domenica 19 febbraio 2017

La qualità divina dell'amare tutti

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Le letture di questa domenica ci fanno continuare il “viaggio” attraverso le parole di compimento della Legge, che Gesù proclama dopo aver annunziato il Regno con le Beatitudini.
Questi versetti di Matteo ci fanno comprendere come sia necessario prima un Evangelo, con tutta la ricchezza dell’amore di Dio per noi poveri, peccatori e lontani, sul quale appoggiare la concreta e reale possibilità dell’amore per il nemico, che oggi Gesù scandalosamente ci chiede.

A volte, qualcuno ha voluto giustificare questa follia dell’amore per il nemico dando ad esso un’utilità pratica: amando il nemico lo si converte in amico. Ma Gesù non ha detto nulla di questo genere, nè ha promesso che amando il nemico l’avremmo trasformato in amico benevolo! Del resto chi ragiona a quella maniera è lo stesso che intende il perdono come vendetta, così che l’altro non abbia soddisfazione. Gesù ha chiesto semplicemente e “tremendamente” di amare il nemico, e di non usare i suoi mezzi malvagi per difendersi dalla sua violenza. Per proclamare questo Gesù rigetta la legge del “taglione”; già nel Primo Testamento, la legge dell’ “occhio per occhio, dente per dente” intendeva mitigare l’esplodere della vendetta e la sproporzione della vendetta: ad un occhio corrisponde un occhio, e non due … e così via. Una legge che, ritenendo tragicamente inevitabile la vendetta, per lo meno la “attutiva”! Per Gesù questa semplice mitigazione non va bene, perchè è la vendetta in sè ad essere aberrante, anche la minima vendetta, anche la minima rivalsa …
Se non ci fosse la rivelazione di un Dio che ci previene e ci perdona sempre, senza nulla chiedere e senza neanche attendere la conversione per amare, la richiesta di Gesù, che Matteo ci trasmette, sarebbe assolutamente improponibile. Gesù ha raccontato un Dio che ama sempre per primo; un Dio che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti…un Dio che ci ha amati nella nostra inimicizia.
Quando nella nostra cosiddetta società cristiana notiamo che, dal poco al molto, dal piccolo al grande, dal lieve al grave, impera la logica della rivalsa, se non della vendetta, dovremmo allora aprire gli occhi non sulla qualità dell’annunzio cristiano che i credenti hanno proposto al mondo. I credenti hanno sempre annunciato il Vangelo, ma tra i sedicenti cristiani vi sono tanti, tantissimi, che non credono. E non se ne pongono neanche il problema. Anzi. Si fanno vanto dell’essere così ben voluti dai farisei di tutte le epoche.
Nella chiesa e nel mondo è difficile ai cristiani vivere annunciando il Vangelo come tale. Perché gli altri continuano a narrare il Dio della “vendetta” e dei “meriti”. Loro invece annunziano l’Evangelo scandaloso di un Dio che ci ama e perdona nella nostra inimicizia (cfr R, 5. 6-10). E’ stato sempre annunciato questo scandalo. Ma vi è chi tra noi insiste a ridurre il cristianesimo solo a religione, che prevede patti di protezione con un Dio che deve scansarmi le “sventure” in cambio di qualche pratica o preghiera. Ove l’Evangelo non è annunziato con tutta la sua forza dirompente di novità, con la sua logica priva di qualsiasi “buon senso”, è logico che cresca la mala pianta della rivalsa, della vendetta e dell’odio.
Solo dove l’Evangelo è colto in pienezza può iniziare il mondo nuovo, in cui il discepolo è reale differenza rispetto al mondo, al mondo vecchio. Il culmine della differenza cristiana è proprio qui, in questi versetti provocatori di Matteo: l’amore per i nemici. Qui c’è il culmine delle antitesi del Discorso della montagna (“ma io vi dico…”). L’amore per il nemico, per il persecutore è la vera differenza tra il cristiano e il mondo, tra il cristiano e gli altri.
