venerdì 24 settembre 2021

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 Chi non è contro di noi è per noi

 

38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. 42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. (Mc 9,38-48)

 


Il discepolo Giovanni è entrato nella tradizione come il dolce giovincello che nell’ultima cena si appoggiò sul petto di Gesù per domandargli chi tra gli apostoli lo avrebbe consegnato alle autorità giudaiche, il più sensibile di tutti, identificato anche col discepolo amato. Ci sono però, due o tre momenti nei quali si mostra abbastanza intransigente, bellicoso e persino ambizioso. In una parola, prima della pentecoste, uno di noi anche lui.

Qui, si preoccupa soltanto del fatto che un tale usi il nome di Gesù per fare ciò che fa il suo Maestro (“abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome”, gli dice, “e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”). In altra occasione, invece, insieme a suo fratello Giacomo si mostra veramente ostinato. Lo racconta Luca nel suo Vangelo parlando della decisione di Gesù di dirigersi verso Gerusalemme passando per la Samaria. Dovendo passare per questa ostile regione dei samaritani, aveva inviato messaggeri davanti a sé, perché lo lasciassero passere per il loro territorio. All’entrata però di un villaggio non volevano accogliere Gesù, proprio perché era diretto verso Gerusalemme, la città maledetta secondo loro, dato che consideravano il loro tempio sul Monte Garizim, l’unico legittimo.

 “Quando videro ciò”, scrive Luca, “i discepoli Giacomo e Giovanni, dissero: Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” (Lc 9,54). Da parte sua, Gesù li rimproverò e, senza farci caso, si incamminò con i discepoli verso un altro villaggio. Non a caso, quando chiamo i due fratelli, figli di Zebedeo (Giacomo e Giovanni), per farli suoi discepoli era stato lo stesso Maestro a chiamarli Boanerges, cioè, “figli del tuono” (Mc 3,17).

Non sapremo mai se questo titolo di Boanerges, Gesù volle riferirlo alla forza della predicazione futura di questi due fratelli o, semplicemente, al loro carattere intransigente, come si manifesta nel caso dei samaritani ostili e, persino ambizioso, dato che non esitarono a chiedere al Maestro di potersi sedere uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra al momento della sua vittoria messianica (Mc 10,37).

Non sapremo mai il motivo di questo appellativo, ma non è questo ciò che conta. Ciò che importa è ciò che dice Gesù che, alla proposta di Giovanni (“Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”) risponde così: “Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.

Gesù vuole insegnarci che il bene non deve essere impedito, anche se chi lo compie non è dei “nostri”. Al contrario, esso deve essere apprezzato, sia opera dei “nostri” santi come degli altri, magari atei. Il fatto poi che Giovanni alleghi, come ragione per impedirlo, che chi sta scacciando i demoni “non ci seguiva”, rivela che gli interessa di più la sua peculiarità di discepolo che il bene in sé.

D’altra parte, lo sappia o non lo sappia, chi compie il bene, sempre lo compie per il cammino filiale di Gesù, dato che tutti portano la sua immagine divina e sono stati creati capaci di compiere il bene. Gli “altri”, i non cattolici o neppure cristiani, non sono nemici da combattere, ma fratelli da amare, poiché tutti percorriamo lo stesso sentiero, anche se inconsciamente, nel caso non si conosca il Vangelo. Per questo, Gesù aggiunge: “chi non è contro di noi è per noi”.

Seguono, poi, due insegnamenti, uno sulla dignità dei discepoli (“Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”) e uno sul il dovere di proteggere il bene dei “piccoli” piuttosto che scandalizzarli.

Scandalizzare, come abbiamo visto in altre occasioni, al contrario di servire, significa porre ostacoli. Anziché aiutare gli altri, con il nostro modo di parlare e vivere sul camino di Cristo, farli inciampare e cadere. È di tale gravità fare questo, che sarebbe preferibile mettersi al collo una macina da mulino e gettarsi in mare. Tagliarsi una mano, un piede e persino cavarsi un occhio, se uno di questi organi induce a peccare contro gli altri! Immagini dure che non sono da prendere letteralmente, dato che, con queste proposte, Gesù vuol farci comprendere l’importanza di lottare per il bene degli altri, che è ciò che vale più di tutte le devozioni.

p. Bruno Moriconi ocd