sabato 23 luglio 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica




Oltre alla preghiera del Pater, semplice e al tempo stesso profondissima, in questo frammento sostanziale del Vangelo c'è un’altra cosa altrettanto importante. La troviamo solo nel Vangelo di Luca, ma non bisogna sbagliarsi, giudicandola una semplice annotazione di circostanza. Si tratta, infatti, della giusta chiave per capire lo stesso Padre nostro.

Una volta, così suona questa introduzione, “Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ciò che dobbiamo notare e tener presente è che il Maestro stava pregando, quando uno di quelli che lo seguivano gli chiese di insegnare anche ai suoi discepoli, come poterlo fare anche loro.

 Il primo insegnamento contenuto in questo stare di Gesù pregando, si riferisce all’importanza della preghiera, perché se lo stesso Figlio di Dio, fattosi uno di noi, ne ha bisogno, vuol dire che molto di più ne abbiamo bisogno noi, per discernere la giusta direzione delle nostre scelte quotidiane. Il secondo riguarda le disposizioni interiori della preghiera come tale, anche recitando il Padre nostro, perché se le richieste che il Padre si aspetta da noi sono quelle suggerite dal Maestro, quelle parole devono anche riflettere l’animo e la fiducia filiale di Gesù.

 Entrando nel nostro mondo come nostro fratello, lo stesso Figlio di Dio aveva bisogno di ritrovarsi, appena le circostanze glielo permettevano (quasi sempre di notte), in intimità con il Padre. Quando allora i discepoli gli domandano di insegnar loro a pregare, come sembra abbia fatto Giovanni Battista con i suoi, non pensano a nuove preghiere, ma al modo di stare con Dio e alla necessità di farlo desiderando le medesime cose che il Figlio è venuto a compiere in questo nostro mondo. In altre parole, i discepoli desiderano imparare la ragione che spinge il loro Maestro a ritirarsi in preghiera.

 A dire il vero, Gesù non si sofferma a spiegare la sua preghiera, ma, dopo aver suggerito le cose essenziali da chiedere (le petizioni del Padre nostro), racconta la parabola dell’amico importuno, per suscitare nei discepoli una fiducia senza limiti in Dio. L’altro, importunato nel mezzo della notte mentre è ormai a letto con i suoi bambini e sua moglie, non vuole alzarsi, ma, alla fine, dice Gesù “per la sua invadenza [dell’amico importuno e sfacciato] si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono”.

 Non è il massimo della carità, ma a Gesù questo esempio serve, non per dire che il Padre, se non risponde per amore, lo fa per la nostra importuna insistenza, ma per stimolare i discepoli a non aver paura di chiedere qualsiasi cosa. “Ebbene”, aggiunge, “io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.

 Dice questo e continua con un altro incitamento preso dalla vita familiare: “Quale padre tra voi”, dice, “se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?”. Ha appena insegnato ai suoi discepoli che a Dio bisogna rivolgersi chiamandolo Padre e, adesso, vuole portarli a riflettere su ciò che questo significa. Lo fa loro capire invitandoli a una considerazione molto semplice “Se voi dunque, che siete cattivi [non siete buoni]”, dice loro, “sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quello che glielo chiedono”.

 

Attenzione, però!

Poiché è qui che si trova il tranello! “Chiedete e vi sarà dato”, aveva appena detto Gesù, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Esortava a chiedere qualcosa, e ora termina parlando dello Spirito? Nessuno lo aveva chiesto!

 Nella versione di Matteo, infatti, sembra che Gesù concluda in modo più logico. “Se voi, dunque, che siete cattivi”, dice, “sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!” (Mt 7,11). Ma, attenzione anche qui! Sebbene “cose buone” collimino di più con le cose richieste, anche in questa versione di Matteo, tuttavia, Gesù vuole insinuare qualcosa più di queste e, precisamente, ciò che nella versione di Luca è stato esplicitato sostituendo questa espressione con lo “Spirito Santo” [“il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quello che glielo chiedono”].

Non c’è di che!

Il Padre ci ascolta sempre, ma – lo notava già a suo tempo sant’Agostino – spesso lo fa senza compiere direttamente ciò che gli chiediamo. Riflettiamoci bene! Certamente ci dà sempre “cose buone” e, allo stesso tempo, lo Spirito Santo affinché, molto probabilmente in un secondo momento, possiamo intenderle così (buone) anche noi.