giovedì 8 dicembre 2022

Meditazione sul Vangelo della Solennità dell'Immacolata

 


Sebbene il contenuto del racconto dell’Annunciazione sia anzitutto cristologico [l’annuncio della nascita del Figlio di Dio], il ruolo di Maria è insostituibile, poiché, se tale annuncio si è tradotto effettivamente nell’incarnazione, è perché trovò eco nella disponibilità di quella giovane di Nazaret, promessa a un uomo di nome Giuseppe (v. 27).

Detto questo, se è giusto sottolineare la docilità di Maria, preparata in anticipo per quell’incontro con Dio, non bisogna dimenticare che la notizia portatale dall’angelo Gabriele fu sorprendente anche per lei, sebbene la sua nascita senza peccato [la sua immacolata concezione] abbia potuto favorire, alla fine, la sua totale disponibilità. L’angelo Gabriele viene a visitare questa giovane in un villaggio sperduto dal quale nessuno si aspetta qualcosa di buono (Gv 1,46), poiché è proprio lì che il Figlio di Dio ha deciso di essere concepito come Figlio di donna.

Ogni anno l’otto dicembre, celebriamo Maria come Immacolata, ma non è questo gran privilegio, concesso a lei in quanto destinata ad essere Madre del Figlio di Dio, ciò che siamo invitati a guardare. Attraverso questo racconto del Vangelo di Luca, è solo la sua docilità nel porsi a servizio, del Signore e di tutta l’umanità, ciò che siamo chiamati a guardare e imitare. La ammiriamo per apprendere anche noi a disporci per mezzo della fede e della preghiera.

Donna di preghiera docile come nessuno, neppure Maria rinuncia a domandarsi come possa accadere in lei ciò che l’angelo le va chiedendo in nome di Dio. È tuttavia il Fiat (la disponibilità) alla volontà di Dio (v. 38) ciò che la qualifica, alla fine di tutto l’incontro con il messaggero celeste. Ciò che avviene nella sua casa di Nazaret quel giorno, anche se meno drammatico, non è diverso dalla lotta di Giacobbe con Dio al bordo del torrente Yabboq (Gen 32) e a quella di tutti gli uomini “sedotti” da Dio, come Abramo, e coinvolti nella sua opera.

Anche Maria lotta, non perché non sappia che “nulla è impossibile a Dio” (v. 37), come le assicura l’angelo Gabriele, ma perché le risulta difficile vederlo realizzato in concreto nella sua povera e umile condizione. Lo dirà a Elisabetta quando si sentirà lodare per la sua fede. “Io dico che grande è il Signore”, le dirà, “perché ha guardato alla mia pochezza (tapeinôsin)”.

Rassicurata dall’Angelo, la sua risposta è quella che conosciamo e che ci illumina da sempre: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Dinanzi al sorprendente annuncio dell’Angelo, Maria si turba molto profondamente (dietarachthê), annota l’evangelista (v. 29). Il saluto le è suonato strano e sproporzionato e lei ha avuto bisogno di una spiegazione. Proprio quella che le dà l’Angelo e che vale anche per noi. Un invito a non guardare alla propria pochezza, ma ad appoggiarsi a Dio che vuole avvicinarsi a Lei come a ciascuno di noi.

Il saluto dell’angelo («Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”) non è, infatti, una lode per Maria, ma l’annuncio di ciò che Dio vuole fare in lei ricolmata di grazia, proprio per questo. “Lo Spirito Santo scenderà su di te”, aggiungerà, infatti, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (v. 35a).

È lo Spirito vivificante di Dio, la potenza efficace dell’Altissimo, che genererà il Messia nel seno di Maria. “Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (v. 35b). Dipende da Dio, ma allo stesso tempo, dalla disponibilità di Maria, che, dicendo “Fiat”, ci insegna come lasciarsi guardare e amare dallo stesso Dio che ha voluto donarci suo Figlio come fratello.

E l'angelo si allontanò da lei” (v. 38), conclude l’evangelista.

Maria rimane sola, ma allo stesso tempo piena della presenza di grazia e soprattutto sicura che Dio, nel suo amore, ha guardato la sua piccolezza e, nonostante quella, ha voluto chiedere la sua collaborazione, facendo discendere su di lei la Sua ombra divina (v. 35). Per questo Maria esce da questo incontro straordinario desiderosa di essere la sua serva e di condividere la sua fede con sua cugina Isabella, come si legge nel versetto che segue immediatamente questo brano dell’Annunciazione.