Ecco il testo dell'intervento di questo pomeriggio:
LA PREGHIERA COME ESPERIENZA E APPROFONDIMENTO DELL’IDENTITÀ NELL’OCDS
di Padre Alzinir Debastiani
L’identità
del cristiano ha le sue radici nel sacramento del Battesimo, per mezzo del
quale la persona umana è inserita nel mistero di comunione della SS. Trinità.
Nel caso specifico un membro dell’Ordine secolare riceve la chiamata a vivere
secondo la spiritualità del carisma carmelitano-teresiano. Qui è chiamato a
interiorizzare o incarnare nella propria vita la spiritualità dell’Ordine, nel
quale trova la sua “patria spirituale”, che lo aiuterà a sviluppare la sua
identità e, conseguentemente a vivere la sua missione personale nel mondo.
I.
ELEMENTI CARATTERISTICI DELL’IDENTITÀ DELL’OCDS (art. 1.3 e 9 delle Costituzioni dell’OCDS).
Da questi
articoli risulta chiaro che la vita di preghiera, intesa come amicizia con il
Signore, - la quale presuppone le virtù del distacco, dell’amore fraterno e
dell’umiltà -, occupa un posto fondamentale nella mèta dell’OCDS e sostiene la
sequela di Gesù Cristo in Comunità a servizio del Regno (missione) nelle
circostanze ordinarie della vita (indole secolare) secondo il carisma del
Carmelo Teresiano. L’identità
carmelitana matura mediante lo studio della Scrittura e nella “lectio divina”, nella
liturgia della Chiesa, nella spiritualità del Carmelo, alla sua storia, alle
opere dei Santi dell’Ordine e alla formazione nella preghiera e nella
meditazione (cf. Cost. OCDS 35). La preghiera che porta
alla maturazione dell’identità del singolo membro dell’OCDS è quella che
produce i frutti concreti nella vita, secondo lo stato di vita di ciascuno.
La preghiera come percorso di maturazione
dell’identità
Sappiamo che la
preghiera cristiana è relazionale, ha in Cristo la sua fonte, in quanto è lui
il modello e il Maestro per eccellenza di preghiera. Allo stesso tempo Lui
porta alla scoperta dell’identità profonda di se stessi (cf. GS 22), in quanto immagine e
somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-27) e abitazione della Ss. Trinità (cf. Gv
14,23; 1 Cor 6,19; 2 Cor 6,16). La meta è che l’orante abbia in sé i stessi
sentimenti di Cristo (Fil 2,5) e cresca nella misura della sua statura (Ef 4,
15-16), partecipando alla sua filiazione divina e impegnandosi in comunione di
vita con gli altri credenti e collaborare nella missione della Chiesa a
servizio del Regno.
L’esempio della santa Madre
Teresa e la sua progressiva trasformazione descritta nel Castello interiore,
grazie al suo rapporto vitale con Gesù, vissuto in chiave di amicizia
(Cf Vita 8,5; cf. Cost. OCDS 9 c; 18; 23). La base per la vita di preghiera normalmente, ma non esclusivamente, sta
nell’esercizio della fede in famiglia. “L’amore sociale, riflesso della
Trinità, è in realtà ciò che unifica il senso spirituale della famiglia e la
sua missione all’esterno di sé stessa, perché rende presente il kerygma con tutte le sue esigenze comunitarie.
La famiglia vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una
Chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo” (Amoris laetitia = AL 324).
II. ALCUNE
TESTIMONIANZE
1. I santi coniugi Luigi e Zelia
Martin
Riconoscendo il primato di Dio
nella propria vita, Luigi e Zelia comunicano ai figli, fin dalla più tenera
età, lo spirito di preghiera. Atto educativo per eccellenza: imparare ad
ascoltare il Mistero vivente che è Dio, parlarGli con semplicità di cuore, essere
ricettivi alla sua Parola, alla sua grazia, alla sua chiamata. Educate molto
presto dai genitori, le ragazze Martin si rivolgono spontaneamente a Dio e si
aprono liberamente a Lui. Iniziazione alla preghiera, ma anche partecipazione
alla celebrazione dei sacramenti, lettura della vita dei santi, apertura allo
spirito di carità e di umiltà attraverso l'attenzione ai più poveri, educazione
al dono di sé coltivando una relazione viva, personale e volontaria con Gesù.
