domenica 24 agosto 2025

S. Giovanni della Croce Dottore della Chiesa, a un passo dal centenario

 

(…) Quae cum ita sint, Nos, votis Carmelitarum Excalceatorum omnium ceterorumque suffragatorum ultro libenterque concedentes, praesentium Litterarum tenore, certa scientia ac matura deliberatione Nostris, deque Apostolicaepotestatis plenitudine, Sanctum loannem a Cruce, Confessorem, Ecclesiae universalis Doctorem constituimus, declaramus.

Così il card. Gasparri,
segretario di Stato di Pio XI

 


24 agosto 1926, giorno nell’anniversario della Fondazione il primo monastero Teresiano e inizio della grande riforma, Giovanni della Croce, il frate nato a Fontiveros nel 1542 che con Teresa fu artefice della riforma degli Scalzi, è proclamato dottore della Chiesa. La Curia generalizia dell'Ordine volle dedicare un giorno di ringraziamento a Dio per questa grazia concessa ai carmelitani scalzi e alla chiesa tutta. Fu disposto così che nella Chiesa di S. Teresa a Roma, il giorno 26 settembre, a un mese dalla proclamazione, fosse dedicata una Messa solenne e che fossero presenti tutti i Padri del Capitolo Generale. Al termine della celebrazione il solenne  Te Deum. Celebrazioni particolari ci sarebbero state anche nei monasteri.

 Chi aveva subito intuito la grandezza di questo piccolo frate fu Teresa di Gesù che aveva detto di lui “è un uomo celestiale e divino” e “nessuno come lui capace di comunicare tanto fervore per la via del cielo”. A contribuire alla sua conoscenza Furono le numerose testimonianze di quanti l’avevano conosciuto e di quanti attingendo alle sue opere Si erano innamorati del Carmelo. Sì perché della sua mistica non aveva mai fatto oggetto di speculazione teologica o filosofica: lui era il maestro di formazione dei frati. Di quei frati ai quali aveva insegnato di meditare non su volumi e volumi di spiritualità, ma sul Padre nostro, e che aveva portato fuori del convento, a contatto con la bellezza di una natura che rispecchiava la bellezza del suo Creatore, per insegnare l’orazione. L’uomo che dalla sofferenza di una ingiusta prigionia aveva tratto le sue opere più ispirate, aveva insegnato ai frati a fare orazione fra il canto dell’usignolo e il vento che agita le foglie, senza distrarsi, perché il suono della natura è il silenzio di Dio nei nostri cuori.

Sono gli uomini di chiesa che dalle sue opere hanno carpito quelle verità che il Magistero non può ignorare e che diventano pietre miliari per il cammino dei cristiani verso il Cielo. Anzi verso quel monte, come dice il dottore mistico, dove solo una strada senza distrazioni ci porta al sacro convito, il corrispettivo della settima stanza di Teresa: il luogo dove l’unione con Cristo è totale, dove il Cuore parla al cuore.