domenica 7 maggio 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 

La prima cosa che dobbiamo osservare in questo brano di Vangelo è che, ciò che dice Gesù ai suoi discepoli mentre sta per lasciarli e tornare al Padre [Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me], non è una semplice esortazione. Non dice, semplicemente, “non perdete la calma”, come si trattasse, per esempio, di aspettare tranquilli in coda a una lunga fila sinché giunga il nostro turno mentre stiamo comprando un biglietto o chiedendo un documento.

 Non è questo, infatti, il senso delle parole di Gesù. Non si tratta di non perdere la calma, ma di non turbarsi nel profondo del cuore. Infatti, non solo la traduzione è questa (“Non sia turbato il vostro cuore”), ma il verbo turbare usato qui (tarassô, in greco), è lo stesso che descrive l’emozione di Gesù, per esempio, al veder piangere Maria e i giudei che la accompagnavano alla tomba di Lazzaro. Gesù, narra lo stesso evangelista, “si commosse profondamente, si turbò (etaraxen) e chiese: Dove l’avete posto?” (Gv 11,33-34).

 Sa bene Gesù, esortando che non tremi il cuore dei suoi discepoli di allora che ci rappresentano, che questo non sarà per niente facile davanti a ciò che sta per accadere loro. Sa cosa avviene quando un amico caro (come Lazzaro per Lui in quel momento), viene a mancare. Gesù parla loro così, perché capisce l’imminente difficoltà e il turbamento dei discepoli di fronte alla sua improvvisa e definitiva sparizione. Per questo li esorta e ci esorta a continuare a credere nella sua nuova presenza, anche quando tutto pare dire il contrario.

Il rimedio sta nel prendere sul serio le parole che Gesù aggiunge dopo questa esortazione: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via”.

 Bisogna capire bene questo, e continuare a ripetercelo, serbarlo nel cuore come Maria (Lc 2,19), giorno e notte. Se il Signore è tornato al Padre, è solo per aspettarci in quella dimora celeste quando arriverà la nostra ora e terminerà la nostra missione qui sulla terra. La morte sarà sempre dura, ma (come fratelli del Figlio di Dio anch’Egli morto, ma risuscitato), la affronteremo con la certezza che anche noi lo seguiremo lì dove Lui ci ha preceduto.

 L’altra cosa sulla quale dobbiamo soffermarci scaturisce dalla stessa consapevolezza di fede. “E del luogo dove io vado, conoscete la via”, dice Gesù, provocando la reazione di Tommaso che gli risponde: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”. “Io sono la via, la verità e la vita”, gli rivela Gesù. Soffermiamoci su questa dichiarazione (“Io sono la via”)! Il primo significato di “via” non è molto diverso da quello della “porta”, come si è definito in un’altra occasione lo stesso Gesù. Egli è la Porta delle pecore, perché ci apre l’entrata alla casa del Padre, il ponte che unisce la terra al cielo, ma, allo stesso tempo, dichiararsi “Via” indica che è anche la Via da imboccare per giungere alla casa del Padre con l’assoluta certezza di essere Suoi figli.

 L’essere via di Gesù, infatti, non riguarda solo il momento finale della nostra vita. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, riguarda tutta la nostra esistenza qui in terra. Significa che non è possibile essere veri discepoli di Gesù (cristiani), senza cercare di seguire i suoi passi. Significa, in altre parole, lasciarsi portare dallo stesso Spirito che portò Gesù per le vie di questo mondo, come bambino, come falegname e come annunciatore della buona notizia. Con gli stessi sentimenti di amore e di consegna.

 Se Gesù fosse solo Dio, potrebbe dire “io sono la verità e la vita”, ma non avrebbe potuto dire: “Io sono la via”, perché Dio non cammina con i nostri piedi e nessuno lo ha mai visto. Gesù invece è il Figlio di Dio fatto uomo e che ha camminato senza sosta tutto il tempo che è stato quaggiù. Sino al punto di essere definito, da un autore francese (Christian Bobin), ateo, ma affascinato da Gesù, “L’uomo che cammina”.

Il suo prezioso piccolo libro, inizia con queste parole: «Il va ici et puis là. Il passe sa vie sur quelque soixante kilo­mètres de long, trente de large. Et il marche. Sans arrêt. On dirait que le repos lui est interdit » [Egli va qui e poi là. Passa la sua vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Senza sosta. Si direbbe che il riposo gli sia interdetto”]. Un ritratto di Gesù che dovremmo fare nostro nella preghiera, per andargli dietro a passo sempre più celere.