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sabato 15 aprile 2017

Corriamo veloci incontro al Signore risorto

 Santa Pasqua

Carissimi fratelli, celebriamo solennemente oggi la Pasqua di Gesù. Vediamo subito all’inizio del Vangelo una figura particolare, Maria Magdala. La protagonista di questo evento meraviglioso è una donna. L’Evangelista poteva raccontare una cronaca su come avveniva la risurrezione di Gesù ma non lo fa. Parla invece di come incontrare il Risorto. Per noi che celebriamo questa festa a noi importa comprendere come incontrare il Risorto, come accogliere nella nostra vita questa grazia. Ed ecco in questo cammino che appare la figura di Maria Magdala che va in cerca di Gesù alla tomba. Va incontrare il Risorto. Questo è il motivo per qui celebriamo la Pasqua di Gesù.
L’indicazione del tempo ci fa comprendere il senso di ciò che Maria cerca. Un giorno primo dopo la settimana. Il sabato concludeva la settimana. Il primo dopo la settimana è il numero otto. In Matteo 5 vediamo le otto beatitudini e che le pratica sarà capace di superare la morte. La risurrezione di Gesù in quello giorno indica una nuova creazione che si realizza nella risurrezione di Gesù.
Maria Magdala viene di buon mattino alla tomba essendo ancora buio. Nel prologo di Giovanni, l’Evangelista ci fa comprendere la difficoltà di chi vive nelle tenebre di accogliere il messaggio di Gesù, la buona novella che Gesù ha rivelato. Maria Magdala parla al plurale: “hanno portato via il Signore, non sappiamo dove l’hanno messo”. Lei parla a nome della prima comunità che vive ancora nelle tenebre.
Maria vide la pietra tolta dal sepolcro. La pietra si usava per chiudere ogni possibile comunicazione tra che sta nel regno dei morti e che sta tra i viventi. In questo senso che si spiega l’atteggiamento di Maria. Maria va di buon mattino ma è stata condizionata da quell’idea cioè impossibile relazione tra i morti e i viventi. Sappiamo che i farisei non credono nella risurrezione dei morti.
Vedendo la pietra tolta Maria corre da Simon Pietro e l’altro discepolo anonimo. Dove sono gli altri discepoli? Si sono dispersi per paura e per l’incertezza. Maria Magdala che li raduna portando questa notizia. Chi va in creca del Risorto, quando lo trova va a radunare i dispersi. Questo è il compito di ciascuno di noi. È il messaggio di questa festa. La donna che era considerata inferiore adesso tiene un ruolo importante, quello di radunare i dispersi. La fede nel Risorto ci porta a realizzare questa missione.
I due discepoli correvano ma l’altro è più veloce. Il discepolo che sta intimo nell’ultima cena, disposto a morire con il Maestro è colui (anonimo cioè può essere tutti noi che seguiamo Gesù) che ha l’esperienza dell’amore di Gesù. Perciò corre veloce. 
Fare il corso da gigante come dice Santa Teresina. La spiritualità carmelitana ci invita proprio a fare questa esperienza. Lasciamoci amare da Gesù, solo cosi possiamo correre veloce. Invece Pietro ha dei pesi (ha rinnegato Gesù) che rallentano il suo cammino. Ha detto di essere pronto a dare la vita per Gesù ma dopo lo ha rinnegato. Il fallimento non è la fine del cammino ce l’ha insegnato Gesù quando è caduto per tre volte.
Il credente non è colui che da la vita per il Maestro come lo desiderava Pietro ma è Dio che offre la vita per gli uomini. Poi colui che è con Dio e come Dio dà la vita per gli altri.

La ricerca fervorosa di Maria Magdala alla tomba e la missione di radunare i dispersi sia la nostra missione. E la grazia frutto della Pasqua di Gesù ci sostiene sempre in questo cammino. 
P Hervé Andianarisoa ocd

domenica 3 luglio 2016

La Croce che dà frutto

MEDITIAMO CON P. Willison Hérvé ANDRIANARISOA

Omelia della Domenica XIV del tempo ordinario

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Un riduttivo di leggere questa parola di Gesù ponendo l’accento sugli operai che sono pochi. La constatazione qui riguarda la messe abbondante. Quindi la parola di Dio di questa domenica ci presenta l’abbondanza della grazia di Dio ossia la bontà infinita di Dio nonostante la nostra pochezza. Il vangelo chiede a noi di avere una visione di fede del mondo e della storia come grande campo dove la messe cresce prima al di là di noi. È questo il nostro Dio. Non ama a metà. La nostra preoccupazione sarà piuttosto quella che non vada perduta, perché nessuno la miete, cioè l’accoglie e la valorizza.

La messe cresce perché non dipende da noi ma è un dono abbondante di Dio come lo vediamo nella prima lettura. Il volto di Dio è simile a una madre che coccola un figlio. «Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati». A rendere più significativo l’annuncio di pace e di consolazione di coloro che si lasciano amare dal Signore e si lasciano salvare dalla sua misericordia, vengono evocate due realtà simboliche: il latte che sgorga dal petto della madre e l’acqua che scorre a irrorare il deserto. Si tratta di una esperienza che riempie tenerezza per dirlo con la parola di Papa Francesco e ridona fiducia.
La certezza di questa grazia viene affermata dalla seconda lettura. San Paolo sente di doversi vantare della sua propria debolezza nella quale si manifesta la forza di Cristo. Il suo unico vanto è la croce di Cristo. Da questo mistero dell’amore del Padre che diventiamo creature nuove. La messe abbondante che abbiamo detto all’inizio è frutto di questo evento meraviglioso: la croce di Cristo, la vita offerta da Cristo attraverso la sua croce.

La messe è abbondante. Ce ne sono in abbondanza i frutti di bene generati dalla morte e risurrezione di Cristo. Per cui c’è questa urgenza di sentirsi chiamati a lavorare per il vangelo. Il Signore ci chiede di pregare. Pregare il padrone affinché sia lui a mandare operai per il vangelo. Ciò vuol dire accettare che l’impresa sia condotta con i suoi criteri non con i nostri. Come può chiedere a Dio una chiesa autosufficiente e ricca, piena di sé e poco disposta ad affidarsi alla provvidenza divina. Agli operai viene chiesto l’abnegatio. Sono mandati dal Signore a portare un messaggio che non è nostro e dobbiamo noi per primo accoglierlo. E quindi gli operai sono portatori di quei doni abbondanti che Dio ha promesso di dare a chi lo accoglie come abbiamo visto nella prima lettura.

Infine il vangelo dice l’operaio è degno della sua mercede. La degna mercede dell’operaio è il regno di Dio. Perché come dicevo all’operaio viene chiesto di rinunciare a se stesso. A questo proposito Santa Teresina dice «le plus grand honneur que Dieu puisse faire è une âme ce n’est pas de lui donner beaucoup mais de lui demander beacoup».(Lettre 172). Al vero operaio Dio non da di più ma chiede di più. La nostra sequela sia nutrita dal desiderio di servire il Signore per la crescita del suo regno e per saziarci tutti dell’abbondanza della sua bontà.
P. . Willison Hérvé ocd