NATIVITÀ DI SAN
GIOVANNI BATTISTA.
Domenica 24 Giugno: Solennità.
(Isaia 49, 1-6; Sal 138/139; Atti 13, 22-26; Lc 1, 57-66.80).
Meditiamo con p. Faustino Macchiella ocd
Con stupore e con gioia, oggi viene nuovamente rotto il
ciclo ordinario delle Domeniche dal deciso irrompere della solennità della
Nascita di S. Giovanni Battista. Nella Chiesa, e nella impressionabilità
artistica, la figura del Precursore di Gesù ha un grandissimo valore: basta
ricordare che oltre al giorno della morte (= dies natalis, 29 agosto) come per
tutti gli altri Santi, di S. Giovanni Battista si celebra anche il giorno della
nascita (come si fa solo con quella di Gesù e di Maria santissima) e ci viene pure
offerta una liturgia vigiliare propria (come è solo per il Natale, la
Pentecoste, i Santi Pietro e Paolo, e l’Assunzione di Maria al cielo).
Del resto, non per niente la gente che accorreva al suo
battesimo sulle rive del Giordano dubitava
che fosse lui il Messia atteso; e Gesù stesso ha proclamato: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto
alcuno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11,11).
Oggi, quindi, siamo invitati a lasciarci stupire e
affascinare da questo grande profeta e testimone che ha e vive la chiara
coscienza del suo essere per il Signore, l’unico salvatore; del suo desiderio
di diminuire per lasciare che cresca Lui, la verità e la vita; della sua
prontezza nell’indicarlo presente: “Ecco
l’agnello di Dio, Colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29).
Nell’antifona d’ingresso della Messa del giorno ci viene
regalato uno schema semplice e completo per poter inquadrare la figura e la
missione di S. Giovanni Battista: “Venne
un uomo mandato da Dio, e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce e preparare al Signore un popolo ben
disposto” (Gv 1,6-7; Lc 1,17): è Dio
che organizza e mostra chiaramente la sua irrevocabile decisione di dare pieno
compimento al piano della Salvezza già promesso subito dopo il primo peccato;
ma è Giovanni che, come vero testimone, dovrà guardare e indicare ormai presente
la luce del mondo e preparare il duro cuore di un popolo ad accogliere la vita vera
che si è resa visibile.
1) Il figlio
dell’impossibile. La vecchiaia dei due sposi, la sterilità di Elisabetta e
l’incredulità di Zaccaria ci dicono chiaramente che Giovanni non è il frutto di
attese e di programmazione umana. C’è semmai proprio tutto l’occorrente per
affermare che umanamente da Zaccaria ed Elisabetta non ci si poteva aspettare
niente. Solo delusione, rassegnazione e vergogna. Ma tutto questo invece serve
per affermare categoricamente che Giovanni è pensato da Dio; è voluto da Dio; è
mandato da Dio. Perché dove non c’è più possibilità o speranza umana rimane
sempre l’impensabile e l’imprevedibile di Dio. Infatti, solo Dio è la misura di
tutto, non l’uomo! E quello che Dio si aspetta dall’uomo è solo un po’ di fiducia; un po’ di gioiosa
collaborazione; un po’ di vera e pronta obbedienza.
Il rimprovero e la punizione di Zaccaria, che per non aver
creduto alla parola di Dio resterà muto fino alla nascita di Giovanni, ci
mettono con le spalle al muro: noi (salvo le poche eccezioni dei santi!)
resteremo sempre dei piccoli poveri increduli e disobbedienti; e ci dovrebbe
essere un gran silenzio sulla terra; ma Dio non si lascia irretire dalla
delusione; Dio preferisce lasciarsi guidare dal suo incredibile amore. Colui
che vince la sterilità, vince anche l’incredulità! Il suo Amore è più grande
del nostro peccato.
Ce lo ricorda anche Santa Teresa di Gesù nel racconto della
sua vita: “L’amore di Dio è più
grande di tutto il male che possiamo fare… Mi sono stancata prima io a
offenderlo che non Lui a perdonarmi. Egli non si stanca mai di donare, né le
sue misericordie si possono esaurire: non stanchiamoci noi di riceverle!” (V XIX,15).
2) Giovanni è il suo
nome. Volevano chiamarlo Zaccaria, come suo padre, come avevano sempre
fatto, come tutti si aspettavano. Ma Elisabetta dice di no; e suo padre
Zaccaria, finalmente obbediente, scrive speditamente
che si chiamerà Giovanni.
