S.S. Corpo e Sangue di Gesù
Domenica scorsa, nella Solennità della Trinità Santissima,
l’evangelo si concludeva con quella promessa straordinaria di Gesù: “Ed ecco
io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli” (cfr Mt 28, 20).
Quella promessa che, se presa davvero sul serio, può cambiare le vite dei
credenti e può fare della storia della Chiesa una via di salvezza per il
mondo…oggi la liturgia ci invita a contemplare una via eccellente, precipua,
direi “tangibile”, di questa presenza promessa: l’Eucaristia. Il Corpo ed il
Sangue di Cristo dati una volta per sempre per amore del mondo e dati per
sempre ai credenti, giorno dopo giorno, nello scorrere dei secoli, fino a
giungere all’eterno…Gesù stesso, infatti, nel passo di Marco dell’istituzione
dell’Eucaristia che abbiamo ascoltato, ci mostra questa meta nell’eterno: Non
berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel Regno
di Dio … Così per noi: quel Pane e quel Calice , il suo Corpo e il suo Sangue ,
ci spingono verso l’eterno, ci conducono al Regno realizzandolo qui nella
storia e giungendovi oltre la storia.
L’Eucaristia, mistero “concretissimo” e palpabile eppure
così oltre ogni umana comprensibilità, mistero di una tale semplicità che solo
Dio poteva “inventare”, l’Eucaristia è il luogo del semplice-sublime per
eccellenza.
Mistero sì di presenza ma non di una presenza statica:
l’Eucaristia non è una luce splendida da guardare (nonostante le nostre
“splendenti” processioni di questo giorno in cui pare importante il “mostrare”
l’Eucaristia!!), l’Eucaristia è cibo da mangiare! E da mangiare con
responsabilità: Gesù ha detto che dobbiamo “prendere” quel Corpo e quel Sangue;
“prendere”, un atto dunque libero, responsabile! Un cibo da mangiare e non solo
da guardare; se guardiamo il Pane Eucaristico è solo perché ci attragga a farne
nostro cibo, a farne la forza della nostra vita.
Il Corpo e il Sangue di Cristo ci sono dati perché le
energie della sua Pasqua si trasfondano in noi, ci plasmino, ci rendano simili
a Lui nell’essere dono per il mondo. Il cibarsi di quel cibo è finalizzato ad
obbedire a quel suo comando: “Fate questo in memoria di me” che Luca e Paolo ci
trasmettono nei loro scritti (cfr Lc 22, 19; 1Cor 11, 24-25); ciò che bisogna
fare non è la reiterazione di un rito, ma il cuore di quel gesto: essere dono,
essere vita data, essere disposti ogni giorno a deporre la vita per amore.
Capiamo che l’Eucaristia è certo il dono più “impegnativo”
e “compromettente” che Dio ci ha fatto perchè lo impegna a venire nelle nostre
mani e sui nostri altari spesso freddi, formali e senza amore, spesso meramente
rituali e precettistici (nelle migliori delle ipotesi!) quando non segnati da
mercimonio e da convenienza…ma è dono impegnativo e compromettente anche per il
credente che ne abbia piena consapevolezza. E circa la consapevolezza dovremmo
fare un serio discorso ecclesiale circa la trasmissione del dato di fede circa
l’Eucaristia che si pratica; diciamocelo: nella maggioranza dei casi l’unica
trasmissione di questo dato di fede avviene per la “Prima Comunione” con un
linguaggio giustamente per bambini ma condito da tante svenevolezze e
diminuzioni…
L’Eucaristia ci trascina nel mondo di Dio, nel cuore stesso
della Pasqua di Gesù che è fuoco divorante perché “luogo” dell’Amore
trinitario. Chi si ciba di quel Pane non può rimanere come prima, è uno che si
deve far trasformare da Dio, è uno che entra in una lotta “violenta” con le
logiche del mondo che lo abitano e che lo aggrediscono dall’esterno con le loro
mille “buone ragioni”. Chi si accosta a quel banchetto riceve un dono carico di
tenerezza ma che gli sussurra una domanda pressante: “Vuoi essere Eucaristia
con me? Lottiamo assieme per salvare questo mondo con il mio amore?”
L’Eucaristia è l’Amore
di Cristo che viene a noi per farcene portatori, testimoni per la
storia!
L’Eucaristia ogni giorno ricorda alla Chiesa che si è
compiuta in Gesù la Prima Alleanza e quel Sangue di Alleanza ormai le scorre
nelle vene, il Sangue dell’Agnello non solo le è asperso sul capo (come al
Sinai, nel tratto del Libro dell’Esodo che è oggi la prima lettura) ma le
scorre dentro; da quell’Alleanza ormai scritta nel solo cuore la Chiesa deve
lasciarsi muovere ed in quell’Alleanza deve vivere e camminare.
Il Corpo di Cristo così ci riporta subito al Corpo di
Cristo che è la Chiesa: senza
Chiesa non c’è Eucaristia e senza Eucaristia non c’è Chiesa; più c’è
disaffezione all’Eucaristia e più la Chiesa langue e si diluisce nel mondo, più
c’è consapevolezza eucaristica e più la Chiesa brilla della luce della Pasqua
di Gesù suo Signore e pone in atto gesti, parole, scelte, compromissioni che
mostrano il Volto di Cristo, che mostrano la bellezza dell’essere uomini
secondo il “sogno” di Dio.
Celebrare l’Eucaristia è mettersi con coraggio nelle mani
di Cristo perché plasmi la nostra argilla con la forza e la tenerezza del
vasaio (cfr Ger 18, 1-6) e faccia di noi ciò che dobbiamo essere.
La Pasqua di Gesù vive in noi grazie a quel Pane spezzato e
a quel Calice versato: il suo Corpo e il suo Sangue che ci appartengono e a cui
apparteniamo!