mercoledì 28 marzo 2018

Gli auguri di p. Alzinir De Bastiani

Cari confratelli nell'Ordine, 

nell'augurarvi i doni della Pasqua di Gesù, la sua Pace e la sua Gioia, condivido questo profondo pensiero del Card. Martini. 
"A Pasqua risplende la bellezza che salva, la carità divina che si effonde nel mondo. Nel Risorto, colmato dal Padre dello Spirito di vita, non solo si compie la vittoria sul silenzio della morte ed è offerta la forma dell'uomo nuovo, che è tale in pienezza secondo il progetto di Dio; ma si compie anche il supremo "esodo" da Dio verso l'uomo e dal uomo verso Dio, si attua quell'apertura all'oltre da sé, cui aspira il cuore umano. Se facciamo nostro nella fede l'evento di Pasqua, siamo noi pure trascinati in questo vortice che ci invita a uscire da noi stessi, a dimenticarci, a gustare la bellezza del dono gratuito di sé." ( Carlo Maria Martini).

Fr. Alzinir F. Debastiani OCD

Anzio, Pasqua 2018

Auguri del Coordinamento


domenica 25 marzo 2018

Fissiamo lo sguardo sulla Passione di Gesù, un cammino di spogliazione


Meditiamo il Vangelo della Domenica delle Palme con p. Andrea L'Afflitto ocd

La liturgia di questa domenica dà inizio alla Settimana Santa della passione, morte e risurrezione del Signore, che nella tradizione orientale è denominata la Grande Settimana.
Potremmo definire la giornata odierna, giorno di grandi contrasti: da un’esultanza per l’ingresso in Gerusalemme del “Figlio di Davide”, si passa all’acclamazione per mettere a morte Gesù, attenzione e premura delle donne al tradimento e fuga degli apostoli.
S’inizia con la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, tra la folla esultante che inneggia a Colui che viene nel nome del Signore, ma subito dopo dal clima festoso si passa alla contemplazione del mistero della passione e morte del Signore nel suo significato salvifico: la pasqua di Cristo inaugura la nuova alleanza, la vita nuova della Risurrezione che passa sempre attraverso la sofferenza e la morte. La Pasqua è il paradigma della vita cristiana. Nelle letture ascoltiamo il terzo canto del Servo sofferente del Signore, in Isaia 50, mentre il Salmo responsoriale ci fa pregare il grido di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi ha abbandonato?”. La seconda lettura riporta l’Inno cristologico su Cristo umiliato nella morte e glorificato nella risurrezione, che Paolo inserisce nella sua lettera ai Filippesi. Da questi testi si è così introdotti alla lettura della Passione del Signore, che quest’anno è quella secondo Marco.
Al centro della narrazione di ogni sezione c’è Gesù che continua risoluto nella missione che il Padre gli ha affidato, mentre l’evangelista ci tiene a sottolineare l’identità divino-umana di Gesù. E’ il Figlio, fatto uomo che si consegna alla morte e la sua divinità si manifesta nella debolezza estrema della croce. Qui la teologia di Marco è molto simile all’insegnamento di Paolo, per cui la croce è la manifestazione della potenza e della sapienza di Dio (1Cor 1, 21-25).
Nel racconto possiamo trovare anche un ritratto della Chiesa, infatti, l’evangelista dedica particolare attenzione ai discepoli: sottolinea le loro qualità positive ma anche la loro incapacità a comprendere il mistero ed anche i loro peccati. Di fronte alla croce i discepoli fuggono, uno lo tradisce, un altro lo rinnega. Essere discepoli autentici è un percorso che inizia con la chiamata divina, ma che ha bisogno di un cammino di conversione e di purificazione nei tempi lunghi.
Ci sono poi dei personaggi esterni alla cerchia dei discepoli che compiono gesti coraggiosi e positivi: la donna di Betania che comprende il senso della morte di Gesù e lo avvolge di profumo; Simone di Cirene, che, anche se non di sua iniziativa, si sottopone alla croce di Gesù; Giuseppe d’Arimatea che mette a disposizione il suo sepolcro per la sepoltura; infine, quasi come il personaggio chiave, il centurione romano, un pagano, che al momento della morte di Gesù, esprime l’atto di fede più maturo e più solenne.
Questo contrasto tra gli intimi di Gesù e gli estranei serve a Marco per ricordare alla Chiesa, cioè a noi, di rimanere vigilanti, di non chiudersi nei privilegi o nel sentirsi migliore degli altri, ma di avere coscienza dei propri limiti ed essere accoglienti e aperti verso tutti, perché i pubblicani e i peccatori ci precederanno nel Regno di Dio.
Nel Vangelo di Marco c’è anche una sottolineatura a riguardo del tempio di Gerusalemme. Al tempo di Gesù, la città s’identificava con il tempio, salire a Gerusalemme significava salire al Tempio per il culto, per le feste annuali. E, nei capitoli precedenti il racconto della passione, Marco sottolinea il ruolo del tempio durante la permanenza di Gesù a Gerusalemme. Dopo l’ingresso solenne nella città santa, Gesù è quasi sempre nel tempio. La prima volta si guarda tutto intorno con uno sguardo circolare, il giorno dopo caccia i venditori, poi maledice il fico e infine dà un insegnamento sulla preghiera. Un intreccio di temi che esprimono la tristezza di Gesù per la sterilità del tempio: il fico, come immagine del tempio, produce solo foglie, solo mercato ma non autentica preghiera. Inoltre in tutto il racconto della passione il silenzio di Gesù è impressionante!
Tutto il racconto della Passione potremmo leggerlo come un processo di spogliazione:
  • ·         spogliazione dalla solidarietà con gli uomini (Mc 15,25-32)
  • ·         spogliazione dalla solidarietà ci la creazione (Mc 15,33)
  • ·         spogliazione dalla solidarietà con il Padre (Mc 15,34-37)

