Per
capire bene il senso di ciò che Gesù dice a Marta (che di una cosa sola c'è bisogno), occorre leggere l’incontro nella
casa di Betania senza dimenticare ciò che è appena avvenuto al Maestro nel suo
cammino verso Gerusalemme. “Chi è il mio
prossimo?”, Gli ha appena domandato un dottore della legge che voleva
sapere sin dove doveva estendere il dovere di amare gli altri.
Come abbiamo visto, da parte sua, ignorando questa domanda
sull’estensione del precetto, Gesù, attraverso la parabola del buon samaritano,
gli ha fatto capire che, anziché domandarsi quante siano le persone da amare,
deve farsi lui, prossimo. E di chiunque abbia bisogno del suo aiuto! Come quel
samaritano che, lasciando da parte i suoi interessi, si era fermato a
soccorrere quel povero uomo che alcuni briganti avevano lasciato mezzo morto ai
margini della strada! Il verbo importante, in quella parabola, infatti, era fare.
Qui in casa di Marta, invece, il verbo che occorre
sottolineare è ascoltare. È bene che
Marta faccia tutto il possibile per accogliere Gesù in casa sua (è il modo
giusto di ricevere i fratelli), ma, perché questo parta veramente dall’amore,
c'è una cosa più importante e addirittura essenziale: sedersi ai piedi del
Maestro per apprendere da Lui che, alla fine, è l’unico vero samaritano nostro.
L’ha capito Maria di Betania, della quale Gesù dice che ha
scelto la parte migliore che non le sarà mai tolta. Che solo imparando da Gesù,
diventiamo veri cristiani, cioè, buoni samaritani. Fare cose buone è ciò che
dobbiamo fare, perché la nostra fede sia vera, ma solo il cuore con cui le
facciamo, dimostra che siamo discepoli di Gesù. Infatti, come abbiamo notato
commentando la parabola, il samaritano interrompe il suo viaggio per curarsi
dell’uomo ferito, solo perché, a differenza del sacerdote e del levita che,
vedendolo, si affrettano a girare al largo e a passare oltre, si commuove (esplagchnísthê) degli stessi sentimenti di Gesù.
La sorella di Marta non è il modello della contemplativa,
come la tradizione ha voluto immaginarla, ma del discepolo come tale. Infatti
non sta contemplando Gesù, ma “seduta ai
piedi del Signore, ascolta la sua parola”. Per questo il Maestro rimprovera
a Marta non tanto il suo affannarsi per molte cose, quanto e il suo
reclamo contro sua sorella Maria, e persino contro di Lui. “Non
t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque
che mi aiuti”.
Marta
ha tutte le ragioni. “Se fosse assorta come Maria”, scrive perfino santa Teresa
d’Avila, “non ci sarebbe nessuno a dar da mangiare a questo Ospite divino” (Cammino
17,5). E, infatti, il rimprovero di Gesù non vuole impedirle di preparare cose
buone per il pranzo. Desidera soltanto che Marta sappia, e che lo sappiamo noi
che leggiamo il Vangelo, dove è da ricercare l’essenziale e la forza per fare
tutto. Per questo, il Signore le dice: “Marta,
Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore,
che non le sarà tolta”.
Gesù non parla di una cosa utile, ma addirittura necessaria
e non sta riferendosi alle necessità per la vita materiale, dove molte cose
sono necessarie. Dal punto di vista della vita concreta, anche Lui, ha bisogno
più del cibo di Marta che delle attenzioni di Maria. Se però vogliamo sapere ciò
che rimane per sempre, dobbiamo impararlo da Gesù in ciò che fa di eccezionale,
cioè dare la vita per noi e per tutti.
Ciò che rimarrà di noi non è ciò che avremo accumulato, ma
ciò che avremo dato. Per il momento, Marta si limita ad accogliere l’amico con
tutto il suo amore che Gesù ricambia, ma Maria, forse senza saperlo, rimanendo seduta ai piedi del Maestro,
impersona tutti i discepoli.