Molti commentatori ebrei dell’Evangelo qui si bloccano davvero; se riescono ad accettare gran parte dell’insegnamento di Gesù, cogliendone anche la radicalizzazione della Torah, qui, dinanzi alla richiesta dell’amore per il nemico, parlano di una chimera, di una richiesta assurda, folle, che non poteva avere assolutamente seguito. Per essi è qui la debolezza della proposta del Rabbi Gesù di Nazareth! I cristiani sanno invece che qui è la forza dell’Evangelo; sì, la forza paradossalmente debole della croce!
L’amore per il nemico è espresso da Matteo con un verbo compromettente, “agapào” che qui significa, come altrove, l’amore pieno, attivo, solidale, preoccupato, che non attende di essere ricambiato per donarsi, tanto che Giovanni scriverà che “Dio è agàpe” (cfr 1Gv 4, 8). Questo amore che Gesù chiede per i nemici non è un vago sentimento di benevolenza, è un amore che fa in favore del nemico. E’ amore fattivo che non attende nulla, neanche il ravvedimento del nemico; è l’amore che lo ama già prima. Certo, si desidera la conversione del nemico, ma perchè lo si ama, e non il contrario!
L’amore per il nemico include l’amore per colui che è “lontanissimo da noi” (e chi è il nemico, se non colui che si vorrebbe sempre lontano?), ed esclude verso di lui l’uso delle sue stesse armi (è questo il significato del “non opporsi al malvagio”). Il discepolo è chiamato ad essere disponibile a far esplodere l’odio tutto su di sè, e a lasciarsi schiacciare dall’odio pur di non usare le armi dell’odio. Porgere l’altra guancia è far giungere al parossismo la violenza dell’altro su di sè, perchè si spenga il male! Se il percosso percuote, perpetua il male e la violenza. Cristo Gesù ha fermato su di sè il male…come? Perdonando, non minacciando vendetta; ed amando chi, nemico, non era assolutamene amabile (cfr 1Pt 2, 21-25). Il suo discepolo non può fare diversamente.
La conclusione del testo che oggi si legge è sorprendente: Matteo ci dice che il vero motivo di questo amore altamente includente (tanto che include i nemici!) è nell’in-principio, è nella natura del mondo, perchè è nella natura di Dio. Il discepolo, infatti, amando il nemico, non solo mostra la grazia che lo rende capace di una “giustizia che supera la giustizia degli scribi e dei farisei” (cfr Mt 5, 20), ma rivela anche chi è: figlio di Dio, perchè la figliolanza si vede dalla somiglianza. Dio ama tutti (anzi ognuno!): giusti e ingiusti, buoni e cattivi … chi dunque ama così, mostra di somigliare al Padre e di essere, dunque, figlio.
La cosa che sorprende e ci fa riflettere è che la qualità divina di amare tutti, ossia di dare qualcosa di sé a ciascuno, non è colta nella storia della salvezza ma nella creazione, semplicemente nella creazione: “Fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi”, la pioggia rende fertili i campi dei giusti e degli ingiusti … questo “comportamento” di Dio è legge di creazione. Matteo è sottile: se questo è vero – ci dice – il mondo non può essere che così! In tal modo l’amore per il nemico affonda le radici in qualcosa che riposa nella creazione e che non si è lasciato condizionare, nel cuore di Dio, dal peccato e dall’infedeltà dell’uomo. L’amore di Dio è rimasto per ognuno, senza discrimine di giustizia o ingiustizia, di amicizia o inimicizia!
Gesù, allora, è venuto ad annunziare, pagando di persona, un Regno in cui l’uomo è ricondotto semplicemente ad essere uomo … anche l’amore per il nemico, così, è qualcosa che rispecchia un ordine naturale, perchè derivante dalla natura del Creatore che “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi e manda la pioggia sopra i giusti e sopra gli ingiusti”! E non finché i primi andranno in paradiso e gli altri all’inferno. Ma sempre e comunque. L’inferno è nell’animo di chi rifiuta questo, e lo sarà per l’eternità, se questo rifiuto sarà scelta definitiva.
P. Giorgio Rossi ocd






