lunedì 3 marzo 2025

Piccole storie per l'anima

C’era una volta un sovrano potente. Sapeva che il numero dei giorni che gli restavano da vivere diminuiva inesorabilmente. Che cosa sarebbe diventato il suo bel impero, quando sarebbe stato costretto ad abbandonarlo con tutti i nemici che lo circondavano da ogni lato? 
           Che avrebbe potuto fare il giovane principe, quel figlio troppo giovane e inesperto che il sovrano aveva avuto, ahimé, in tarda età? Dove poteva rifugiarsi? Chi lo avrebbe protetto?
           Questi pensieri tormentavano il vecchio re, tanto che un giorno disse al principe: "Figlio mio, io non regnerò più per molto tempo e ignoro ciò che accadrà dopo la mia morte. Ci sono molti nemici intorno al trono. Ho tanta paura per l’impero che ho costruito e anche per te. 
          Morirei tranquillo se sapessi che hai un rifugio sicuro che ti protegga in caso di pericolo. Per questo ti consiglio di andare per il regno e di costruire fortezze in tutti gli angoli possibili, per tutti i confini del paese".
          Obbediente, il giovane si mise immediatamente in cammino. Percorse tutto il Paese, per monti e per valli, e dove trovava il posto conveniente, faceva costruire grandi fortezze solide e imponenti. Le fortezze sorsero nelle profondità delle foreste, nelle valli più nascoste, sulla sommità delle colline, nei deserti, in riva ai fiumi e sui fianchi delle montagne .
           Questo costò molto denaro, ma il principe non badava a spese: erano in gioco la sua vita e il suo trono. Dopo un certo tempo, il giovane ritornò nel palazzo del re suo padre. Stanco, dimagrito, ma soddisfatto d’aver portato a termine il compito, corse a presentarsi dal padre.
        "Ebbene, figlio mio, com’è andata? Hai fatto ciò che io ti avevo detto?" gli domandò il re. "Si, padre", rispose il principe. "In tutto il paese si innalzano fortezze imprendibili: nei deserti, sulle montagne, nel profondo delle foreste".
          Ma il vecchio re, il più potente che la storia abbia mai conosciuto, invece di congratularsi con il figlio per tutti i suoi sforzi, scuoteva la testa come in preda ad un forte dispiacere. "Non è questo, figlio mio, che avevo in mente io. Devi tornare indietro e ricominciare", disse. 
           "Le fortezze che tu hai costruito non ti proteggeranno assolutamente in caso di pericolo: tu sarai solo e non per quei muri e quelle pietre potrai sfuggire alle imboscate e alle trappole dei tuoi nemici. Tu devi costruirti dei rifugi nel cuore delle persone oneste e buone. 
            Devi cercare queste persone, e guadagnarti la loro amicizia: soltanto allora saprai dove rifugiarti nei momenti difficili. Là dove un uomo ha un amico sincero, là trova un tetto sotto cui ripararsi".
        Il principe si rimise in cammino. Non più per i deserti, i dirupi, le foreste selvagge, ma per andare verso la gente, tra loro, per costruire dei rifugi come immaginava suo padre, il vecchio re pieno di saggezza. E questo richiese molti più sforzi e fatiche.
         Ma il principe non li rimpianse mai. Perché, quando dopo un certo tempo il vecchio sovrano si spense e lasciò questo mondo, il principe non aveva più nessun nemico da temere.


E tu, quanti rifugi hai costruito fino ad oggi nella tua vita?

"Gesù non vuole che la nostra amicizia.
E chi si rifiuterà di concedergliela,
quando Egli non ha rifiutato di spargere tutto il suo sangue per noi, 
sacrificando la sua vita? 
 E' un nulla quanto domanda- pensate!
 E ascoltarlo è di sommo nostro interesse
."
(S.Teresa D'Avila)

domenica 2 marzo 2025

La scheda sull'Abbandono, frutto delizioso dell'Amore

 Pubblicata con il titolo  L’Abbandono è il frutto delizioso dell’Amore (Poesia 52) la  terza scheda del percorso di formazione attraverso le poesie e le preghiere di S. Teresa di Gesù bambino. 
Questa poesia risale al 31 maggio 1897 e, a differenza della precedente (Testo 2 – Poesia 17), è dovuta a una richiesta esplicita di suor Teresa di Sant’Agostino, la stessa che aveva forzato la mano di Teresa per la sua prima composizione nel 1893 (Poesia 1: La Rugiada Divina ossia il Latte Verginale di Maria). 

