giovedì 16 ottobre 2025

Piccole storie per l'anima


 Marta viveva una vita normale: lavoro, casa, amici. Ma dentro di sé portava ferite antiche, ricevute quando era bambina. Bastava una parola sbagliata, un gesto distratto, e quelle ferite si riaprivano.

        Non era colpa dell’altro, ma del dolore che ancora abitava in lei. Un giorno, dopo l’ennesimo malinteso, Marta si fermò. Non per accusare, ma per ascoltare. Si guardò dentro e vide quella bambina impaurita, che non aveva mai smesso di aspettare qualcuno che la capisse.             
        Da allora, ogni volta che l’altro toccava una sua fragilità, Marta non reagiva e non scappava. Respirava, parlava, lasciava entrare la luce. E piano piano, quelle ferite non facevano più paura. Diventavano ponti. Verso l’altro. Verso sé stessa.


Signore, quando mi sento fragile, tienimi vicino come si tiene un fiore tra le mani, perché il mio cuore insicuro ha fame di carezze e di tenerezza. Trasforma le mie ferite in finestre dove passa la luce. Dove passi tu.

"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me,
che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero"
(Vangelo di Matteo 11,28-30)

"Sulla terra non bisogna attaccarsi a nulla,
neppure alle cose più semplici e innocenti,
perché ci vengono a mancare quando meno ci si pensa.
Non c'è che l'eterno che ci può contentare."
( S. Teresa di Lisieux)