Una lettera del generale per ricordare Maria dell?incarnazione
L'Ordine festeggia il IV centenario dalla salita al cielo di Maria dell'Incarnazione, seguace di S. Teresa d'Avila e fondatrice del Carmelo teresiano in Francia. A lei p. Saverio Cannistrà ha dedicato una lettera che si può scaricare qui
Il Pastore che cura e che salva
Meditiamo con p. Lionello Giraudo ocd
DOMENICA DEL BUON PASTORE
55a GIORNATA DI PREGHIERA PER LE
VOCAZIONI
Carissimi fratelli e sorelle, oggi tutta la Chiesa celebra la 55a giornata di riflessione e di preghiera per le vocazioni.
Ma ha ancora senso, oggi, chiedere vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa? Non rischiamo di essere autoreferenziali e lontani dai problemi gravi e urgenti di questo nostro mondo?
Così ci risponde San Pietro: “In nessun altro c’è salvezza!”. Lui, la pietra scartata dai costruttori, è diventato la pietra d’angolo. Ancora oggi, come 2000 anni fa, Gesù è scartato da chi conta nel mondo, non è considerato come una soluzione percorribile per i problemi dell’umanità… salvo poi costatare che le soluzioni più efficaci per portare la pace sono quelle proposte dalla Chiesa missionaria …che gli interventi più concreti per venire in soccorso alle ingiustizie e alla povertà di tanta gente sono quelli delle associazioni cattoliche… di quelli che seguono Gesù!
Non lasciamoci ingannare dal chiasso mediatico dei vari Pilato, Anna e Caifa del nostro tempo: ancora oggi, Gesù e la sua Chiesa sono la pietra angolare, l’ancora di salvezza per questa umanità! Il mondo, in verità, non Lo ha conosciuto ed ancora non Lo conosce. Per questo, noi che crediamo in Lui, che fin da ora siamo figli di Dio, siamo scartati dal mondo. Il mondo non ha tempo per la nostra preghiera, per la nostra solidarietà cristiana, per pratiche come la Messa, la vita spirituale e sacramentale. Il mondo, che non vuole riconoscere la sua dipendenza dal Grande Amore di Dio Padre, ritiene Gesù un personaggio notevole, ma sorpassato, e noi, Suoi seguaci, gente inutile ed esaltata… ma sbaglia!
Il futuro è di Dio! E’ di Gesù, il buon pastore, che sa dove e come conduce il suo gregge! Abbiamo già 2000 anni di storia che ce lo testimoniano eloquentemente. In questi 20 secoli l’umanità è cresciuta quando ha dato ascolto a Gesù e alla Sua Chiesa… ed è imbarbarita quando ha voluto fare “a modo suo”. Ancora oggi stiamo assistendo ad un crescendo di violenza di ogni genere e di imbarbarimento nei rapporti umani a tutti i livelli, che non può non preoccuparci… Proprio per questo preghiamo per le vocazioni; proprio per questo incoraggiamo e sosteniamo il cammino di coloro che sono chiamati alla vita sacerdotale e religiosa. Noi conosciamo il buon Pastore, Gesù, che ha dato la sua vita per noi, e che ci guida alla vita vera; e Lui ci conosce, uno per uno, ma la sua voce giunge a noi attraverso la voce dei Sacerdoti, il suo incoraggiamento attraverso la testimonianza dei consacrati! Per questo abbiamo bisogno di voi, giovani, che Gesù chiama a vivere con Lui, come Lui, per Lui: voi siete il futuro della Chiesa, il futuro del mondo! Noi siamo con voi, accanto a voi, con la nostra preghiera, col nostro sostegno… Non abbiate paura! Fate entrare Gesù nella vostra vita! Mettete la vostra vita nelle Sue Mani misericordiose: Lui ne farà un capolavoro …per voi …per noi …per la Chiesa …per il Mondo intero!
