lunedì 7 aprile 2025

La Scuola di formazione nazionale: GLI ELEMENTI DI DISCERNIMENTO VOCAZIONALE NELL’OCDS

 Il secondo incontro della scuola di formazione nazionale on line dell’Ocds d’Italia, svoltosi lo scorso 28 marzo (con p. Fausto Lincio ocd), forte del primo step affrontato con la guida di p. Aldo (identità e fedeltà al carisma), ci ha suggerito con quale consapevolezza e senso di responsabilità il formatore deve approcciarsi al candidato alla formazione al Carmelo secolare. Non basta conoscere bene il carisma carmelitano per essere formatori.
È importante comprendere che la spiritualità carmelitana può attrarre in vari modi ma che essere chiamati a far parte di un Ordine religioso, anche da laici, ci porta a vivere all’interno di una “cornice”, così l’ha definita p. Lincio. C’è l’esigenza di rispettare ciò che comporta quest’appartenenza.

La difficoltà di formare. Non è svolgere il programma indicato il vero scoglio. P. Fausto ha individuato per il ruolo di formatore due livelli di difficoltà che a volte sviluppano un senso di inadeguatezza: una società che vive tutto a ritmo accelerato in cui il candidato è immerso e il compito conferitogli in cui da un lato deve misurarsi con la libertà del formando dall’altro ha la responsabilità di inserirlo in una “cornice istituzionale che ha i suoi paletti e perimetri che devono essere assunti e integrati”, nel rispetto della singolarità della persona che “irrora e rinnova la pianta su cui ci si è innestati”.

La prima cosa da tener presente quando parliamo di discernimento vocazionale è ogni cammino di consacrazione richiede quotidianamente una verifica e come ci insegnano i nostri santi possiamo chiamare il nostro percorso cammino di perfezione o salita al Monte Carmelo esso ha comunque un movimento dinamico.  La stessa Teresa D’Avila - lo ricordiamo – a un certo punto si rivolge al Signore con queste parole: “Sono tua. Per te sono nata. Dimmi che vuoi da me. Dimmi Signore”. P. Fausto osserva che chiedersi cosa il Signore desideri da noi è una domanda positiva da porre non solo all’inizio ma “anche dopo 50 anni di promesse definitive o di voti”.

Con quali criteri allora dobbiamo misurarci?

- Il nodo vero del discernimento è qui: l'OCDS UNA REALTA' ISTITUZIONALE. Spiega p. Fausto “l’Ocds non è un gruppo di preghiera mentale, non è il posto dei devoti della Madonna del Carmine, non è il circolo degli amanti della spiritualità carmelitana… l’OCDS è un ramo di un Ordine, una espressione di Chiesa pubblicamente riconosciuta dalla Chiesa stessa (le promesse come ‘vincolo’ giuridico) che fa assumere diritti e doveri ai suoi membri”. Ci diciamo orgogliosi di essere il terzo ramo dell’Ordine, ma sappiamo che cosa vuol dire davvero?

Un formatore consapevole di ciò comprende e fa comprendere al candidato durante un adeguato tempo di discernimento che un conto è la sua motivazione personale un altro è la chiamata vocazionale donata da Dio. Questo è il motivo per cui esistono tappe, tempi, contenuti che guidano, senza spersonalizzare il candidato, a un’approfondita immersione nel Signore. P. Lincio ha lanciato anche una provocazione: sappiamo rispondere alla domanda “ma la persona che sto imbarcando è adatta a questo viaggio o meno?” “Faccio un po’ provocatoriamente questa sottolineatura per dire che l’identificazione di questo cammino non risolve di per sé stesso tutte le questioni inerenti al cammino vocazionale”.  

_ UN CAMMINO DI FORMAZIONE IMPOSTO. Il grande lavoro svolto per la definizione del percorso formativo pensato è stato veramente un passo importante. Un primo passo che “fa percepire che il cammino della formazione iniziale deve conoscere un suo sviluppo progressivo armonico per dare ai candidati tutti gli elementi per poter poi vivere in piena consapevolezza le Promesse”, ha detto p. Lincio. Ma noi siamo pronti a dire, se il candidato fa resistenza a rivedere il suo modo di vivere la preghiera e il cammino spirituale, se ha difficoltà a seguire docilmente le tappe formative… che, benché sia una brava e devota persona, non è chiamata al tipo di vita che il Carmelo propone?

Una cosa è certa: chi è chiamato al Carmelo riesce a superare le proprie abitudini perché nelle parole che al Carmelo trova, soprattutto quelle dei nostri santi, si riconosce, si sente interpretato e allo stesso tempo illuminato, cioè capisce meglio chi è lui come persona e chi è il Signore. P. Fausto indica anche questa ‘reazione’ di fronte ai testi dei nostri santi credo possa essere un criterio ulteriore di discernimento vocazionale.

- LA COMUNITÀ È IL LUOGO VERO DEL DISCERNIMENTO. Come ha ricordato p. Saverio Cannistrà in ‘Essere carmelitani scalzi oggi’, l’esperienza teresiana ha come fulcro la dimensione comunitaria, il modo nuovo di pensarsi, sostenersi e accompagnarsi:

- comunità come luogo della pluralità armonica: persone tutte tra loro molto diverse (età, esperienze di vita, maturazioni del cammino…) che hanno trovato come un punto di ancoraggio comune, e questo è ciò che le rende comunità. Se una comunità non vive ciò, è divisa, diventa difficile anche per il formatore chiedere al candidato di rinunciare a qualcosa di suo per far parte della comunità?

- comunità come luogo del servizio: l’esperienza della comunità fa entrare il candidato in un consesso di estranei che però sono anche suoi fratelli e sorelle. La domanda vocazionale del candidato, se vera, dovrebbe piano piano sostenere questo cambio di sguardo (da estranei a fratelli).

- comunità come luogo di disinganno: è il luogo in cui la persona è messa di fronte alla inadeguatezza di tanti suoi aspetti, di tanti suoi pensieri e desideri, non perché questi siano necessariamente cattivi, ma perché lo stare in comunità obbliga il singolo a una ricostruzione interiore che è possibile nella misura in cui si confronta con l’argine che la comunità è.

Chiariti i criteri, P. Fausto c’invita a rendere più espliciti, meno generici gli orizzonti di senso della forma di vita dei carmelitani scalzi secolari, in modo che possano essere riconosciuti e capiti, dal formatore e dal candidato. È la nuova sfida, non facile, da affrontare insieme.

Prossima tappa sarà il 30 maggio: si svolgerà la tavola rotonda sul tema “Come vivo il senso di appartenenza e corresponsabilità nell’OCDS”.                             

Stefania De Bonis ocds


domenica 6 aprile 2025

Pellegrini con Maria nel santuario Madonna delle Neve

 Carissimi confratelli e consorelle ben ritrovati!

 Accogliendo le indicazioni del nostro Statuto Provinciale, in cui si sottolinea che uno dei compiti principali del Consiglio Provinciale è quello di promuovere ed organizzare convegni ed incontri formativi intesi a favorire la comunione e la crescita spirituale delle Comunità della Provincia  tutti i membri delle comunità dell'Ordine Secolare Teresiano della Provincia Veneta e del Commissariato Lombardo, sono invitati al PELLEGRINAGGIO MARIANO di Sabato 3 Maggio 2025 - Santuario “Madonna della Neve” di Adro (BS)

Fraternamente e in comunione, 
Carla Tenuta e Rosa Pellegrino OCDS
Rispettivamente Presidente OCDS della Provincia Veneta e Presidente del Commissariato OCDS Lombardo




Sabato 3 Maggio 2025 
 PROGRAMMA DELLA GIORNATA

10.00
 Accoglienza
10.15
 « Pellegrini con Maria, Stella di speranza »  [P. Fabio Roana,  Delegato  Provinciale OCDS ]
11.00  Pausa 
11.30
 Entrata insieme nel Santuario giubilare
          S. Messa - Indulgenza Plenaria   
    (durante l’omelia Padre Aldo racconterà la storia dell’apparizione dell’Avvocata dei Peccatori al Pastorello)       

12.30 Pranzo al sacco
 14.30 Rosario meditato
15.30 
 Vespri
16.00 Buon ritorno!

 Portare con sé: la Liturgia delle Ore e Scapolare

CONVEGNO DELLA PROVINCIA VENETA OCDS

“COME DISCERNERE ALLA LUCE DELLO SPIRITO NEL RISPETTO DEL CARISMA E DELL’UNICITA’ DELLA PERSONA”   CON  P. RAMIRO CASALE - Delegato Generale OCDS.

  

Sabato 29 e domenica 30 marzo presso il  Centro Diocesano di Spiritualità San Fidenzio di Verona si è svolto il nostro Convegno Provinciale con la guida di Padre Ramiro Casale, Delegato Generale per l’Ordine Secolare. Una presenza da tempo attesa e tanto desiderata, e ringraziamo il Signore per questo bel dono.

L’atmosfera che si è creata subito fra noi partecipanti, fin dalle prime battute di P. Ramiro, è stata di grande gioia nel cuore, anche se l’argomento richiedeva riflessione, concentrazione e uno sguardo serio alla propria interiorità. Ma è sempre allettante e gioioso poter riflettere insieme e scoprirsi capaci di migliorare se stessi e le nostre relazioni con il Signore e con i nostri fratelli e sorelle nelle nostre comunità.

 P. Ramiro ci ha fatto iniziare dalla conoscenza di sé, dalla nostra umanità, richiamando i procedimenti mentali e psicologici che dobbiamo imparare a riconoscere per contenere l’istintività ed entrare in un sano meccanismo di autoeducazione. Ci ha illustrato le distorsioni cognitive dettate a volte anche da emozioni o stati d'animo, che proviamo in un determinato momento e che ci fanno percepire una realtà diversa da quella che potrebbe essere realmente, solitamente conducendoci a pensieri e atteggiamenti negativi.

Ma per imparare a discernere dobbiamo utilizzare in armonia sia la capacità riflessiva, sia quella emotiva ed analizzare la nostra vita con entrambe queste capacità. Se lo facciamo su di noi, poi possiamo aiutare anche gli altri e aiutarci in comunità in questo processo.

Ma come riconoscere se un’ispirazione viene da Dio oppure no? Se viene da Dio, contiene un costante incoraggiamento a continuare o a ricominciare nonostante gli ostacoli; S. Teresa ce lo insegna: <<Non fermatevi, anche se crolla il mondo, non fermatevi!>> Se non viene da Dio, allora prevarranno pensieri di scoraggiamento e di sfiducia che indurranno a lasciar perdere.

Impariamo a riconoscere la voce sottile e leggera dello Spirito Santo nel nostro cammino di discernimento, ben sapendo che nel Carmelo abbiamo elementi spirituali e carismatici che ci guidano in questo.

Dopo averli ampiamente analizzati, P. Ramiro ci ha invitato a rielaborare in gruppo quanto ci aveva illustrato perché non basta ascoltare (in quanto si dimentica quanto ascoltato), ma serve riflettere insieme per ricordare e per immaginare un modo migliore di essere e di relazionarsi.


 I lavori nei gruppi sono stati arricchenti e si è fatta una bella condivisione sui punti suggeriti da P. Ramiro.

Curiosando fra gli appunti presi in uno dei gruppi, riportiamo:

 

1.     Il ciclo del pensiero

Dal pensiero derivano le nostre emozioni che ricadono sulle nostre azioni, ma anche sui nostri comportamenti verso l’altro. Dobbiamo fare attenzione a quella che è l'istintività che dobbiamo imparare a contenere conoscendo noi stessi, conoscendo gli altri all'interno della comunità ed entrando in un meccanismo di autoeducazione. È necessario ricordarsi che è presente nell’essere umano sia una parte corporea che una parte spirituale e quindi diventa necessario porre attenzione sempre e comunque alla persona nella sua integralità.

2.     Le distorsioni cognitive

Le distorsioni cognitive sono quei procedimenti mentali, dettati a volte anche da emozioni o stati d'animo, che proviamo in un determinato momento e che ci fanno percepire una realtà diversa da quella che potrebbe essere realmente, solitamente conducendoci a pensieri e atteggiamenti negativi. Esse potrebbero diventare un pericolo quando continuano ad essere presenti nella nostra mente. La comunità ci aiuta a superare queste difficoltà e a capire quando sbagliamo; nel confronto e nella ricerca comune della verità possiamo raggiungere la serenità, senza mai dimenticare ciò che caratterizza l'ordine carmelitano cioè la preghiera che ci mette in un atteggiamento di ascolto e ci fa comprendere e capire i nostri fraintendimenti.

3.     Gli elementi spirituali più importanti nel discernimento.

La comunità ci permette di operare e iniziare un cammino di continuo discernimento, ma quello che ci aiuta a comprendere ciò che è bene e ciò che è male e, dunque, a discernere sicuramente è la parola di Dio. Essa è sempre la migliore risposta alla situazione che stiamo vivendo, alle opere che dobbiamo compiere, alle scelte da fare. Questo perché la parola del Signore è sempre nuova e opera in noi, guidandoci sulla retta via e sul cammino che il Signore ha pensato per noi chiamandoci al Carmelo. È grazie all’orazione, altro aspetto che caratterizza il Carmelo, che riusciamo ad entrare in un silenzio profondo, silenzio che non incute timore, ma anzi invita all'ascolto di quanto il Signore ci vuole trasmettere. Questo è il sacro silenzio che è da considerare come il respiro dell'anima; attraverso  l’orazione si riesce a sentire e percepire quanto il Signore vuole da noi e ad affrontare la sofferenza sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo.

4.     La conoscenza di sé nel processo di discernimento

La conoscenza di sé è fondamentale per arrivare ad un processo di discernimento, ci fa percepire i nostri limiti e le nostre capacità e grazie alla condivisione con l’altro ci permette di accettare serenamente “come siamo fatti” e ascoltare i consigli dei nostri fratelli e sorelle.


5.     Gli altri elementi carismatici utili nel percorso di discernimento alla vocazione OCDS

Sicuramente oltre alla preghiera e al  silenzio, un elemento che caratterizza il discernimento per la vocazione all'interno dell'Ordine Secolare è l'esame di coscienza che viene suggerito anche da Santa Teresa d'Avila, nostra madre, quando ci dice di recitare un confiteor prima di iniziare l'orazione. L'altra caratteristica carismatica per la vocazione OCDS è il pregare per tutti, per la redenzione del mondo, cogliendo il suggerimento di Edith Stein di “Stare davanti a Dio per tutti”, affidando le nostre suppliche per il mondo e quindi aprendo il nostro cuore a Dio per tutti coloro che abitano questa terra.

 

Nella ocds e Silvia ocds

 

mercoledì 2 aprile 2025

Quarta scheda: L'amore di Teresina per Maria


 Possiamo considerare questo bellissimo testo di Santa Teresina, pubblicato integralmente nella quarta scheda formativa il suo testamento spirituale. Nel processo Apostolico si legge infatti: “Ho ancora qualcosa da fare prima di morire”, confida Teresa, “già molto malata”, alla sorella Celina: “Ho sempre sognato di esprimere in un canto alla Santa Vergine tutto ciò che penso di lei” (Processo Apostolico, Roma, 268). Clicca qui per scaricare la scheda

sabato 22 marzo 2025

Scuola Laboratorio.di formazione- II appuntamento

Sarà p. Fausto Lincio, carmelitano scalzo, a guidare il gruppo dei formatori ( attuali e futuri) delle nostre comunità ocds, attraverso gli elementi essenziali per riconoscere la.vera vocazione carmelitana teresiana.  
Venerdì 28 marzo alle 21 sarà possibile a tutti gli iscritti alla Scuola -Laboratorio nazionale di formazione on line, collegarsi per prendere parte al secondo appuntamento della Scuola, organizzata dal Coordinamento Interprovinciale dell'Ocds d'Italia. 

giovedì 20 marzo 2025

Piccole storie per l'anima


C'era una volta un giovane ramo di un grande albero. Era nato in primavera, tra il tepore dell'aria e il canto degli uccelli. In mezzo all'aria, alle lunghe giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi mesi di vita.

Era felice: aveva foglie bellissime, e, poi, erano sopraggiunti fiori colorati ad adornare e, dopo ancora, grandi frutti succosi di cui tutti gli uccelli del cielo potevano nutrirsi.
Ma un giorno cominciò a sentirsi stanco: era settembre... I frutti si staccarono, le foglie cominciarono a cambiare colore divenivano sempre più pallide... Addirittura, di tanto in tanto il vento se ne portava via qualcuna.
Venne la pioggia e poi l'aria fredda, e il ramo si sentiva sempre peggio: non capiva cosa stesse succedendo. In pochi giorni e in poche notti si trovò spoglio, infreddolito, completamente solo.
Rimase così qualche tempo fin quando non capì che non poteva far altro che mettersi a cercare i suoi fiori, le sue foglie, i suoi frutti per poter di nuovo stare insieme a loro. "Devo darmi da fare" disse risoluto tra sé e sé. Cominciò allora, a chiedere aiuto a tutti i suoi amici. Si rivolse dapprima al Mattino: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sai dove le posso trovare?".
Il Mattino rispose "Ci sono alberi che ne hanno tante, prova a chiedere a loro". Si rivolse a quegli alberi: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sapete dirmi dove le posso trovare?". Gli alberi risposero: "Noi le abbiamo sempre avute, prova a chiedere agli alberi uguali a te".
Si rivolse ai rami spogli come lui. "Abbiamo tanto freddo anche noi, non sappiamo cosa dirti...", gli risposero. Queste parole lo fecero sentire meno solo. Si disse che, se avesse ritrovato le foglie, sarebbe subito corso dai suoi simili a rivelare il luogo in cui si trovavano.
Continuò la sua ricerca e chiese al Vento. "Io le foglie le porto solo via è la pioggia che le fa crescere", disse il Vento a gran voce.
Si rivolse alla Pioggia. "Le farò crescere a suo tempo", gli disse la pioggia tintinnando.
Si rivolse allora al Tempo. "Io so tante cose", gli disse con voce profonda. "Il Tempo aggiusta tutto, non ti preoccupare occorrono tanti giorni e tante notti".
Si rivolse alla Notte, ma la Notte tacque e lo invitò a riposare. Si sentiva infatti molto stanco.
Mentre stava per addormentarsi uno gnomo passò di là. Al vedere quel ramo così spoglio e infreddolito, dal freddo e dalle intemperie si fermò e un po' preoccupato, gli chiese cosa stesse succedendo. Il ramo gli raccontò tutta la sua storia.
Lo gnomo stette con lui, si fermò nel suo silenzio, lo ascoltò, sentì il suo dolore. Allora il ramo parlò ancora e disse : "Mi è sembrato di chiudere gli occhi e dopo averli riaperti non ho più trovato le mie foglie, non sono stato più capace di vederle".
Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso del ramo, spiegandogli che erano occhiali magici che servivano per guardare dentro di sè. Il ramo, allora, apri bene gli occhi e... meraviglia...
Vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa circolare provò ad ascoltare, guardò a fondo: era linfa, linfa viva che si muoveva in lui. Incredulo disse allo gnomo ciò che vedeva.
Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori, e i frutti, nascono grazie alla linfa oltre che al caldo sole, all'aria di primavera e alla pioggia. "Se hai linfa dentro di te hai tutto", gli disse, "Non occorre chiedere più nulla a nessuno ma insieme all'acqua, alla luce, all'aria, agli altri rami, le foglie rinasceranno: le hai già dentro".
Il ramo, immediatamente si sentì più forte, rinvigorì: aveva la linfa in sé, non doveva più chiedere consigli, gli bastava lasciar vivere la linfa che circolava in lui.


 

"Rimanete in me ed io in voi.
Come il tralcio non può dare frutto,
se non è unito alla vite, così neppure voi se non siete uniti a me.
Io sono la vite, voi i tralci.
Colui che rimane in me ed io in lui, costui dà molto frutto,
poiché senza di me non potete far nulla …
"
(Gv 15,1-5)

L'albero coltivato e custodito con cura dal suo padrone
dà i suoi frutti nel tempo sperato.
(S. Giovanni nella Croce)

domenica 9 marzo 2025

Dalla preghiera alla fraternità, dalla fraternità alla preghiera

Sabato 5 Aprile 2024 si svolgerà la giornata di spiritualità dell'ocds del Commissariato Lombardo 

DALLA PREGHIERA ALLA FRATERNITA',
DALLA FRATERNITA' ALLA PREGHIERA”

Relatore: Padre Renato Dall'Acqua OCD Commissario


PROGRAMMA

9.15 Accoglienza
9.30 Lodi
9.45 Intervento di Padre Renato Dall'Acqua OCD
10.45 Risonanza, Condivisione
11.15 Pausa
11.30 Orazione mentale ( Gv7,40-53 )
12.00 S. Messa
13.00 Pranzo al sacco

Pomeriggio

14.30 Il Significato Spirituale del Giubileo: lo conosciamo?
Intervento di Angelo Berna OCDS
15.15 Comunicazioni della Presidente Rosa Pellegrino a seguire Vespri


Portare con sé: la Liturgia delle Ore e Scapolare

lunedì 3 marzo 2025

Piccole storie per l'anima

C’era una volta un sovrano potente. Sapeva che il numero dei giorni che gli restavano da vivere diminuiva inesorabilmente. Che cosa sarebbe diventato il suo bel impero, quando sarebbe stato costretto ad abbandonarlo con tutti i nemici che lo circondavano da ogni lato? 
           Che avrebbe potuto fare il giovane principe, quel figlio troppo giovane e inesperto che il sovrano aveva avuto, ahimé, in tarda età? Dove poteva rifugiarsi? Chi lo avrebbe protetto?
           Questi pensieri tormentavano il vecchio re, tanto che un giorno disse al principe: "Figlio mio, io non regnerò più per molto tempo e ignoro ciò che accadrà dopo la mia morte. Ci sono molti nemici intorno al trono. Ho tanta paura per l’impero che ho costruito e anche per te. 
          Morirei tranquillo se sapessi che hai un rifugio sicuro che ti protegga in caso di pericolo. Per questo ti consiglio di andare per il regno e di costruire fortezze in tutti gli angoli possibili, per tutti i confini del paese".
          Obbediente, il giovane si mise immediatamente in cammino. Percorse tutto il Paese, per monti e per valli, e dove trovava il posto conveniente, faceva costruire grandi fortezze solide e imponenti. Le fortezze sorsero nelle profondità delle foreste, nelle valli più nascoste, sulla sommità delle colline, nei deserti, in riva ai fiumi e sui fianchi delle montagne .
           Questo costò molto denaro, ma il principe non badava a spese: erano in gioco la sua vita e il suo trono. Dopo un certo tempo, il giovane ritornò nel palazzo del re suo padre. Stanco, dimagrito, ma soddisfatto d’aver portato a termine il compito, corse a presentarsi dal padre.
        "Ebbene, figlio mio, com’è andata? Hai fatto ciò che io ti avevo detto?" gli domandò il re. "Si, padre", rispose il principe. "In tutto il paese si innalzano fortezze imprendibili: nei deserti, sulle montagne, nel profondo delle foreste".
          Ma il vecchio re, il più potente che la storia abbia mai conosciuto, invece di congratularsi con il figlio per tutti i suoi sforzi, scuoteva la testa come in preda ad un forte dispiacere. "Non è questo, figlio mio, che avevo in mente io. Devi tornare indietro e ricominciare", disse. 
           "Le fortezze che tu hai costruito non ti proteggeranno assolutamente in caso di pericolo: tu sarai solo e non per quei muri e quelle pietre potrai sfuggire alle imboscate e alle trappole dei tuoi nemici. Tu devi costruirti dei rifugi nel cuore delle persone oneste e buone. 
            Devi cercare queste persone, e guadagnarti la loro amicizia: soltanto allora saprai dove rifugiarti nei momenti difficili. Là dove un uomo ha un amico sincero, là trova un tetto sotto cui ripararsi".
        Il principe si rimise in cammino. Non più per i deserti, i dirupi, le foreste selvagge, ma per andare verso la gente, tra loro, per costruire dei rifugi come immaginava suo padre, il vecchio re pieno di saggezza. E questo richiese molti più sforzi e fatiche.
         Ma il principe non li rimpianse mai. Perché, quando dopo un certo tempo il vecchio sovrano si spense e lasciò questo mondo, il principe non aveva più nessun nemico da temere.


