sabato 3 giugno 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica

 












Il testo nel quale troviamo uniti i nomi delle Tre Persone divine della Trinità è quello che si riferisce al battesimo che gli apostoli devono impartire pronunciando queste parole essenziali mentre versano l’acqua sul capo del neofita: “Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).

 È in questo Mistero che viviamo e che ci accompagna ogni giorno, fin dalla mattina quando, alzandoci, ci segniamo “nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo”. Se pensiamo all’importanza di questo gesto e lo facciamo lentamente e consapevoli, possiamo renderci conto che, nel dire questi nomi che ci santificano, è come abbracciarci e lasciandoci abbracciare dai Tre. I nostri gesti rappresentano, infatti, l’abbraccio che vuole darci Dio che desidera accompagnarci e proteggerci per tutto il giorno che sta cominciando.

 Come sappiamo, la Trinità non è composta da tre dèi, ma è il solo Dio che, come leggiamo nella prima lettera di Giovanni, è Amore. “Chi non ama – scrive Giovanni – non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,8). Un amore che non è astratto, ma un amare che nella storia si è manifestato sino al punto di consegnare il Figlio, da parte del Padre a tutta l’umanità. Proprio ciò che Gesù dice a Nicodemo nel Vangelo di oggi: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

Se Dio è Amore, è perché il Suo essere è Comunione, cioè, relazione perfetta. Ed è precisamente in questa Comunione che si muovono le tre Persone divine che costituiscono lo stesso Dio che è, contemporaneamente, Padre, Figlio e Spirito. Non ci sarebbe Padre senza il Figlio e non ci sarebbe consapevolezza reciproca senza l’Amore (lo Spirito) che li fonde. Forse il testo più immediato per cominciare a capire questo mistero, è Gen 1,26-27. Sembra che lì si parli soltanto della coppia umana, ma, di fatto, si parla di Dio, anche se per rendercene conto bisogna aspettare la pienezza della rivelazione trinitaria attraverso Gesù Cristo.

 Il sesto giorno della creazione Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza [] E – continua il testo - ­ Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”. In questo testo dobbiamo notare che, anche se non si dice nulla dell’immagine di Dio in sé, si specifica molto bene ciò che vuol dire creare l’uomo secondo questa immagine. Infatti, in solo due versetti, il termine immagine si ripete tre volte.

 La prima per esprimere l’intenzione del Creatore (Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza), la seconda per dire l’attuazione di questo piano (Dio creò l’uomo a sua immagine) e, la terza, per spiegare in che senso realizzava questo progetto (maschio e femmina li creò). L’uomo creato, a immagine di Dio, dunque, non è né l’uomo né la donna, ma l’uomo e la donna che si incontrano. Per questo, più avanti, nella seconda redazione della creazione, è come se Dio si rendesse conto che non è bene che l’uomo rimanga solo e che ha bisogno di riconoscersi nella donna, osso delle sue ossa. Si cercheranno e si riconosceranno come uno stesso essere (una carne sola), nell’amore che li attrae e li completa. Sebbene questo idillio sarà subito messo alla prova dal peccato e prevarrà spesso la prevaricazione, l’ideale del Creatore è quello espresso dalla sposa del Cantico dei Cantici: “Il mio amato è mio e io sono sua” (2,16).

 Così è Dio, l’immagine secondo la quale siamo stati creati, Comunione di Amore tra il Padre e il Figlio nel vento dello Spirito. Non lo avremmo mai saputo, se il Figlio fattosi nostro fratello, non ci avesse parlato del Padre e dello Spirito che ci insegna a chiamarlo Abbà, quando ci mettiamo in relazione con Lui da soli, e Padre nostro, quando andiamo a Lui come comunità di fratelli e figli suoi.

 Per questo ci rallegriamo quando il sacerdote, iniziando l’Eucaristia, ci saluta con queste parole: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. È il saluto finale della seconda lettera di Paolo ai Corinzi (2Cor 13,13) e il miglior testo sulla presenza della Trinità nelle nostre esistenze. La grazia del Signore Gesù Cristo, ci ricorda il dono della sua vita per la nostra salvezza. L’amore di Dio la misericordia paterna che, dopo averci dato suo Figlio come fratello, ci aspetta tutti come il padre della parabola del capitolo quindici di Luca. La comunione dello Spirito Santo, ci parla, infine, dell’Amore, condiviso nella Trinità, ed effuso su di noi per farci capaci di condividerlo tra noi.

 La Trinità è questo Dio Amore che sempre sta con tutti noi. Una presenza invisibile, ma certa come la stessa vita che, altrettanto misteriosamente, ci mantiene vivi. “Ecco il mio segreto”, disse la volpe congedandosi dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. “È molto semplice”, aggiunse, “si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il Piccolo Principe per non dimenticarlo.

L’essenziale, aggiungiamo noi davanti al mistero della Santissima Trinità, è invisibile agli occhi, ma con il cuore attento sentiamo la sua presenza e il suo abbraccio, l’abbraccio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È il nostro segreto, pochi lo conosciamo, ma è per tutti.