Abbiamo bisogno di Santi Sacerdoti, vera voce di Gesù, che parlino con la bocca e con la vita a nome di Gesù! Abbiamo bisogno di tanti sacerdoti, perché Gesù ci dice: “…e ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. Sono ancora pochi i sacerdoti di Gesù, per far arrivare la Sua Voce a tutte le sue pecorelle. Basti pensare alla situazione del subcontinente amazzonico, che soffre di una eccezionale carenza di sacerdoti e sarà oggetto delle riflessioni del sinodo appositamente convocato dal Papa. Ed è solo una delle tante situazioni a cui la Chiesa fatica a rispondere! Ma riflettere non basta! La risposta siete voi ragazzi, giovani e meno giovani, che sentite nel cuore il bisogno di salvezza di tante persone, di tanti popoli, e sentite la voce del Buon Pastore, che, nel cuore, vi chiama per associarvi alla Sua missione di salvezza.
Per questo oggi preghiamo il Padre che, nel suo grande amore, sempre si prende cura di noi. Preghiamo Gesù che sceglie i suoi apostoli di ieri, di oggi e di sempre. Preghiamo lo Spirito Santo, forza dei deboli, sorgente di ogni risposta generosa, e sostegno di chi, conscio della sua piccolezza e fragilità, accoglie l’invito: “Vieni e seguimi!”, affidando la fedeltà della sua risposta all’aiuto della Sua Grazia!
Tendere alla piena maturità di Cristo
La formazione è il tempo e lo spazio del cammino verso la maturità umana e morale. Non nasciamo maturi; ma
siamo obbligati a diventarlo. E nella misura in cui ne percepiamo la necessità, accettiamo anche l’impegno e la
fatica.Questo è l'argomento della sesta scheda. Per scaricarla clicca qui
Le beatitudini e l'ocds
Si è svolto nell’accogliente Casa Diocesana di Spiritualità di San
Fidenzio (Verona) il nostro Convegno Provinciale OCDS nei giorni 14/15 aprile
scorsi anche con la presenza di 10 membri dell’OCDS della Provincia Lombarda
con il loro Presidente Provinciale, a testimonianza dello spirito di comunione
che si è instaurato fra le Province in questi ultimi anni e che lascia sperare
in un futuro moltiplicarsi di esperienze comunitarie interprovinciali.
Ogni Comunità ha condiviso le proprie
riflessioni ed ogni intervento è stato seguito da un approfondimento del Padre,
rendendo così particolarmente coinvolgente ed arricchente questo momento
comunitario che vogliamo sia, come scrive Papa Francesco nell’ultima
esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”, un incoraggiamento ad un «reale
cambiamento di vita». (66) «Le Beatitudini in nessun modo sono qualcosa di
leggero o di superficiale; al contrario, possiamo viverle solamente se lo
Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza
dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio».
Per la cronaca dei Convegno clicca qui
per la preghiera di p. Bruno clicca qui
Gesù in persona...
