(…) Quae cum ita sint, Nos, votis Carmelitarum Excalceatorum
omnium ceterorumque suffragatorum ultro libenterque concedentes, praesentium
Litterarum tenore, certa scientia ac matura deliberatione Nostris, deque Apostolicaepotestatis
plenitudine, Sanctum loannem a Cruce, Confessorem, Ecclesiae universalis
Doctorem constituimus, declaramus.
Così il card. Gasparri,
segretario di Stato di Pio XI
24 agosto 1926, giorno nell’anniversario
della Fondazione il primo monastero Teresiano e inizio della grande riforma, Giovanni della Croce, il frate nato a Fontiveros nel 1542 che con Teresa fu artefice della riforma degli Scalzi, è
proclamato dottore della Chiesa. La Curia generalizia dell'Ordine volle dedicare un giorno di
ringraziamento a Dio per questa grazia concessa ai carmelitani scalzi e alla chiesa tutta. Fu disposto così che nella Chiesa
di S. Teresa a Roma, il giorno 26 settembre, a un mese dalla proclamazione, fosse
dedicata una Messa solenne e che fossero presenti tutti i Padri del Capitolo Generale. Al termine della celebrazione il solenne Te Deum. Celebrazioni particolari ci sarebbero state anche nei monasteri.
Chi aveva subito intuito la grandezza di
questo piccolo frate fu Teresa di Gesù che aveva detto di lui “è un uomo
celestiale e divino” e “nessuno come lui capace di comunicare tanto fervore per
la via del cielo”. A contribuire alla sua conoscenza Furono le numerose
testimonianze di quanti l’avevano conosciuto e di quanti attingendo alle sue
opere Si erano innamorati del Carmelo. Sì perché della sua mistica non aveva
mai fatto oggetto di speculazione teologica o filosofica: lui era il maestro di
formazione dei frati. Di quei frati ai quali aveva insegnato di meditare non su
volumi e volumi di spiritualità, ma sul Padre nostro, e che aveva portato fuori
del convento, a contatto con la bellezza di una natura che rispecchiava la
bellezza del suo Creatore, per insegnare l’orazione. L’uomo che dalla
sofferenza di una ingiusta prigionia aveva tratto le sue opere più ispirate, aveva
insegnato ai frati a fare orazione fra il canto dell’usignolo e il vento che
agita le foglie, senza distrarsi, perché il suono della natura è il silenzio di
Dio nei nostri cuori.
Sono gli uomini di chiesa che
dalle sue opere hanno carpito quelle verità che il Magistero non può ignorare e
che diventano pietre miliari per il cammino dei cristiani verso il Cielo. Anzi
verso quel monte, come dice il dottore mistico, dove solo una strada senza
distrazioni ci porta al sacro convito, il corrispettivo della settima stanza di
Teresa: il luogo dove l’unione con Cristo è totale, dove il Cuore parla al
cuore.