martedì 31 maggio 2016

Tre donne leggono s. Teresa, la grande comunicatrice

Anche i laici della Provincia Napoletana dei Carmelitani Scalzi hanno voluto fare un omaggio personalissimo  alla santa madre e condividere il frutto di sei anni di lettura sapienziale delle sue opere. 
Un compito affidatoci per far risuonare in noi le parole, gli insegnamenti, il carisma della nostra fondatrice.
Non poteva passare senza frutto questo sessennio! 
E' nato così "I laici leggono S. Teresa, il convegno promosso dal Consiglio Provinciale ocds e organizzato dalla presidente Rossana Sabatiello prima a Maddaloni, poi a settembre a Bari.

Tre relatrici del convegno di sabato 28 maggio a Maddaloni: Rossana Sabatiello con la conferenza “Sono malata d’amore. Teresa di Gesù, ferita nell’abisso del suo cuore dal taglio del desiderio del Figlio dell’uomo”; 
Francesca  Napolitano della fraternità di Napoli-Chiaia con la relazione “Teresa di Gesù Andariega de Dios” e una propria testimonianza di camminatrice sulle strade di Teresa;

Stefania De Bonis della fraternità di Napoli-Ponti Rossi con la conferenza su “Esperienza di fede, gioia di comunicarla: l’incontro di Teresa con i laici”.

Ha introdotto i vari interventi Matilde Pitocchi della fraternità di Santa Maria Capua Vetere.
L’immagine di Teresa emersa in questa triplice lettura è stata quella di una donna che ha vissuto pienamente la propria laicità e passionalmente l’incontro con Cristo (la sofferenza vissuta come piccoli frammenti di grazia, ha sottolineata la Sabatiello; che ha sconfitto la fatica dei viaggi al pensiero di poter costruire una dimora dove Lui potesse essere amato e servito; che ha saputo comunicare ieri come oggi al di là delle mura del monastero la propria fede, intingendola nella propria esperienza e comunicandola con la gioia che solo un vero incontro con Cristo può dare. Una grande comunicatrice, Teresa, come dice papa Francesco.
Tutti i tre interventi hanno sottolineato la capacità di Teresa di parlare ai laici, di coinvolgere e far capire che tutti possono vivere il rapporto di amicizia con Dio.

La giornata è stata arricchita da un momento di Adorazione Eucaristica con i testi di Teresa, della beata Elisabetta della Trinità e della beata Elia di San Clemente e la guida di p. Andrea l'Afflitto ocd.


domenica 29 maggio 2016

LASCIAMOCI NUTRIRE DI CRISTO PER IMPARARE A DARCI COME LUI

MEDITIAMO CON P. GIORGIO ROSSI
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9, 11-17).