Meditiamo con P. Davide Capano, OCD
Gesù muore “pubblicamente” di fronte alla folla testimone della sua “vera” morte. Questa morte è il luogo del suo “innalzamento” (sia perché essere messi in croce significa essere innalzati fisicamente da terra sia perché si tratta di un essere collocati su un trono regale, di Amore infinito e nel contempo pienamente comunicato all'uomo nella sua ostensione davanti a tutti). In questo innalzamento Gesù diede lo Spirito. Il suo Spirito torna al Padre; contemporaneamente si verifica sui presenti e sul mondo una prima effusione dello Spirito Santo. Gesù dopo tre giorni risorge; veramente, risorge. Con una corporeità trasfigurata, ma una vera corporeità. Risorge ad ogni modo “di nascosto”... I Vangeli ci parlano delle apparizioni del Risorto ora in un luogo ora in un altro, ora a quella persona ora a quell'altra secondo una criteriologia difficilmente prevedibile dall'uomo stupito e incredulo di fronte all'Evento - l’Unico Evento su cui diventa necessario discernere per sé: “ma io, credo?” -. I Vangeli ci mostrano Gesù che è Risorto, ma non ci raccontano nulla dell’evento in sé della resurrezione. Il Risorto, che agisce, che appare, che parla e compie dei gesti, che non è una proiezione mentale del discepolo, Lui, nella sua persona divina, è più che mai al centro delle narrazioni evangeliche - e quindi dopo che il sepolcro resta definitivamente vuoto, resteranno solo le bende e il sudario… -. Le apparizioni del Risorto, mostrano a noi il regime nuovo di libertà e di vita che Egli stesso testimonia nel suo arrivare, nel suo ancora e sempre prendersi cura della sua Chiesa, che Egli ha amato da sempre. Nel brano evangelico che commentiamo in questa terza domenica di Pasqua si tratta appunto di questo: i discepoli di Emmaus, totalmente disillusi abbandonano Gerusalemme e con essa le loro speranze infrante. Senza saperlo, nel loro fuggire hanno camminato con Gesù fino ad Emmaus, hanno ascoltato la sua parola; Parola che infiammava i loro cuori delusi e stanchi; resta con noi, perché si fa sera… e lo riconobbero allo spezzare del pane. Lo riconobbero ma proprio in quel momento sparì alla loro vista ed ecco, capiscono che qualcosa è avvenuto, che le parole delle donne non erano un vaneggiamento! E violano il sabato tornando indietro; tornano in fretta sui loro passi per condividere con gli altri, coloro i quali avevano abbandonato a Gerusalemme, la gioia indicibile e inattesa: è vivo, è il vivente! E proprio in quel momento «Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”». Si tratta di una narrazione che non ha il sapore del mito ma della testimonianza del discepolo in merito alla oggettività dell’Evento del vedere e del sentire Gesù Risorto, proprio Lui e non un “altro”. Proprio in questo senso Gesù stesso insiste sulla Verità della sua Persona divina, sul suo non essere un fantasma o una illusione… Gesù in quanto è il Risorto si prende cura dei discepoli sconvolti e pieni di paura: continua a prendersi cura dei suoi, rivelando per loro una Verità sconvolgente: «un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
La presenza fisica del Risorto in mezzo a loro esige, in base alle parole stesse di Gesù, il superamento impensabile dei turbamenti e dei dubbi dentro i quali l’uomo può perdersi oppure compiacersi. Gesù dice di essere proprio Lui, invitando i discepoli a vederLo e a toccarLo; è lo stesso eppure al contempo è diverso, è il Vivente entrato dentro un regime diverso di esistenza. Ma poiché non credevano ancora chiede addirittura da mangiare, ed Egli davanti a loro mangia il pesce arrostito! Si tratta di dettagli importantissimi nella narrazione: Gesù era veramente morto ma risorge veramente senza alcun tipo di aspettativa o di previsione dei discepoli e soprattutto in una vera corporeità, in un regime di vita che ha una concretezza sconvolgente e realissima. La Resurrezione è tanto più imprevedibile quanto più si rifletta sul realismo della morte. L’Evento del Risorto che arriva a porte chiuse e sta in mezzo ai suoi discepoli, che manifesta una Verità sconcertante e che vive di una vita differente e in un regime nuovo di libertà dopo aver vinto la morte, in tal modo - anche nella sua inafferrabilità, nella incapacità del discepolo di essere padrone del suo comparire e del suo assentarsi - decide Lui stesso di essere incontrabile, sperimentabile; e in tal modo sarà sempre – in rapporto alla libertà del Risorto – incontrabile dal