lunedì 18 novembre 2024

Piccole storie per l'anima

 C'era un cerbiatto che, insieme a molti altri animali, aveva deciso di scalare una montagna altissima. La cima era inaccessibile agli occhi perché si trovava oltre le nuvole, in una dimensione invisibile e sconosciuta. Tutti gli animali erano attratti da ciò che poteva esistere al di là di quel velo di nubi.
        Tanti animali partirono per quel viaggio pieni di entusiasmo, ma, man mano che procedeva, il cammino si dimostrava impervio e molti si scoraggiarono. «Si farà presto notte, torniamo a casa al sicuro.» Alcuni tornarono indietro. Ma i più coraggiosi proseguirono. «Non proseguite, incauti! Ci saranno i lupi o gli orsi nel bosco».
        Altri si fermarono prima della foresta in preda alla paura. Il cerbiatto, imperterrito e incurante, proseguì. Attraversarono la foresta e si fece sera. «Verrà la notte e con essa l'ombra oscura: ci perderemo. Fermatevi!». Di fronte alla paura di smarrirsi quasi tutti lasciarono il cammino verso la vetta.
     
   Il cerbiatto, imperterrito e incurante, proseguì. All'alba raggiunsero una radura, ma le nuvole impedivano di vedere oltre. Sembrava che il sole non dovesse mai più spuntare. Oltre quelle nuvole regnava solo l'incertezza. «Non vi è nulla oltre. Non ci sarà cibo né acqua. Morirete di fame e di sete. Diventerete folli e vagherete nel nulla sino a morire. Non proseguite».
        I pochi rimasti si fermarono impietriti di fronte alla paura della morte e della follia. Il cerbiatto, imperterrito e incurante, proseguì. «Fermati», gridavano tutti i pochi animali giunti fino a lì. « Solo un folle potrebbe andare avanti».
         Il cerbiatto, imperterrito e incurante, proseguì. Entrò da solo nelle nubi. Nient'altro che bianco e solitudine per un tempo indeterminato, che sembrava non dovesse mai avere fine. Il cerbiatto proseguì fino a che non ebbe esaurito ogni energia. Oltre le nubi, il cielo si aprì e un orizzonte sconfinato mostrò la sua bellezza.
         Il sole, radioso, sorrise alla vista di quel minuscolo essere solitario. Il cerbiatto proseguì fino alla vetta delle vette e, lì, si fermò a respirare. La meraviglia che si disvelò ai suoi occhi lavò via ogni stanchezza e ogni affanno. Si ammiravano in lontananza valli, monti, laghi, fiumi. E tutta la terra era rigogliosa. Da quell'altezza si poteva contemplare davvero ogni meraviglia. Respirava pieno di amore il cerbiatto che, imperterrito e incurante, era giunto fino in cima.
Il suo difetto più grande era stato la sua più grande fortuna: era sordo.

Per seguire la logica del Vangelo occorre
 diventare "sordi" alla logica del mondo


In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni
  (Mt 16,21-27)

                                                        

 "Tutto, al di fuori di Dio, tutto è vanità"
S. Teresa di Gesù Bambino

lunedì 11 novembre 2024

Da Digione, Lisieux ai nostri cuori. L'eredità di un percorso fatto insieme

 

A volte si fa fatica a mettere in condivisione un percorso spirituale che nel Carmelo ha anche il sapore di una profonda intimità con Dio. Ma proprio l'esempio dei nostri santi ci aiuta ad andare oltre, anche se sembra sia qualcosa da vivere soltanto interiormente. E proprio le occasioni di incontro tra le comunità ci fanno scoprire che la bellezza della fede è anche saperla comunicare gli uni agli altri. Prova ne è questa serie di testimonianze che, a distanza di alcuni mesi, ci arrivano come risonanza dell’esperienza fatta a Digione e a Lisieux da alcune comunità secolari italiane dei carmelitani scalzi promossa dal Coordinamento Interprovinciale dell’Ocds d’Italia

 Tutto è dono di Dio! Quando comprendiamo questo, ogni cosa acquista un sapore nuovo e ogni istante della nostra vita diventa dolce da gustare. Non posso quindi che iniziare con il ringraziare il Signore anche per il dono di questo corso di formazione con cui ha voluto impreziosire la mia vita. Un tempo importante fatto di incontri speciali e di case che profumano di ospitalità. Un tempo dove riposo e spensieratezza si sono incontrati e fusi felicemente con la preghiera e la contemplazione. Un tempo dove il procedere lento è stato assaporato chiudendo gli occhi del corpo e aprendo quelli dell’anima per intraprendere quel viaggio nel viaggio: un incamminarsi fuori, in queste terre predilette, per imparare a scendere nei meandri più profondi di sé stessi.”

Ce lo ricorda la testimonianza di Claudia Maria Luisa Addamo della Comunità OCDS “S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo” di Trappeto (Catania) che possiamo scaricare integralmente qui.

“Sono passate poche settimane dal nostro rientro, ma già quanta nostalgia di quei luoghi Santi, quanto piacere nel ricordare gli avvenimenti e gli aneddoti che ci sono stati raccontati, quante riflessioni e spunti portati a casa per la nostra preghiera e le nostre meditazioni!”, commentano Maristella e Sophie dell’OCDS di Lodi, la cui testimonianza possiamo leggere qui.

Concludiamo con Michele Caldarella della Comunità OCDS “S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo” di Trappeto che ha voluto direttamente rivolgere la sua preghiera ad Elisabetta della Trinità.




Piccole storie per l'anima

 

Due sassolini, grossi si e no come una castagna, giacevano sul greto di un torrente. Stavano in mezzo a migliaia di altri sassi, grossi e piccoli, eppure si distinguevano da tutti gli altri. Perché erano di un intenso colore azzurro. Quando un raggio di sole li accarezzava, brillavano come due frammenti di cielo caduti nell’acqua.
Loro due sapevano benissimo di essere i più bei sassi del torrente e se ne vantavano dal mattino alla sera. Guardavano con commiserazione gli altri sassi che erano grigi, bianchi, striati, rossicci, chiazzati. "Noi siamo i figli del cielo!", strillavano, quando qualche sasso plebeo si avvicinava troppo. "State a debita distanza! Noi abbiamo il sangue blu. Non abbiamo niente a che fare con voi!".
Erano insomma due sassi boriosi e insopportabili. Passavano le giornate a pensare che cosa sarebbero diventati, non appena qualcuno li avesse scoperti. "Finiremo certamente incastonati in qualche collana insieme ad altre pietre preziose come noi". "Sul dito bianco e sottile di qualche gran dama". "Sulla corona della regina d’Olanda". "Sulla spilla della cravatta del Principe di Galles". "Ci aspetta una gran vita...". "Alberghi di lusso, crociere, balli, feste, ricevimenti... "Andremo fino a Caponord...".
Un bel mattino, mentre i raggi del sole giocavano con le trine di spuma dei sassi più grandi, una mano d’uomo entrò nell’acqua e raccolse i due sassolini azzurri. "Evviva!", gridarono i due all’unisono. "Si parte!". Finirono in una scatola di cartone insieme ad altri sassi colorati. "Ci rimarremo ben poco!" dissero, sicuri della loro indiscussa bellezza. La cosa durò più del previsto. I due sassolini furono sballottati di qua e di là, cambiarono spesso scatola, furono spesso soppesati e palpati da mani ruvide.
Rimasero ultimi nella scatola. Poi una mano li prese e li schiacciò di malagrazia contro il muro in mezzo ad altri sassolini, in un letto di cemento tremendamente appiccicoso. "Ehi! Fai piano! Siamo preziosi, noi!", gridavano i sassolini azzurri. Ma due sonore martellate li fecero affondare ancora di più, dentro ii cemento. Piansero, supplicarono, minacciarono. Non ci fu niente da fare. I due sassolini azzurri si ritrovarono inchiodati al muro. L’amarezza e la delusione li riempivano di riflessi viola.
"Razza di imbecilli, asini e incompetenti! Non hanno capito la nostra importanza! ". Il tempo ricominciò a scorrere, lentamente. I due sassolini azzurri erano sempre più arrabbiati e non pensavano che ad una cosa: fuggire. Ma non era facile eludere la morsa del cemento, che era inflessibile e incorruttibile. I due sassolini non si persero di coraggio. Fecero amicizia con un filo d’acqua, che scorreva ogni tanto su di loro.
Quando furono sicuri della lealtà dell’acqua, le chiesero il favore che stava loro tanto a cuore. "Infiltrati sotto di noi, per piacere. E staccaci da questo maledetto muro!" L’acqua non se lo fece ripetere due volte. Era la sua passione infiltrarsi nei muri e si divertiva molto ad allargare crepe e sbriciolare cemento. Fece del suo meglio e dopo qualche mese i sassolini già ballavano un po’ nella loro nicchia di cemento. Finalmente, una notte umida e fredda, Tac! Tac!: i due sassolini caddero per terra. "Siamo liberi!".
E mentre erano sul pavimento lanciarono un’occhiata verso quella che era stata la loro prigione. "Oooooh!" La luce della luna che entrava da una grande finestra illuminava uno splendido mosaico. Migliaia di sassolini colorati e dorati formavano la figura di Nostro Signore. Era il più bel Gesù che i due sassolini avessero mai visto.
Ma il volto... il dolce volto del Signore, in effetti, aveva qualcosa di strano. Sembrava quello di un cieco. Ai suoi occhi mancavano le pupille! "Oh, no!". I due sassolini azzurri compresero. Loro erano le pupille di Gesù!
Chissà come stavano bene, come brillavano, come erano ammirati, lassù. Rimpiansero amaramente la loro decisione. Quanto erano stati insensati! Al mattino, un sacrestano distratto inciampò nei due sassolini e, poiché nell’ombra e nella polvere tutti i sassi sono uguali, li raccolse e, brontolando, li buttò nel bidone della spazzatura.

I due sassolini azzurri falliscono perché non sanno vedere. Nella loro presunzione si illudono sulle proprie qualità e su ciò che può renderli veramente felici. Per questo motivo scoprono troppo tardi la bellezza e la ricchezza della missione a cui erano stati chiamati.


"Ho imparato ad amare la vita solo da quando
so per quale fine vivo"  

S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  (Vangelo secondo Giovanni 14.1-12)


venerdì 8 novembre 2024

Esercizi spirituali a Bocca di Magra



















Da giovedì 21 a domenica 24 novembre la Provincia Ligure vivrà gli esercizi spirituali guidata dal padre Federico Barbieri delegato provinciale per l'ocds. Tema scelto è "La parte migliore" (ma di una cosa sola c'è bisogno, si legge nel Vangelo di Luca capitolo 10 versetti 38-42). Gli esercizi si svolgeranno a Bocca di Magra nel monastero Santa Croce tanto caro al mondo dei carmelitani perché legato al ricordo di padre Anastasio Ballestrero che lì visse gli ultimi momenti della sua vita.
















 

mercoledì 6 novembre 2024

La Provincia Napoletana ocds dà inizio alla formazione

 

Nella Lettera Apostolica "Aperuit illis" papa Francesco scrisse che "abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità".

E prima ancora la Verbum Domini di Benedetto XVI aveva sottolineato che ascoltare insieme la Parola di Dio, praticare la lectio divina della Bibbia, lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della Parola di Dio, superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con le nostre opinioni o pregiudizi, ascoltare e studiare nella comunione dei credenti di tutti i tempi: tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità della fede, come risposta all’ascolto della Parola.
Ecco perché quando ci viene proposto un incontro sulla Parola è sempre un evento formativo e spirituale importante.
La presidente della Provincia Napoletana dell'Ocds Francesca Napolitano ha inviato alle comunità la seguente comunicazione:

Buon cammino a tutti nel percorso formativo e di vita comunitaria che ogni Comunità sta attuando. Tenendo presenti le esigenze delle nostre realtà comunitarie e le ineludibili necessità familiari, il Consiglio provinciale Ocds ha premura di comunicarvi le prossime date individuate, con la collaborazione dei Padri, per la proposta formativa annuale che accoglie alcuni vostri recenti suggerimenti.