giovedì 16 febbraio 2017

CORSO DI FORMAZIONE PER L'OCDS AD AVILA

E' stato organizzato il Corso di Formazione per l’OCDS ad Avila dal 19 al 26 agosto 2017 organizzato dal Coordinamento Interprovinciale d’Italia. Non sarà un pellegrinaggio, ma un vero e proprio Corso di Formazione per l’Ordine Secolare; sarà una settimana di impegno e di studio e per questo si consiglia la partecipazione solo agli appartenenti all’OCDS. Ad Avila verremo ospitati presso il CITeS ( Centro Internazionale Teresiano Sanjuanista), con gioia ha accolto l’invito di essere il nostro Docente Padre Javier Sancho. Se sarà possibile parteciperanno anche P. Aldo e P. Alzinir. Il costo per la pensione completa sarà : stanza singola 46 euro al giorno; stanza doppia 82 Euro al giorno. Altri costi saranno: pullman ( fino a 55 posti) per i trasferimenti Madrid- Avila e Avila Madrid costo complessivo = Euro 760+I.V.A. e il pullman Segovia Euro 330+ I.V.A. E’ evidente che più saremo meno sarà il costo per i trasferimenti. Per quanto riguarda i voli Italia-Madrid per spendere meno sarebbe utile acquistare i biglietti prima possibile; l’importante sarà arrivare a Madrid entro le ore 14,00/15,00 di sabato 19 agosto in modo da prendere, insieme il pullman prenotato per tutti.
E’ un’occasione straordinaria che ci si presenta, percorrere le strade fisiche e spirituali di S. Teresa, i luoghi che hanno segnato il suo cammino di perfezione e con lei metterci in ascolto della Parola di Dio. Sarà l’occasione di fare formazione “ sul campo” che, per certi aspetti, può essere più efficace di quella fatta “ sui libri”.
                                                                        Brigida Silvana De Grandi
                                                                                                      
Cosa fare per iscriversi:
Inviare l’iscrizione via email ai vostri Presidenti Provinciali con i vostro nome e cognome
1) copia carta identità con cui poi si viaggerà (attenzione che non scada prima del ritorno!)
2) Indicare se si vuole camera singola o doppia 
3) Caparra di 50 euro non rimborsabili (da dare ai presidenti Provinciali o inviare accp 39773924 intestato a Ordine Secolare Carmelitano Teresiano specificando Nome  Cognome e indirizzo, a me invece, Voi o i Vs. Presidenti Provinciali manderete comunicazione delle vostre iscrizioni con i dati delle caparre versate.



Successivamente agli iscritti verrà inviato il programma definitivo del Corso.
Indirizzo email da utilizzare: bdegrandi@libero.it
Le iscrizioni dovranno avvenire entro e non oltre il 28 febbraio p.v..



Il programma provvisorio :

        Per il programma ci siamo ispirati al testo del Cardinal Martini "Teresa maestra di preghiera"

TERESA MAESTRA DI PREGHIERA
Teresa PROPONE una PEDAGOGIA di preghiera.( Cammino di perfezione)

Nello svolgere le tematiche far emergere i tre presupposti teresiani dell'orazione:
UMILTÀ'- AMORE FRATERNO - DISTACCO. Come vivere queste tre virtù teresiane in connessione con la promessa di seguire Gesù nello spirito dei consigli evangelici di Castità, Povertà, Obbedienza e delle Beatitudini nella vita laicale? (Cost. OCDS 11).