discepolo attraverso i tempi. Gesù allo stesso modo non si accontenta della sua manifestazione “fisica”; ciò che sorprende è il fatto che non soltanto Gesù si manifesta nella sua persona, nel suo puro stare con i discepoli, ma anche offre proprio in questo momento una spiegazione che riguarda quello che sta succedendo; pronuncia ancora delle Parole e dà un insegnamento. Si tratta di quello che è avvenuto sempre, anche in precedenza: “prima”! Gesù compie sempre dei gesti, dei segni, di per sé esplicativi di una Verità nuova, ma il discernimento dell’uomo chiamato alla sequela si svolge sempre in base alla Parola, successiva, che riguarda quei gesti e quei segni e che li spiega. Il Risorto infatti dirà che c’è una continuità tra Antico e Nuovo Testamento, tra le profezie antiche e quello che i discepoli hanno vissuto: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Ma non avviene soltanto questo, quasi come se il discepolo debba essere un puro e semplice riportatore di un fatto che resta esterno alla sua esperienza personale. Il discepolo deve essere coinvolto in questo evento e in queste Parole per sperimentarne la bellezza e la Verità, per comprenderlo appieno questo Evento, ma in questo ha bisogno ancora dell’intervento di una forza a lui esterna e che viene da Dio: «Allora aprì loro la mente - Lui agisce! - per comprendere le Scritture». Dopo aver aperto la mente dei discepoli Gesù Risorto dice parole ulteriori di spiegazione e di chiarificazione: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». In tal modo Gesù si proclama come centro della storia umana, tra un prima e un dopo definitivo; il centro è appunto la sua Passione, morte e Resurrezione. In questo tempo in cui noi viviamo, che è dopo la Resurrezione, tempo della Chiesa, Gesù in persona è presente nella sua Chiesa ed assisterà ancora i suoi discepoli, cui affida il compito di essere annunciatori. Saranno questi testimoni – voi di questo siete testimoni, e noi fondiamo la nostra fede sulla loro testimonianza! – che diventeranno nei secoli strumento della diffusione per il mondo intero della Buona Notizia che ha al centro il mistero della Persona di Gesù. Ciò, non altro, esigerà la conversione e il perdono dei peccati. Di questa verità sarà annunciatore Pietro a Pentecoste: il peccato commesso non è la realtà definitiva che riguarda l’uomo, è possibile proprio in nome del Risorto anche la nostra resurrezione e la liberazione da peccato. Chi ha ucciso Gesù per ignoranza si trova messo nelle condizioni di un ricominciamento inaspettato, non è definitivamente condannato ma è chiamato alla conversione, per la cancellazione del peccato che lo minaccia e deturpa la sua identità di uomo, grazie all’Opera che Dio stesso ha compiuto: quella della nostra redenzione, passando attraverso la Passione e la morte. Anche in base alla testimonianza di S. Giovanni apostolo nella sua prima lettera, di fronte alla gravità del nostro peccato, che ci umilia, diventa possibile alla Grazia agire in una conversione che interpella la nostra libertà nel volerci convertire; che permette di ri-conoscere Gesù sempre di nuovo e di osservare in modo rinnovato - in base alla testimonianza del Risorto e della vita che Lui in prima persona vive in comunione con il Padre, nell’unità dello Spirito Santo - i suoi comandamenti. Obbedendo al comandamento nel nuovo regime di vita regolata dalla Resurrezione già adesso è sperimentabile la comunione col Risorto.
E' nell'assemblea domenicale che la Parola si offre a noi
Meditiamo con p.Luigi Navone ocd
DOMENICA DELLA DIVINA
MISERICORDIA
“Beati quelli che
pur non avendo visto crederanno”.
Siamo ancora
avvolti dallo stupore e dalla gioia grande, come gli Apostoli all’incontro
con Gesù Risorto che liturgicamente celebriamo per
otto giorni come un unico grande giorno fatto dal Signore per contemplare la
sua bontà e misericordia.
Il tema centrale,
di questa domenica “in albis”o della
Divina Misericordia, è la Fede in Gesù Risorto testimoniata dai discepoli che
lo hanno incontrato, lo hanno toccato, hanno mangiato con lui.
Anche noi oggi
siamo tra quella moltitudine di beati che senza aver visto e toccato
abbiamo creduto. Come i primi cristiani,
anche noi oggi, beneficiari di questa ricchezza inestimabile della Fede
ricevuta nel Battesimo, dobbiamo alimentarla, purificarla, celebrarla e
trasmetterla con la stessa fedeltà, convinzione e coerenza. Essa si alimenta
con la preghiera personale e comunitaria.