 La spogliazione progressiva del Cristo dalla sua umanità è simbolizzata, in un’azione implicita in Marco, nel gesto di dividere le vesti; nel contesto della condanna a morte, attraverso la spogliazione delle vesti si voleva espropriare il condannato di tutto ciò che garantiva un legame con la comunità.
Ci si ritrova dinanzi ad un Gesù nudo, abbandonato a se stesso, in una profonda solitudine e silenzio. 
Ma proprio quella spogliazione, quell’abbandono, contrariamente alle aspettative umane, manifesterà la vera identità di Gesù e soltanto coloro che continueranno a fissare il volto del Crocifisso potranno vedere e credere.
Accogliamo l’invito della S. Madre Teresa per vivere con attenzione interiore questi giorni santi:
Non vi chiedo di fissare il vostro pensiero su di Lui, né di fare molti ragionamenti o alte e sapienti considerazioni. Ciò che vi domando, è portare lo sguardo della vostra anima su di Lui. Chi può impedirvi di elevarvi, anche solo per un istante verso il Signore?”(Cammino di Perfezione 28).
Anche noi dinanzi al mistero di Cristo siamo chiamati a prendere posizione, l’evangelista Marco attraverso la sua narrazione ci porta proprio a questo: manifestare la nostra fede riconoscendo nel Cristo crocifisso il Figlio di Dio.

sabato 24 marzo 2018

Incontro sul sacramento della Riconciliazione a Napoli

Il percorso formativo delle  comunità secolari napoletane era cominciato il 3 marzo (convento di S. Teresa a Chiaia) con il ritiro su




Sabato 24 marzo il consueto incontro mensile di formazione della comunità ocds dei SS. Teresa e
Giuseppe  ha approfondito con il sacramento della riconciliazione (monastero dei SS. Teresa e Giuseppe ai Ponti Rossi).