Nel testo del Card. Martini si toccano diversi punti importanti ed utili anche per noi laici:
- Preghiera spontanea
- Preghiera difficile
- Preghiera - dono
- Preghiera di intercessione
- Perseveranza nella preghiera
- Deformazioni- deviazioni della preghiera
Al mattino vorremmo fare questo approfondimento attraverso un percorso biblico-teresiano con lezioni tenute da Padre Javier. Ci affidiamo alla sua competenza ed esperienza per articolare il programma specifico.
===============================================================================
Nel pomeriggio si vorrebbe poi riprendere i medesimi argomenti nei luoghi teresiani, col metodo della Lectio Divina.
Temi del programma pomeridiano, presi sempre dal testo del Card. Martini con citazioni.
- " L'anima mia ha sete di Dio". Mc 14,32-40
- " Signore insegnaci a pregare. " Lc 11,1-2
- La Preghiera spontanea S.T.di G. V1,4; PS 9
- La Preghiera difficile Gv 6,60-67; S.T.di G. V 9,3-5; 8,7;.4,9; 8,2; 9,8
Conversione di Santa Teresa V 9,1-3; 30,19
- La Preghiera - donoGv 1,38-39;S.T.di G. V 10,1;C 8,9;V 8,5; 13,22; 4M 1,7;
- Deformazioni/deviazioni della preghiera (per difetto o per eccesso) Mt 6,5-8.14-15;
- La Preghiera di intercessione Es 32,11-14; Rm 8,34; Eb 7,25; Rm 8,26-27; S. T. di G. C 3,8-9;                                                   5M 3,11; 7M 4,6-14;
- Perseveranza nella preghiera Ef 6,18; 1Ts 5,17-18; S.T.di G. V 8,5;  C 1,2;C 21,2; C 23,1-2;
- Teresa, maestra di preghiera per tutti.(pagg.78 e seguenti P. Tomàs Alvarez OCD

La giornata esterna sarà a Segovia dedicata tutta a S. Giovanni della Croce. (qui c’è un bell’orto-giardino acquistato dal Santo dove se potrà fare un po’ di deserto).

La preghiera continua di noi carmelitani

 Come conciliare la “preghiera continua” con le mille esigenze –spesso inevitabili– della vita?
La preghiera incessante richiesta dalla Regola è una sfida. Come viverla?  come riempire di preghiera tutti gli spazi e i tempi; come imparare a pregare anche durante i tempi e gli spazi che si devono comunque concedere ad altre necessarie attività (fisiche, manuali), e perfino durante il sonno? Sono i temi affrontati dalla terza scheda di approfondimento sulla Regola di Sant'Alberto.

Tutte le schede di approfondimento sono qui

domenica 12 febbraio 2017

Ai suoi amici Gesù chiede qualcosa di più.

VIª Domenica del T.O / A: (Sir 15,16-21; 1Cor 2,6-10 ; Mt 5,17-37) 

Domenica scorsa il Signore ci ha rivelato la bellezza e l’importanza della nostra vita cristiana: siamo sale della terra, siamo luce del mondo, siamo posti sul candelabro; ma così ci ha lasciato anche un compito mica da niente: stare attenti che il sale non diventi insipido; stare attenti che la luce non diventi una lampadina spenta o bruciata, perché anche restando avvitata non servirebbe a niente. 

Oggi il Signore che sa la nostra paura, la nostra incapacità, la nostra voglia di fare il contrario di ciò che dovremmo fare, oggi il Signore ci dona le regole e quindi la possibilità di vivere ciò che Lui si attende da noi. Il Signore ci offre le coordinate per attraversare indenni la fragilità e l’indifferenza del nostro tempo. Ci chiede solo di credere alla sua parola, piuttosto che alle nostre intuizioni o anche alle nostre rivelazioni. A proposito S. Teresa diceva: “Nostro Signore mi dà la grazia di credere che i Superiori non sbaglino mai” – “La fede mi dice che gli ordini di V. R. (=P. Gracián) sono l’espressione della volontà di Dio, mentre io delle mie rivelazioni non sono mai sicura” (F.XXIV,4/nota). 

