Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3E se qualcuno vi dirà: «Perché fate questo?», rispondete: «Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito»». 4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». (Mc 11, 1-10)
Il Vangelo di oggi – Domenica delle Palme – è il racconto
della Passione (Mc 14, 1-15, 47) che si legge, interamente, per essere ascoltato
con attenzione e meditato personalmente. Qui commentiamo il Vangelo che si
legge prima di iniziare la processione (Mc 11, 1-10) e che racconta l’entrata e
l’accoglienza di Gesù da parte della gente semplice e senza pregiudizi che lo
riconosce come Messia.
Tutto inizia con l’ubicazione di Gesù e dei suoi discepoli.
Stanno avvicinandosi a Gerusalemme, ci informa l’evangelista, passando per Betfage (casa dei fichi) e Betania (casa dei poveri o di Anania),
dove Gesù si incontrava a volte con Marta, Maria e Lazzaro, suoi amici. Due
luoghi che, provenendo da Gerico dove fino ad allora erano stati, sono le
ultime popolazioni prima di giungere alla cima del monte degli Olivi, dalla
quale si ammira la città in tutta la sua splendida ampiezza. Tra il monte e
Gerusalemme c'è il torrente Cedron e, prima di scendere per salire nuovamente
alla Città, Gesù ordina a due dei suoi discepoli di andare a cercargli un puledro
di asina sul quale desidera montare.
In questo momento Gesù, nonostante ciò che accadrà di lì a
pochi giorni, non è triste come invece lo sarà poco dopo, come ci racconta
Luca, quando, avvicinandosi di più alla città e vedendo l’ostilità dei giudei
contro di lui, piangerà su di essa profetizzando gli assedi dei romani che “non lasceranno pietra su pietra”, per
non aver riconosciuto il tempo della visita di Dio (cfr. Lc 19, 41-44).
Nel brano del Vangelo di Marco, si parla solo della
preparazione del suo ingresso da parte dello stesso Gesù, che – montando quella
umile cavalcatura - desidera dare un segnale del suo messianismo pacifico, e
del benvenuto entusiasta da parte della gente del popolo. Non si conosce il
luogo dove si trova il villaggio “di fronte”, al quale Gesù invia i due
discepoli a sciogliere il puledro, ma può trattarsi di un villaggio sulla
stessa cima del monte.
Ciò che interessa è lo stesso puledro e il fatto che nessuno
vi è ancora salito. Perché? Perché, secondo Numeri 19, 2 e Deuteronomio
21, 3, un animale destinato al culto non deve aver ancora portato il giogo. Da
parte sua Zaccaria 9, 9, riferendosi direttamente all’ingresso del Messia,
aveva profetizzato: “Esulta grandemente,
figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli
è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina”.
I due discepoli incaricati da Gesù andarono al villaggio
indicato dal Maestro e, dopo aver dichiarato che lo avrebbero riportato
indietro, ritornarono con il puledro. Tutto ciò che segue, dopo aver posto
drappi sull’animale ed esservi salito Gesù, pare accadere spontaneamente. Molti
addobbarono il cammino con i loro mantelli, altri con rami tagliati nel campo,
mentre quelli che precedevano e seguivano, andavano gridando: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel
più alto dei cieli!”.
La posa dei mantelli ai piedi della cavalcatura di Gesù
ricorda l’accoglienza di Ieu, una volta unto re
di Israele, narrata in 2Re 9, 11-13. Subito, anche in quella occasione,
ciascuno si affrettò a prendere il suo mantello per collocarlo ai suoi piedi sopra
il selciato, mentre, al suono del corno, la gente andava gridando: “Ieu è re”.
L’Osanna, che sarebbe un grido di aiuto, con cui
viene accolto Gesù si trova nel Salmo 118 (vv. 25-26), è ormai usata solo come
un’acclamazione. Un saluto, però, al quale gli evangelisti aggiungono alcune
parole (Benedetto colui che viene nel
nome del Signore!) per porre in risalto che Gesù è riconosciuto come il Messia
figlio di Davide, come l’ha appena chiamato Bartimeo, il cieco di Gerico,
secondo il racconto di Marco (Mc 10, 46-52), che vale la pena ricordare qui,
per un particolare molto importante:
E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi
discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva
lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare
e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano
perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà
di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in
piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per
te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli
disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva
lungo la strada.
Il particolare importante sta in quest’ultima espressione (“vide di nuovo e lo seguiva
lungo la strada”), perché, a differenza della gente che ora acclama Gesù e
di lì a pochi giorni griderà a Pilato che lo crocifigga (Gv 19, 15), il nostro
modello è Bartimeo. Questo cieco che, recuperata la vista, lo seguiva lungo la strada, che non è una semplice via, ma il cammino di Gesù che giunge fino a
Gerusalemme, alla Croce e alla risurrezione. Il cammino della vita, come noi cristiani sappiamo.
Bruno Moriconi, ocd