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sabato 3 marzo 2018

I mercanti del tempio


Meditiamo con p. Claudio Truzzi ocd

Gesù trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e i cambia valute seduti al banco. Fece allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio... , e disse:  Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato ... (Giovanni 2, 13-25).

Il punto di vista peggiore per la scena dei mercanti del tempio è senza dubbio quello dello spettatore che non c'entra con quanto accade.
Viene istintivo mettersi in un angolo, su un gradino, in disparte. E vedere, con malcelato compiacimento, Gesù che fa piazza pulita.
Già. La cosa riguarda sempre gli altri. Magari i preti con le loro tariffe per matrimoni e funerali; o coloro che vendono medagliette e ceri nelle botteghe accanto ai santuari...
Noi siamo lì di passaggio. E commentiamo ben gli sta, l'avevo sempre detto, io, che ra una vergogna, una cosa intollerabile...
Con un atteggiamento del genere, non afferriamo il significato dell'episodio. Siamo come i soldati romani di sentinella sulla torre Antonia, che non misurano la portata dell'avvenimento.
Nessuno può ritenersi dispensato da quella pulizia.
Chi di noi è sicuro di non essere un frequentatore abusivo del Tempio?
Chi può sostenere di non essere andato qualche volta a mercanteggiare con Dio?
Chi non ha mai preso la strada della chiesa soltanto per sentirsi a posto, tranquillo?
Il gesto di Gesù lo si comprende soltanto se ci si colloca tra i destinatari della sua ira.
Il Tempio è purificato adesso che sono stati abatuti fuori i mercanti a patto soltanto non entrino coloro che si ritengono puri.

Ancora. Ciò che colpisce nelle parole di Gesù è l'alternativa casa del Padre mio (o casa di preghiera secondo Marco) e luogo di mercato (o covo di briganti, stando al testo di Marco).
Non c'è posizione intermedia.
Il Tempio che non è casa di preghiera diventa inevitabilmente luogo di mercato.
Se non vi si celebra la liturgia della gratuità del dono di Dio, si celebra il mercato.
O i riti di Dio o quelli del denaro.
Il mercato, in fondo, consiste nell'utilizzare il nome di Dio per operazioni in cui c'entra il denaro. Una specie di etichetta sacra che dovrebbe nascondere i prodotti dell'avidità umana. Una copertura divina su traffici ed interessi meschini.
Mercante, però, non è soltanto colui che ricava guadagni dal tempio, ma anche onori, carriera, titoli, voti, privilegi.
 Non si sistemano le cose storte con qualche salmo. Le cose storte si sistemano... raddrizzandole. Non si può andare in pellegrinaggio al Tempio e poi continuare a rubare, sfruttare, calunniare, odiare il prossimo.
Dio non accetta genuflessioni vuote; non consente di sostituire con un omaggio religioso ciò che è dovuto al prossimo.
Ciò che viene condannata è la frequentazione del Tempio come rifugio (ecco la caverna, il covo che mette al riparo i delinquenti).
Ciò che vene denunciato è l'aspetto securizzante delle pratiche religiose.
Ciò che viene sconfessato è la pietà come alibi. Per cui uno può illudersi di andare nella casa del Signore e riciclare con qualche offerta e preghiera una condotta fondamentalmente cattiva e contraria alle esigenze della giustizia, dell'onestà e della carità verso il prossimo.
Un culto di questo genere è un culto menzognero e la sicurezza che uno ne ricava è una flso sicurezza.
Come ricorderà Gesù stesso; Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio.