L’agire di Gesù, evidentemente, metteva in crisi i custodi della legge di Dio del suo tempo; quindi Egli si premura di affermare: “State tranquilli; non ho nessuna intenzione di distruggere la legge che vi è stata data da Dio; voglio solo aiutarvi a vederne la profondità-l’ampiezza-la ricchezza”. Infatti, quello che accettavano e vivevano gli Scribi e i Farisei era solo il minimo e la superficialità dei Comandamenti; proprio come facciamo anche noi oggi: “Non ho ucciso e non ho rubato”; quindi sono a posto!. Gesù è la pienezza della legge, perché Egli è la Parola definitiva del Padre. Se vogliamo sapere cosa pensa Dio, ascoltiamo Gesù; se vogliamo davvero fare la volontà di Dio, facciamo come ci insegna Gesù. Egli è estremamente sicuro e deciso: “Il Cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt.24,35). 

Il Siracide con molta semplicità e chiarezza, nella prima lettura, ci ricorda che siamo liberi e possiamo scegliere ciò che vogliamo: il bene o il male, la vita o la morte; ma siamo responsabili di ciò che scegliamo. Non possiamo incolpare nessuno; e tanto meno Dio, perché “a nessuno ha comandato di essere empi e a nessuno ha dato il permesso di peccare”

San Paolo, poi, nella seconda lettura, ci rammenta che “La sapienza di Dio non ci appartiene; però ai piccoli è stata rivelata e fatta conoscere dallo Spirito”. 

E in fine, nel Vangelo, Gesù dice a chi pensa che andando con Lui, visto che è il Figlio di Dio, le cose saranno più semplici e più facili e ci saranno anche dei privilegi: “Non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a dare compimento”, cioè a mostrare come la si deve vivere; e cosa vuol dire essere figli: non dei privilegiati (come nella logica del mondo) ma degli innamorati e quindi obbedienti fino alla morte. 
L’osservanza degli scribi e dei farisei era solo esteriore, superficiale, non relazionale con Dio – Padre. “Se volete entrare nel Regno dei Cieli, dove sta Dio, ci dice Gesù, dovete superare, eclissare, mostrare insufficiente questa giustizia, e quindi dovete vivere un rapporto di amore e di obbedienza con il Padre”. E, scendendo nei particolari, ci offre qualche flash per aiutarci a riflettere ed essere così meno superficiali. 
- Non tutti, ma parecchi almeno pensano che non si debba ammazzare nessuno. Chi ammazza qualcuno, deve assumersi la sua responsabilità, deve sapere che sarà giudicato (il che vuol dire: condannato!). Tanti pensano di essere a posto solo perché non hanno ammazzato nessuno. “Ma la vostra giustizia”, dice Gesù, la giustizia dei figli deve vincere l’ira-il disprezzo-il giudizio cattivo verso i fratelli; addirittura, se ti trovi a pregare o ad offrire qualcosa a Dio e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, fermati e va a riconciliarti; poi tornerai gioioso a lodare il Padre tuo e di tuo fratello che sarà felice più del tuo perdono che della tua offerta. 
 - Liti ce ne sono e ce ne saranno sempre; ma non aspettare di arrivare in tribunale …perché il debito che tutti abbiamo con Dio nessuno può assolverlo. E restare in prigione fino all’ultimo spicciolo è davvero lunga! 
- L’adulterio (almeno ai tempi di Gesù) era ancora un peccato, qualcosa che inquinava l’anima e rendeva la persona non più luminosa davanti a Dio. Però anche il solo desiderio cattivo è un male che inquina il cuore e l’anima e che ci stacca da Dio. Quindi, se l’occhio ci spinge a desiderare il male; se la mano ci serve per compiere qualcosa di sbagliato; se il piede ci fa correre verso il male, cosa dobbiamo fare? Spesso, troppo spesso!, ci rifugiamo nel “siamo fatti così!” – “viviamo in questo mondo!” – “c’è chi è peggio di noi!”
 – “Non siamo angeli”, direbbe Santa Teresa. Ma Gesù ci dice: “Cavati l’occhio; tagliati la mano; tagliati il piede che ti porta a peccare, e gettali via!”. Perché?.. Proviamo a domandarci seriamente: “È meglio andare all'inferno con tutte le paia delle nostre membra oppure andare in Paradiso con un occhio solo, una mano sola (e forse la sinistra!), un piede solo?”. 
Per Gesù, che preferisce perdere tutto il suo Corpo sulla Croce piuttosto che ascoltare Pietro che gli suggeriva di nascondersi solo per qualche giorno e lasciar passare il momentaccio, è chiaro che è meglio, molto meglio, andare in Paradiso orbi, con moncherini, e claudicanti! 
Per tutti i cristiani dovrebbe essere chiaro, oserei dire istintivo, visto che il battesimo ci ha immersi nella comunione della Trinità, scegliere sempre ciò che ci avvicina al Cielo-al Padre (fedeltà e verità) e rifiutare categoricamente tutto ciò che ce ne allontana (ripudio, adulterio, spergiuro). 
Ma, mi sembra che per noi Carmelitani (chiamati a guardare in questo tempo di studio e di riflessione sulla nostra Regola con più simpatia a quei Santi Padri del Monte Carmelo da cui discendiamo…) il di più della giustizia richiesto da Gesù sia già stato riconosciuto e accolto con gioia dalla richiesta dei primi eremiti a Sant’Alberto e dalla risposta data dal Patriarca di Gerusalemme: “Tutti i cristiani devono vivere in ossequio di Gesù Cristo; ma poiché ci avete chiesto qualcosa di più, stabiliamo che… Vi abbiamo scritto queste cose brevemente, fissando per voi una norma di vita, secondo la quale dovrete vivere. Se poi qualcuno farà di più, il Signore stesso, quando tornerà, lo ricompenserà. Tuttavia si comporti con discrezione, moderatrice della virtù”. Che tempi! C’era addirittura bisogno di frenare! Il nostro carisma (non ho detto la nostra vita) è il di più! E certamente Gesù aspetta la nostra risposta di Cristiani e di Carmelitani; e siccome guarda a S. Teresa di G., a S. Giovanni della Croce, a S. Teresa di G.B., a S. Elisabetta della Trinità, ecc… , ha grandi aspettative! 
 P. Faustino Macchiella ocd– Venezia 

sabato 4 febbraio 2017

Sale della terra, la luce del mondo ...anche noi!



V DOMENICA del tempo ordinario Mt 5, 13-16

     “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”, dice Gesù ai suoi discepoli.  
            Per spiegarci questa grande fiducia che il Figlio di Dio ripone nei suoi discepoli, perciò anche in noi cristiani di questo tempo, per cui ci dice quale deve essere la nostra missione nel mondo, mi pare necessario collegarci al Vangelo di domenica scorsa, cioè tener conto di come l’evangelista Matteo inizia a raccontare il discorso della  montagna, e di cui il brano di oggi fa parte. Matteo inizia così: “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e  insegnava loro dicendo: Beati i poveri ….beati quelli che sono nel pianto, … beati i miti, …beati i puri di cuore, … beati i misericordiosi, …beati i perseguitati per la giustizia, … ecc..”;  e termina: “beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.
      Di solito si considera questo lungo discorso ( 3 capitoli in Matteo, 5,6,7) come rivolto alle folle e ai discepoli, senza distinguere troppo. Ma, ritenendo la sostanza del messaggio di Gesù,  possiamo leggere questo episodio, presentato con tale solennità, come un momento importante di formazione dei discepoli da parte di Gesù, avendo sullo sfondo le folle, il  mondo intero, fatto di poveri, di afflitti, di miti, di affamati e assetati di giustizia, di misericordiosi, di puri di cuore, di operatori di pace , di perseguitati a causa della giustizia.
     Gesù perciò, sul monte, seduto, al cospetto delle folle,  istruisce innanzitutto i discepoli che si raccolgono attorno a lui e a loro insegna come guardare l’umanità:  come la guarda lui, cioè con occhio comprensivo e di compassione, come a dire: vedete tutta questa gente, tra essi ci sono tanti poveri di spirito, tanti afflitti, tanti non violenti, tanti puri di cuore, tanti bisognosi di giustizia, ecc…,. Dovete perciò guardare l’umanità con rispetto e verità, vedere le folle non come  massa informe e dannata, ma composta da persone, fatte di questi sentimenti, sofferenze, desideri, impegni, e non al modo di chi vede dall’alto in basso, al modo dei farisei che giudicano e condannano chi non è dei loro. 
Ma questo non basta, perché poi Gesù nella seconda parte di ogni beatitudine mostra, ancora ai discepoli, il segreto e il dono nascosto in ciascuna di esse e che rende “beati”:  perché di essi è il regno dei cieli, perché saranno consolati, perché saranno saziati, perché troveranno misericordia, perché vedranno Dio,  ecc…   
     Così educa noi discepoli a vedere in queste situazioni, che sono anche le nostre, le condizioni propizie di beatitudine, di felicità vera, di vicinanza di Dio. Così, se noi discepoli abbiamo capito e specialmente scoperto per esperienza dove si trova la beatitudine, qualunque sia la realtà che viviamo, allora è per noi la dichiarazione di Gesù: voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo.  
            Noi dell’ocds parliamo molto di formazione e difatti cerchiamo di curare la formazione iniziale e poi per anni quella permanente. Quanta formazione! Se nella Promessa ci impegniamo a vivere “lo spirito delle Beatitudini” è perché alla scuola di Gesù possiamo scoprire dove consiste la “felicità” autentica e così dare sapore alla nostra vita e a quella degli altri e illuminare di luce nuova le situazioni più critiche e impossibili  Allora anche se non ce ne accorgiamo, “siamo” sale, “siamo” luce, perchè Gesù forma i suoi discepoli a “essere”.  A questo deve mirare la vera formazione. “E’ meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo”, ci dice S. Ignazio di Antiochia.
            Perderemmo sapore e saremmo da gettare ed essere calpestati, saremmo luce che non “risplende” “per tutti quelli che sono nella casa” (comunità, chiesa, parenti, luogo di lavoro, ecc.), se non siamo “beati”, felici, gioiosi della gioia dello Spirito, per il fatto di aver incontrato Gesù, per essere tra i suoi discepoli formati da Lui e trasformati già ora dalla “ grande ricompensa” che, nonostante insulti, persecuzioni e menzogne,  ci va donando: regno di Dio, consolazione, giustizia, misericordia, visione di Dio, figliolanza.              
       Perderemmo tempo e non avremmo capito il senso della nostra vocazione se, “vedendo le folle”, non sentissimo rivolta a noi la parola di Gesù: Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo. E’ la nostra missione.


                                                                                                
P. Gaudenzio Gianninoto, ocd

mercoledì 1 febbraio 2017

Incontro su San Paolo a Maddaloni

Sabato 18 febbraio secondo incontro a Maddaloni con p. Cosimo Pagliara o.carm sulle epistole di San Paolo. L'evento è organizzato dal Consiglio Provinciale OCDS. 
Oltre all'insegnamento della S. Scrittura P. Cosimo si dedica alla predicazione di esercizi spirituali a presbiteri, suore e laici; offre il suo contributo a settimane bibliche per il popolo e a corsi sulla "lectio divina" in alcune diocesi dell'Italia Meridionale. La sintesi del primo incontro sarà pubblicata sul bollettino "Crescere in fraternità"di febbraio.





PROGRAMMA

9.30 Lodi
9.30 – 10.30 I parte
Pausa
11 - 12.30 II parte
L’incontro è aperto a tutti