Ciò che Teresa tradurrà con una formula tutta salesiana "Fare piacere a
Gesù". Luigi e Zelia non trascurano nulla per favorire la crescita umana e
spirituale dei loro figli. Li introducono intenzionalmente sulla via della
santità. Ciò che hanno seminato senza risparmiare tempo e fatica, porterà il
frutto che conosciamo. Spontaneamente si pensa a Teresa, ma guardiamo anche a
Leonia e, con modalità e risultati differenti, anche a ciascuna delle figlie
Martin.
2. Il Generale Louis
Gaston de Sonis : Miles Christi
(1825-1887)
Cerchiamo ora di
guardare più a fondo la preghiera dei Martin. In essa scopriamo che una delle
preghiere che la famiglia amava recitare insieme ha la sua origine in un membro
dell’OCDS, Terz’Ordine in quei tempi. Nel 1862, Sonis, prima di ripartire per l’Algeria
entra nel Terz’Ordine, presso il convento dei frati di Bordeaux; vi emetterà la
sua promessa nel 27 agosto 1869. Tra i suoi molti affari e impegni trovava
tempo per le adorazioni notturne, fondandole in parecchie città dove abitava.
Diceva: “Il Buon Dio moltiplica il tempo per quelli che lo servono”. In
Francia, si distinse tanto per la sua
pietà quanto per il suo coraggio militare e autenticità morale. Divenne celebre
durante un'impresa militare a Loigny, il 2 dicembre 1870. Alla testa degli
Zuavi pontifici ordinò una carica eroica contro i prussiani, salvando così da
una disfatta completa le sue truppe e quelle di Chanzy.
Gli ultimi 4 anni della sua vita sono dedicati a vivere in profondità la
spiritualità del Carmelo teresiano e a scrivere i suoi ricordi e consigli per i
figli. Muore il 15 agosto 1887 a Parigi, festa dell’Assunta. Nella sua tomba nella cripta della Chiesa di
Loigny dove viene sepolto il 22 settembre dello stesso anno, ha voluto scritte
le parole: “Miles Christi”, soldato
di Cristo. Il suo processo di beatificazione è stato aperto il 26 settembre
1929. Ogni anno, il 2 dicembre viene fatto un pellegrinaggio a Loygni in
ricordo di lui, con la partecipazione di tantissimi giovani.
Sappiamo che la
famiglia Martin viveva in un profondo clima spirituale e religioso. È
importante sapere che una preghiera che la famiglia Martin amava recitare
insieme e fu composta da Sonis nel
1871. È una preghiera che manifesta il loro desiderio di appartenenza a totale a
Dio in ogni momento e in tutti gli avvenimenti e che ispirò Teresina, in modo particolare, per l'immagine
del “granello di sabbia”.
3. Valeria Carta (14 ottobre 1941
– 13 ottobre 1984) “dalla ribellione all’olocausto”
Nasce a Torreglia, Padova il 4 ottobre 1941. Ragazza forte
e allegra, di una bellezza rara, leale, comprensiva e tollerante che non
parlava male di nessuno. Ai 12 anni comincia a prestare servizio come domestica
presso le famiglie del posto. Ai 18 anni, il 12 giugno 1960, viene colpita da
una grave malattia al midollo spinale (mielite trasversa). Incomincia così la
sua Via Crucis di sofferenze percorrendo gli tantissimi ospedali: viene
ricoverata all’Ospedale Civile di Padova, poi in quello di Monselice (1961-63),
quindi presso il Policlinico di Albano Terme (1963-65) e infine dal 1965 - 1982
presso l’Istituto ‘C. Steeb’ degli Alberoni di Venezia. Una vita trascorsa
negli ospedali, con brevi soste con la famiglia, soprattutto nelle feste del
Natale e della Pasqua. Nel 1983 viene trasferita definitivamente alla casa del
Fratello Orlando a Torreglia, recandosi 3 volte alla settimana a Padova per le
dialisi.