Il luogo e il
momento privilegiato dell’incontro con il Risorto è la domenica, “il Giorno del Signore”, la Pasqua settimanale. Incontro che dobbiamo
vivere come “il Signore dei giorni”,
al punto da non poter vivere senza la domenica. Lì dove si raduna la comunità
dei salvati, “la Santa Assemblea”, il Signore ci viene incontro con la Sua
Parola, ci si rivela come Colui che è il compimento delle Antiche
Profezie, la Parola definitiva del Padre. Egli fa ardere il nostro cuore e ci
fa rivivere nel presente l’Offerta di Se stesso e la Sua glorificazione.
Inondati e come sommersi dalla grazia di questo giorno santo siamo invitati a
contemplare le meraviglie del Suo amore e a “rendergli grazie perché eterna è la Sua Misericordia”.
Questo incontro
con Gesù Risorto nel Convito Eucaristico ci trasforma in creature nuove e ci
sprona a vivere con la stessa coerenza dei primi cristiani sia con la
testimonianza del Risorto sia con la sollecitudine verso tutti i bisognosi. Se
insieme condividiamo i beni celesti: “l’Eucarestia” come non condividere i beni
della terra, liberando il nostro cuore dall’egoismo per renderlo aperto alle
necessità del prossimo? Anche oggi questa Fede disarmata, ma convinta vince il
mondo e noi, già da adesso celebrando la Misericordia di Dio, pregustiamo la
beatitudine di chi ha creduto senza aver visto.
“Dicono che è risorto”…
Meditiamo con P. Ennio Laudazi, ocd.
“…è in quell’istante che nasce la fede, che nasce il Cristianesimo” (V. Messori, p. 120).
“Cristo Risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida” (Papa Francesco EG, 275)
Per offrire un “pensiero” sul Vangelo in particolare e la Parola di Dio in generale nella Pasqua del Signore, sento che valga soprattutto cogliere l’annuncio: dicono che è risorto! Cristo è risorto, proclama la parola di Dio. Con la conferma dell’apostolo Giovanni, testimone oculare del fatto con Pietro: “Vide e credette” (Gv 20, 8).
Di fronte al mistero assumiamo un comportamento realista, quindi; oppure, come ci suggeriva il Papa nell’omelia della Domenica di Pasqua 2017, “ognuno di noi pensi ai problemi quotidiani, alle malattie vissute o che viviamo; pensiamo alle guerre, alle tragedie umane e, semplicemente, con voce umile, senza fiori, soli davanti a Dio, davanti a noi stessi diciamo: «Non so come va questo, non sono sicuro che Cristo è risorto ed io ho scommesso». Fratelli e sorelle, questo è quello che ho voluto dirvi. Tornate a casa oggi, ripetendo nel vostro cuore: «Cristo è risorto».
Per il resto, la Parola di Dio nella Pasqua del Signore, oltre a presentare una forte e interiore verifica delle profezie adombrate nell’Antico Testamento e compiute nel Nuovo, offre uno spettacolo sublime: accensioni e deflagrazioni, disegni a colori in cielo, sotto le stelle:
“Sono risorto e sono sempre con te” (Ingresso).
“Hai vinto la morte o Padre” (Colletta).
“Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo!” (Salmo responsoriale).
“Il Signore della vita era morto ma ora vive, trionfa. Tu, re vittorioso, abbi pietà di noi” (Sequenza).
“Facciamo festa nel Signore!” (Dopo la Comunione).
“Cercate le cose di lassù, dove è Cristo!” (Seconda lettura).
Il tutto per stringere nel cuore il mistero celebrato nella Pasqua: “Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette” e “Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino e vide che la porta era stata ribaltata” (Gv 20,1).