martedì 25 febbraio 2025

Ritiri di Quaresima a Maddaloni e Bari

 

Le comunità ocds della Semi-provincia napoletana si riuniranno per il ritiro di Quaresima  sabato 8 marzo. Quelle della Campania si ritroveranno con p. Andrea l'Afflitto a  Maddaloni nella Casa di Spiritualità SS. Annunziata (qui il programma), quelle della Basilicata e della Puglia si ritroveranno a Bari con p. Enzo Caiffa, nella Casa di spiritualità S. Francesco D'Assisi (qui il programma).


domenica 23 febbraio 2025

Piccole storie per l'anima




Il bambino era appena stato scoperto a dire una bugia. Il padre, comprensivo e moderno, sapeva che quella bugia in particolare non era importante, ma lo era il concetto morale di mentire.

Così interruppe quello che stava facendo e si sedette insieme al figlio per spiegargli, con un linguaggio semplice, perché doveva sempre dire la verità, qualunque cosa accadesse, cascasse il mondo ...
Squillò il telefono. Il figlio, che stava cercando di ingraziarsi il padre, disse: «Vado io!». E corse a rispondere al telefono. Ritornò poco dopo. «È l'assicuratore, papà».
«Uffa! Proprio adesso? Digli che non ci sono».



È così facile dare falsa testimonianza…

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
(Vangelo di Luca 6, 41-42)

martedì 18 febbraio 2025

Piccole storie per l'anima

C'era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta. Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele.

Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte. « Ti voglio bene» disse la mamma ad Adele. «Anch'io» sussurrò la bambina. Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: «È così che dovrebbe essere».
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l'avevano mai baciata? Perché non l'abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano? Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni. Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo.
All'improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: «Ti voglio bene». Poi corse dal papà e lo abbracciò: «Buonanotte papà», disse, «ti voglio bene». Quindi andò a letto, lasciando', i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell'autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: «Ciao, mamma. Ti voglio bene». Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera.
Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. «Allora, dov'è il mio bacio?» chiese, fingendo di essere contrariata. Cecilia si sollevò a sedere: «Oh, l'avevo scordato». La baciò e poi: «Ti voglio bene, mamma».
Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: «Anch'io ti voglio bene». Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità: «E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte». Cecilia rise e promise: «Non succederà più».
Oggi, qualcuno sta aspettando il «suo» bacio. Da te.


"Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore"
(Cantico dei Cantici 1,2)


"Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia?
Tutto ciò è tuo e tutto per te.
Non ti fermare in cose meno importanti
e non contentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo.
Esci fuori e vai superba della tua gloria.
Nasconditi in essa e gustala ed otterrai quanto chiede il tuo cuore"
(Orazione dell'anima innamorata - S. Giovanni della Croce)

giovedì 6 febbraio 2025

Bellissima notizia : il nostro p. Saverio Cannistrà sarà il nuovo Arcivescovo metropolita di Pisa

 La Chiesa ha bisogno di ritrovare e rafforzare quell'intimità con il Signore che è l'eredità spirituale di S. Teresa per noi Carmelitani e per la Chiesa tutta. E' il dono, non abbiamo dubbi, che porterà nel suo nuovo servizio pastorale il nuovo Arcivescovo Metropolita di Pisa, nominato dal Santo Padre: P. Saverio Cannistrà, O.C.D., già Preposito Generale dei Carmelitani Scalzi e finora Vicario parrocchiale di San Pancrazio a Roma.

Stamattina nella Cattedrale di Pisa alle ore 12 l'annuncio ufficiale. Per p. Cannistrà è un ritorno: a Pisa vide sbocciare la vocazione carmelitana, approfondì i suoi studi e l'insegnamento teologico. Nel corso della cerimonia è stata letta La Lettera di p. Saverio alla Diocesi di Pisa. Padre Saverio riceverà la sua consacrazione episcopale domenica 11 maggio, giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Accogliamo con gioia questa notizia che ci è arrivata oggi dalla Casa generalizia dei carmelitani scalzi assicurando la nostra preghiera per padre Saverio riconoscenti al Signore per il dono della sua vocazione nella chiesa e nel Carmelo.