In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. 
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Nella zona desertica di Betsaida, alla sera di una giornata spesa a prendersi cura dell’anima e del corpo di cinquemila persone, Gesù, presi in mano cinque pani e due pesci, anticipa sotto gli occhi di tutti quei gesti eucaristici che nell’ultima Cena consegnerà ai Dodici dicendo: “fate questo in memoria di me” (1Cor 11,24b). Nel deserto, moltiplica il cibo e lo fa distribuire alla folla; nel Cenacolo, lo trasforma in se stesso ed è lui a distribuirlo ai discepoli.
Sono due episodi separati nel tempo, ma collegati in quell’evento fondamentale per la Chiesa che Paolo ha ricevuto e trasmesso a sua volta: l’inconcepibile miracolo dell’Eucaristia, un Corpo preparato dal Padre per dare a tutti gli uomini la Vita del Figlio (Eb 10,5).
Il prodigio di Betsaida serve a saziare il corpo dei molti che hanno seguito Gesù per tre giorni senza provviste “al sacco”; quello del Cenacolo annuncia la fine di una fame molto più profonda, diffusa, vitale: quella del cuore. La fame saziata nel deserto serve a capire che il pane materiale, preparato nei villaggi e nelle campagne dagli uomini, non può soddisfare il loro radicale bisogno di verità e di vita vera ed eterna; solo il pane-Carne e il vino-Sangue di Gesù sono quel cibo incorruttibile che impedisce di perire, poiché la sua sostanza è Dio.
Inquadrando il contesto immediato del fatto, Luca racconta che Gesù si era ritirato in disparte, ma non sembra minimamente infastidito da queste folle implacabili: l’evangelista rivela infatti che egli “le accolse” (Lc 9,11b). Evidentemente non si era ritirato per sfuggire alla gente che lo cercava. Semmai è il suo ritrarsi che lo dispone ad accogliere. Gesù è abituato a “rientrare in se stesso”. Perciò sente i nostri problemi, sente le nostre debolezze, sente i nostri bisogni.
E in quel suo rientrare spesso “nel segreto”, nella stanza più intima, incontra lo sguardo dell’Unico che vede nel segreto della sua anima, che non smette mai di considerarlo Figlio, sa di cosa Egli è capace e provvede a che lo mostri a noi che invece viviamo come orfani, che fanno tutto per essere notati e amati, ammirati e lodati; anche quando ci nascondiamo scappando dagli altri, in fondo è perché la nostra vita dipende da chi ci è intorno. Pericolosissima situazione di chi è vuoto dentro, nel cuore come nella mente, e vagabonda mendicando qualsiasi cosa pur di riempire la voragine che stordisce e rapisce gioia e pace.
Pericolosa per i giovani, che avvelenano con perversioni di ogni tipo occhi, mente e carne ancora verdi e perciò vulnerabilissimi, sporcando l’immagine dell’amore, della sessualità, delle relazioni tra uomo e donna, tra gli amici.
Pericolosa per gli adulti, che possono bruciare le Grazie ricevute barattando la primogenitura dei figli di Dio con un po’ di consolazione: prestigio, considerazione, ossequi e falsità senza limite e fine, che incensano il tempo sufficiente ad arraffarci la poca vita che ci rimane per abbandonarci più soli e disperati di prima.
Pericolosa per gli anziani, che possono cadere nella trappola dell’insoddisfazione, della solitudine, del sentirsi abbandonati da tutti, lasciandosi andare così alla mormorazione, al giudizio per figli e parenti, e trasformarsi in gocce di acido che sfregiano tutto ciò a cui si avvicinano.
Pericolosa per i sacerdoti e i religiosi, che si possono trasformare in esecutori freddi di culto e dispensatori di routine di sacramenti, che usano e pervertono le cose sante per saziare la propria carne ridotta a spugna secca.  
Quanti orfani sparsi nel mondo. Ci siamo dentro anche noi, che spendiamo il tempo fuori del segreto; che non abbiamo un luogo segreto dove si è figli del Padre e dove tornare per riposare.
Troppo spesso la nostra vita non ha segreti mentre tutto è tragicamente pubblico; sempre connessi con il mondo, sempre fuori come Esaù a disperdere la primogenitura, attingendo dall’esterno il senso che impedisca al tutto di volare via. 
Gesù allora ci invita a sedere a gruppi di cinquanta, a non essere più folla ma piccole comunità, nutrite dal pane di Dio. Poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono… Mangiano tutti e se ne avanza: è il segno di Gesù, è il “di più” dell’amore. È la logica del servizio, del saper condividere il poco che siamo e che abbiamo. Del non chiuderci mai in noi stessi ma del rientrare. Per poi uscire di nuovo. E di nuovo ancora.

Nel Sacramento dell’altare «il Signore viene incontro all'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio» (Sacramentum Caritatis, 2).
p. Giorgio Rossi 

martedì 24 maggio 2016

Sabato 28 a Maddaloni " I laici leggono Teresa"

Si svolgerà sabato 28 maggio nella casa di Spiritualità di Maddaloni il convegno provinciale dal titolo "I laici leggono Teresa". Tre le relatrici: Rossana Sabatiello, presidente provinciale; Francesca Napolitano della comunità di Chiaia (Napoli) e Stefania De Bonis incaricata alla formazione della comunità di Napoli Ponti Rossi.  E' previsto un momento di adorazione Eucaristica con i testi teresiani, guidata da p. Andrea l'Afflitto.

Esercizi Spirituali a Caprarola

Dal 20 al 23 agosto a Caprarola si terranno gli Esercizi Spirituali delle comunità ocds del Territorio Romano. Relatore sarà P. Gabriele Morra, ocd Superiore Provinciale che presenterà alcune meditazioni su San Giovanni della Croce e "La Pace nel più profondo centro".