Il mistero contemplato e vissuto nella fede va annunziato e testimoniato:
“Ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che Egli è il giudice dei vivi e dei morti” (Iª Lettura).E la prospettiva teologica della speranza cristiana per la Chiesa, con la Chiesa e nella Chiesa: “Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l’inesauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti Pasquali (s.m.), giunga alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore (Dopo la comunione).
“Cercate le cose di lassù, dove è Cristo” (2ª Lettura).
“Esultanti per la gioia pasquale (Sulle offerte), andate e portate a tutti La gioia del Signore risorto. Alleluia, alleluia! Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia!
Gli auguri di p. Alzinir De Bastiani
Cari confratelli nell'Ordine,
nell'augurarvi i doni della Pasqua di Gesù, la sua Pace e la sua Gioia, condivido questo profondo pensiero del Card. Martini.
"A Pasqua risplende la bellezza che salva, la carità divina che si effonde nel mondo. Nel Risorto, colmato dal Padre dello Spirito di vita, non solo si compie la vittoria sul silenzio della morte ed è offerta la forma dell'uomo nuovo, che è tale in pienezza secondo il progetto di Dio; ma si compie anche il supremo "esodo" da Dio verso l'uomo e dal uomo verso Dio, si attua quell'apertura all'oltre da sé, cui aspira il cuore umano. Se facciamo nostro nella fede l'evento di Pasqua, siamo noi pure trascinati in questo vortice che ci invita a uscire da noi stessi, a dimenticarci, a gustare la bellezza del dono gratuito di sé." ( Carlo Maria Martini).
Fr. Alzinir F. Debastiani OCD
Anzio, Pasqua 2018
Fissiamo lo sguardo sulla Passione di Gesù, un cammino di spogliazione
Meditiamo il Vangelo della Domenica delle Palme con p. Andrea L'Afflitto ocd
La liturgia di questa domenica dà
inizio alla Settimana Santa della passione, morte e risurrezione del Signore,
che nella tradizione orientale è denominata la Grande Settimana.
Potremmo
definire la giornata odierna, giorno di grandi contrasti: da un’esultanza per
l’ingresso in Gerusalemme del “Figlio di Davide”, si passa all’acclamazione per
mettere a morte Gesù, attenzione e premura delle donne al tradimento e fuga
degli apostoli.
S’inizia con la commemorazione
dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, tra la folla esultante che inneggia a
Colui che viene nel nome del Signore, ma subito dopo dal clima festoso si passa
alla contemplazione del mistero della passione e morte del Signore nel suo
significato salvifico: la pasqua di Cristo inaugura la nuova alleanza, la vita
nuova della Risurrezione che passa sempre attraverso la sofferenza e la morte.
La Pasqua è il paradigma della vita cristiana. Nelle letture ascoltiamo il
terzo canto del Servo sofferente del Signore, in Isaia 50, mentre il Salmo
responsoriale ci fa pregare il grido di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio,
perché mi ha abbandonato?”. La seconda lettura riporta l’Inno cristologico su
Cristo umiliato nella morte e glorificato nella risurrezione, che Paolo
inserisce nella sua lettera ai Filippesi. Da questi testi si è così introdotti
alla lettura della Passione del Signore, che quest’anno è quella secondo Marco.
Al centro della narrazione di
ogni sezione c’è Gesù che continua risoluto nella missione che il Padre gli ha
affidato, mentre l’evangelista ci tiene a sottolineare l’identità divino-umana
di Gesù. E’ il Figlio, fatto uomo che si consegna alla morte e la sua divinità
si manifesta nella debolezza estrema della croce. Qui la teologia di Marco è
molto simile all’insegnamento di Paolo, per cui la croce è la manifestazione
della potenza e della sapienza di Dio (1Cor 1, 21-25).
Nel racconto possiamo trovare
anche un ritratto della Chiesa, infatti, l’evangelista dedica particolare
attenzione ai discepoli: sottolinea le loro qualità positive ma anche la loro
incapacità a comprendere il mistero ed anche i loro peccati. Di fronte alla
croce i discepoli fuggono, uno lo tradisce, un altro lo rinnega. Essere
discepoli autentici è un percorso che inizia con la chiamata divina, ma che ha
bisogno di un cammino di conversione e di purificazione nei tempi lunghi.