Povero Zaccaria; nove mesi di assoluto e costretto silenzio;
nove mesi di pesante ricordo della sua troppo facile e spontanea incredulità;
nove mesi di crescente e sicuro desiderio di fidarsi un po’ più di Dio. E
finalmente arriva anche l’occasione di poter dire a tutti che ora crede a Dio; che
ora vuole solo obbedire a Dio; e quindi ora scrive che il vero nome di quel suo
figlio è già stato dato da Dio: “Giovanni
è il suo nome!”.
Troppo spesso noi dimentichiamo che l’autore della nostra
storia è Dio. Soprattutto della storia della salvezza; di quella storia cioè
che fa vedere il vero volto di Dio: Misericordia, Perdono, Grazia.
È appunto questo ciò che Dio vuole dire al suo popolo:
siccome Giovanni significa “Dio fa grazia”,
Io ve lo mando solo perché tutti possiate ascoltare – accogliere – e far risuonare
nel vostro cuore questa buona notizia: questo tempo è tempo di grazia; questo
tempo è tempo di perdono e di misericordia; questo tempo è tempo di presenza di
Dio con voi. Convertitevi. E Giovanni sarà appunto colui che nel deserto dovrà
gridare, dovrà attirare l’attenzione di tutti e dovrà anche indicare, già
presente, “l’Atteso di tutti i popoli”.
Proprio come farà anche S. Teresa che, dopo aver visto la
pazienza e l’amore di Dio per lei, vive e scrive solo per proclamare le
Misericordie del Signore; solo per ingolosire qualcuno; solo per far desiderare
e attendere l’Unico necessario. Il resto è compito del Signore; perché quando
noi lo desideriamo, Lui ci ha già trovato!
3) Egli, Giovanni, venne
come testimone. Colui che deve o vuole testimoniare per qualcuno o per
qualcosa, deve avere ben chiaro nella testa e nel cuore cosa significa e cosa
comporta la sua testimonianza. Non potrà mai rifugiarsi dietro l’io non sapevo,
o l’io non pensavo!
E Giovanni sa. Era stato pensato e progettato (da Dio) per
essere precursore e testimone del Suo Figlio fattosi uomo fra gli uomini; si
era preparato (nel deserto) a vedere l’essenziale e il necessario; aveva avuto (da
parte di Dio) l’assicurazione che, Colui sul quale si sarebbe posato lo
Spirito, era il Messia tanto atteso. Quindi Giovanni farà tutto e sempre ciò
che sarà richiesto dalla vita, dalle persone, dagli eventi per essere quello
che Dio vuole che sia. Non sarà mai uno che si lascia condizionare da qualcosa
che non sia Dio e la sua vocazione. Farà, come dice Santa Teresa di se stessa,
tutto quel poco (ma sufficiente, se è Dio che lo vuole) che dipende da lui. Ma,
e soprattutto, sarà uno che non si lascia manipolare né dalle lodi né dalla
paura; perché totalmente ancorato alla verità. E, come dice Gesù, “la verità vi farà liberi!” (Gv 8,32).
Infatti, il 29 agosto, festa liturgica del martirio di S.
Giovanni Battista, ci verrà appunto mostrata la verità e la portata di questa
testimonianza!
4) Venne a preparare un popolo ben disposto.
Giovanni Battista è mandato da Dio con una missione ben chiara: rimettere (o
almeno ridestare) nel cuore del popolo di Dio la speranza più significativa
della sua storia e della sua vocazione: quella di desiderare e di attendere il
Messia; quella di tenere vivo nel mondo questo desiderio e questa attesa del
Salvatore; quella di non permettere che la sofferenza e il tempo stemperino
desiderio e attesa, tanto da rendere incapaci di vedere e accogliere la
salvezza, quando fosse concretamente donata dalla fedeltà di Dio. La missione,
cioè, dei profeti e dei testimoni.
E quello che Giovanni farà è appunto questo: annunciare che
non c’è più tempo da perdere (se la scure
è già posta alla radice dell’albero – Mt 3,10);
invitare a lavarsi, a purificarsi, a liberare il cuore dal male, per renderlo
capace di accogliere la salvezza (Razza
di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l’ira futura? Fate dunque frutti
degni del ravvedimento – Mt 3,7);
individuare e segnalare il Salvatore che è già presente (Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! – Gv1,29); accettare con gioia che i suoi
discepoli lo lascino per seguire Gesù (Ora
questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io, invece, diminuire. – Gv 3,30).
Per concludere potremmo dire (e questo è il vero senso del celebrare
liturgico) che Giovanni Battista ha vissuto e ci presenta la vocazione di ogni
cristiano; e tanto più di ogni carmelitano che come carisma e come impegno nel
mondo e nella Chiesa ha il dono e il dovere di vivere e testimoniare la
presenza di Dio: Rendere visibile l’Invisibile. Teresa sintetizzerebbe: che i
pochi amici che il Signore ha, siano almeno desiderosi e affascinanti!