Lettera d'invito della Presidente   e  Brochure degli Esercizi spirituali

UN BEL MOMENTO DI….FAMIGLIA

 È stata proprio una giornata trascorsa in un clima fraterno e gioioso quella di domenica 22 maggio, solennità della Santissima Trinità, in cui Graziella Calligaro, nostra consorella della Comunità OCDS di Pieve di Cadore, ha emesso la Promessa Definitiva nell’Ordine Secolare Carmelitano.
Per la cronaca e le immagini clicca qui

sabato 21 maggio 2016

Impresso nel cuore il modello della Trinità

MEDITIAMO CON P. PIERGIORGIO LADONE

Domenica 22 maggio – Solennità della Santissima Trinità
   Alla ripresa del Tempo Ordinario dell’Anno liturgico, la Chiesa ci propone la celebrazione di due grandi Solennità: la Santissima Trinità e il Corpo e Sangue di Gesù (il Corpus Domini”). Dopo i grandi eventi della storia della nostra salvezza propri dei Tempi Forti, l’intento della Liturgia non è soltanto quello di mettere in evidenza i due misteri principali del nostro cammino cristiano, quanto piuttosto di indicarci come dovere interpretare questo cammino. Un cammino verso la “verità che ci fa liberi”, possibile solo perché fondato su un Dio che nella sua essenza si rivela a noi come una comunità d’amore (la Trinità), nella quale ci invita ad “immergerci” con il Battesimo alimentando questa appartenenza con il dono del Suo Corpo nell’Eucaristia.
  
Oggi fissiamo la nostra attenzione soltanto sulla Santissima Trinità. Non ci viene chiesto di capire come funzioni questa splendida realtà di comunione, non sarebbe più un mistero, ma, ciò che è più importante, ci viene offerta la possibilità di farne un’esperienza concreta, ossia di poter godere del fatto che ci sia. In fondo, è questo il tipo di conoscenza più profonda tra le persone che si amano: non la conoscenza intellettuale, ma l’esperienza d’amore in cui ci si stupisce di amare e di essere amati …
   è la Parola di Dio a fare emergere questo aspetto. Intanto le tre Persone, pur rivelandosi ciascuna maggiormente in un tempo preciso piuttosto che in un altro – Dio Padre parla al suo popolo nell’Antico Testamento, il Figlio Gesù incarna questa Parola nei racconti evangelici, lo Spirito continua la missione del Padre e del Figlio ora, nel tempo della Chiesa – sono tuttavia sempre presenti insieme nell’opera della salvezza. è quanto evidenziano le Letture odierne. La prima, infatti, proponendoci un testo poetico dal Libro dei Proverbi, ci presenta la Sapienza di Dio che parla di sé dicendo che è nata da Dio e che era presente quando Dio creava il mondo. È l’immagine sia del Figlio che rivelerà “le cose di Dio”, sia dello Spirito che “aleggiava sulle acque” al momento della Creazione. 
Nella seconda Lettura Paolo ci spiega che l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori perché ci è stato dato lo Spirito del Figlio che viene dal Padre. Anche qui, come si vede, le tre Persone sono citate in relazione inscindibile l’una con l’altra. Nel Vangelo, poi, ascoltiamo ancora la promessa dello Spirito Santo che Gesù fa durante l’ultima cena, ove dice che manderà da parte del Padre lo Spirito che ci guiderà alla “verità tutta intera”, ossia ci renderà capaci dell’amore vero, il suo, o meglio, quello che intercorre tra sé, il Figlio, e il Padre e di cui lo Spirito ne è come la personificazione.

