI

In Israele ci sono tre grandi deserti:
1)      Il deserto della Giudea (in ebraico Midbar Yehuda), discende da Gerusalemme fino al mar Morto, composto da montagne. Termina in una scarpata che cade fino alla valle del Giordano.
2)      Il deserto di Aravà, quello che abbiamo attraversato noi, è una valle di 166 Km che discende dal mar Morto fino al mar Rosso, ed è circondata da montagne affilate. E’ la zona più pianeggiante.

3)      Il deserto del Negueb , che si estende dal deserto della Giudea fino a quello del Sinai.


QUMRÁN

Partito alla ricerca di una capra perduta nei monti dolomitici di Qumràn ad ovest del Mar  Morto, un beduino è stato la causa della scoperta più esaltante dei tempi moderni: i manoscritti (Regola di vita, Libro di Isaia, commenti biblici, inni…) del mar Morto che non cessano di appassionare gli studiosi, perfettamente conservati dopo 2000 anni. Oggi si pensa di potere attribuire questi manoscritti alla setta religiosa degli Esseni, uomini solitari e austeri che avevano abbandonato la vita corrotta della città e il Tempio di Gerusalemme per condurre nel deserto una vita di preghiera e di meditazione, nella povertà e nella castità.

IL MAR MORTO

Il Mar Morto che giace fra le falesie rossicce dei monti di Moab e della Giudea, affascina il visitatore per il mistero che sembra circondarlo. Le sue acque blu scuro si estendono su una superficie di 900 Km.²  La sua profondità non supera i 400 m., ma essendo a 430 m. sotto il livello del mare, rappresenta la depressione più profonda della crosta terrestre. Il suo nome gli è appropriato, perché non vi è vita né animale né vegetale. Le sue acque sono sature di sale: sei volte di più di quanto ve ne è nell’oceano. A causa della evaporazione molto forte il Mar Morto si arricchisce continuamente di sale, per cui i corpi galleggiano nell’acqua. Malgrado il caldo soffocante, i raggi del sole dannosi per la pelle arrivano filtrati e l’aria ha un 10 per cento di più di ossigeno rispetto agli altri posti. I suoi sali medicinali sono ottimi per i problemi respiratori, i reumatismi, le malattie della pelle ecc.
E’ la terra di Sodoma e Gomorra, simbolo della distruzione causata dal peccato dell’uomo. E’ anche il luogo della intercessione di Abramo per i peccatori.
(3- continua)

mercoledì 28 giugno 2017

Condividere le emozioni: un viaggio in Terra Santa (2)

NAZARETH

«E il Verbo si fece carne e abitò fra noi» (Gv 1,14)
Nazareth, situata in mezzo alle colline, ha un posto particolare nel cuore di tutti i cristiani. 
Qui l’Angelo del Signore apparve a Maria per annunziarle la nascita di suo Figlio. Qui “il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi” (Gv 1,149. Gesù imparò a parlare, a camminare e crebbe “in età, in sapienza e in grazia”, obbedendo a Giuseppe e a Maria. Crebbe in queste strade e in queste colline, senza avere nulla che lo distinguesse dagli altri bambini, dagli altri adolescenti e dagli altri artigiani di Nazareth. Colui che san Luca chiama il figlio del falegname lavorò del lavoro delle sue mani in questa città sconosciuta: “Da Nazareth può forse uscire qualcosa di buono?”, diceva Natanaele nativo della vicina Cana. 
















Quando Gesù iniziò la sua vita pubblica non trovò a Nazareth l’accoglienza che attendeva. “In verità vi dico: nessun profeta è bene accolto nella sua patria” (Lc 4,24). Allora Gesù abbandonò la sua città e si trasferì a Cafarnao.

Sulla casa di Maria oggi si eleva la Basilica dell’Annunciazione che conserva la grotta che servì da casa ai genitori della Vergine Maria, dove il Figlio di Dio si incarnò. Nella casa di san Giuseppe si stabilì la Sacra Famiglia al suo rientro dall’Egitto e vi visse con semplicità.     
Abbiamo effettuato in parallelo un percorso sulle orme di Gesù e del Carmelo d’Israele, quindi, a Nazareth abbiamo visitato il monastero carmelitano progettato da Santa Maria di Gesù Crocifisso le cui monache ci hanno accolto con gioia e affettuosità.

 CANA DI GALILEA

Kefer Kenna è una cittadina situata molto vicino a Nazareth. Durante un banchetto di nozze, Gesù, sollecitato da sua madre, compì il suo primo miracolo, trasformando l’acqua in vino per la gioia degli invitati (Gv 2, 1-11). A Cana si ricorda anche la vocazione dell’Apostolo Bartolomeo (Natanaele) del quale Gesù disse: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”, così come la guarigione di un funzionario reale (Gv 4,46-53).
Nella Chiesa, sorta a ricordo del primo miracolo del Signore, tutte le coppie sposate rinnovano la promessa matrimoniale. 