Nei prossimi giorni daremo i necessari ulteriori dettagli, in attesa di comunicarvi al più presto il calendario dell’intero anno 2024-25. ➢ 9 Novembre Incontro a Maddaloni ore 9,30-13,00 in presenza (Campania), Online (Puglia, Basilicata), Sacra Scrittura, Relatore P. Cosimo Pagliara OCarm. Primo dei 4 moduli programmati per incontri interattivi di conoscenza, studio e meditazione della Sacra Scrittura con riferimenti alla spiritualità carmelitana. ➢ 23 Novembre Incontro Online per tutti Ore 9,30-12,00 Lettera del 15 ottobre 2024 inviata dal Preposito Generale. Lettura di alcuni stralci, spunti critici e considerazioni al fine di giungere insieme a scelte operative sulla richiesta formulata dal Preposito Generale di avviare studio, ricerca e condivisione del nostro ricco patrimonio dottrinale. ➢ 14 Dicembre Giornata di Spiritualità - Avvento - Conducono la Meditazione, rispettivamente, P. Andrea L’Afflitto OCD a Maddaloni (Campania) e P. Cosimo Pagliara O.Carm a Jaddico (Puglia e Basilicata) .
IL CONSIGLIO PROVINCIALE OCDS


lunedì 4 novembre 2024

Piccole storie per l'anima

 

Una nave da guerra pattugliava un settore particolarmente pericoloso del Mediterraneo. C'era tensione nell'aria. La visibilità era scarsa, con banchi di nebbia, così il capitano era rimasto sul ponte a sorvegliare le varie attività dell'equipaggio.
Poco dopo l'imbrunire, l'uomo di vedetta sul ponte annunciò: «Luce a tribordo!». «È ferma o si allontana?», gridò il capitano. «È ferma, capitano», rispose la vedetta.
Questo significava che la nave da guerra era in pericolosa rotta di collisione con quella nave. Il capitano ordinò al segnalatore: «Segnala a quella nave: siamo in rotta di collisione, vi consiglio di correggere la rotta di 20 gradi».
Giunse di rimando questa segnalazione: «È consigliabile che siate voi a correggere la rotta di 20 gradi». Il capitano disse: «Trasmetti: io sono un capitano, correggete la rotta di 20 gradi». «lo sono semplicemente un marinaio di seconda classe - fu la risposta -. Tuttavia, ribadisco, fareste meglio a correggere la rotta di 20 gradi».
Adesso il capitano era furente. «Trasmetti : sono una nave da guerra: correggete la rotta di 20 gradi».
La risposta fu semplice: «Impossibile. lo sono un faro».
Così, suo malgrado, la nave da guerra dovette cambiare rotta...


Viviamo in una società che su tanti argomenti
è in "rotta di collisione" con la Chiesa.
Ma non possiamo infrangere la Chiesa.
Possiamo solo infrangerci contro la Chiesa


E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
(Vangelo di Matteo 16,17-19)

"Chi vede il proprio Ordine andar perdendo in qualche cosa,
procuri di divenir pietra così forte da rialzare l'edificio. E il Signore l'aiuterà"
(S. Teresa d'Avila )

lunedì 28 ottobre 2024

Piccole storie per l'anima

Si racconta di un uomo che arrivò in una città una fredda mattina d'inverno. Come entrò nell'albergo, notò che ognuno là dentro girava scalzo, incluso il personale e i clienti. Sedutosi al tavolo per la colazione, incuriosito chiese al cameriere:

"Perché non avete le scarpe? Non le conoscete?" "Ovvio che conosciamo le scarpe!" replicò il cameriere un po' offeso. "E allora perché non le calzate?" chiese il visitatore.
"Ah, questa è una buona domanda", rispose il cameriere, "Già! Perché non abbiamo le scarpe?" Dopo colazione il visitatore volle fare un giro per la città, ammantata di neve. Anche per le strade la gente girava scalza. Stupito, chiese a un passante: "Perché non avete le scarpe? Non sapete che vi proteggono i piedi e rendono la vostra vita più confortevole?" Il passante rispose: "Credetemi, signore, noi sappiamo tutto sulle scarpe.
Vede quell'edificio? Quella è una fabbrica di scarpe. Siamo così fieri di quella fabbrica che ci riuniamo là dentro una volta alla settimana e l'amministratore ci spiega quanto siano meravigliose e utili le scarpe!" "E allora perché non le avete addosso?" insistette il visitatore. "Ah, questa è davvero una domanda interessante" , rispose il passante. "Già! Perché non abbiamo le scarpe?"

Quando si tratta di preghiera, molti cristiani sono come le persone di quella strana città. Sanno tutto sulla preghiera. Credono che essa sia utile. Sanno quante benedizioni e pace sgorghino dalla preghiera. Spesso in chiesa ascoltano anche prediche sull'importanza della preghiera. Ma se si chiede loro: "Perché non preghi di più?" questi cristiani ti rispondono: "Già! E' una bella domanda. Perché non lo faccio?" …

Pregare è godere della presenza del Signore
senza pretendere null'altro che questo.
E chi prega vede ciò che gli altri non riescono più a vedere.

giovedì 24 ottobre 2024

Pubblicata "Dilexit nos" nuova Enciclica del Papa

 Il cuore di Gesù. Quello palpitante d'amore per le creature che Dio gli ha affidato. Il cuore trafitto da cui sgorga la vita ed il cuore su cui si poggia confidente la testa del discepolo Giovanni... "quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore (paragrafo 121 dell'enciclica Dilexit nos) è il centro della nuova Enciclica di papa Francesco, la quarta, presentata oggi in Vaticano. C'è una carrellata di santi che hanno avuto una devozione particolare per il cuore di Gesù: da S. Daniele Comboni a Santa Maria Alacoque, da Sant'Agostino a S. Teresa di Lisieux che, scrive il papa, chiamava Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” e che nelle lettere alla sorella suor Maria invitava a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo”. 

  Qui la versione integrale

Convegno della Provincia Veneta del 12-13 ottobre.

 SILENZIO E FUOCO
                                           (dalla profezia di Elia alla preghiera carmelitana)


La vita di Elia è stata una vita di preghiera e la sua preghiera si è fatta vita concreta: è stata una preghiera di ascolto, di abbandono al Signore, di intercessione con i poveri, di testimonianza sul M. Carmelo, di supplica per tutto il mondo perché tornasse la pioggia, e alla fine di contemplazione di quel sussurro di una brezza leggera…

Il Carmelitano deve fare un’esperienza simile a quella di Elia presso il torrente Cherit: un cammino di preghiera che comporta la purificazione del cuore e la conoscenza di sé nel bene e per l’incontro col Signore.

LAVORA SUL TUO CUORE: come lo stai purificando? In che modo lo stai preparando per offrirlo a Dio quando busserà alla sua porta per entrarvi dentro?

Ecco quanto mi risuona nella mente e nell’anima dopo aver ascoltato la bella e densa relazione di P. Fabio Silvestri al Convegno della Provincia Veneta.

Noi abbiamo un dono che ci precede: dono della preghiera, della grazia, ma abbiamo un lavoro da fare: “Preparare le vie, rendere dritte le strade per le quali il Signore viene verso di noi, in maniera che quando Egli giungerà e busserà al nostro cuore, noi possiamo aprirlo subito a Lui che dice: “Io sto alla porta e busso” (Institutio Primorum Monacorum, fine sec XIV).

S. Teresa di Gesù metterà all’inizio di ogni esperienza di preghiera il “conoscimento di sé”: “Impara ad amarti nel bene, non solo per te stesso, ma per come ti vede Dio, per come il Signore ti conosce, nella tua unicità e per la tua piccola/grande  missione che ti ha affidato” liberandoti da tutto ciò che rallenta o deforma la via verso Lui.

Nel testo di formazione dei primi monaci, a cui si sono sicuramente ispirati S. Teresa e S. Giovanni della Croce per la loro riforma, si legge: “Impara ad amare l’altro nel Bene ( si può amare l’altro nel male, cioè per il mio vantaggio, per le mie convenienze) e impara ad amare l’altro per Dio vedendo la sua unicità, la sua bellezza, quella che persino tu devi imparare a rispettare”.

Ecco perché S. Teresa di Gesù concluderà il proprio Castello Interiore, al vertice dell’esperienza di preghiera, dicendo: “Ecco, sorelle, a che cosa serve il Matrimonio spirituale: a produrre opere ed opere e – lo specifica - ad essere vendute come schiavi marchiati dal ferro della Croce in tutto il mondo…”, cioè ad essere usati da Dio. Dal momento in cui Dio ti ha educato alla relazione con Lui, sei pronto per amare e perdonare.

La matrice eliana del carisma carmelitano ci permette di cogliere una profondissima esperienza di intimità con Dio e nello stesso tempo ci rimanda nella vita, nel mondo per una carità autentica, per una missione autentica, come dirà S. Teresa di Gesù Bambino: “Attirami e noi correremo”.

                                                                                                                                                    Nella ocds

 📼   Qui si può ascoltare l'audio di Padre Fabio Silvestri ocd 

mercoledì 23 ottobre 2024

Piccole storie per l'anima

 


Un serpente inseguiva una lucciola per divorarla. Il piccolo insetto faceva l'impossibile per fuggire dal serpente, che la inseguì per giorni. A un certo punto la lucciola, stanca ed esausta, si fermò e chiese al serpente: «Posso farti una domanda, anzi tre?». «Non sono abituato a rispondere a nessuno, ma dato che ti devo mangiare, chiedi pure». «Faccio parte della tua dieta?». «No». «Ti ho fatto qualcosa di male?». «No». «Allora perché vuoi mangiarmi?». «Perché non sopporto di vederti brillare».

Solo chi vive nelle tenebre
non sopporta e ha paura della luce…


Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato

(Vangelo di Matteo 10,22)

sabato 19 ottobre 2024

Ventisette anni fa Teresina fu proclamata dottore della Chiesa

  Il 19 ottobre 1997 S. Teresa di Gesù Bambino fu proclamata da Giovanni Paolo II Dottore della Chiesa, terzo santo carmelitano scalzo a ottenere questa qualifica, dedicandole la lettera apostolica "Divini Amoris Scientia" Qui potete rileggere l'omelia del Santo Padre, che tra l'altro disse:  A nessuno sfugge, pertanto, che oggi si sta realizzando qualcosa di sorprendente. Santa Teresa di Lisieux non ha potuto frequentare una Università e neppure studi sistematici. Morì in giovane età: e tuttavia da oggi in poi sarà onorata come Dottore della Chiesa, qualificato riconoscimento che la innalza nella considerazione dell'intera comunità cristiana ben al di là di quanto possa farlo un "titolo accademico".

Quando, infatti, il Magistero proclama qualcuno Dottore della Chiesa, intende segnalare a tutti i fedeli, e in modo speciale a quanti rendono nella Chiesa il fondamentale servizio della predicazione o svolgono il delicato compito della ricerca e dell'insegnamento teologico, che la dottrina professata e proclamata da una certa persona può essere un punto di riferimento, non solo perché conforme alla verità rivelata, ma anche perché porta nuova luce sui misteri della fede, una più profonda comprensione del mistero di Cristo. (...) Il desiderio che Teresa espresse di "passare il suo Cielo a far del bene sulla terra" (Opere Complete, p. 1050), continua a compiersi in modo meraviglioso.

mercoledì 16 ottobre 2024

Piccole storie per l'anima

 

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.

La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano a kilometri di distanza.
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla.
Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.


La prima cosa che satana compie su ciascun uomo
è convincerlo che lui, il maligno, non esiste.
Raggiunto lo scopo diventa semplice pervertire l'anima
e farla cadere nelle sue trappole mortali…


«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Gli si avvicinò il tentatore e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo condusse con sé nella Città santa e, postolo sul pinnacolo del tempio, gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù. Infatti sta scritto: Darà ordini per te ai suoi angeli che ti sorreggano sulle braccia, perché non urti in qualche sasso il tuo piede”. Gli rispose Gesù: “Sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro magnificenza e gli disse: “Tutte queste cose io te le darò, se prostrato a terra mi adorerai”. Allora gli disse Gesù: “Vattene, Satana! Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo presterai culto”. Il diavolo allora lo lasciò.
Ed ecco che gli angeli si avvicinarono a lui per servirlo.»
(Vangelo di Matteo 4,1-1)


"Quando il demonio è riuscito ad allontanare un'anima dalla santa Comunione
 ha raggiunto il suo scopo."
(S. Teresa di Gesù Bambino)