La relazione di p. Francisco Javier Sancho
Fermin, ocd sul tema della conoscenza di sé in rapporto a Teresa di Gesù, si è
aperta con una testimonianza personale del padre e della sua scoperta di quanto
sia un tema particolarmente sentito nel Carmelo, anche da Giovanni della Croce.
“È di grandissima utilità nella nostra crescita spirituale e anche nel nostro
camino di preghiera”. E lo è ancora di più nella realtà del processo formativo
P. Fermin ha presentato un power point per
aiutare a seguire alcuni spunti dati nel corso del suo intervento volto a far comprendere
l’importanza che la conoscenza di sé ha per quelli che vogliono fare un cammino
di formazione nella scuola della spiritualità carmelitana.
È certamente importante
anche nella propria vita comprendere chi sono io, di chi veramente fa parte
della mia vita e della mia storia. C’è – spiega il padre - una domanda sempre
presente nel nostro processo umano. Fa parte della storia dell'umanità, della filosofia e del
cuore di ogni riflessione. La ricerca della verità che troviamo molto presente
nel vangelo, anche se non si parla direttamente della conoscenza di sé è
qualcosa che è implicito in tanti racconti, in tanti scene evangeliche.
Nei testi di Teresa indicatici nel power point e in quelli di Giovanni della Croce l’esigenza di conoscersi emerge in vari modi. L'esercizio del riconoscere se stessi. È la prima cosa che l'anima deve fare per raggiungere al riconoscimento la conoscenza di Dio. E nel 1º libro della Notte Giovanni della Croce spiega che il primo frutto che produce questa notte asciutta e oscura della contemplazione è conoscere se stessi. E la propria miseria.
Nei processi iniziali del cammino spirituale e del cammino della preghiera emerge la necessità di accompagnamento. E’ importante che le persone ci aiutino veramente a capire le realtà con le quali ci confrontiamo nel momento in cui ci addentriamo nel silenzio. Ascoltarsi è fondamentale. Non bisogna mentire a se stessi, auto ingannarsi perché così non si va da nessuna parte. Il cammino che ci indica Teresa d’Avila ci porta al recupero di quella dignità dell’anima creata a immagine di Dio. Della sua bellezza.
Dove ci vogliono portare
i nostri santi? Innanzitutto ci aiutano a capire i meccanismi della nostra
realtà, della nostra natura, della nostra psicologia, della nostra mente. Ma
soprattutto per rivelarci la ferita di ciò che mi identifica come persona, come
credente, come carmelitano. Quale sa quella ferita sulla quale si fonda il vero
senso della nostra vita, cioè. Scoprire e aiutare gli altri e scoprire qual è
il vero senso essenziale ed esistenziale di sé stessi.
Conoscere sé la propria anima è il presupposto che porta Teresa a parlarci del castello dell’anima, in cui ci parla della preghiera come la porta. Grazie ad essa entro in profondità fino a sentire la volontà di Dio non come elenco di cose da fare o non fare, ma come comunione. Ed è ciò che qualifica il cammino spirituale e la vita mistica di ciascuno.
Qui si può scaricare il power Point di p. Fermin
Ecco le domande su cui confrontarsi:
- Che
importanza ha nella tua vita di preghiera la conoscenza di sé? Ti ha
aiutato la preghiera a conoscerti più profondamente? Questo ti aiuta a
percepire e vivere più profondamente l’amore di Dio?
- Come
aiutare quelle persone che cominciano la strada della preghiera a
centrarsi sulla conoscenza di sé? Quali orientamenti e consigli pensi
siano i più importanti di cui tenere conto?