L'articolo dell'Avvenire


Ci piace ricordare il primo nostro incontro ufficiale con p. Saverio, a Rocca di Papa nel luglio 2010 per il Congresso che diede il via a un intenso lavoro sul cammino formativo dell'Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi

martedì 4 febbraio 2025

Piccole storie per l'anima


 

Questa lettera fu trovata dall'infermiera dell'ospedale sotto il cuscino di un giovane appena deceduto.
        «Cara mamma, da alcuni giorni riesco a stare seduto sul letto solo per mezz'ora e per il resto della giornata sono immobilizzato. Il cuore non vuole più battere. Stamattina presto il professore ha detto qualcosa che suonava come "essere pronto".
            Per che cosa? Certo è difficile morire giovani! Devo essere pronto al fatto che all'inizio della settimana sarò un trapassato; e non sono pronto. I dolori scavano in modo quasi insopportabile, ma ciò che mi sembra davvero insopportabile è che non sono pronto.
          La cosa peggiore è che, quando guardo il cielo, è buio. Diventa notte, ma non brilla sopra di me nessuna stella nella quale io possa immergere lo sguardo. Mamma, non ho mai pensato a Dio, ma ora sento che esiste ancora qualcosa che non conosciamo, qualcosa di misterioso, un potere nelle cui mani cadiamo, al quale dobbiamo dare delle risposte.
         E la mia pena è che non so chi è. Se solo lo conoscessi! Mamma, ricordi come tu, con noi bambini, camminavi nel bosco, nell'oscurità che stava calando, incontro al papà che tornava dal lavoro? A volte ti correvamo davanti e ci vedevamo improvvisamente soli. Avanzavano dei passi nell'oscurità: che paura dei passi sconosciuti! Che gioia quando riconoscevamo che quel passo era quello del papà che ci amava.
        E ora, nella solitudine, sento ancora dei passi che non conosco. Perché non li conosco? Mi hai detto come mi devo vestire e come mi devo comportare nella vita, come mangiare, come cavarmela.
         Ti sei occupata di me e non ti sei stancata di tutta preoccupazione.
Ricordo che tu, la notte di Natale, andavi a Messa con i tuoi bambini. Mi ricordo anche della  preghiera della sera che qualche volta mi suggerivi.
         Ci hai sempre indirizzati all'onestà. Ma tutto questo ora per me si scioglie come neve al sole. Perché ci hai parlato di tante cose e non ci hai detto nulla di Gesù Cristo?     
        Perché non mi hai fatto conoscere il suono dei suoi passi, in modo che fossi in grado di accorgermi se è lui che viene da me in quest'ultima notte e nella solitudine della morte?
 In modo che io sapessi se quello che mi aspetta è un Padre! Come potrei morire in modo diverso ... ».


Nella vita ci sono tante cose importanti.
Ma solo Gesù Cristo è essenziale.
 Il suo essere essenziale lo abbiamo rimosso dalla nostra vita
Per questo ci spaventa la morte.


Tutto passa in questo mondo mortale,
anche la piccola Teresa passa...ma tornerà!
(S.Teresa di Gesù Bambino)

FORMAZIONE. Interroghiamoci sulla nostra fedeltà all'identità secolare carmelitana

Ha avuto inizio la prima tappa della Scuola laboratorio nazionale di formazione online. Al centro dell’attenzione la fedeltà all’identità secolare carmelitana e la responsabilità nel vivere quotidiano. La riflessione con la guida di padre Aldo Formentin ocd, Assistente nazionale dell’ocds, ci ha offerto spunti importanti per far ripartire la formazione nelle nostre comunità, con una consapevolezza maggiore della nostra vocazione, del come possiamo testimoniarla nella nostra vita e agli altri. La presidente nazionale dell’ocds Linda Levi che ha presentato l’iniziativa promossa dal Coordinamento interprovinciale, ricordando l’importanza di una limpida testimonianza della nostra vita carmelitana, perché noi potremmo essere per qualcuno l’unico Vangelo e l’unico specchio della spiritualità carmelitana nella sua vita. Non possiamo sprecare una tale occasione: essere lo strumento con cui Dio avvicina qualcuno a Sé. Se il Signore ci ha riunito in una fraternità, ciascuno con un proprio talento, un dono diverso da mettere in condivisione, tutti -una volta in possesso di una completa conoscenza della nostra spiritualità- possiamo aiutare i formandi a crescere. Ed essi potranno testimoniare, a loro volta, la bellezza e la ricchezza del vivere il carisma carmelitano nella quotidianità. In questa prima fase si porrà l’accento sugli elementi base che un formatore dovrebbe possedere per svolgere proficuamente l’azione formativa. Dei quattro interventi previsti (fino a settembre) il primo è stato guidato da P. Aldo Formentin che ha cercato di spiegare l’importanza di “prendere coscienza dell’impegno personale che l’appartenenza al carisma carmelitano richiede nella vita quotidiana”.