 Angela Parisi 
(2 - Continua)

mercoledì 21 giugno 2017

Condividere le emozioni: un viaggio in Terra Santa (1)


Partire per un viaggio è sempre un’esperienza particolare ed entusiastica, un’esperienza nuova in cui ci mettiamo alla prova, sfidiamo i nostri limiti e ci confrontiamo con l’altro.
Viaggiare con il Padre Eduardo, o.c.d., significa crescere spiritualmente e culturalmente, migliorarsi, abbandonarsi. Significa pregare, cantare e inebriarsi di Dio e del Carmelo.
Quest’anno la meta è stata ISRAELE con un gruppo di 52 persone provenienti da diverse parti del mondo: Spagna, Francia, Italia (io e mio marito), Olanda, Madagascar, El Salvador, Nicaragua, USA, ecc. Tutti con cultura e idiomi diversi, ma questo ci ha dato la possibilità di accorgerci che le differenze si perdono, e che ognuno è andato assomigliando all’altro − giorno dopo giorno − tanto da diventarne intimo fratello: mistero dell’AMORE!!! Amore eclettico che realizza la comunione con Dio. Ecco il messaggio finale che da questo viaggio ne è scaturito.    
Siamo partiti da Madrid per Tel-Aviv il 24 maggio e la prima tappa è stata Haifa con soggiorno di tre notti presso il Monastero Stella Maris al Monte CARMELO. E’ il luogo dove si può percepire e scoprire la spiritualità carmelitana che si nutre di poesia e bellezza; di fiori e profumi; di contemplazione e silenzio e che contribuisce a far nascere il desiderio di salire sempre in alto verso la «fertile Montagna del Carmelo».
Il Monte Carmelo è una catena montuosa di 26 Km di lunghezza, di una larghezza di 8 Km a forma triangolare e si eleva fino a 600 m; un promontorio che si addentra nel Mediterraneo come la prua di una nave e su cui si trova il santuario Stella Maris.«Carmelo» deriva dall’ebraico “Karem El” che significa “giardino di Dio” o “vigna di Dio” (infatti nell’antichità i suoi pendii, di cui i profeti celebrarono lo splendore, erano coperti di viti), anche se si può tradurre semplicemente “orto” o “spazio coltivato dall’uomo”. Oggi è una riserva naturale di flora e fauna. Il profeta Elia visse nelle sue grotte dove avrebbe trovato rifugio per sfuggire alla collera del re Acab (1Re 19,8). “Elia si recò alla cima del Carmelo; e, gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia…” (1Re 18,42).
A partire dal IV secolo, numerosi eremiti cristiani (di lingua greca e rito bizantino) si ritirarono a vivere nelle grotte della montagna. Nel XII secolo, un gruppo di crociati latini si consacrarono a vivere in ossequio di Gesù Cristo, imitando la Vergine Maria, nel cui onore costruirono una cappella. Nel 1207 il Patriarca Sant’Alberto di Gerusalemme scrisse per loro una Regola di vita. Presero il nome di “Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo”. Le successive guerre fra crociati e saraceni fecero sì che si alternassero momenti di pace e di persecuzione. Alla fine Acri cadde definitivamente nelle mani dei musulmani nel 1291. I carmelitani che non riuscirono a fuggire in Europa furono massacrati. Sotto la protezione del profeta Elia nacque qui nel XII secolo l’Ordine del Carmelo. Santa Teresa di Gesù fondò nel XVI secolo il Carmelo Scalzo. 
Il monastero della Vergine del Carmelo, che conserva la grotta del profeta Elia sotto la cappella della Vergine, si chiama “Stella Maris” (Stella del Mare). Il suo faro illumina l’arrivo delle imbarcazioni. Da qui si domina la città, la baia di Haifa, fino ad Akko (S. Giovanni di Acri) e si possono scorgere le città del sud del Libano. La grotta del profeta è visitata dai musulmani, ebrei e cristiani di tutte le confessioni.
I carmelitani scalzi recuperarono il Monte Carmelo per l’Ordine nel 1631. Da allora, il monastero Stella Maris è stato varie volte distrutto e riedificato. Parte di esso è stato adattato per l’accoglienza dei pellegrini. 
HAIFA è una città portuaria, industriale e universitaria, costruita alle falde del Monte Carmelo e bagnata dal mar Mediterraneo. E’ la terza città di Israele. Attraverso il suo porto entrarono la maggior parte degli ebrei dopo la seconda guerra mondiale.
Ad Haifa c’è la sede mondiale della fede Bahai, con vari edifici circondati da meravigliosi giardini persiani e molti spazi verdi.
Haifa è conosciuta come “La perla d’Oriente”. Un proverbio ebreo dice: “A Gerusalemme si prega, a Tel-Aviv ci si diverte, ad Haifa si lavora”. 
AKKO è una delle città più antiche del mondo. Viene nominata per la prima volta nella Bibbia nel Libro dei Giudici 1,31: “Aser non scacciò gli abitanti di Acco…”. Viene fondata sotto il nome di Akko verso il 1500 a.C. e al tempo dei Greci fu chiamata Tolemaide e durante le crociate San Giovanni di Acri. Quando San Paolo visitò la comunità cristiana di Gerusalemme è detto che passò da Tolemaide (Atti 21,7). E’ stata l’ultima capitale del regno latino di Gerusalemme che cadde in mano dei musulmani nell’anno 1291. Qui abitava sant’Alberto di Gerusalemme. Oggi la città è abitata da ebrei, ma vi sono minoranze musulmane e cristiane.
La città vecchia è Patrimonio dell’Umanità e conserva numerosi monumenti, come la cittadella crociata, antica sede dei cavalieri ospitalieri, la galleria dei templari, la moschea Jezzar Pasha (la più grande di Israele fuori Gerusalemme).
Anegela Parisi ocds
 (1 - CONTINUA)