sabato 20 maggio 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica



Anche se si celebrano come due misteri distinti, Risurrezione e Ascensione, sono un’unica cosa. Perché? Poiché la risurrezione di Gesù è totalmente diversa dal ritorno alla vita di prima. Lazzaro e altri (la figlia di Giairo o il figlio della vedova di Naim), tornano alla vita per morire un’altra volta quando giungerà la loro ora. Gesù, invece, torna alla vita per sempre nel seno del Padre, da dove era sceso nella pienezza dei tempi, come si legge in Galati 4,4. Figlio di Dio nato da donna nella sua incarnazione, nella risurrezione torna al Padre, non solo come Dio, ma anche come uomo, fratello nostro. Uscire dalla tomba, nel suo caso, significa tornare al Padre, come il primo della interminabile colonna umana.

Secondo il racconto del quarto Vangelo, l’unica persona alla quale miracolosamente, si manifesta Gesù nel suo ritorno al Padre, è Maria di Magdala che, davanti al sepolcro vuoto, piangeva, pensando che qualcuno avesse portato via il corpo del suo Maestro e benefattore. È uno dei passaggi più belli e commoventi, dove la Maddalena, come il discepolo amato, ci rappresenta tutti nella ricerca e nel riconoscimento del Signore. Il suo pianto per averlo perso e la sua gioia nel sentirsi chiamare per nome devono essere anche le nostre.

Vedendo un uomo di spalle, lì nel giardino del sepolcro, pensa che sia il giardiniere e gli chiede il motivo della sparizione del corpo di Gesù. Che le dica, subito, dove lo hanno posto! Quell’uomo, era il Signore stesso vivo che, dopo averla chiamata donna, la chiama per nome: Maria! È la voce del suo amato Maestro, si dice la Maddalena e, commossa sin nelle viscere, quasi gridando, esclama: “Maestro, mio!”.

È un momento di eternità, ma che deve essere tale. Un istante (!), per così dire. Gesù, infatti, vedendo il desiderio di Maria di abbracciarlo, le dice soltanto di non trattenerlo, perché non è ancora salito al Padre, ma, aggiunge, “va' dai miei fratelli e di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (Gv 20,17)

In effetti, dal momento che è vivo, Gesù è già con il Padre, ma, è come se, per ricompensare l’amore e la sollecitudine di Maria di Magdala, e incaricarla della sua missione, avesse interrotto il compimento della sua risurrezione. Le parole di Gesù spiegano anche che il suo ritorno al Padre (la sua Ascensione) è necessario per i discepoli e per noi, cioè, per aprire la via a tutti verso la stessa meta. Ciò che infatti la Maddalena deve dire agli altri discepoli, è che Egli sale al Padre suo e Padre nostro. Che, come aveva detto nell’ultima cena Egli va a prepararci un posto (Gv 14,3), e tornerà e ci porterà con sé, perché dove è Lui siamo anche noi.

Lo stesso evangelista Luca che parlerà, negli Atti degli Apostoli, dell’Ascensione dopo quaranta giorni, al termine del suo Vangelo la pone, di fatto, immediatamente dopo la sua apparizione ai due discepoli di Emmaus a agli apostoli, la sera del medesimo giorno della sua risurrezione. “Poi” conclude, infatti, l’evangelista, “li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo(Lc 24,50-51).

Questo fatto, la celebrazione dell’Ascensione a quaranta giorni dalla Risurrezione, ha il suo motivo. Corrisponde, cioè, al periodo necessario ai primi discepoli [quaranta giorni è solo simbolico di una quantità lunga a sufficienza] per assimilare la realtà della risurrezione di Gesù e della sua presenza affianco ai credenti.

L’altro libro di San Luca (gli Atti degli Apostoli) inizia infatti, con queste parole: “Nel primo racconto, o Teòfilo [forse una persona concreta, ma che, con il suo nome di “amico di Dio”, rappresenta tutti i lettori], ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio” (At 1,1-3).

L’Ascensione, così come la celebriamo, trascorsi quaranta giorni dalla Pasqua, coincide, dunque, con l’ultima volta che il Signore, si mostrò vivo ai suoi, “con molte prove sotto vari aspetti”. Assicurati i discepoli che avrebbero ricevuto la forza dello Spirito Santo per essere suoi testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e sino ai confini della terra, davanti a loro, Gesù “fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. 

Non avendo capito bene la cosa, tristi, i discepoli, rimasero lì guardando il cielo, aspettando che tornasse a manifestarsi un’altra volta da un momento all’altro. “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”, dissero loro due messaggeri celesti, “questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo” (At 1,11). Intendevano, ovviamente, il ritorno alla fine dei tempi, ma questo non voleva dire che i credenti restassero soli, dato che, come aveva assicurato Gesù e lo Spirito lo ricorda costantemente a chi lo ascolta Egli è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).