Gli oltre 290 partecipanti al laboratorio, con l’aiuto informatico di Lorenzo Barone, venerdì 31 gennaio hanno seguito la prima conferenza in cui p. Aldo ha invitato a soffermarsi su quattro aspetti che caratterizzano il discernimento sia personale sia dei formandi: la fedeltà e l’identità carismatica; la responsabilità e la costanza nella quotidianità e, infine, il mettersi alla scuola dei santi

La fedeltà e l’identità carismatica. Bisogna partire dalla consapevolezza che prima di tutto esiste l’incontro con Dio. È lui che ci ha chiamati alla vita, a viverla come cristiani (con il Battesimo) e a portarla a compimento verso la santità, con il cammino della vocazione al Carmelo (altro dono di Dio). Come nella storia di Abramo anche nella nostra c’è l’iniziativa di Dio. Il Vangelo di Giovanni ci ricorda che Dio è anche il primo ad amare. E noi accogliendo, con consapevolezza questo amore, impariamo ad amare e a comprendere di dover amare come Lui ci ama. Ma la domanda da porci è: abbiamo incontrato realmente il Signore? E abbiamo compreso la necessità di rispondergli, anche attraverso questo cammino, ravvivando in noi questo primo incontro? Ha spiegato p. Aldo: Fedeltà è essere e coerenti nel mantenere gli impegni presi, gli obblighi assunti, i legami stretti tra due realtà. Se consideriamo, quindi, il carisma le due realtà in relazione tra loro sono il Creatore-Spirito Santo e la sua creatura, noi. La fedeltà a quest’incontro – ha spiegato - diventa una necessità di vita. Cerchiamo di comprendere allora come è nata la nostra vita al Carmelo. È una verità da tenere sempre viva nella nostra coscienza e dobbiamo assolutamente chiederci se il Signore l’abbiamo incontrato così come Abramo ha incontrato Dio, così come Mosè parlava con Lui. Per farci comprendere meglio questo punto p. Aldo ha fatto riferimento a ciò che scrisse Papa Benedetto XVI nell’introduzione alla sua prima enciclica la “Deus Caritas est” 

 “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI).

Non bisogna mai smettere di chiedersi (e di cercare di capire in coloro che ci sono affidati) se la vocazione al Carmelo sia partita o no dall’incontro vero con il Signore (suggerimento dello spirito o invito a incontrarlo da parte di qualcuno). È suggerimento soprattutto a chi deve formare: Chi si è avvicinato, ha incontrato realmente il Signore? E come continua a incontrarlo nella propria vita di carmelitano? Perché Dio è l’unico in grado di orientarci, perché Dio continua a parlarci attraverso il suo spirito. Così nasce la sequela di Cristo, come ben spiega l’art. 10 delle nostre Costituzioni:

nell’accettare gli insegnamenti di Gesù ci si consegna alla Sua persona. Non bisogna aver paura di far comprendere che la Promessa è un vincolo che accettiamo, come è indicato negli articoli 12 e 16 delle nostre Costituzioni. E allora: Ci siamo realmente consegnati a Lui? chi fa formazione parla responsabilmente per conto di Gesù? Dà voce a ciò che il Signore vorrebbe dire a chi è ha chiamato al Carmelo? Molto importante il riferimento ai versetti dell’Apocalisse che mettono in guardia dalla tiepidezza, dal non alimentarsi più alla Sorgente (Ap 3, 15-16 e Ap, 2, 4-5). Questo riguarda i formatori ed i formandi. Occorre disponibilità a lasciarsi lavorare se si vuole vivere della patria del Carmelo.

Il secondo passo illustratoci riguarda la responsabilità e la costanza nella quotidianità. I punti fondamentali della nostra vocazione al Carmelo crescono in esperienza di vita. è il passaggio dall’ideale al reale, dalla teoria alla pratica. La vita quotidiana ci mette alla prova. L’art. 12 delle Costituzioni ricarda come con la Promessa si viene a far parte  di una comunità con un vincolo ( i consigli evangelici) poiché abbiamo chiesto e ottenuto di far parte dell’Ordine, che è una realtà ecclesiale. Questa promessa ci fa aderire all’amore che Dio ci dona e siamo chiamati ad esserGli fedeli, giorno per giorno, con un’amicizia sempre più profonda.  Questo è importante: non sentir parlare dell’orazione a tu per tu con Dio, ma a farla.  