Ci sono poi dei personaggi
esterni alla cerchia dei discepoli che compiono gesti coraggiosi e positivi: la
donna di Betania che comprende il senso della morte di Gesù e lo avvolge di
profumo; Simone di Cirene, che, anche se non di sua iniziativa, si sottopone
alla croce di Gesù; Giuseppe d’Arimatea che mette a disposizione il suo
sepolcro per la sepoltura; infine, quasi come il personaggio chiave, il
centurione romano, un pagano, che al momento della morte di Gesù, esprime
l’atto di fede più maturo e più solenne.
Questo contrasto tra gli intimi
di Gesù e gli estranei serve a Marco per ricordare alla Chiesa, cioè a noi, di
rimanere vigilanti, di non chiudersi nei privilegi o nel sentirsi migliore
degli altri, ma di avere coscienza dei propri limiti ed essere accoglienti e
aperti verso tutti, perché i pubblicani e i peccatori ci precederanno nel Regno
di Dio.
Nel Vangelo di Marco c’è anche
una sottolineatura a riguardo del tempio di Gerusalemme. Al tempo di Gesù, la
città s’identificava con il tempio, salire a Gerusalemme significava salire al
Tempio per il culto, per le feste annuali. E, nei capitoli precedenti il
racconto della passione, Marco sottolinea il ruolo del tempio durante la
permanenza di Gesù a Gerusalemme. Dopo l’ingresso solenne nella città santa,
Gesù è quasi sempre nel tempio. La prima volta si guarda tutto intorno con uno
sguardo circolare, il giorno dopo caccia i venditori, poi maledice il fico e
infine dà un insegnamento sulla preghiera. Un intreccio di temi che esprimono
la tristezza di Gesù per la sterilità del tempio: il fico, come immagine del
tempio, produce solo foglie, solo mercato ma non autentica preghiera. Inoltre
in tutto il racconto della passione il silenzio di Gesù è impressionante!
Tutto il racconto della Passione
potremmo leggerlo come un processo di spogliazione:
- · spogliazione dalla solidarietà con gli uomini (Mc 15,25-32)
- · spogliazione dalla solidarietà ci la creazione (Mc 15,33)
- · spogliazione dalla solidarietà con il Padre (Mc 15,34-37)

Ci si ritrova dinanzi ad un Gesù
nudo, abbandonato a se stesso, in una profonda solitudine e silenzio.
Ma
proprio quella spogliazione, quell’abbandono, contrariamente alle aspettative
umane, manifesterà la vera identità di Gesù e soltanto coloro che continueranno
a fissare il volto del Crocifisso potranno vedere e credere.
Accogliamo l’invito della S.
Madre Teresa per vivere con attenzione interiore questi giorni santi:
“Non vi chiedo di fissare il vostro pensiero su di Lui, né di fare molti ragionamenti o alte e sapienti considerazioni. Ciò che vi domando, è portare lo sguardo della vostra anima su di Lui. Chi può impedirvi di elevarvi, anche solo per un istante verso il Signore?”(Cammino di Perfezione 28).
Anche noi dinanzi al mistero di
Cristo siamo chiamati a prendere posizione, l’evangelista Marco attraverso la
sua narrazione ci porta proprio a questo: manifestare la nostra fede
riconoscendo nel Cristo crocifisso il Figlio di Dio.
Incontro sul sacramento della Riconciliazione a Napoli

- Quaresima tempo di conversione di p. Arturo Beltràn

Giuseppe ha approfondito con il sacramento della riconciliazione (monastero dei SS. Teresa e Giuseppe ai Ponti Rossi).
- La confessione sacramento "maltrattato" di p. Arturo Beltràn
Il Coordinamento lavora per la formazione
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