sabato 5 dicembre 2020

Meditazione sul Vangelo della seconda domenica di Avvento

II DOMENICA DI AVVENTO 
 1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». 
Mc 1, 1-8 


MEDITAZIONE 
Ciascuno dei quattro Vangeli ha il suo prologo. Il più conosciuto è quello di Giovanni (In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio). Nel Vangelo di Matteo come prologo c'è un ideale albero genealogico che fa risalire Gesù ad Abramo (Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli…). Nel Vangelo di Luca, la difesa dell’autenticità del suo scritto nella seguente dichiarazione: Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Il Teòfilo cui si riferisce Luca nel suo prologo non è un personaggio storico, ma il nome di qualsiasi lettore del suo Vangelo, come della sua seconda opera (Atti degli Apostoli). Teòfilo significa “amico di Dio” e, per essere il Vangelo dedicato a un lettore con questo nome, vuol dire che – nel suo significato trascendente – può essere inteso solo da chi ha interesse che, attraverso questo libro sacro, gli parli Dio. Se non c'è questo desiderio il Vangelo può essere letto o studiato come qualsiasi altra opera letteraria. Anche Marco, il più antico tra gli Evangelisti, ha il suo prologo nei suoi primi otto versetti (quelli che leggiamo in questa seconda domenica di Avvento 2020). Un prologo che inizia dal titolo della sua opera: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Un titolo che bisogna intendere in questo modo: Qui ha inizio la buona notizia che è Gesù Cristo, che è il Figlio di Dio Per il momento, nessuno sa cosa significa questo titolo di figlio di Dio, però risulterà manifesto alla fine e, precisamente, quando il Centurione, che sta di fronte a Gesù crocifisso, al vedere come era spirato, dirà: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15, 39). Può darsi che neppure il Centurione abbia compreso che era veramente il vero Figlio di Dio e non solo un ammirevole figlio di Dio, però ciò che importa è che il Centurione – come Teòfilo nel Vangelo di Luca – rappresenta ciascun lettore del Vangelo. Per il momento, nel Prologo, si tratta solo degli inizi. Nessuno conosce ancora Gesù, però un uomo del deserto (Giovanni Battista) parla di lui come del Messia annunciato da Dio attraverso il profeta Isaia. Lo dice parlando di sé come messaggero inviato per preparare la sua via.
“Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”, scrive, infatti, Marco. Vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi e nutrendosi soltanto di cavallette e miele selvatico, Giovanni battezzava tutti quelli che accorrevano a lui dalla regione della Giudea e dalla città di Gerusalemme. Correvano tutti a lui, però Giovanni diceva loro che non si sbagliassero, che non era lui il messia. “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Slegare il laccio dei sandali è uno dei gesti compiuti dai discepoli ai loro maestri, Giovanni intende dire che non può essere discepolo di colui che sta per venire dopo di lui. Al momento, non è chiaro neppure questo, ma sarà lo stesso Gesù a spiegarlo un giorno. Parlando di Giovanni Battista ai suoi discepoli, dirà che non è nato da donna uno più grande di lui, aggiungendo in seguito che, tuttavia, “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11). Un insegnamento molto prezioso per il lettore amico di Dio (Teòfilo)!

Al momento sta ascoltando solo Giovanni Battista e non sa perché egli parli di sé con tanta umiltà, però se continuerà a leggere e a seguire Gesù attraverso le pagine del Vangelo, giungerà a comprenderlo e a professarlo come il Centurione sotto la croce. Comprenderà che Gesù, che sta per ricevere il battesimo nel Giordano, è il Figlio di Dio e non semplicemente il Messia atteso. Il lettore cristiano del Vangelo, infatti, non sarà così santo come Giovanni Battista (il più grande tra i nati di donna), ma, su Gesù, saprà molto più di lui. Illuminato dallo Spirito Santo, avrà la certezza che, davvero, come dirà Gesù a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
p. Bruno Moriconi, ocd