Padre Aldo ha lanciato una provocazione: ma noi facciamo l’orazione mentale quotidiana? se la trascurassimo è come se non alimentassimo mai quell’io-Tu che con la promessa abbiamo non solo accettato ma abbiamo promesso di coltivare. Dio ci aspetta, la nostra vocazione non può vivere senza questa intimità divina.

 Alla scuola dei santiNella lettera agli Ebrei San Paolo dice “Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa” (10,36). Come essere costanti in questo cammino? Lo ricorda nel suo libricino “Partecipi dello spesso carisma” p. Anastasio Ballestrero ocd : i membri del popolo di Dio, specialmente i più impegnati, i più coerenti, i più seri… si rivolgono a quei santi che sono più ricchi di dottrina e che, per la loro storia e i loro carismi spirituali sono padri di anime e patriarchi dello spirito”.

Abbiamo grandi esempi nel Carmelo. Approfondire (senza erudizione, ma con desiderio di conoscenza e di familiarità) la loro vita ci aiuta a progredire. Nel libro La vita mariana nel Carmelo Maria Eugenio del Bambino Gesù scrive “Maria è per l’eccellenza la regina del Carmelo…l’esempio vivo delle virtù specifiche del carmelitano, l’universale mediatrice di grazia presso suo figlio, sorella madre e patrona del carmelitano. Di conseguenza questi deve amare teneramente, imitare con fedeltà Maria e vivere in intimità perfetta con lei per raggiungere l’intimità con Dio”. P. Aldo ha citato ancora S. Teresina, ma soprattutto  fra Lorenzo della Risurrezione una presenza nel Carmelo che frequentiamo spesso proprio perché ci porta a vivere nella quotidianità la vocazione che il Signore ci ha dato : fra Lorenzo ci insegna a vivere alla presenza di Dio a vivere il dono di Elia. Dice il nostro frate che se uno non sa vivere alla presenza di Dio deve impararlo. E spiega: Bisogna adattarsi, rendersi adatti a stare alla Sua presenza, a far conto della sua presenza credendo che Gesù ci ha detto che “nulla è impossibile a Dio”.

Torniamo al punto fondamentale, l’intimità con Dio (S. Teresa, Vita 8,5), l’incontro con Lui da ravvivare, continuamente. Dio s’incontra nei Sacramenti, nella Liturgia delle Ore e soprattutto nell’orazione mentale, caratteristica della nostra vocazione, che è la mezz’ora di colloquio personale con il Signore. Quel tempo che riserviamo ogni giorno all’incontro con Gesù, un tempo che possiamo anche suddividere nel corso della giornata in più momenti, ci educa alla consapevolezza di essere al cospetto di una Persona reale. Esserne consapevoli, rivolgerci a Lui in qualsiasi momento o luogo trasforma la nostra vita in una preghiera continua. La vita per il carmelitano è, infatti, una vita di preghiera, nata dall’incontro con Cristo, dal sentirsi amato da Lui, dal desiderio di corrispondere a questo amore, alla fiducia che egli ci ha dimostrato con fedeltà.  E soprattutto “mettendo amore in tutto”.

Facciamo tesoro di questa prima importante riflessione. A marzo l’appuntamento prosegue con p. Fausto Lincio e il tema degli Elementi di discernimento vocazionale nell’ocds.

Stefania De Bonis ocds

 

lunedì 3 febbraio 2025

Seconda scheda su S. Teresina


Pubblicata la seconda scheda che nelle comunità metteremo in condivisione per confrontarci con un nuovo testo di S. Teresa di Gesù Bambino. Leggendo li versi d’amore scritti il 26 febbraio 1895, non si può non restare colpiti dal fervore che esprimono. Sono stati composti alcuni mesi prima dell’Atto di offerta all’Amore misericordioso.

                       Viver d'amore 

martedì 28 gennaio 2025

Piccole storie per l'anima


 Un giovane eremita voleva conoscere il significato della vita e meditava ogni giorno le parole sacre e quelle dei sapienti per scoprirne il segreto. Una notte il Signore lo accontentò e e gli mandò un sogno.

