sabato 26 marzo 2016

Teniamo fisso lo sguardo alle cose di Lassù

MEDITIAMO CON P. AGOSTINO PAPPALARDO OCD
DOMENICA DI RISURREZIONE


Il mistero della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate…”. Così esordisce il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 638 e ss.), trattando della “verità culminante della nostra fede in Cristo…”.


 Ogni anno nel Giorno solenne della S. Pasqua ascoltiamo nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli, al cap. 10, l’Annuncio di Pietro al primo pagano convertito, il centurione Cornelio: “Voi sapete ciò che è accaduto… E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute… essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse… a testimoni prescelti…, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”.  Vibra la commozione del Capo degli Apostoli per i fatti di cui è stato reso partecipe e testimone diretto. Prosegue il Catechismo  “Nel quadro degli avvenimenti…, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta eppure… ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne …”. E’ proprio il Vangelo odierno, Gv 20: Maria di Magdala presto il mattino va alla tomba del Maestro amato e la trova senza più la pesante pietra che dovrebbe tenere tutto chiuso; pensando che il corpo del Signore sia stato rubato, ansiosa corre da Simon Pietro e da Giovanni a darne notizia. I due si dirigono al sepolcro, correndo pure loro. Giunti qui,  «Il discepolo… che Gesù amava» (Giovanni) entrando nella tomba vuota e scorgendo «i teli posati là, e il sudario… avvolto in un luogo a parte», «vide e credette». In particolare l’apostolo prediletto “constata… che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana…”.  Difatti nell’ipotesi che il cadavere di Gesù fosse stato trafugato da ladri,  nessuno di questi avrebbe avuto la preoccupazione prima di spogliarlo di tutte le bende, del sudario e poi di riporre questi “teli” piegati con cura, in parte.  Così nelle narrazioni sia degli evangelisti, sia degli apostoli noi non troviamo la descrizione della Resurrezione in diretta, è un evento che supera la sperimentazione e l’indagine umana, ma certamente riceviamo la testimonianza di uomini e donne che ci offrono i segni e il racconto di incontri veri con il Risorto, grazie a cui iniziano a comprendere “la Scrittura”: tutto ciò che faceva e diceva Gesù, l’intera sua vicenda, come l’intero Piano di Salvezza di Dio.  Continuiamo a seguire il Catechismo: “Le donne furono così le prime messaggere della Risurrezione di Cristo per gli stessi Apostoli. A loro Gesù appare in seguito: prima a Pietro, poi ai Dodici [….].  La fede della prima comunità dei credenti è fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro…: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta… [Cf 1Cor 15…]. Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico. Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della passione e della morte in croce del loro Maestro…  Lo sbigottimento provocato… fu così grande che i discepoli…  non credettero subito alla notizia della Risurrezione. Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti… e spaventati… Anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, [Cf Lc 24…] tanto la cosa appare loro impossibile […]. Per questo l’ipotesi secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un «prodotto» della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella Risurrezione è nata - sotto l’azione della grazia divina - dall’esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto”.  A  tal proposito  S. Giovanni Crisostomo (Patriarca di Costantinopoli, vissuto tra IV e V sec., fra i più illustri Padri della Chiesa) si domandava e spiegava in una sua omelia, trattando della “debolezza di Dio” più forte degli uomini, che si manifestò nel coraggio e nell’ inaspettata opera evangelizzatrice dei primi apostoli: «… come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti…, di intraprendere una simile opera? … come potevano pensare di affrontare tutta la terra? Che fossero paurosi e pusillanimi l’afferma chiaramente chi scrisse la loro vita senza dissimulare nulla… Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò. Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi giudici, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero? È evidente perciò che, se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio»  (Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Prima lettera ai Corinzi). …”.  L’Evento di Gesù ridestatosi dal regno dei morti e vivo per sempre è, e rimane,  assolutamente unico: Nella storia umana soltanto di Gesù Cristo viene testimoniato da parte di molti uomini e donne  che è tornato alla vita, con una potenza illimitata (poco  dopo affermerà la stessa certezza proprio uno dei  più  decisi nemici dei Cristiani, Saulo di Tarso, condotto dai fatti a verificare che in Gesù, incontrato davvero vivo, “abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità”- Col 2,9).  
Giusto nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera di… Saulo, divenuto Paolo, ai Cristiani di Colossi (cap. 3, 1-4),  viene esplicitata la condizione nuova in cui noi cristiani ci troviamo: la sostanza del morire e del risorgere reale di Gesù è passata, per puro amore Suo, in noi, è stata comunicata a ciascuno di noi in modo vero, anche se nascosto, misterioso, con il Santo Battesimo: siamo davvero “morti e resuscitati (rialzati) con Cristo”. Ma, come l’essere di Gesù coincide con un “essere rivolto sempre” al Padre,  un obbedire felice  al Padre Misericordioso, così questo nuovo essere, che ci è stato “trasfuso” nell’Immersione battesimale, è tutt’uno con il compito, il dovere grazioso, (cioè reso possibile grazie all’Opera della Grazia): puntare, volgere di continuo lo sguardo del cuore e del proprio desiderio verso “le cose di lassù”, che non sono affatto le realtà nebulose e strane di un mondo siderale, ma la realtà consistente e definitiva, la sostanza di ogni cosa, il mondo già realizzato dell’Umanità  gloriosa, incorruttibile, sublime e vincitrice di Gesù risorto. Perciò il viaggio,  il lavoro,  le fatiche, le tribolazioni che viviamo sulla terra non sono di ostacolo: sono vissuti, sono da vivere con l’attenzione, lo sguardo d’amore radicalmente rivolto, convergente tutto a Colui che è l’Immortale, la Bellezza sconfinata che ricapitola ogni bene; “le cose di lassù” non sono un vago mondo relegato nel futuro e nell’aldilà,  ma il Presente pieno, la consistenza adesso di tutto ciò che c’è;  “le cose di lassù” sono… Cristo stesso, la Sua Pienezza, molto più vicino di quanto immaginiamo: “Guarda Lui che ti sta guardando” ci dice con profonda semplicità S. Madre Teresa. Il Dono della Pasqua offre a ciascuno di noi, in tal modo, l’esigenza e la possibilità di divenire Pasqua, Risorti, simili alla Misericordia divina, simili a Gesù vivo e misericordioso. Siamo chiamati a  divenire parte, Sacramento della “Santa Umanità”, della Carne piagata e gloriosa del Signore Gesù. E’ puro Dono Suo anche questo.

P. Agostino Pappalardo ocds