   Quali indicazioni trarne allora per la nostra vita? 
Innanzitutto una mi sembra debba scaturire spontanea: lasciamoci sorprendere – come dice Papa Francesco – dalla misericordia infinita di Dio che, invitandoci a far parte di questa santissima comunità di Persone, ci offre la garanzia di una salvezza (realizzazione di se stessi) non da conquistare con le nostre forze – non ce la faremmo mai – ma da accogliere con tutto il cuore. E in secondo luogo, la conseguenza: accogliere il suo invito significa condividere questo modello di relazioni amorose ed impegnarsi a vivere conformemente ad esse, nella nostra famiglia, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie ... La Chiesa stessa può esistere solo sul modello della Trinità. Ossia siamo comunità perché adoriamo un Dio comunitario e non semplicemente perché, per il nostro quieto vivere, dobbiamo per forza cercare di andare d’accordo. Non possiamo quindi avere, come spesso accade, una religiosità individualistica e privata, per cui, come si diceva una volta, l’importante è “salvare la propria anima”. In realtà noi salviamo la nostra anima nella misura in cui ci preoccupiamo anche, sull’esempio e con la forza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di “salvare” chi incontriamo sul nostro cammino, sforzandoci di creare e sviluppare costantemente relazioni buone di comunione, di amore, di affetto, di condivisione.
P. PIERGIORGIO LADONE


venerdì 20 maggio 2016

Un volto d'artista per Teresa



Sta per chiudere i battenti la mostra che il pittore Omar Galliani ha dedicato a Teresa d'Avila: "Estasi mistica e pienezza creativa. Omaggio a Santa Teresa d’Ávila." Un altro tassello per una lettura moderna della sua immagine e della sua capacità di parlare, nel tempo.
Vedi qui

domenica 15 maggio 2016

Anche la comunità di Lago Patria sta crescendo


Sono trascorsi tre mesi, ma la gioia è come quella dei primi giorni, quandoil 4 febbraio scorso la nostra fraternità ha celebrato Rito di Ammissione di Angela Foscarino, nella parrocchia Sacra Famiglia in Lago Patria, alla presenza del nostro Assistente Spirituale, Padre Andrea L'Afflitto che ha concelebrato l'Eucarestia insieme al ns parroco don Maurizio Granata ed il suo vicario don Rocco Barra. 
E' stata una cerimonia molto sentita da tutte la famiglia carmelitana. Erano presenti le nostre sorelle della fraternità di Chiaia, Giuliana Bile e Francesca Napolitano, anch'ella da poco ammessa al cammino di perfezione, il caro Fra Alessandro, ed una folta partecipazione anche della ns comunità parrocchiale.

Uno dei momenti più emozionanti della cerimonia


Ringrazio tutti per la vicinanza dimostrataci, la sensibilità di essere vera famiglia. Confidiamo nelle preghiere di tutti voi, affinché la cara Angela si senta sempre incoraggiata a non cedere allo scoraggiamento che ti assale quando la via si fa sempre più stretta. 

Questa la sua testimonianza donataci qualche giorno prima dell'ammissione: 
"In questi giorni pensavo a quest'anno trascorso nella fraternità carmelitana, a come mi sono ritrovata lì. E’ tutto un disegno di Dio, una risposta ad un mio continuo cercare, e così una sorella mi ha invitata a partecipare ad un incontro di formazione ed in quel momento iniziava il quinto centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila. Una donna che con la sua vita mi ha affascinata e mi ha fatto capire che Dio ci accetta così come siamo, con i nostri difetti e vuole che, mettendoci alla sequela del figlio suo, possiamo raggiungere quella felicità eterna già qui in terra. Non è stato un anno facile, ci sono stati alti e bassi e quando si pensa troppo poi si corre il rischio di perdere l’obiettivo: DIO. Con il sostegno della mia fraternità di Lago Patria, ognuno con quello che ha potuto donarmi , mi ha aiutato, accogliendomi, facendomi sentire in famiglia, con un’abbraccio, una parola, anche solo guardandomi negli occhi. Pensavo fossero fatti loro così, invece ho scoperto che l’amore di Dio nel Carmelo è vedere Gesù nell’altro, ma non solo a parole ma concretamente nella vita vissuta. Questo mi ha colpito più di tutto, come diventano un solo abbraccio, non per forza, conoscendosi e questo è proprio testimoniare la vita di Gesù”. (Angela)

La nostra Angela ha inoltre, ringraziato di cuore i nostri padri, in particolare padre Andrea, per la sua attenta disponibilità, la nostra maestra di formazione Nunzia, e quanti l’hanno aiutata a percorrere questo primo tratto di strada. Consapevole di essere solo all'inizio del cammino, chiede a tutto il Carmelo, di pregare per lei e per la sua famiglia, affidandola a Maria ed alla Misericordia di Dio. E noi tutti Secolari della Sacra Famiglia in lago Patria, ringraziamo il Buon Dio per avercela donata e condividiamo con tutti quanti ci leggono questo dono.

