sabato 12 febbraio 2022

Meditazione sul vangelo della Domenica

 

Beati voi, poveri … guai a voi, ricchi!

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. […] 20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: "Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti. (Lc 6,17.20-26)

Tra le beatitudini secondo il Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12), le più conosciute e ricordate, e quelle del Vangelo di Luca ci sono notevoli differenze. Non solo perché, secondo Matteo, Gesù le pronuncia in cima ad una montagna e secondo Luca, in un luogo pianeggiante, ma ci sono differenze anche nello stesso contenuto. Infatti, mentre in Matteo le beatitudini sono otto e solo di quelle si parla, in Luca sono quattro e, parallelamente alle beatitudini, stanno quattro opposte minacce o “guai” (beati voi, poveri / guai a voi, ricchi!).

Riguardo a questa notevole differenza non vale la pena domandarsi quale sia la versione più originale, perché, come sappiamo, ogni evangelista redige il proprio Vangelo adattando l’essenziale ricevuto dalla tradizione al suo progetto e in vista del pubblico al quale si rivolge nell’immediato (Matteo, per esempio, a cristiani di origine ebraica e Luca ad altri di origine pagana). Forse, lo stesso Gesù non le pronunciò in un solo giorno né in un solo luogo, e gli evangelisti raccolsero i vari detti del Maestro e li collocarono dove a loro pareva meglio. I quattro Evangelisti, dichiara lo stesso Concilio Vaticano II, trasmettono fedelmente ciò che Gesù, Figlio di Dio, fece e insegnò, ma scrissero i loro Vangeli tenendo presente la situazione delle rispettive Chiese (cf. Dei Verbum, 19).

La radicalità della versione di Luca che, a differenza di quella di Matteo, dove si parla di “poveri in spirito”, parla direttamente dei poveri e di coloro che soffrono fisicamente fame e sete, e vi insiste con i quattro “guai” contro i ricchi e contro i sazi, vuole confermare ciò che Gesù dice in altre occasioni. Che, per esempio, “nessuno può servire due padroni […]: servire a Dio e alla ricchezza (mammona)” (Lc 16,13).

Ma bisogna capirlo bene!

Ed è proprio per questo che Matto aggiunge “in spirito”. Non per sminuire, ma per sottolineare che non si tratta di avere o non aver denaro, ma del suo uso e dell’attaccamento alla ricchezza. Infatti, le beatitudini, come tutti gli insegnamenti di Gesù, non costituiscono un programma morale (cioè, quello che ci si deve impegnare a fare), ma sono la luce che brilla nel modo di vivere dello stesso Gesù che, nonostante abbia, come tutti, bisogno del denaro necessario per vivere e gente che lo aiuti[1], non proclama le beatitudini da un ricco palazzo di Tiberiade, ma stando vicino alla gente che ama. Infatti, se le guardiamo bene, le beatitudini presuppongono la bontà del Padre, che fa sorgere il sole sopra buoni e cattivi, che ama tutti gli uomini, ma bisogna che lo intendiamo con la spontaneità dei bambini e dei bisognosi anche, se non lo siamo e non dobbiamo necessariamente esserlo nel senso materialmente radicale.

Ci può aiutare a capire questa sollecitudine del Padre, un aforisma arabo che, parlando del sentimento di una madre, è come se parlasse del modo di fare di Dio. Se noi ci chiedessimo, recita quel detto, qual è il figlio preferito di una madre [di Dio, potremmo leggere noi], la risposta non potrebbe essere che la seguente: “Il piccolo, sino a che non diventi grande, il malato, sinché non sia guarito, quello che si è allontanato da casa, sinché non torni”. Infatti, ciò che può renderci beati non è la povertà o il pianto, cose che, oltretutto, sono da combattere, soprattutto negli altri, ma l’essere sicuri di operare, in qualsiasi momento, per il Regno di Dio e nel godere della consolazione del Padre in Cristo.

Quanto alla differenza di luogo (il monte in Matteo e la pianura in Luca), sembra che i due evangelisti si riferiscano allo stesso Mosè, ma in due momenti diversi. Matteo, volendo porre in rilievo il parallelo tra Mosè che riceve la Legge sul monte Sinai e Gesù che dà la sua legge su un altro monte. Luca, invece, pensando a Mosè che scende dal monte per portare al popolo il messaggio ricevuto da Dio e, presentando Gesù che parla nella pianura vicino alla gente, vuole sottolineare la Sua vicinanza a tutti. Una cosa che risulta più chiara, se, tornando un po' indietro nello stesso capitolo di Luca, ci rendiamo conto di ciò che significano le parole con le quali inizia il Vangelo di questa domenica (Disceso con loro).

“In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone” (Lc 6,12-17).

 Fu allora, infatti, che, secondo il Vangelo di Luca, alzando gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù pronunciò le quattro beatitudini e i quattro avvertimenti. Per quanto poi riguarda, la presenza di questi avvertimenti o minacce (guai a voi!), non si tratta di intimidazioni sociali contro i ricchi possidenti che, fra l’altro, non sono mai tra gli ascoltatori attenti del Vangelo, ma di una messa in guardia per gli stessi discepoli, i quali saranno beati se capiranno la bellezza di essere poveri dietro a Lui. In pericolo, al contrario, se si aggrapperanno alle cose, dimenticandosi dell’essenziale.

 



[1]     Basta leggere ciò che scrive Luca in 8,1-3, parlando di Gesù, il quale “In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni”.