          L'eremita vide che il mondo era una immensa caverna nera e buia. In essa gli esseri umani si aggiravano tentoni, urtandosi, talvolta ferendosi. Incespicando, sempre più sfiduciati e depressi perché non riuscivano a trovare una via d'uscita.

        Poi, improvvisamente, un uomo (o una donna) accese una luce. Una luce minuscola, ma non esiste tenebra così profonda da non poter essere vinta da una luce anche piccolissima. Con una luce si può sempre trovare una via di scampo, così tutti si misero dietro alla persona che aveva il lumino.

         Dapprima si accalcarono, ostacolandosi a vicenda, poi cercarono di mettersi in fila indiana. Ma erano tanti e il buio era profondo e la luce appena percettibile. Alla fine trovarono la soluzione adeguata: si presero tutti per mano.

 

 Prendi per mano quelli che ti sono vicini e tienili stretti, 
perché la luce è piccola e il buio sempre più profondo.

 Gesù parlò loro di nuovo, dicendo:

«Io sono la luce del mondo;

chi mi segue non camminerà nelle tenebre,

ma avrà la luce della vita»

(Vangelo di Giovanni 8,12)

lunedì 13 gennaio 2025

Piccole storie dell'anima


Il cardiologo americano Michael De Bakey è stato il più famoso tra gli allievi del dottor Alton Ochsner. Quando compì ottant'anni, raccontò com'era incominciata la sua magnifica carriera. 
Un giorno del 1938, Ochsner aveva aperto il torace di un paziente al Charity Hospital della Louisiana, a New Orleans. Lo studente De Bakey, che lo aiutava alla presenza di un gruppo di chirurghi, sollevò l'aorta, eseguendo esattamente, almeno sperava, le istruzioni dì Ochsner.
O per il nervosismo o perché il tessuto del malato era indebolito, l'indice di De Bakey esercitò una pressione eccessiva sull'aorta del paziente, perforandola. Temendo di aver causato la morte del malato, De Bakey lo disse con un sussurro a Ochsner che, con suo stupore, rispose calmissimo. «Continua a tenere il dito dov'è. Non toglierlo».
Con consumata perizia, Ochsner suturò la ferita nella parete dell'aorta e, quando ebbe terminato soggiunse: «Adesso puoi togliere il dito. Ma fa' piano».
«In quel momento Ochsner avrebbe potuto mettere fine alla mia carriera» concluse De Bakey. «Ma non lo fece. Non mi rimproverò neppure. Trattò il fatto come un errore qualsiasi».


Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
'Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati».
(Lc 6,36-37)


"Da quando è stato concesso anche a me di comprendere l'amore del Cuore di Gesù, confesso che l'amore ha scacciato dal mio cuore ogni timore.
Il ricordo delle mie colpe mi umilia, mi porta a non appoggiarmi più sulla mia forza che è solo debolezza. Ma più ancora questo ricordo mi parla di misericordia e di amore. Quando si gettano le proprie colpe , con fiducia tutta filiale, nel braciere divorante dell'amore, come potrebbero non essere consumante per sempre?"
(S. Teresa di Gesù Bambino)

venerdì 10 gennaio 2025

Conto alla rovescia per la scuola-laboratorio nazionale di formazione

  E' fondamentale la formazione dei formatori perché l'identità del Carmelo non sia svilita dai punti di vista, ma si fedele al carisma dei nostri fondatori. E' un alimento continuo che aiuta a maturare la propria risposta al Carmelo e che affina la capacità d'ascolto e di guida delle persone che nella nostra comunità ci sono state affidate. Nasce così la Scuola - Laboratorio nazione di Formazione on line per attuali e futuri responsabili della formazione. Le quattro giornate che il Coordinamento Interprovinciale ha organizzato partiranno dai temi fondamentali per il carmelitano scalzo secolare. Seguirà un laboratorio aperto ai formatori attuali e a quanti potrebbero esserlo in futuro.
S'inizia il 31 gennaio con p. Aldo Formentin ocd sul tema: 
Fedeltà all’identità secolare carmelitana e responsabilità nel vivere il quotidiano.

Il 28 marzo p. Fausto Lincio ocd approfondirà gli Elementi di discernimento vocazionale nell’OCDS

Il 30 maggio si svolgerà la tavola rotonda sul tema: 
Come vivo il senso di appartenenza e corresponsabilità nell’OCDS

Il 27 settembre p. Ramiro Casale ocd concluderà con la  relazione sul tema: Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza