Il
secondo incontro della scuola di formazione nazionale on line dell’Ocds
d’Italia, svoltosi lo scorso 28 marzo (con p. Fausto Lincio ocd), forte del
primo step affrontato con la guida di p. Aldo (identità e fedeltà al carisma),
ci ha suggerito con quale consapevolezza e senso di responsabilità il formatore
deve approcciarsi al candidato alla formazione al Carmelo secolare. Non basta
conoscere bene il carisma carmelitano per essere formatori.
È importante
comprendere che la spiritualità carmelitana può attrarre in vari modi ma che
essere chiamati a far parte di un Ordine religioso, anche da laici, ci porta a
vivere all’interno di una “cornice”, così l’ha definita p. Lincio. C’è l’esigenza
di rispettare ciò che comporta quest’appartenenza.
La difficoltà di formare.
Non è svolgere il programma indicato il vero scoglio. P. Fausto ha individuato
per il ruolo di formatore due livelli di difficoltà che a volte sviluppano un
senso di inadeguatezza: una società che vive tutto a ritmo accelerato in cui il
candidato è immerso e il compito conferitogli in cui da un lato deve misurarsi
con la libertà del formando dall’altro ha la responsabilità di inserirlo in una
“cornice istituzionale che ha i suoi
paletti e perimetri che devono essere assunti e integrati”, nel rispetto
della singolarità della persona che “irrora
e rinnova la pianta su cui ci si è innestati”.
La
prima cosa da tener presente quando parliamo di discernimento vocazionale è ogni
cammino di consacrazione richiede quotidianamente una verifica e come ci
insegnano i nostri santi possiamo chiamare il nostro percorso cammino di perfezione o salita al Monte Carmelo esso ha comunque
un movimento dinamico. La stessa Teresa
D’Avila - lo ricordiamo – a un certo punto si rivolge al Signore con queste
parole: “Sono tua. Per te sono nata.
Dimmi che vuoi da me. Dimmi Signore”. P. Fausto osserva che chiedersi cosa
il Signore desideri da noi è una domanda positiva da porre non solo all’inizio
ma “anche dopo 50 anni di promesse
definitive o di voti”.
Con
quali criteri allora dobbiamo misurarci?
-
Il nodo vero del discernimento è qui: l'OCDS UNA REALTA' ISTITUZIONALE. Spiega p. Fausto “l’Ocds
non è un gruppo di preghiera mentale, non è il posto dei devoti della Madonna
del Carmine, non è il circolo degli amanti della spiritualità carmelitana… l’OCDS
è un ramo di un Ordine, una espressione di Chiesa pubblicamente riconosciuta
dalla Chiesa stessa (le promesse come ‘vincolo’ giuridico) che fa assumere
diritti e doveri ai suoi membri”. Ci diciamo orgogliosi di essere il terzo
ramo dell’Ordine, ma sappiamo che cosa vuol dire davvero?
Un
formatore consapevole di ciò comprende e fa comprendere al candidato durante un
adeguato tempo di discernimento che un conto è la sua motivazione personale un
altro è la chiamata vocazionale donata da Dio. Questo è il motivo per cui esistono
tappe, tempi, contenuti che guidano, senza spersonalizzare il candidato, a un’approfondita
immersione nel Signore. P. Lincio ha
lanciato anche una provocazione: sappiamo rispondere alla domanda “ma la
persona che sto imbarcando è adatta a questo viaggio o meno?” “Faccio un po’ provocatoriamente questa
sottolineatura per dire che l’identificazione di questo cammino non risolve di
per sé stesso tutte le questioni inerenti al cammino vocazionale”.
_
UN
CAMMINO DI FORMAZIONE IMPOSTO.
Il
grande lavoro svolto per la definizione del percorso formativo pensato è stato
veramente un passo importante. Un primo passo che “fa percepire che il cammino della formazione iniziale deve conoscere un
suo sviluppo progressivo armonico per dare ai candidati tutti gli elementi per
poter poi vivere in piena consapevolezza le Promesse”, ha detto p. Lincio.
Ma noi siamo pronti a dire, se il candidato fa resistenza a rivedere il suo
modo di vivere la preghiera e il cammino spirituale, se ha difficoltà a seguire
docilmente le tappe formative… che, benché sia una brava e devota persona, non
è chiamata al tipo di vita che il Carmelo propone?
Una
cosa è certa: chi è chiamato al Carmelo riesce a superare le proprie abitudini perché
nelle parole che al Carmelo trova, soprattutto quelle dei nostri santi, si riconosce,
si sente interpretato e allo stesso tempo illuminato, cioè capisce meglio chi è
lui come persona e chi è il Signore. P. Fausto indica anche questa ‘reazione’
di fronte ai testi dei nostri santi credo possa essere un criterio ulteriore
di discernimento vocazionale.
- LA COMUNITÀ È IL LUOGO VERO DEL
DISCERNIMENTO.
Come
ha ricordato p. Saverio Cannistrà in ‘Essere carmelitani scalzi oggi’,
l’esperienza teresiana ha come fulcro la dimensione comunitaria, il modo nuovo
di pensarsi, sostenersi e accompagnarsi:
-
comunità come luogo della pluralità armonica: persone tutte tra loro
molto diverse (età, esperienze di vita, maturazioni del cammino…) che hanno
trovato come un punto di ancoraggio comune, e questo è ciò che le rende
comunità. Se una comunità non vive ciò, è divisa, diventa difficile anche per
il formatore chiedere al candidato di rinunciare a qualcosa di suo per far
parte della comunità?
-
comunità come luogo del servizio: l’esperienza della comunità fa entrare
il candidato in un consesso di estranei che però sono anche suoi fratelli e
sorelle. La domanda vocazionale del candidato, se vera, dovrebbe piano piano
sostenere questo cambio di sguardo (da estranei a fratelli).
-
comunità come luogo di disinganno: è il luogo in cui la persona è messa
di fronte alla inadeguatezza di tanti suoi aspetti, di tanti suoi pensieri e
desideri, non perché questi siano necessariamente cattivi, ma perché lo stare
in comunità obbliga il singolo a una ricostruzione interiore che è possibile
nella misura in cui si confronta con l’argine che la comunità è.
Chiariti
i criteri, P. Fausto c’invita a rendere più espliciti, meno generici gli
orizzonti di senso della forma di vita dei carmelitani scalzi secolari, in modo
che possano essere riconosciuti e capiti, dal formatore e dal candidato. È la
nuova sfida, non facile, da affrontare insieme.
Prossima tappa sarà il 30 maggio: si svolgerà la tavola rotonda sul tema “Come vivo il senso di appartenenza e corresponsabilità nell’OCDS”.
Stefania De Bonis
ocds