sabato 10 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 Nient’altro che un bastone

Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Mc 6,7-13


“Chiamò a sé i Dodici”, scrive Marco. È la terza chiamata che questi primi discepoli ricevono. La prima fu a seguirli (Mc 1,16-20) e la seconda a vivere con Lui (Mc 3,15). Questa volta è per inviarli a compiere la sua missione di Maestro, cioè, portare l’amore del Padre a tutti, come primi inviati dal Figlio.

È difficile pensare che i Dodici abbiano svolto effettivamente tutta l’attività descritta (andare a predicare la conversione, scacciare molti demoni, ungere con olio molti infermi e guarirli), quando lo stesso Gesù ha appena iniziato la sua missione ed essi non sanno ancora di che si tratti né come finirà. Infatti, questa autorità sopra gli spiriti immondi, Gesù la darà loro soltanto dopo la sua risurrezione, quando li manderà al mondo intero e cominceranno a esercitarla con la forza dello Spirito che Egli invierà appunto, una volta tornato al Padre.

Questo brano, tuttavia e al di là della coincidenza storica, non è meno autentico nel suo messaggio sull’apostolato cristiano di sempre. Le istruzioni che Gesù dà ai dodici discepoli, che furono effettivamente da loro praticate alla lettera nei primi anni della Chiesa, restano certe e ineludibili. Riflettono, infatti, lo stile di vita dello stesso Gesù che – a differenza delle volpi che hanno tane e dei passeri che hanno nidi –, “non ha dove posare il capo” (Mt 8,20).

Veniamo dunque a queste indicazioni alle quali devono attenersi gli apostoli e i cristiani di tutti i tempi, se vogliono essere riconosciuti come inviati da Gesù. Hanno da sapere che, in tutto, devono confidare nella sola forza dello Spirito (cioè, nella sola autorità che ha dato loro Gesù) e non in altri mezzi. Per questo devono prendere solo l’essenziale. Sebbene non sia da prendere proprio letteralmente ciò che ha detto Gesù (solo una tunica, un bastone e niente di più, né pane, né bisaccia, né denaro avvolto nella fascia!), ciò che importa è sapere che non sono i mezzi umani che contano, ma la fede nella forza di Dio, perché ciò che non possono gli uomini, lo può Lui (Mt 19,26).

 Un significato particolare in questo senso, può averlo il bastone (nient’altro che un bastone), nonostante che, nella versione di Matteo (10,10) e di Luca (8,3) sia proibito anche questo. Infatti, essendo il bastone lo strumento primordiale che serve di appoggio, però anche di difesa o di attacco, – come più tardi nella Chiesa il bastone dei Vescovi - indica anch’esso la stessa autorità, la sola (“nient’altro che un bastone”), con la quale Cristo invia i suoi apostoli.

 L’ordine di rimanere nella stessa casa, fino a che non partano dal luogo dove sono giunti per l’annuncio, può significare – oltre a impedire di offendere il padrone di casa che li ha ospitati, andandosene a casa di un altro –, la necessità di mostrare che l’unica cosa che si sta cercando, è l’annuncio del Vangelo, accettato in anticipo dalla famiglia ospitante e che, pertanto collabora nello stesso impegno ecclesiale. Come Lidia, commerciante di porpora e della città di Tiatira che, dopo aver ascoltato la parola di Paolo nella città di Filippi, si fece battezzare con tutta la sua famiglia e invitò l’Apostolo e Timoteo a fermarsi a casa sua. “Se mi avete giudicata fedele al Signore”, gli disse, “venite e rimanete nella mia casa" (At 16,15). E li obbligò ad accettare.

 Ci rimangono due ultime annotazioni.

La prima, più difficile, ossia, il comando di Gesù di scuotere la polvere dai piedi, nel luogo dove la gente rifiuta l’annuncio e, la seconda, più semplice, sul dover andare a due a due. “Se in qualche logo non vi accogliessero e non vi ascoltassero”, conclude Gesù, “andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”. Che vorrà dire, con queste parole tanto taglienti, Gesù, Lui che non è venuto per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui (Gv 3,17)?

 Sono parole dure, ma a ben vedere, liberatrici per gli inviati e anche per quelli ai quali portano la buona notizia. Gli apostoli, infatti, non devono preoccuparsi di insistere affinché si convertano. Annunciando, hanno svolto il loro compito. Da parte loro, quelli che hanno rifiutato l’annuncio, rimangono liberi di assumersi la responsabilità di questa decisione, cosa che non vuol dire che vengano allontanati dalla misericordia di Dio. Come al “buon ladrone”, anche per loro giungerà il momento.

 Gli apostoli, devono mettersi in cammino sereni verso un altro luogo, perché il loro compito non è convertire, ma annunciare la buona notizia. “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato”, aveva insegnato loro Gesù, “dite: abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Lo scuotersi la polvere dai sandali, in qualche modo potrebbe essere un gesto simile a quello di Pilato di lavarsi le mani, esprimendo così che, di quella decisione, non hanno alcuna responsabilità.

 L’andare a due a due è per assicurare la credibilità dell’annuncio fondato su due testimoni, ma indica anche la necessità dell’aiuto fraterno, cioè, del mutuo appoggio dei cristiani. Non sentirsi mai soli, infatti, non si riferisce solo alla necessità della compagnia di Dio che, da parte sua, non manca mai, ma anche a quella del fratello o della sorella.

p. Bruno Moriconi ocd