Da questa parabola voglio solo prendere il dato più importante. Un dettaglio che sembra arrivare d’improvviso, a compromettere la magnanimità di quel re tanto generoso (Dio) che invita chiunque alle nozze di suo Figlio (Gesù Cristo). I suoi servitori avevano radunato cattivi e buoni incontrati nei crocicchi delle vie e in ogni luogo, e li avevano chiamati a quelle nozze uniche e speciali. La sala del banchetto era piena di commensali e il re ne era molto contento.
Improvvisamente, quel re tanto buono,
generoso e amabile, diviene duro e, agli stessi servi che aveva mandato a
cercare anche questo pover’uomo, dice: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori
nelle tenebre; dove si piange e si muore di freddo”. Un cambio di umore che ci
turba e non ce lo aspetteremmo da pare di Dio, rappresentato da quel re della
parabola. La sua grande generosità sembra spegnersi in una intransigenza
inaspettata ed esagerata. Ci viene spontanea una domanda: Non dovrebbe essere
più indulgente, quel re che rappresenta Dio Amore?
Bisogna supporre, allora, che i servi non li avevano introdotti nella sala del banchetto, se non dopo averli lavati, profumati e vestiti con l’abito da festa adatto alle nozze del principe. Che festa sarebbe stata, piena di gente vestita con gli abiti da lavoro e i cattivi odori di questi poveri trovati nei crocicchi delle strade?
lì, senza l’abito da festa. Gli altri erano tutti ben
agghindati e profumati.
Da quel dettaglio apparentemente severo
della parabola viene, dunque un invito a lasciarci salvare, come hanno fatto
tutti i santi, tra cui Teresa d’Avila, la cui festa si celebra oggi, domenica
15 ottobre 2023.
“Ormai la
mia anima si sentiva stanca e voleva riposare, ma le sue perverse abitudini
glielo impedivano”, racconta nel libro della Vita. “Mi
capitò”, continua, parlando di ciò che le avvenne nel 1554, quando già
aveva 39 anni e venti di vita religiosa, che “entrando un giorno in
oratorio, i miei occhi caddero su una statua che vi era stata messa, in attesa
di una solennità che si doveva celebrare in monastero, e per la quale era stata
procurata. Raffigurava nostro Signore coperto di piaghe, tanto devota che nel
vederla mi sentii tutta commuovere perché rappresentava al vivo quanto Egli
aveva sofferto per noi: ebbi tal dolore al pensiero dell’ingratitudine con cui
rispondevo a quelle piaghe, che parve mi si spezzasse il cuore. Mi gettai ai
suoi piedi in un profluvio di lacrime, supplicandolo a darmi forza per non
offenderlo più”.
(Vita 9,1).