sabato 10 dicembre 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica di Avvento


 

Ciò che più richiama la nostra attenzione e che non poco ci sorprende in questo episodio del Vangelo, è che sia lo stesso Giovanni Battista a dubitare dell’autenticità di Gesù come Messia. Non era stato lui a battezzarlo nel Giordano dichiarandosi, allo stesso tempo, indegno di poterlo fare? Non era forse lui, che vedendo avvicinarsi Gesù al luogo dove stava battezzando, indicandolo con la mano, aveva gridato, perché tutti lo ascoltassero: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29)?

 E ora? Adesso che si trova in carcere dove lo ha rinchiuso Erode Antipa e la gente gli riferisce delle opere di Gesù, il Battista gli invia alcuni dei suoi discepoli a chiedergli se sia Lui il Messia atteso o se si è sbagliato a presentarlo così. “Sei tu colui che deve venire – devono domandargli – o dobbiamo aspettare un altro?". Ci stupisce, ma la giustificazione di questo dubbio la troviamo nelle ultime parole di Gesù che, dopo aver assicurato che non era mai nato uomo (un nato di donna) “più grande di Giovanni il Battista”, aggiunge: “ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.

 Ed è proprio questo che dobbiamo imparare dal presente episodio del Vangelo. Giovanni Battista non si è sbagliato. Gesù è colui che doveva venire, ma Giovanni non poteva immaginare che le opere alle quali il Messia si sarebbe dedicato, erano quelle che gli hanno riferito coloro che aveva mandato a visitarlo in carcere. Come tutti, Giovanni pensava al potere davidico del Messia, non che si sarebbe dedicato tutto il tempo a curare ciechi, storpi, sordi e persino lebbrosi. In una parola, che avrebbe dedicato la sua attenzione ai più disprezzati dalla società e dalla religione.

 Il Battista è un vero uomo di Dio, il più grande, dice Gesù ai suoi discepoli. Non è uno che si lascia agitare come una canna dal vento, un uomo vestito con lusso come quelli che stanno alla corte di Erode. È un profeta, e più che un profeta, dal momento che è l’ultimo messaggero, l’Elia che deve tornare per annunciare la venuta del Messia. È un uomo molto retto e non si è sbagliato nell’indicarlo, ma anche a lui risulta difficile riconoscerlo nel suo modo di agire.

 Ci sono alcuni ostacoli (questo il significato della parola escándalon in greco) che si potranno superare soltanto seguendo Gesù sino alla sua morte in croce e, dopo averlo incontrato di nuovo vivo, lasciandosi trasportare dallo Spirito per capire, alla fine, chi era veramente. Capire che Gesù non era semplicemente il Messia, ma il Figlio di Dio venuto nel mondo, non per trionfare, ma perché tutti possano gioire in Lui come figli dello stesso Padre.

Per il momento, quelli di Nazaret non possono accettarlo perché lo conoscono come semplice falegname, i farisei perché accoglie i peccatori e mangia con loro. Al momento, anche i discepoli, vorrebbero impedirgli di andare a Gerusalemme, anche se, rassegnati e sperando che non sia come sembra, continuano ad andargli dietro lo seguono. Neppure loro capiscono come il Messia possa essere venuto solo per i peccatori, ma, almeno sino alla sua condanna, rimango con Lui. Per il momento, neppure loro sono i piccoli del regno dei cieli di cui ha parlato loro Gesù e tanto meno son più grandi di Giovanni Battista. Giungeranno a esserlo, quando – condotti dallo Spirito – torneranno indietro con gli occhi del cuore e riusciranno a capire l’amore che, nel Figlio che ha dato la vita sulla croce, Dio aveva voluto manifestare.

Non si tratta di essere migliori di Giovanni Battista, ma di capire ciò che anche quel grande uomo non poteva capire. Che il modo di agire di Gesù con i ciechi, gli storpi, i sordi e persino con i lebbrosi, era un modo di manifestare che era venuto per tutti. Infatti, quando disse ai farisei che era venuto per i peccatori e non per i giusti, voleva dire che era venuto per tutti, ognuno a suo modo peccatore. È sapendo questo che, persino il più piccolo, diventa “più grande” dello stesso Battista, anche se rimane sempre lui il più grande tra i nati di donna.