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lunedì 14 dicembre 2015

Riflettendo sulla Chiesa e la sua icona

Nella foto don Francesco De Franco e il diacono Luigi Brancale
Lo scorso 12 dicembre la fraternità dei SS. Teresa e Giuseppe ai Ponti Rossi di Napoli ha vissuto una giornata formativa molto intensa, dedicata ad approfondire con don Francesco De Franco, della Diocesi di Roma, parroco di S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella monaca, il tema "La Chiesa, la sua natura, la sua missione, la sua icona".
La riflessione proposta da don Francesco, preceduta dalla Celebrazione Eucaristica, nella piccola cappella del monastero delle carmelitane scalze dei Ponti Rossi è stata divisa in tre parti: la prima dedicata alla natura della Chiesa, con particolare riferimento alla  Lumen Gentium, la seconda parte sulla missione, con riferimento al recente sinodo della Chiesa italiana a Firenze e la terza a Maria che è la chiave per la comprensione del documento conciliare ma anche l’icona del credente secondo il Concilio. Nel blog della fraternità "Scalzi sui passi di Teresa" è possibile leggere il testo-base utilizzato da don Francesco De Franco per sviluppare la riflessione

venerdì 21 febbraio 2014

Quale futuro per il Carmelo teresiano?

di p. Saverio Cannistrà, Preposito Generale OCD

Liberare il futuro imprigionato
            Nel nostro vecchio mondo sempre più spesso ci interroghiamo sul futuro: quale futuro per la democrazia? Quale futuro per l’economia? Quale futuro per la famiglia? Dietro ciascuna di queste domande c’è l’esperienza di un presente in crisi (crisi della democrazia, crisi dell’economia, crisi della famiglia) e la difficoltà di pensare un futuro in continuità con questo presente. Come potrà essere dunque il futuro di tutte queste realtà essenziali per la nostra vita e la nostra società, se la forma in cui le abbiamo sperimentate finora sembra ormai incapace di interpretare la realtà, di rispondere ai suoi cambiamenti, di assumerla per guidarla e organizzarla? Interrogarsi sul futuro della democrazia o della famiglia non significa metterlo in dubbio, quasi si temesse che la democrazia o la famiglia stiano per scomparire. Interrogarsi sul futuro non significa necessariamente aprire scenari apocalittici o fantascientifici. Si tratta, piuttosto, non solo di prendere atto del momento storico che stiamo vivendo, nel quale i segnali di crisi si moltiplicano, ma anche di lasciarsi provocare da esso in vista di un cambiamento.
            Ogni crisi, infatti, ci costringe a fare una seria revisione di vita, un discernimento accurato di ciò che siamo e di ciò che stiamo facendo. Non tutto potrà sopravvivere alla crisi. Come in un naufragio, qualcosa dovrà essere abbandonata, buttata in mare, come un peso inutile che ostacola le operazioni di salvataggio. O, meno drammaticamente, come accade in ogni trasloco, siamo obbligati a fare delle scelte, non tutto vale la pena di essere trasferito altrove, qualche cosa passa con il luogo in cui è stata conservata per tanto tempo solo per pigrizia o per scrupolo eccessivo. Nel nostro traslocarci dal presente al futuro, che cosa porteremo con noi? Che cosa lasceremo?
            Ma in realtà la domanda davvero decisiva è un’altra: con che cosa costruiremo il futuro?

per leggere il testo integrale della conferenza clicca qui