MEDITIAMO CON P. AGOSTINO PAPPALARDO OCD
DOMENICA DI RISURREZIONE
Il mistero della Risurrezione di
Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate…”. Così
esordisce il Catechismo della Chiesa
Cattolica (n. 638 e ss.), trattando
della “verità culminante della nostra
fede in Cristo…”.
Ogni anno nel Giorno solenne della S. Pasqua ascoltiamo nella prima lettura dagli Atti degli Apostoli, al cap. 10,
l’Annuncio di Pietro al primo pagano convertito, il centurione Cornelio: “Voi
sapete ciò che è accaduto… E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui
compiute… essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse… a
testimoni prescelti…, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua
risurrezione dai morti”. Vibra la
commozione del Capo degli Apostoli per i fatti di cui è stato reso partecipe e
testimone diretto. Prosegue il Catechismo “Nel quadro degli avvenimenti…, il primo
elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta
eppure… ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte
dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della
Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne …”. E’ proprio il Vangelo odierno, Gv 20: Maria di Magdala presto il
mattino va alla tomba del Maestro amato e la trova senza più la pesante pietra
che dovrebbe tenere tutto chiuso; pensando che il corpo del Signore sia stato
rubato, ansiosa corre da Simon Pietro e da Giovanni a darne notizia. I due si
dirigono al sepolcro, correndo pure loro. Giunti qui, «Il discepolo… che Gesù amava» (Giovanni) entrando
nella tomba vuota e scorgendo «i teli posati là, e il sudario… avvolto in un
luogo a parte», «vide e credette». In particolare l’apostolo prediletto “constata…
che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana…”. Difatti nell’ipotesi che il cadavere di Gesù
fosse stato trafugato da ladri, nessuno
di questi avrebbe avuto la preoccupazione prima di spogliarlo di tutte le
bende, del sudario e poi di riporre questi “teli” piegati con cura, in parte. Così nelle narrazioni sia degli evangelisti,
sia degli apostoli noi non troviamo la descrizione della Resurrezione in
diretta, è un evento che supera la sperimentazione e l’indagine umana, ma
certamente riceviamo la testimonianza di uomini e donne che ci offrono i segni
e il racconto di incontri veri con il Risorto, grazie a cui iniziano a
comprendere “la Scrittura”: tutto ciò che faceva e diceva Gesù, l’intera sua
vicenda, come l’intero Piano di Salvezza di Dio. Continuiamo a seguire il Catechismo: “Le donne furono così le prime messaggere della
Risurrezione di Cristo per gli stessi Apostoli. A loro Gesù appare in seguito:
prima a Pietro, poi ai Dodici [….]. La
fede della prima comunità dei credenti è fondata sulla testimonianza di uomini
concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo
a loro…: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone alle quali Gesù
è apparso in una sola volta… [Cf 1Cor 15…]. Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione
di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento
storico. Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della passione e
della morte in croce del loro Maestro… Lo sbigottimento provocato… fu così grande che i discepoli… non credettero subito alla notizia della
Risurrezione. Lungi dal presentarci
una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i
discepoli smarriti… e spaventati… Anche messi davanti alla realtà di Gesù
risuscitato, i discepoli dubitano ancora, [Cf Lc 24…] tanto la cosa appare loro impossibile […]. Per questo l’ipotesi secondo cui la Risurrezione
sarebbe stata un «prodotto» della fede (o della credulità) degli Apostoli, non
ha fondamento. Al contrario, la loro
fede nella Risurrezione è nata - sotto l’azione della grazia divina -
dall’esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto”. A tal proposito S. Giovanni Crisostomo (Patriarca di Costantinopoli, vissuto
tra IV e V sec., fra i più illustri Padri della Chiesa) si domandava e spiegava
in una sua omelia, trattando della “debolezza di Dio” più forte degli
uomini, che si manifestò nel coraggio e nell’ inaspettata opera
evangelizzatrice dei primi apostoli: «… come
poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti…, di
intraprendere una simile opera? … come potevano pensare di affrontare tutta
la terra? Che fossero paurosi e pusillanimi l’afferma chiaramente chi scrisse
la loro vita senza dissimulare nulla… Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti
miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò. Come
si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non
avevano saputo resistere a pochi giudici, mentre poi, giacendo lui morto e
sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di
parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente
contro il mondo intero? … È evidente
perciò che, se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova
inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio»
(Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Prima
lettera ai Corinzi). …”. L’Evento di Gesù ridestatosi dal regno dei morti e vivo per sempre è, e rimane, assolutamente unico: Nella storia umana
soltanto di Gesù Cristo viene testimoniato da parte di molti uomini e
donne che è tornato alla vita, con una potenza illimitata (poco dopo affermerà la stessa certezza proprio uno
dei più decisi nemici dei Cristiani, Saulo di Tarso, condotto dai
fatti a verificare che in Gesù, incontrato davvero vivo, “abita corporalmente
tutta la pienezza della Divinità”- Col 2,9).
Giusto nel brano della seconda
lettura di oggi, tratto dalla lettera
di… Saulo, divenuto Paolo, ai Cristiani di Colossi (cap. 3, 1-4), viene esplicitata la
condizione nuova in cui noi cristiani ci troviamo: la sostanza del morire e del risorgere reale di Gesù è passata,
per puro amore Suo, in noi, è stata comunicata a ciascuno di noi in modo vero,
anche se nascosto, misterioso, con il Santo Battesimo: siamo davvero “morti e resuscitati (rialzati) con Cristo”. Ma, come
l’essere di Gesù coincide con un “essere rivolto sempre” al Padre, un obbedire felice al Padre Misericordioso,
così questo nuovo essere, che ci è stato “trasfuso” nell’Immersione
battesimale, è tutt’uno con il compito, il dovere grazioso, (cioè reso
possibile grazie all’Opera della Grazia): puntare, volgere di continuo lo sguardo del cuore e del proprio desiderio verso
“le cose di lassù”, che non sono affatto le realtà nebulose e strane di un
mondo siderale, ma la realtà consistente e definitiva, la sostanza di ogni
cosa, il mondo già realizzato dell’Umanità
gloriosa, incorruttibile, sublime e vincitrice di Gesù risorto.
Perciò il viaggio, il lavoro, le fatiche, le tribolazioni che viviamo sulla
terra non sono di ostacolo: sono vissuti, sono da vivere con l’attenzione, lo
sguardo d’amore radicalmente rivolto, convergente tutto a Colui che è l’Immortale,
la Bellezza sconfinata che ricapitola ogni bene; “le cose di lassù” non sono un
vago mondo relegato nel futuro e nell’aldilà,
ma il Presente pieno, la consistenza adesso di tutto ciò che c’è; “le cose di lassù” sono… Cristo stesso, la Sua
Pienezza, molto più vicino di quanto immaginiamo: “Guarda Lui che ti sta
guardando” ci dice con profonda semplicità S. Madre Teresa. Il Dono della
Pasqua offre a ciascuno di noi, in tal modo, l’esigenza e la possibilità di
divenire Pasqua, Risorti, simili alla Misericordia divina, simili a Gesù vivo e
misericordioso. Siamo chiamati a divenire
parte, Sacramento della “Santa Umanità”, della Carne piagata e gloriosa del
Signore Gesù. E’ puro Dono Suo anche questo.
P. Agostino Pappalardo ocds