sabato 17 giugno 2023

Meditazione sul Vangelo sella Domenica

 

Nel dire che gli operai sono pochi di fronte all’abbondanza delle messi, Gesù usa il termine greco ergatês che, propriamente, equivale a coltivatore o agricoltore. Un dettaglio linguistico che – in base all’opinione degli antichi Scribi che usavano dare, ad ogni parola della Scrittura, almeno settanta significati – non è senza significato. Gli apostoli e tutti gli altri chiamati devono sentirsi, quindi, non solo operosi, ma anche coltivatori che si prendono cura delle messi ancor prima che esse siano mature.

 L'urgenza con cui Gesù chiede di rivolgersi al Padre perché mandi “operai” nella sua messe, è stata provocata dalla vista delle folle che gli sono apparse stanche e sfinite, "come pecore senza pastore". Rispetto alla preoccupazione di Gesù, le folle di cui parla il Vangelo non sono più solo quelle che, per quanto ingenuamente, lo cercavano e lo seguivano ovunque andasse, in quel momento storico. Qui nel Vangelo, quella gente rappresenta l'intera umanità abbandonata a sé stessa e che il Figlio di Dio è venuto a salvare proprio per questa loro situazione. Con la sua morte e risurrezione, Gesù ha fatto questo una volta per tutte, ma vuole anche avere bisogno dell’aiuto di coloro che, i Dodici per primi, invia per illuminare e confortare con la buona notizia di ciò che Egli ha fatto per tutti.

 Nel corso della storia, come Gesù aveva chiamato i primi, così il Padre ne chiamerà altri, e i chiamati (i credenti) dovranno preoccuparsi anche del bene di chi ancora non crede. Saranno sempre Gesù e il Padre a chiamare, ma la partecipazione dei chiamati alla coltivazione delle diverse generazioni umane (la messe di Dio) è parte della sequela che non sarebbe vera senza questa stessa preoccupazione. Non importa quale sia il momento in cui si è chiamati nella vigna del Signore, l'importante è iniziare il lavoro quando arriva quel momento. Il Padre pagherà gli ultimi come i primi (Mt 20,8).

 Davanti a Gesù, quel giorno, c'erano tre categorie di persone, tutti figli dello stesso Padre, ma con impegni diversi: la folla, i discepoli e gli apostoli (Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Tommaso, Matteo, un altro Giacomo, Taddeo, un altro Simone e Giuda). La folla si avvicina molto a Gesù, ma non lo segue e, in questo caso, rappresenta anche quel gregge smarrito, bisognoso di cura. Il gruppo dei "discepoli" rappresenta a sua volta coloro che seguiranno Gesù (tutti noi credenti) per imparare da lui come maestro.

 Alla fine del capitolo nove di Matteo, che leggiamo oggi con l'inizio del dieci (Mt 9,36-10,8), è ai “discepoli” che Gesù chiede di chiedere al Padre agricoltori per la sua messe. È infatti ai suoi discepoli che dice: "La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe".

                Detto questo, è solo ai "suoi dodici discepoli" che Gesù "diede autorità di scacciare gli spiriti immondi e di curare ogni malattia e ogni infermità". Questi chiamati speciali sono, tuttavia, allo stesso tempo, detti, sia "dodici discepoli" (Mt 10,1) che "dodici apostoli" (Mt 10,2), perché devono essere discepoli più degli altri, proprio perché chiamati a un compito di servizio fondazionale. Nei vari racconti relativi alle loro vocazioni, vengono chiamati anche con altri appellativi, come "pescatori di uomini" (4,19), "pastori" (9,36), e "agricoltori" (9,37) in questo caso.

Sono coloro che hanno abbandonato tutto per dedicarsi interamente alla causa di Gesù e, secondo la bella definizione di Marco, sono quelli che Gesù scelse "per stare con lui" e "per mandarli a predicare" (Mc 3,14). Sono dodici, come i dodici patriarchi e le dodici tribù di Israele, perché chiamati a essere le colonne del nuovo popolo di Dio. L'ordine di Gesù ai Dodici di limitare il loro compito "alle pecore perdute d'Israele", di non andare "nel paese dei pagani" e "nelle città della Samaria", quando sappiamo che è proprio ai Gentili che la Chiesa primitiva dedicherà il massimo sforzo, potrebbe, giustamente sorprendere.

 Questa restrizione si spiega, tuttavia, con il fatto che Gesù, in quel momento, sta inviando i Dodici in una missione di prova, come quella dei settantadue raccontata nel capitolo 10 del Vangelo di Luca. Gesù è ancora con loro, non ha ancora dato la vita, né inviato lo Spirito e, come Lui, devono limitarsi, per il momento, al loro popolo di Israele. Solo dopo la passione, la morte e la risurrezione di Gesù si sarebbero resi conto che Egli aveva dato la vita per tutti gli uomini e che dovevano andare ad annunciare questa Buona Novella al mondo intero.