Stefania Campopiano 
presidente dell'ocds di Lago Patria



   


COSCIENZA CRISTIANA VIVIFICATA DALLO SPIRITO SANTO

MEDITIAMO CON PADRE ORLANDO PIETROBONO OCD
Assistente Spirituale della Comunità OCDS di Anzio (RM)

La Pentecoste, ossia il 50⁰ giorno dopo Pasqua, ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, riuniti in preghiera con Maria nel Cenacolo di Gerusalemme. Questa festa celebra ed esprime almeno tre verità, già avvenute, ora attuali e sempre dinamiche nel tempo: La discesa dello Spirito Santo, la salvezza dell’uomo realizzata dalla Trinità e l’inizio della Missione della Chiesa nel mondo.
Gli Atti degli Apostoli (2,1-11) descrivono il fatto, l’evento  della venuta della terza persona divina, con segni, fragore,  vento impetuoso e fiamme di fuoco, ben visibili a tutti, con la recezione dello Spirito Santo. Egli trasforma, cambia e dà sicurezza, infondendo nei presenti il dono delle lingue. Così la Epifania di Dio, uno e trino è completata; Dio Padre vuole la salvezza dell’uomo, Dio Figlio la realizza, con la sua Passione, morte e risurrezione e lo Spirito Santo l’applica agli uomini di ogni luogo e tempo.
Con  la Pentecoste è nata la Chiesa, popolo di Dio in cammino, fondata sulla Parola Dio e sui sacramenti, scaturita dalla signoria del Signore, adunata in assemblea di preghiera, di ascolto e di servizio; Essa è fedele al comando di Gesù: fate questo in memoria di me, ed  attualizza l’opera Trinitaria nella preghiera eucaristica della Messa : “ Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore”  (IIᵅ Preghiera Eucaristica).
      L’inno  o la sequenza allo Spirito Santo, cantato nella solennità della Pentecoste e lodevolmente  per tutto l’anno liturgico, sintetizza bene l’evento pentecostale: la venuta dello Spirito Santo, la sua natura divina, consolatore, ospite e avvocato e la sua dinamica applicativa: nella fatica risposo, nella calura riparo, nel pianto conforto, con successive azioni  di accompagnamento: lava, piega, scalda i cuori dell’uomo vecchio e riversa  i  7 santi doni ai credenti, insieme alle virtù e al premio di una morte santa e della gioia eterna.
Nel mistero della Pentecoste c’è tutto il progetto salvifico condensato in tre parole: il già della salvezza operata, l’ora –adesso della sua applicazione a tutti gli uomini e il non ancora della parusia nell’ aldilà.
  Il Metropolita Ortodosso Hazin già nel 1968 descriveva con marcati colori le differenze evidenti della Chiesa prima e dopo la Pentecoste:
Senza lo Spirito Santo infatti:
“Dio è lontano, Gesù Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un dominazione; la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi “.
Dopo la venuta e l’effusione dello Spirito Santo:
“Il cosmo si solleva e geme nelle doglie del Regno, il Cristo risuscitato è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa significa comunione Trinitaria, l’autorità è servizio liberatore, la Missione è Pentecoste, la Liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano è deificato”.
Penso che tutta l’azione pastorale e provvidenziale di Papa Francesco abbia questa novità profetica, di semplicità evangelica e di rinnovamento globale nello Spirito Santo della Chiesa e della intera umanità.  Al n. 97 della Esortazione  Apostolica  Evangelii Gaudium, il papa scrive:
            “Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali e pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che  ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo”.
            Con queste stesse parole, auguriamo a tutti gli uomini, alla Chiesa e al Carmelo, in questa Solennità dell’anno Giubilare della Misericordia 2016, di poter respirare l’aria primaverile della Pentecoste con gioia cristiana e serenità della vita.
Anzio 24 aprile 2016

                                                                                                              Padre Orlando Pietrobono, ocd

venerdì 13 maggio 2016

Cresce la comunità ocds di S.Maria Capua Vetere


“…finalmente avevo trovato riposo….considerando il Corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuna delle membra descritte da San Paolo, o meglio, volevo riconoscermi in tutte. La Carità mi diede la chiave della mia vocazione. Compresi che se la Chiesa aveva un corpo composto da diverse membra, non le poteva mancare il più nobile di tutti, il più necessario: compresi che la Chiesa aveva un cuore e che quel cuore bruciava d’Amore. Capii che solo l’amore faceva agire le altre membra della Chiesa e se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri si rifiuterebbero di versare il loro sangue…. Capii che l’Amore racchiudeva tutte le altre vocazioni, che l’Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi. In una parola , che era eterno! Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: o Gesù, Mio Amore….la mia vocazione finalmente l’ho trovata, la mia vocazione è l’Amore”.
Santa Teresa di Gesù Bambino (Manoscritto B. Cap 9, 254). 

Nella Celebrazione Eucaristica di Domenica 8 Maggio, nella Chiesa di Sant’Erasmo, in Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Padre Arturo Beltràn e concelebrata da Don Luigi Moretti, è stata ammessa nella Comunità dell’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi di S. Maria C.V. Marisa Di Rienzo. Hanno emesso la Promessa temporanea: Rita Di Placido, Lucia Florio, Vanda Florio e Carlo Graziano. Una giornata di grazia e di festa, vissuta all’unisono con tutta la realtà parrocchiale. Una nota fresca e gentile: il coro dei bambini diretto da Pasquale. Le suore carmelitane hanno animato la liturgia e Suor Michela ha introdotto la celebrazione spiegando ai fedeli, con parole semplici, il significato del rito.

Nella sua omelia, Padre Arturo, ha sottolineato che la simbologia dell’Ascensione non ha un significato spaziale, essa rivela all’uomo il fine ultimo del suo esistere: una vita di comunione con DIO, iniziata già su questa terra. I contemplativi non sono quelli che guardano solo al cielo, ma quelli che vivono con i piedi ben radicati nella terra , come un albero dalle possenti radici. Contemplare Dio è vederlo nelle persone che incontriamo sul nostro cammino, è essere operosi nella carità. Santa Teresa di Lisieux è stata proclamata patrona delle missioni, pur avendo vissuto nel chiuso del suo monastero. La sua vocazione, il suo immolarsi all’Amore Misericordioso, la sua preghiera nascosta, l’ha resa missionaria. Così noi, piccola comunità secolare carmelitana, con la nostra vita orante, nel nascondimento, vogliamo essere il cuore di questa Parrocchia, nel Cuore della nostra Madre CHIESA.
La celebrazione si è conclusa con un gesto bellissimo di Don Luigi, che ha commosso tutti: ha donato a ciascuna delle mamme presenti una rosa (anche alle suore per la loro maternità spirituale). Erano presenti la Madre Generale ,sr Maria e la Superiora, sr Liberina, delle Ancelle dell’Immacolata, a cui va il nostro ringraziamento.




Poi a Maddaloni nel convento dei Padri Carmelitani, la famiglia del Carmelo si è riunita per il pranzo: Padri, Suore, noi Laici. E’ con questo spirito di comunione con Dio, e fra di noi, che vogliamo camminare, camminare...camminare. Tutto per la gloria di Dio.
Matilde Pitocchi 
incaricata alla formazione dell’ocds di S. Maria Capua Vetere 





         



lunedì 9 maggio 2016

Uniti al dolore del nostro p. Generale

L'Ocds Italiano partecipa al dolore del nostro Padre Generale, P. Saverio Cannistrà, per la morte della cara mamma e assicura preghiere

sabato 7 maggio 2016

S' inizia qui, l'era della speranza

 MEDITIAMO CON P. MARIO GIUSTI
Solennità dell’Ascensione al cielo di Gesù.
La solennità dell’Ascensione celebra l’ultimo evento della vita terrena di Gesù… è un fatto storico e al tempo stesso trascendente perché è segno visibile della invisibile intronizzazione del Messia.
 Asceso alla destra di Dio Padre, Gesù diviene il Signore che detiene tutto il potere nei cieli e sulla terra: è il Signore della storia e del fine ultimo a cui è chiamato l’uomo.
Nella Bibbia l’incontro tra Dio e l’uomo è concepito come una traiettoria verticale secondo la quale il Figlio di Dio è “sceso” dal cielo per parlare all’uomo ed è “asceso” al cielo per preparargli un posto.
La simbologia dell’Ascensione non ha un significato spaziale, è solo l’involucro letterario che rivela all’uomo il fine ultimo del suo esistere e del destino che lo attende: una vita di comunione con l’Eterno, iniziata già nel pellegrinaggio terreno.
Il fatto dell’Ascensione è descritto dall’evangelista Luca come il sigillo della vicenda umana e pasquale del Messia. 
È la conclusione trionfale della vita terrena di Gesù che da sommo sacerdote alza le mani e benedice la sua Chiesa. Dal Signore che ascende al cielo gli Apostoli ricevono il mandato dell’annuncio evangelico; e davanti a lui tutta la comunità credente si pone in atteggiamento liturgico di adorazione, di lode, di festa. 
Non è un addio ma è l’inaugurazione di un’era di speranza nella quale la Chiesa tutta raccoglie il testimone per portare avanti la salvezza dell’umanità conquistata dal Figlio primogenito del Padre: Gesù Cristo, Signore della storia.
Celebrare l’Ascensione del Signore Gesù è una nuova, grande dichiarazione di fede nella risurrezione di Cristo, mistero centrale e fondamentale per la nostra esperienza di credenti.
p. Mario Giusti ocd

Un cuore ascoltante nella terra del Carmelo

La Provincia Veneta è già pronta. Dopo il convegno nazionale, il tempo del deserto, in agosto. Le "Vacanze dell'anima" quest'anno si concentreranno su "Un cuore ascoltante nella terra del Carmelo" con suor Cristiana Dobner carmelitana scalza.
Per leggere il programma vedi qui

Promessa temporanea e Ammissione. Cresce l'ocds di Santa Maria C.V.

Una delle comunità secolari della Provincia Napoletana si prepara a vivere un momento di festa nella festa.
Nella Celebrazione eucaristica di Domenica 8 Maggio, Solennità dell' Ascensione del Signore, presieduta da Padre Arturo Beltran e da Don Luigi, nella Chiesa di S.Erasmo sara'ammessa nella comunità di S.Maria Capua Vetere Marisa Di Rienzo.
Emetteranno la promessa temporanea: Rita Di Placido, Lucia Florio, Vanda Florio, Carlo Graziano. Ci ritroveremo, poi ,tutti a Maddaloni, per la Supplica alla Madonna di Pompei e concluderemo con un bel pranzo inseme ai Padri e alla nostra cara  Sr. Michela, carmelitana. 
Partecipera', inoltre, alla Celebrazione eucaristica il Movimento dello Scapolare e tutte le nostre suore carmelitane.(Matilde Pitocchi, incaricata alla formazione 
della comunità ocds di Santa Maria Capua Vetere)

domenica 1 maggio 2016

Il grande dono dello Spirito, da custodire in noi

MEDITIAMO CON P. GIORGIO ROSSI
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 23-29).


In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: 
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».


Abbiamo bisogno di un Consolatore. Qualcuno che, dinanzi alle difficoltà, ai dubbi, alle angosce, ci sussurri che Dio ci ama, che non si è dimenticato di noi. Non possiamo fare a meno di Qualcuno che ci ricordi le parole del Signore, che le sigilli e le custodisca in noi. Qualcuno che ci dia forza e audacia, per osservare, custodire, compiere. Qualcuno che ci unisca al Signore. Lo Spirito Santo: è Lui il Consolatore che ci pone nell'intimità di Dio. Per questo il compimento del Mistero Pasquale del Signore è l’effusione dello Spirito Santo, il dono che, colmando il nostro cuore, non delude la speranza e ci fa partecipi della natura divina, ci fa familiari di Dio. Queste non sono solo affermazioni di un libro di teologia, sono la nostra vita. Il dimorare in Dio, il rimanere nell’amore di Gesù non è questione di sentimenti. È vivere come Lui, rimanere in Lui perché sia Lui ad operare in noi.
In ogni momento possiamo rimanere in Cristo, custodendo la sua opera in noi. Come fu in quel pomeriggio per Giovanni e Andrea che andarono e videro dove Gesù abitava rimanendo presso di Lui, è possibile anche per noi andare da Lui negli eventi concreti, alle quattro del pomeriggio, come alle sette della mattina o alle nove della sera, per vedere la sua dimora nella nostra storia e rimanere presso di Lui. Uscendo con la fidanzata, con il testo di algebra o di anatomia dinanzi agli occhi, cambiando pannolini o passando l’aspirapolvere, al mercato o sulla metropolitana, in una riunione di marketing o imbottigliati nel traffico dell’ora di punta, ogni luogo è quello giusto per dimorare in Cristo. Ascoltare e custodire in ogni istante, per vedere crescere in noi il frutto squisito dell’intimità con Lui, il dono totale del suo amore che suscita il dono di noi stessi, la gioia piena che nessuno potrà mai toglierci.
Conosciamo i nostri limiti. Per questo ci è necessario un Consolatore, uno che ci ripeta “Coraggio, non temere, tu sei Figlio, Dio ti ama e compirà in te l’opera Sua”. Abbiamo bisogno della vita di Dio, del Suo respiro di vita in noi. Ne abbiamo bisogno, più dell’aria che respiriamo. Perché è lo stesso amore con il quale possiamo amare Dio e il Suo Figlio e così dimorare in Loro ed Essi in noi.
Nell'Antico Testamento “Dimora” è il termine con cui è indicato il “santuario”. Il nome sottolinea la decisione di Dio di “abitare” in mezzo al suo popolo.

In Cristo, Dimora incarnata di Dio, i cristiani, unti (cristi) dello stesso Spirito, testimoniano nella propria vita, portando in sé l’Arca dell’Alleanza, l’amore infinito di Dio per tutti gli uomini, speranza e segno tangibile della sua dimora tra di loro. Sulla nostra vita vigilano i cherubini, come dinanzi alla tomba vuota del Signore, a segnare il cammino di ritorno al Paradiso già da loro sbarrato, la dimora eterna preparata da Dio in Cristo suo Figlio. È lo Spirito Santo che rende attuale in ogni nostro giorno l’esperienza unica del Sinai, nel dono rinnovato dell’Alleanza e nel potere di ascoltare e compiere ogni comandamento.
Lo Spirito Santo è Colui che ci fa uno con Dio, che ci trasporta, per così dire, nella profondità divina per colmarci della Sua natura. Non si tratta così di sforzarci, di impegnarci, di buona volontà. Non basta. L’agape è dono che viene dal Cielo. Amare Gesù è soprattutto quella rettitudine di intenzione che si coniuga nel desiderio di Lui, nel custodire trepidanti le sue Parole di vita, come si custodisce gelosamente la cosa più cara. Amarlo perché prenda dimora insieme con il Padre è gemere attraverso lo Spirito Santo implorando di compiere in noi quanto non siamo capaci, perché senza di Lui non possiamo fare nulla, non siamo casti, sinceri, generosi, pazienti, mansueti, rispettosi. Senza di Lui non sappiamo amare, e così amarlo è soprattutto un desiderio ardente di poter finalmente amare. Questo dono oggi è pronto per noi, come ogni giorno. In esso è custodita la memoria della vita di Cristo e delle sue Parole, come nell’Arca era custodita l’Alleanza che faceva dimorare Dio in mezzo al Popolo; per lo Spirito Santo che ha unto la Dimora e il Signore Gesù, possiamo ricordare, credere, sperare, amare. E’ il Consolatore che il Padre ci dona perché ci ama e ci ha legati a sé, eternamente. Perché …
«Non si può esporre lo Spirito di Dio come una merce.Solo chi lo porta in sé, lo potrà vedere.Vedere e venire, vedere e dimorare
vanno di pari passo e sono inscindibili.
vanno di pari passo e sono inscindibili.Lo Spirito dimora nella parola di Gesùe non si ottiene la parola mediante discorsi,bensì mediante la costanza, mediante la vita» (Joseph Ratzinger, Dio e il mondo).
p. Giorgio Rossi