domenica 1 agosto 2021

Meditazioni sul Vangelo della Domenica

  “Io sono il pane della vita”

24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?". 26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". 30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.

La gente, come avremmo fatto noi, cerca Gesù per la capacità che ha dimostrato nella moltiplicazione dei pani. Il racconto che abbiamo letto domenica scorsa, terminava, infatti, dicendo che Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Adesso, quindi, vedendo che tornavano con la stessa intenzione, li rimprovera, perché la sua missione – anche se non perde occasione per fare del bene a tutti coloro che ne hanno bisogno – non è politica. Egli non vuole essere riconosciuto neppure come taumaturgo, ma come il Figlio che il Padre ha inviato come salvatore di tutti. Per questo a quelli che erano venuti a cercarlo parla molto chiaramente 

     “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
       Sicuramente, quelli che ascoltano queste parole, apostoli compresi, non capiscono niente. Domandano qualcosa (Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?), ma quando Gesù risponde loro che devono credere a colui che il Padre ha inviato, cioè a Lui, capiscono ancora meno e inizia la polemica dei giudei più colti: “Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna”. L’evangelista pone loro in bocca persino una citazione della Bibbia. “È scritto”, dicono, “diede loro Pane del cielo”. “Fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo”, canta, infatti, il Salmo 78 al versetto 24. 

       Ed è precisamente a questo punto che inizia il lungo discorso della sinagoga di Cafarnao (Gv 66,22-66) sul Pane di vita che è lo stesso Gesù, il solo che può dare vita senza fine. Un discorso difficile da comprendere e assimilare, soprattutto in quel momento quando Gesù, all’apparenza uno di loro, si mette a insistere e ripetere che il vero cibo è la sua carne, e la vera bevanda il suo sangue (V. 55).    

      Pensando all’Eucaristia, noi lo capiamo, ma quel giorno nella sinagoga di Cafarnao, come vedremo nelle prossime domeniche, molti dei suoi discepoli, all’udire questo duro modo di parlare, “tornarono indietro e non andavano più con lui” (6,66). E non solo, perché al vedere che anche i Dodici lo guardavano sorpresi, Gesù domanderà anche a loro se vogliono andarsene                                                              

       Per noi è diverso. Sapendo che questo sesto capitolo del Vangelo di Giovanni sostituisce l’istituzione dell’Eucaristia di cui parlano i Sinottici nell’ultima Cena, capiamo bene ciò che intende Gesù, in quel discorso nella sinagoga di Cafarnao, parlando della sua carne e del suo sangue, cominciando col dire che il vero Pane che è disceso dal cielo non è la manna del deserto, ma il Figlio che il Padre ha fatto scendere dal cielo per dare la vita al mondo. Di fatto, prima che dell’eucarestia, Gesù parla della sua incarnazione, ossia, di Lui, la Parola del Padre, che “si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
       Come la donna di Samaria che – ascoltando Gesù che le assicurava che chi beve dell’acqua offerta da Lui non ha mai più sete, esclamò: “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua” (Gv 4,15) –, gli abitanti di Cafarnao gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Come la samaritana, non sapevano quello che dicevano e, soprattutto, non capirono ciò che Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.

      Essi non capirono, ma lo capiamo bene noi, quelli per i quali è stato scritto il Vangelo. Quella dichiarazione corrisponde a quella che proclamerà in altra occasione, dicendo: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).

Bruno Moriconi, ocd