martedì 20 marzo 2018

Il Coordinamento lavora per la formazione

Nei giorni 16,17 e 18 marzo scorsi si è riunito a Sassone (Roma) il Coordinamento Interprovinciale d’Italia con il Delegato Generale P. Alzinir Francisco Debastiani, il P. Assistente Nazionale, P. Aldo Formentin, i Responsabili della Formazione delle Provincie d’Italia e due Consiglieri Provinciali del Centro Italia. All’ordine del giorno c’era soprattutto l’elaborazione di una bozza di iter formativo comune per tutto l’Ocds italiano, partendo dall’esperienza maturata dalle singole Province in questi ultimi anni. Sulla base infatti dei diversi iter formativi si è riusciti a strutturare uno schema generale diviso per anno di formazione partendo dall’anno di accostamento fino alla promessa definitiva. Si è anche ipotizzato un percorso di formazione permanente. È stato un lavoro impegnativo, ma condotto in un clima di collaborazione e condivisione fraterna in cui ciascuno ha potuto offrire il suo personale contributo con uno spirito di servizio per il bene dell’Ordine e della Chiesa. Ai Responsabili della Formazione è stato affidato ora il compito, con l’aiuto dei Formatori delle Province, di elaborare dei quaderni contenenti i riferimenti alla Sacra Scrittura, ai Documenti del Magistero della Chiesa, agli scritti dei nostri Santi e ogni altro materiale che possa essere un utile sussidio per coloro a cui è affidato il delicato quanto prezioso compito formativo. Questo strumento unitario per tutto l’OCDS italiano contribuirà a farci sentire sempre di più un’unica grande famiglia

sabato 17 marzo 2018

Vogliamo vedere Gesù


Meditiamo con p. Santo Sessa ocd


OMELIA SULLA V DOMENICA DI QUARESIMA 

PREMESSA: Siamo giunti all’ultima settimana di Quaresima e, quindi, la Parola di Dio e il Vangelo in modo paricolare, sono orientati verso il Mistero Pasquale, verso quella Passione e Morte di Colui che è venuto a salvarci, di Colui ha offerto la sua vita, in piena obbedienza al Padre, perché dalla Sua Morte noi tutti ricevessimo la vita. Per questo Gesù dice con fermezza, “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”. Elevato sulla Croce, elevato alla Gloria del Padre: Morte e Risurrezione, Croce e Gloria, in Giovanni divengono un unico Mistero che siamo chiamati a contemplare.

Nella Prima LETTURA il profeta Geremia annuncia una ‘nuova alleanza’, un’alleanza non più scritta su pietra, ma dentro di noi, nel nostro cuore. Inoltre «conosceremo il Signore» perché perdonati e riconciliati: è ciò che si realizzerà in Cristo, attraverso la sua Morte e Risurrezione.

La Seconda LETTURA, ci fa contemplare l’Umanità di Gesù, posta dinanzi al “Silenzio del Padre” e nella sua estrema debolezza mentre «offre preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte». Inoltre, Lui che «insegna», in tutta la sua vita terrena e come Uomo, ha dovuto «imparare» l’obbedienza, un’obbedienza «fino alla morte di croce». Cioè, tutta la sua vita è stata un’obbedienza, un ascoltare (ob-audire = ascoltare, stare di fronte) la volontà del Padre.
Il Suo «Sangue versato per tutti» diviene la risposta a questa volontà e l’Amore infinito verso tutti noi.

E giungiamo al VANGELO DI GIOVANNI (Gv 12, 20-33), sempre ricco di contenuti ‘simbolici’ e ‘teologici’.

«VOGLIAMO VEDERE GESÙ»: Gesù aveva 'risuscitato' Lazzaro e Maria, sua sorella, le aveva unto i piedi con l'olio, 'segni' che preparano alla Morte e Risurrezione di Gesù, ormai vicina.
Decide di “andare a Gerusalemme” per partecipare alla festa ebraica, sapendo che non sarebbe giunto a Pasqua, infatti anticiperà la 'sua Pasqua con i Discepoli' qualche giorno prima nell'Ultima Cena.
Improvvisamente alcuni Greci, cioè pagani non appartenenti al popolo eletto, domandano con fermezza: «VOGLIAMO VEDERE GESÙ...». “Vedere” nel Vangelo di Giovanni significa “Conoscere-credere”, “fare esperienza personale-intima” di Lui. Probabilmente, avevano sentito parlare o visto  agire Gesù, rimanendone affascinati, perché il suo Insegnamento e la Sua Persona sono molto differenti da tutti gli altri...Lui 'entra' pienamente nel cuore dell'uomo! Si rivolgono a Filippo “ed egli andò a dirlo ad Andrea ed insieme andarono a dirlo a Gesù”: è il percorso della fede. Si incontra, si domanda, si fa fare esperienza: è la fede per 'trasmissione', è la fede 'per contagio', la Fede è infatti, non una serie di precetti da imparare ma un'esperienza viva della Persona di Gesù!

«É GIUNTA L'ORA»: Non è casuale che Giovanni sottolinei questa presenza di Greci e che
stranamente Gesù non si presenti, non risponda direttamente alla loro richiesta, ma affermi parole 'misteriose'....«É GIUNTA L'ORA...», cioè il Tempo Stabilito, quel Tempo in cui si compie la Sua Volontà-Obbedienza al Padre, è l'Ora della Morte per darci la Vita, è l'Ora della Risurrezione per darci la Vita Eterna, non solo ad alcuni ma a tutti (ciò significa la presenza di questi Greci): Gesù è venuto per tutti e morirà per tutti perché “è questa la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
Siamo di fronte ad un “fatto” culminante: Dio muore per dare la Vita agli uomini, ma COME PUÒ MORIRE DIO, Lui che è TUTTO!? Eppure Dio ha scelto per sè anche questa 'modalità' per mostrarci la pienezza d'Amore. La Morte è il Prezzo dell’Amore, dell’Infinito Amore, perché solo il vero Amore sa dare la vita. Se dovessimo domandarci “quanto” ci ama Dio, la Croce ci dice “infinitamente”.
La Croce non giunge improvvisamente, ma nel Vangelo di Giovanni, Gesù totalmente unito alla Volontà del Padre, è pienamente consapevole e libero di scegliere: "Io ho il potere di dare la mia vita e ho il potere di riprenderla di nuovo". Comunque, «L'ORA», dice un «COMPIMENTO»: il Disegno di Salvezza sta realizzandosi e Gesù lo confermerà con i gesti e con le parole, «TUTTO É COMPIUTO!»

«QUANDO SARÒ INNALZATO DA TERRA, ATTIRERÒ TUTTI A ME»: Gesù, per un attimo sente l'angoscia della Morte, di quella Morte così crudele, che esprimerà nel Getsemani dapprima come ‘rifiuto’  "Padre allontana da me questo calice", poi accettando ‘bevendolo’ fino in fondo “Padre, non la mia ma la tua volontà”. Anche qui, Gesù qui vive quest'angoscia mortale: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome...». E dal cielo ancora una volta, una voce viene a confermare la Figliolanza Divina di Gesù: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». Cioè questa Morte apparentemente ‘fallimentare’, è la vittoria, è la “glorificazione di Gesù” da parte del Padre. Croce per la Gloria, Croce e Gloria uniti in un unico Mistero indissolubile!  
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi"». Perché viene confermato il fatto che Gesù vincerà la Morte e Risorgerà, viene confermato che la grande Novità della Fede sarà credere alla Sua Risurrezione, poiché anche noi moriremo e risorgeremo in Cristo, come già è avvenuto per Maria, la prima redenta! Ecco perché Gesù invita tutti, essendo venuto per salvare TUTTI: «IO QUANDO SARÒ INNALZATO DA TERRA, ATTIRERÒ TUTTI A ME…»
È la Croce, è Lui Crocifisso quel «chicco di grano caduto in terra che muore e produce molto frutto», il frutto della vita eterna!

●● COSA DICE ALLA NOSTRA VITA CONCRETAMENTE: Gesù non è Morto e Risorto per sé, ma per tutti gli uomini, perché la Morte è solo un 'passaggio' verso quella Vita Eterna che Lui ci ha conquistato. Parliamo troppo poco della Vita Eterna, ‘cuore’ del Mistero Pasquale di Morte e Risurrezione, e ‘attesa’ del cristiano di contemplare definitivamente il Volto di Dio. La Vita Eterna, infatti, non è “un luogo” ma la “piena comunione con Dio” il “vedere Dio faccia a faccia”, lo “stare per sempre alla Sua Presenza”. É ciò che Gesù ci ha conquistato, infatti è Lui stesso il “luogo” e il “mezzo” per accedere alla Vita Eterna: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.”. La Fede in Gesù Cristo, Morto e Risorto per noi, è “già ora” un “anticipo di eternità”, come affermava S. Elisabetta della Trinità:
                             “Abbiamo il Cielo in noi, quel cielo di cui talvolta provo pungente nostalgia…
                              Nell’attesa vivo nell’amore, mi ci getto dentro, mi perdo. É l’infinito...
                              Per trovarlo dentro di me, basta che io mi raccolga.
                              Egli mi ha messo nel cuore una tale sete d'Infinito che Lui solo può saziare...
                              É qui, nel Cielo della mia anima, nel mio intimo dove Egli dimora,
                              che mi piace trovarLo, Dio in me e io in Lui, ecco la mia vita.”
  
