lunedì 16 maggio 2022

Piccole storie per l'anima - 51

PENSIERI DEL PASSERO SOLITARIO
 a cura dell'Ordine Secolare Carmelitano Teresiano della Provincia Lombarda
   

C’era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente. I pellegrini la vedevano da lontano e rimanevano ammirati e abbagliati dallo splendore dei suoi marmi e dei suoi bronzi dorati.
   Era insomma una città felice nella quale tutti vivevano in pace. Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re. Le trombe d’oro degli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. Non mancava nessuno. Poveri e ricchi, giovani e vecchi si guardavano in faccia e parlottavano a bassa voce.    Lo squillo di una tromba impose il silenzio a tutta l’assemblea.
Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l’uomo più ricco della città. Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: "Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti lo rispettino per il suo alto rango". "No! Vattene! Fatelo tacere! Buuuu!" I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile.
  "Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!". Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono, agitando minacciosamente le loro armi: "Questo sarà il nostro re! Il più forte!".
   Nella confusione generale, nessuno capiva più niente. Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che s’incrociavano. I parapiglia si moltiplicavano e i contusi erano già decine. Suonò di nuovo la tromba. Poco a poco, la moltitudine si acquietò.
   Un anziano, sereno e prudente, salì sul gradino più alto e disse: "Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un bambino innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi". Presero per mano un bambino e lo condussero davanti a tutti.
  L’anziano gli chiese: "Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?". Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: "I re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma!"


Le mamme al governo. È un'idea magnifica. Il mondo sarebbe certamente più pulito, più giusto, più sincero, più umano, più generoso, più educato, meno arrivista e meno volgare. Dio l’ha pensata allo stesso modo. E ha fatto Maria  ...

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Da " VOGLIO VEDERE DIO" di P. Maria Eugenio di Gesù Bambino, OCD

 
VITA REGOLATA E ORAZIONI SEMPLIFICATE seconda parte

         Chiamiamo le orazioni di cui abbiamo parlato nella prima parte orazioni semplificate o meglio orazioni di semplicità e definiamole così : uno sguardo nel silenzio. Si può distinguere nell'orazione di semplicità un duplice elemento: lo sguardo sull'oggetto e la pacificazione o silenzio che esso produce. E' uno sguardo attivo nel silenzio: occorre dunque coltivare sia l'attività che il silenzio.

        Le terze Mansioni ci mostrano proprio il trionfo dell'attività umana nella ricerca di Dio. S. Teresa se ne rallegra e dice:”Il Signore non ha fatto loro una piccola grazia nell'aiutarle a vincere le prime difficoltà...” Sappiamo però che queste terze Mansioni sono ancora lontane dalle vette.
 
        Il versetto del salmo che Teresa ricorda all'inizio della sua descrizione, traduce molto bene l'atmosfera delle terze Mansioni: ”Beato l'uomo che teme il Signore.”(Sal. 111(112), 1) Teresa ricorda: ”Ho conosciuto alcune persone...vissute molti anni in questa rettitudine e in questa regolarità anima e corpo..., le quali ...messe alla prova da Sua Maestà in cose di non grande importanza, cadevano in una così grande inquietudine e oppressione di cuore da farmi restare sbalordita e anche molto spaventata. Ora, dare a loro un consiglio è inutile perchè facendo esse professione di virtù da tanto tempo, credono di poter insegnare agli altri e di avere ragione da vendere per esser così sensibili a quelle prove.”(III Mansioni, c. II,1) “Credo che in questo stia il male di quelle anime che non vanno avanti”(III Mansioni, c. II, 8)

       Queste anime presa coscienza della loro virtù, su questa convinzione basano pretese di grazie più elevate, ma non sanno che il loro Re “quantunque abbia molti vassalli, non a tutti è dato l'accesso alla sua stanza..Oh umiltà,umiltà!”(III Mansioni, c. I, 6-7)

       Di fronte a queste anime delle terze Mansioni s.Teresa mostra un certo imbarazzo che rassomiglia al disagio che rivela un problema spirituale molto importante. La Santa lo riassume così:”Da quando ho cominciato a parlare di queste Mansioni ho dinanzi agli occhi (l'immagine di) quel giovane (Mt.19, 16-22) cui il Signore insegnò che cosa doveva fare se voleva essere perfetto....perchè siamo né più né meno come lui.”(III Mansioni, c. I, 6).