sabato 29 aprile 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 


Nel primo capitolo del suo Castello interiore, parlando della porta d'ingresso, Teresa di Gesù scrive: "Per quanto posso capire io, la porta per entrare in questo castello è la preghiera e la considerazione. Parlo sia della preghiera mentale che vocale, perché se è preghiera deve essere fatta con considerazione” (IM 1,7).

Il Castello di cui parla Teresa è figura dell'anima, ed è “tutto di un diamante o di un cristallo chiarissimo, in cui ci sono molte stanze, come in cielo ci sono molte dimore". Il riferimento evangelico, sarebbe la stanza più privata, dove incontrare il Signore che non si accontenta di parole, ma vuole il desiderio di incontrarlo da solo. Gesù lo insegna con queste parole: “Quando vuoi pregare, entra nella stanza più interna e, chiusa la porta, parla al Padre tuo nel segreto" (Mt 6,6). Ebbene, insegna Teresa, la porta d'accesso a questo angolo segreto, che ella chiama “castello” e identifica con l'anima, è la preghiera.

Ora, nel racconto di Giovanni 10 che leggiamo questa domenica, Gesù dice di essere Lui la porta: "In verità vi dico: io sono la porta delle pecore". Non solo ma, parlando di queste pecore, Gesù dice di esserne anche "il buon pastore" che "dà la vita” per esse. Due figure (quella della Porta e quella del Pastore) che indicano, ciascuna, un aspetto importante del Figlio di Dio nostro salvatore. È il buon Pastore, in quanto è il Maestro che, non solo insegna le cose, ma si preoccupa personalmente del nostro bene. È la Porta, perché apre l'ingresso al Regno di Dio in questo mondo e alla casa del Padre nell'altro. In altre parole, Gesù stesso è la Via verso la casa del Padre. Il Ponte, direbbe Santa Caterina da Siena, il viadotto che collega la terra al cielo.

A chi dare ragione nell’applicazione del simbolo della Porta?
A Teresa che l’identifica con la Preghiera, o a Gesù che afferma di essere Lui la porta?

In realtà, se ci pensiamo bene, sono affermazioni non contrastanti ma complementari. Certo, la porta non può essere Altri che Gesù che, allo stesso tempo, è la Via! È in Lui, infatti, che anche noi diveniamo figli dello stesso Padre, ma per rendercene conto sempre più profondamente, e per vivere questa dignità filiale, dobbiamo entrare nel nostro cuore, nel nostro castello interiore e, di conseguenza, abbiamo bisogno della porta della preghiera.

La porta è Gesù, ma per comprenderlo pienamente dobbiamo entrare attraverso la preghiera, che non coincide con un insieme di preghiere, ma con l'ascolto attento del Signore. Le preghiere sono utili, ma la Preghiera, sia essa vocale o mentale, consiste nell’intrattenersi spesso in compagnia di Colui che sappiamo ci ama. Una preghiera che ci deve portare a prendere sempre più coscienza della nostra dignità agli occhi misericordiosi del Padre che ci ama nonostante i nostri peccati.

Non è per esaltarsi, che Gesù dice: "Io sono la porta: chi entra attraverso di me sarà salvato e potrà entrare e uscire, e troverà pascolo". Parla così per insegnarci che è venuto e continua a stare con noi, per il nostro bene.