E tu, quanti rifugi hai costruito fino ad oggi nella tua vita?

"Gesù non vuole che la nostra amicizia.
E chi si rifiuterà di concedergliela,
quando Egli non ha rifiutato di spargere tutto il suo sangue per noi, 
sacrificando la sua vita? 
 E' un nulla quanto domanda- pensate!
 E ascoltarlo è di sommo nostro interesse
."
(S.Teresa D'Avila)

domenica 2 marzo 2025

La scheda sull'Abbandono, frutto delizioso dell'Amore

 Pubblicata con il titolo  L’Abbandono è il frutto delizioso dell’Amore (Poesia 52) la  terza scheda del percorso di formazione attraverso le poesie e le preghiere di S. Teresa di Gesù bambino. 
Questa poesia risale al 31 maggio 1897 e, a differenza della precedente (Testo 2 – Poesia 17), è dovuta a una richiesta esplicita di suor Teresa di Sant’Agostino, la stessa che aveva forzato la mano di Teresa per la sua prima composizione nel 1893 (Poesia 1: La Rugiada Divina ossia il Latte Verginale di Maria). 

martedì 25 febbraio 2025

Ritiri di Quaresima a Maddaloni e Bari

 

Le comunità ocds della Semi-provincia napoletana si riuniranno per il ritiro di Quaresima  sabato 8 marzo. Quelle della Campania si ritroveranno con p. Andrea l'Afflitto a  Maddaloni nella Casa di Spiritualità SS. Annunziata (qui il programma), quelle della Basilicata e della Puglia si ritroveranno a Bari con p. Enzo Caiffa, nella Casa di spiritualità S. Francesco D'Assisi (qui il programma).


domenica 23 febbraio 2025

Piccole storie per l'anima




Il bambino era appena stato scoperto a dire una bugia. Il padre, comprensivo e moderno, sapeva che quella bugia in particolare non era importante, ma lo era il concetto morale di mentire.

Così interruppe quello che stava facendo e si sedette insieme al figlio per spiegargli, con un linguaggio semplice, perché doveva sempre dire la verità, qualunque cosa accadesse, cascasse il mondo ...
Squillò il telefono. Il figlio, che stava cercando di ingraziarsi il padre, disse: «Vado io!». E corse a rispondere al telefono. Ritornò poco dopo. «È l'assicuratore, papà».
«Uffa! Proprio adesso? Digli che non ci sono».



È così facile dare falsa testimonianza…

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
(Vangelo di Luca 6, 41-42)

martedì 18 febbraio 2025

Piccole storie per l'anima

C'era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta. Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele.

Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte. « Ti voglio bene» disse la mamma ad Adele. «Anch'io» sussurrò la bambina. Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: «È così che dovrebbe essere».
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l'avevano mai baciata? Perché non l'abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano? Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni. Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo.
All'improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: «Ti voglio bene». Poi corse dal papà e lo abbracciò: «Buonanotte papà», disse, «ti voglio bene». Quindi andò a letto, lasciando', i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell'autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: «Ciao, mamma. Ti voglio bene». Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera.
Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. «Allora, dov'è il mio bacio?» chiese, fingendo di essere contrariata. Cecilia si sollevò a sedere: «Oh, l'avevo scordato». La baciò e poi: «Ti voglio bene, mamma».
Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: «Anch'io ti voglio bene». Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità: «E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte». Cecilia rise e promise: «Non succederà più».
Oggi, qualcuno sta aspettando il «suo» bacio. Da te.


"Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore"
(Cantico dei Cantici 1,2)


"Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia?
Tutto ciò è tuo e tutto per te.
Non ti fermare in cose meno importanti
e non contentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo.
Esci fuori e vai superba della tua gloria.
Nasconditi in essa e gustala ed otterrai quanto chiede il tuo cuore"
(Orazione dell'anima innamorata - S. Giovanni della Croce)