PENSIERO SPIRITUALE: scriveva GIOVANNI PAOLO II («Novo Millennio Inuente»)
«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di «parlare» di Cristo, ma in certo senso di farlo loro «vedere». E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio? La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto. […] In questo periodo specialissimo, il nostro sguardo deve restare più che mai fisso sul volto del Signore.

P. SANTO di Gesù e Maria


sabato 3 marzo 2018

I mercanti del tempio


Meditiamo con p. Claudio Truzzi ocd

Gesù trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e i cambia valute seduti al banco. Fece allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio... , e disse:  Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato ... (Giovanni 2, 13-25).

Il punto di vista peggiore per la scena dei mercanti del tempio è senza dubbio quello dello spettatore che non c'entra con quanto accade.
Viene istintivo mettersi in un angolo, su un gradino, in disparte. E vedere, con malcelato compiacimento, Gesù che fa piazza pulita.
Già. La cosa riguarda sempre gli altri. Magari i preti con le loro tariffe per matrimoni e funerali; o coloro che vendono medagliette e ceri nelle botteghe accanto ai santuari...
Noi siamo lì di passaggio. E commentiamo ben gli sta, l'avevo sempre detto, io, che ra una vergogna, una cosa intollerabile...
Con un atteggiamento del genere, non afferriamo il significato dell'episodio. Siamo come i soldati romani di sentinella sulla torre Antonia, che non misurano la portata dell'avvenimento.
Nessuno può ritenersi dispensato da quella pulizia.
Chi di noi è sicuro di non essere un frequentatore abusivo del Tempio?
Chi può sostenere di non essere andato qualche volta a mercanteggiare con Dio?
Chi non ha mai preso la strada della chiesa soltanto per sentirsi a posto, tranquillo?
Il gesto di Gesù lo si comprende soltanto se ci si colloca tra i destinatari della sua ira.
Il Tempio è purificato adesso che sono stati abatuti fuori i mercanti a patto soltanto non entrino coloro che si ritengono puri.

Ancora. Ciò che colpisce nelle parole di Gesù è l'alternativa casa del Padre mio (o casa di preghiera secondo Marco) e luogo di mercato (o covo di briganti, stando al testo di Marco).
Non c'è posizione intermedia.
Il Tempio che non è casa di preghiera diventa inevitabilmente luogo di mercato.
Se non vi si celebra la liturgia della gratuità del dono di Dio, si celebra il mercato.
O i riti di Dio o quelli del denaro.
Il mercato, in fondo, consiste nell'utilizzare il nome di Dio per operazioni in cui c'entra il denaro. Una specie di etichetta sacra che dovrebbe nascondere i prodotti dell'avidità umana. Una copertura divina su traffici ed interessi meschini.
Mercante, però, non è soltanto colui che ricava guadagni dal tempio, ma anche onori, carriera, titoli, voti, privilegi.
 Non si sistemano le cose storte con qualche salmo. Le cose storte si sistemano... raddrizzandole. Non si può andare in pellegrinaggio al Tempio e poi continuare a rubare, sfruttare, calunniare, odiare il prossimo.
Dio non accetta genuflessioni vuote; non consente di sostituire con un omaggio religioso ciò che è dovuto al prossimo.
Ciò che viene condannata è la frequentazione del Tempio come rifugio (ecco la caverna, il covo che mette al riparo i delinquenti).
Ciò che vene denunciato è l'aspetto securizzante delle pratiche religiose.
Ciò che viene sconfessato è la pietà come alibi. Per cui uno può illudersi di andare nella casa del Signore e riciclare con qualche offerta e preghiera una condotta fondamentalmente cattiva e contraria alle esigenze della giustizia, dell'onestà e della carità verso il prossimo.
Un culto di questo genere è un culto menzognero e la sicurezza che uno ne ricava è una flso sicurezza.
Come ricorderà Gesù stesso; Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio.