sabato 22 maggio 2021

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 Solennità di Pentecoste (anno B)

 Lo Spirito vi guiderà

 


26Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. […] 12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà  .Gv 15,26-27; 16,12-15


Gesù lo aveva detto ai discepoli nell’ultima cena: che avrebbe inviato lo Spirito che li avrebbe aiutati a comprenderlo pienamente, come pure tutto ciò che aveva fatto e insegnato. Come abbiamo visto domenica scorsa, lo aveva ripetuto anche prima di sottrarsi alla loro vista e salire al cielo definitivamente. Di fronte alla loro curiosità di sapere ciò che sarebbe avvenuto ora che di nuovo era vivo con loro, Gesù aveva risposto che non dovevano porsi domande su cose che ancora non potevano capire e, in particolare, lo aveva affermato con queste parole: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (At 1,8).

“Ecco”, aveva detto loro anche alla fine del Vangelo di Luca, “io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto” (Lc 24,49). Obbedienti, i discepoli si erano fermati a Gerusalemme e, come si legge nel secondo capitolo degli Atti, “mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste [i cinquanta giorni dopo Pasqua], si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”, quando, “venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano” (At 2,1-3).

Secondo questo racconto, che si proclama come prima lettura di questa domenica di Pentecoste, tutti i presenti, insieme con Maria, la madre di Gesù (At 1,14), videro apparire delle lingue di fuoco che si dividevano e si posavano sopra ciascuno di loro. Il fuoco che, nell’Antico Testamento, simboleggia la presenza di Dio che – ad esempio, sul Monte Sinai, si era manifestato in mezzo al fuoco (Es 19,18) –, rappresenta qui lo Spirito Santo.

Ricolmi tutti di questa forza divina cominciarono a parlare in altre lingue, secondo quanto lo Spirito concedeva loro. C’era gente di tutto il mondo: Giudei, Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Cappadocia, del Ponto, dell’Asia, della Frigia, della Panfilia, dell’Egitto, della Libia, cittadini Romani, Cretesi, Arabi e di altre parti. E, nonostante che gli Apostoli fossero galilei e poco istruiti, “ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”.

Non dobbiamo pensare che lo Spirito abbia mutato questi poveri pescatori di Galilea in poliglotti, ma che, pieni della sua forza, essi iniziarono a parlare la stessa lingua di Gesù che è per tutti e che tutti, se lo desiderano, possono comprendere. È la lingua della salvezza che lo Spirito rivolge a tutti gli uomini, una parola comprensibile, una predicazione umana, ma ispirata dal di dentro dal Cielo. Dopotutto, è ciò che aveva detto Gesù, come leggiamo anche nel Vangelo di oggi: “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me […] non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito […] prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.

Lo Spirito non dirà nulla di nuovo, perché tutto quello che il Padre voleva dirci lo ha detto per mezzo del Figlio, come sottolinea molto energicamente Giovanni della Croce nel capitolo 22 del secondo libro della Salita del Monte Carmelo. Sarebbe una mancanza di rispetto verso il Padre, insegna il Santo, aspettare che Egli ci dica ancora altre cose. “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo”, aveva spiegato lo stesso Gesù, “ho detto che [lo Spirito] prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. “Perciò”, scrive, da parte sua, San Giovanni della Croce, “chi oggi volesse interrogare il Signore, o chiedergli qualche visione o rivelazione, non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo, per andare in cerca di qualche altra cosa o novità” (2S 22, 5).

Quindi, l’unica cosa che si deve fare per essere veri discepoli di Cristo, cioè cristiani, non è aspettare sempre nuove rivelazioni dal di fuori, ma ascoltare lo Spirito che Gesù ci ha inviato perché ci porti a conoscere ogni giorno di più l’amore con il quale Egli ci ha amato. In altre parole, è bene chiedere preghiere agli altri, ma ciò che è veramente importante per crescere nella fede, è continuare a pregare, cioè a cercare la propria missione personale in ascolto dello Spirito.

p. Bruno M
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