sabato 17 settembre 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 

La proposta di un amministratore infedele e disonesto come modello, può giustamente sorprendere. Come può, infatti, Gesù, presentare un imbroglione come esempio di comportamento per i discepoli? In effetti sorprende, ma se ci soffermiamo a pensare bene, si capisce che Gesù non sta proponendo la disonestà, ma il saper impostare la vita secondo i valori scelti in quanto credenti.

L’amministratore disonesto pensa soltanto a come procurarsi degli amici che possano ricompensarlo quando sia cacciato dal suo padrone. Questo è ciò che gli preme dal momento che è stato scoperto come uomo disonesto. L’unica cosa a cui pensa è procurarsi qualcuno che sappia aiutarlo. Da parte sua, il cristiano dovrebbe sapere cosa gli assicura l’essere veramente discepolo di Cristo e porre in questo tutta la sua fermezza. “Fatti furbo per il regno di Dio”, mi diceva un padre carmelitano che mi ha aiutato in gioventù. Sì, perché essere semplici come bambini o come colombe, non esclude la necessità di avere anche la prudenza del serpente. Lo stesso Gesù l’ha insegnato. “Ecco”, disse un giorno, “io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16).

Ad ogni modo, per il discepolo, la soluzione va chiarendosi con ciò che prosegue nel racconto della parabola, dove Gesù dice come usare le ricchezze, non solo per il proprio vantaggio, ma anche per aiutare gli altri: “Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”.

Importante è, poi, ciò che Gesù stesso aggiunge sulla necessità di essere fedeli nelle cose ordinarie di ogni giorno, perché è lì che si dimostra la capacità di fare anche cose grandi. “Chi è fedele in cose di poco conto”, continua, infatti, Gesù, “è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. .Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?” (vv. 10-11).

La maggior parte di noi non è sicuramente all’altezza di che gli si intitoli una via o una piazza della sua città, capace di salvare un’imbarcazione di immigrati o di ricevere il ministro degli esteri di una nazione amica. Nella settimana che stiamo iniziando con l’eucaristia di questa domenica, dovremo assolvere soprattutto gli stessi impegni della settimana passata in famiglia e al lavoro, e ciò che il Signore ci chiede è che ci comportiamo saggiamente secondo il Vangelo e sul suo stesso esempio. Gesù mangiava e beveva come gli altri, ma stava sempre a disposizione di tutti.

Ma attenzione!

Per saper scegliere nei forse piccoli, ma importanti impegni quotidiani, bisogna ascoltare anche il criterio che Gesù ci dà nella tagliente stoccata finale: “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (v. 13). Uno dei due padroni che possono possederci è l’Amore di Dio che ci ama da sempre e per sempre. L’altro è l’interesse e l’egoismo, rappresentati dal denaro, il principe di questo mondo. 

Non può esserci compromesso.

Il denaro è importante (anche Gesù e i suoi discepoli avevano una cassa per le loro necessità e per aiutare i poveri), ma non deve diventare il signore che soggioga e condiziona la ricchezza più grande, cioè, la disponibilità verso gli altri alla scuola del Maestro.