domenica 5 giugno 2022

Meditazione sul Vangelo della Domenica di Pentecoste

 

“Se mi amate”, dice Gesù ai suoi, “osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre”.
Questa condizione [“Se mi amate”] apparentemente senza senso trova una sua spiegazione nelle parole che seguono a partire dalla seconda parte del versetto 23.  
Dal momento che noi (senza il cuore nuovo dello Spirito Santo), non saremmo capaci, né di amare Gesù come merita, né di osservare i suoi comandamenti, che si identificano con lo stesso amore, questa condizione [“Se mi amate”] sarebbe di fatto illogica. Ma è precisamente per questo che Gesù, con quel modo un po' strano di esprimersi con cui lo fa parlare il quarto evangelista, assicura ai discepoli che chiederà al Padre di dar loro un altro Paraclito, che stia sempre con loro. In pratica, Colui che li renderà capaci di amare come desidera Gesù.

Paráklêtos è un termine legale che vuol dire “chiamato al fianco”, ossia “avvocato” (ad vocatus), di conseguenza, “difensore” e anche “consolatore”. Gesù parla di un altro Paraclito, perché il primo è Lui, nonostante sia chiamato così soltanto una volta, nella prima lettera di Giovanni. “Figlioli miei”, si legge in quello scritto, “vi scrivo queste cose perché non pecchiate, ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto” (1Gv 2,1).
Riferito a Gesù, “paraclito” indica, come risulta chiaro dal testo della prima lettera di Giovanni, la sua missione di mediatore nostro che ha offerto la sua vita per noi ed è nostra garanzia per sempre (“se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”). Riferito allo Spirito, indica il suo titolo di portavoce di Gesù e del consolatore che ci ha inviato per fortificarci come discepoli in mezzo alle ostilità del mondo. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”, continua, infatti, Gesù, “e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato”.
Pronuncia queste difficili parole, non perché pensi che i discepoli che le stanno ascoltando, le comprendano subito, ma perché è sicuro che, all’arrivo sopra di loro dello Spirito che sta promettendo, le capiranno. Lo lascia intendere quanto aggiunge: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Sarà proprio lo Spirito, l’altro Paraclito, a far rinascere nei cristiani il ricordo dell’insegnamento di Gesù e, come loro nuovo cuore, Colui che li eleverà a riconoscersi sempre più figli di Dio, come spiega bene san Paolo nella sua lettera ai Romani.
“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio”, scrive, “questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,14-17).

 

S. Elisabetta della Trinità
Ritratto (olio su tela) di p. Vincenzo Caiffa

Da parte nostra, con santa Elisabetta della Trinità[1], possiamo pregare così: “O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendete sopra di me, affinché si faccia nella mia anima come un’incarnazione del Verbo ed io sia per lui [il Verbo incarnato] un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero” (Elevazione alla Santissima Trinità).
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[1] Elisabetta della Trinità (1880-1906) è una monaca carmelitana francese, beatificata nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II e proclamata santa, da Papa Francesco, nel 2016. Volendo che la sua vita fosse una continua lode a Dio, ha vissuto un intimo rapporto con la Trinità, straordinario, ma allo stesso tempo testimoniato con queste semplici parole incoraggianti per tutti: “Trovo il Signore ovunque, tanto facendo il bucato, quanto stando raccolta in preghiera”.