lunedì 22 novembre 2021

Piccole storie per l'anima - 26

PENSIERI DEL PASSERO SOLITARIO
Rubrica settimanale a cura dell'Ordine Secolare Carmelitano Teresiano della Provincia Lombarda

Giona, il vagabondo, viveva sotto un ponte di una grande arteria del Nord. Una notte fece un sogno. Vide un angelo circonfuso da una gran luce che scriveva su un libro d'oro. Giona chiese all'angelo: «Che cosa scrivi?».
         L'angelo alzò il capo e rispose: «Scrivo i nomi di coloro che amano il Signore». «E c'è il mio nome?» domandò Giona. «No, il tuo nome non c'è» rispose l'angelo.
Giona abbassò gli occhi e tacque; poi timoroso disse: «Ti prego, allora iscrivimi nella lista di coloro che amano i loro simili». L'angelo scrisse e il sogno finì.
        La notte seguente l'angelo riapparve in una luce ancora più sfavillante e gli mostrò i nomi di quelli amati dal Signore.
Ed ecco, il nome di Giona era il primo della lista...

Se lo vuoi sapere, nella lista di quelli amati da Dio il tuo nome c'è.
Ed è ai primi posti…

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.  Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri." (Vangelo di Giovanni 15. 12-17)


Quanto fa bene all'anima lavorare per Gesù solo,
 esclusivamente per  lui!
Oh come è soddisfatto allora il cuore,
come ci si sente leggeri!
(S.Teresa di Gesù Bambino)

DA "VOGLIO VEDERE DIO"

di P. Maria Eugenio di Gesù Bambino, OCD

ASCESI TERESIANA - Seconda Parte

         Come abbiamo visto le pendici del Monte Carmelo sono scoscese, ci sono solo sentieri ripidi che non si possono schivare; il solo appoggio concesso e utile in questa salita è il bastone della croce. Non c'è altro modo di salire verso Dio che il cammino del Calvario, aspro e sanguinoso come la salita del Carmelo.
S. Giovanni della Croce ci offre questo insegnamento:

“ Procuri l'anima di tendere sempre :
non al più facile, ma al più difficile;
non al più saporito, ma al più insipido;
non al più piacevole, ma al più disgustoso;
non al riposo, ma alla fatica;
non al conforto, ma allo sconforto;
 non al più, ma al meno;
non al più alto e pregevole, ma al più vile e spregevole;
 non a voler qualcosa, ma a non volere nulla;
 non alla ricerca del meglio nelle cose, ma al peggio,
e a desiderare in tutto nudità, vuoto e povertà di quanto vi è al mondo,
per amore di Cristo”.(1 Salita, c. XIII, 6)


        I santi del Carmelo, quando la loro anima è infiammata d'amore desiderano la sofferenza che avvicina a Dio e che salva le anime:
“O soffrire o morire!” esclama s. Teresa.
“Soffrire ed essere disprezzato!” chiede s. Giovanni della Croce.
“La sofferenza è stata il mio cielo quaggiù” proclama s. Teresa di Gesù Bambino.
E tuttavia essi furono uomini come noi.
Soffrirono dolorosamente, a volte con tristezza, con debolezza. 
     La mortificazione può avere un duplice scopo: la distruzione del peccato in noi e la redenzione delle anime. Perchè l'ascesi sia efficace, dovrà adattarsi al temperamento in modo da raggiungere le tendenze dominanti da distruggere.
    L'ascesi che tende al distacco assoluto deve procedere per via di realizzazioni progressive, altrimenti fallisce totalmente. I Maestri del Carmelo conoscono la purezza di Dio e, alla sua luce, scoprono la debolezza umana. Amano l'una e l'altra con lo stesso amore. La loro scienza spirituale è in realtà una scienza d'amore.