Davanti al male, il
suo carattere dolce e gioviale si trasforma ed emerge in lei una forte
aggressività e ribellione. Pian piano, con l’aiuto del cappellano dell’ospedale
e degli amici ritrova nella fede il senso per la sua malattia. La sua vita
passa dalla non accettazione del male alla rassegnazione e infine all’offerta
totale dei suoi patimenti e di tutta se stessa per il bene dell’umanità. Il 10
aprile 1969 entra a far parte della Comunità OCDS di Venezia e il 10 novembre
1970 fa la sua promessa nell’Ordine Secolare, essendo ricoverata nello Istituto
Alberoni di Venezia; Legge gli scritti dei Santi Carmelitani e sarà S. Teresina
ad ispirarle profondamente: “In questo mese del dolce autunno, c’è il giorno dedicato all’amata
sorellina S. Teresina del Bambino Gesù. Mi commuove tanto pensare con quella sua profonda, squisita delicatezza spirituale”
(Diario, 1.10.1972).
Scrisse di lei uno dei
suoi biografi: “Attraverso la fede è riuscita ad accettare se stessa, in quelle
precarie e gravi condizioni fisiche e morali, ad accettare anche i sacrifici
che gli altri compivano per lei, a essere loro sempre riconoscente, a rendersi
utile per il prossimo, sofferente e non sofferente, con la preghiera, con la
parola di conforto, con lo scritto, con l’offerta del suo quotidiano sacrificio
come olocausto per la salvezza delle
anime”. Valeria parte per la casa del Padre la mattina del 13 ottobre 1984.
Nella lapide della sua tomba a Torreglia c’è una frase sua che riassume la sua
missione in terra: “Vi scriverò dal cielo”.
4. Gino Bartali (1914-2000):
"Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all'anima,
non alla giacca" (parole a Andrea).
Ciclista vincitore di
3 Giri d’Italia (1936, 1937, 1948) e del tour de France (1938). Membro della
Comunità OCDS san Paolino di Firenze (ammesso il 14 febbraio 1937 e fece la
promessa definitiva il 4 dicembre 1938), riconosciuto dalla fondazione Yad
Vashen a Gerusalemme nel 2013 “giusto tra le nazioni” per aiutare a salvare
circa di 800 ebrei trasportando nei tubi della sua bici documenti e aiutando il
card. Dalla Costa nel salvataggio di ebrei dal nazismo, addirittura percorrendo
380 km in un giorno per andare e tornare da Firenze ad Assisi nel 1943-44...
Non ha mai raccontato questo, neppure a sua moglie. “Opere vuole il Signore” ci
ha scritto la Santa Madre (7 Mansioni,
4, 7).
Ma come era la sua vita di fede e di preghiera? Era chiamato “postino della
pace”, oppure “Gino, il pio”. Gino aveva
a casa sua una cappellina dedicata a S. Teresina dove ogni tanto preti e frati
hanno celebrato più di 300 messe, secondo il suo quaderno dei registri. Primo di
una competizione importante chiamava il sacerdote per dire la messa e si
raccoglieva in preghiera. In un foglio sciolto trovato nel suo libro di
preghiere, scritto nel 3 agosto 1994, riferisce di una sua visita sua a
Lanciano e tra altre cose scrisse questa semplice preghiera, la quale rivela un
po’ il suo rapporto con Gesù: “… Dio ha voluto ancora una volta farmi conoscere
cosa è la fede e cosa è la vita. Grazie Signore Gesù. Se vorrai tornerò una
altra volta con più calma. A presto.”
PER PROSEGUIRE IL
CAMMINO…
Con questo percorso ho
voluto sottolineare l’importanza della preghiera autentica come sostegno nelle
vicende pratiche della vita e approfondimento della vocazione-missione
personale e, conseguentemente, dell’identità e missione specifica di ciascuno
di loro (cf. art. 20 delle Costituzioni
dell’OCDS).
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