domenica 2 aprile 2017

Con Gesù la morte non fa più paura

DOMENICA V DI QUARESIMA – Anno A:   Cristo, la Risurrezione, la Vita
  LETTURE: Ez 37, 12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45
In questa Domenica domina un anticipo chiaro della realtà piena della Risurrezione. Gesù, che abbiamo già conosciuto come Sorgente dell’acqua viva (III Domenica) e della luce (IV Domenica), oggi si manifesta in modo più specifico come Colui che ridona la vita, capace di vivificare anche i morti: “Riconoscerete che io sono il Signore – annuncia già Ezechiele, prima lettura - quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”. La profezia nella storia immediata riguardava una ripresa morale e politica d’Israele, decimato, avvilito e prostrato dalla schiavitù a Babilonia; una ripresa somigliante a una rinascita o risurrezione che avrebbe ricostituito Israele in popolo libero, come realmente avvenne dopo il ritorno in patria. Nel contempo la profezia è aperta a un Evento ancora misterioso in cui un Inviato, un Messia, sarà capace di operare una Risurrezione più integrale e completa.
L’avvenimento della malattia e della morte di Lazzaro…La proclamazione di Gesù. Osserviamo alcune reazioni del Signore nel Vangelo:  A chi gli riferisce che Lazzaro è malato, Gesù risponde: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Il suo ritardare nel viaggio a Betania e infine la sua dichiarazione inaspettata: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate…”. Queste espressioni e gesti ci dicono che gli eventi tragici della povera nostra vita mortale sono permessi, raccolti da Dio Padre perché si manifesti la Gloria del Figlio che è tutto, sempre e soltanto Vita, e quindi ha la capacità di  suscitare, e tutto il diritto di chiedere, la piena fiducia nella Sua Persona. Su questo il Maestro insiste nel dialogo con Marta. La sorella del defunto crede solo fino a un certo punto, convinta che, se Gesù fosse stato presente, Lazzaro sarebbe guarito e non morto; ma il Maestro vuole condurla a riconoscere nella Sua persona il Messia Figlio di Dio, perciò esprime la solenne dichiarazione Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà…. Credi questo?”. Lei risponde: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
Commozione, pianto del Signore: Dopo Marta, ecco l’incontro con la sorella Maria. Continua il“Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!»… Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro…”. E’ evidente l’insistenza dell’Evangelista Giovanni sulla commozione del Signore; è la prima volta che il discepolo prediletto scrive di questo profondo turbamento e dolore del Maestro e Signore della Vita che geme come un bimbo,  dinanzi alla vittoria temporanea, ma crudele dell’antivita: Gesù singhiozza intensamente, vive una specie di divino, immenso fremito davanti alla prima creazione, tutta fatta nel Suo Amore-Sapienza, ma piombata nel disordine e  nella morte. Proprio dentro questo contesto tragico in cui sembra trionfare ancora una volta la dissoluzione, la proclamazione gloriosa e sicura di Gesù: “IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA” diviene poco dopo un Fatto, una vittoria sul campo, un segnale visibile.
Vangelo:
L’avvenimento inaudito di Gesù che richiama alla vita Lazzaro defunto: “Disse Gesù: «Togliete la pietra!»... Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato…». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare»...”.  E’ l’ultimo dei miracoli che Gesù offre ai suoi avversari in quel contrasto fra luce e tenebre che si sta svolgendo; inoltre, rispetto alle altre risurrezioni operate da Gesù, questa riveste una particolare importanza sia  perché riguarda un morto di quattro giorni, già chiuso nella tomba, sia perché è accompagnata da gesti e da parole che rendono quel fatto un “segno” più tangibile e specifico del potere messianico illimitato che ha Cristo.  
Questo è il punto dove può e deve giungere il dono della fede, la nostra certezza e confidenza: credere che a Gesù appartiene il potere di risuscitare i morti in modo plenario e che Egli può esercitarlo per ridare la vita anche corporea a Lazzaro, e quindi può ridare la risurrezione e la rinascita dello spirito, a chi si affida a Lui già su questa terra. Ed è implicito che innanzitutto Gesù stesso vincerà nella propria persona sulla morte per sempre; e avrà il potere di rendere partecipi della Sua Risurrezione gloriosa i corpi dei credenti, la nostra povera carne, nel Giorno intramontabile dei Cieli nuovi e della Terra nuova.

Gesù Risorto con la Sua Chiesa santa continua a donare Vita nuova. Il primo grande frutto dell’Avvenimento di Cristo-Vita-Risurrezione è accaduto anche a ciascuno di noi, sia pure piccoli, mentre eravamo incapaci di dire una parola, ignari di tutto: come abbiamo ricevuto gratis la vita naturale (nel momento della nostra nascita, in quel misterioso passaggio “alla  luce” del mondo dal chiuso del grembo della nostra mamma), così  ci è stata regalata, senza merito nostro, una Vita molto più grande e più felice, quando portati in chiesa, presenti e contenti papà e mamma, mediante il sacerdote, bagnati con l’acqua, siamo stati immersi,  in nome della Trinità, “battezzati” nella Vita dell’ Uomo-Dio che ci ha gridato con potenza: “Esci fuori” dal mondo chiuso, buio, incatenato dall’omicida dell’umanità, e poi: “liberatelo…”, come dire: ‘fatelo entrare nel mondo nuovo degli uomini resi liberi e Figli del Padre, grazie al Figlio amato’.  Lui l’ha detto e, in simultanea,  l’ha fatto! E’ un immenso Dono  questa “Illuminazione” e Vita nuova ricevuta col Santo Battesimo! E quand’anche lo tradiamo, Gesù-Risurrezione ha l’Onnipotenza di riportare alla vita perfino i cuori più morti, e le vite ormai putrefatte, se a Lui e al Suo Corpo mistico ecclesiale (i Suoi Sacramenti, i Suoi Pastori, i Suoi Santi, la Verità che annuncia…) ci riaffidiamo con sincerità.
Mettiamoci in preghiera: Assieme alla Chiesa con la Colletta propria di oggi imploriamo: “Eterno Padre, la tua gloria è l'uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l'amico Lazzaro, guarda oggi l'afflizione della Chiesa che piange e prega per i suoi figli morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova… ” . E supplichiamo col Prefazio: Signore Gesù, ‘Tu oggi estendi a tutta l'umanità la Tua misericordia, e con i Tuoi sacramenti ci fai passare dalla morte alla vita’. Donami e donaci la grazia di fare questo passaggio pienamente. Amen. 
P. Agostino Pappalardo Ocd