Sono tre i personaggi che si muovono attorno a Gesù risorto
(Maria Maddalena, Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava). Da tutti
e tre possiamo imparare qualche cosa di particolare, perché ognuno rivela un
aspetto della fede con cui il credente deve avvicinarsi al Signore per sentirsi
personalmente salvato, dalla sua risurrezione che vince il peccato e la morte
di tutti.
Il primo personaggio è Maria di Magdala, che, vedendo la
pietra rimossa dal sepolcro, si affrettò a correre ad avvertire Simon Pietro e
l’altro discepolo, spaventata e disperata, perché pensava che qualcuno avesse
portato via il Signore dal sepolcro. Più avanti, nello stesso capitolo di
Giovanni, a differenza di Pietro e del discepolo amato che tornano dagli altri,
lei si fermerà piangendo vicino al sepolcro. Non se ne andrà e la sua tenacia
le ottiene la grazia di essere la prima a incontrare il Signore risorto.
Per il momento, qui, in questa prima parte del racconto,
dove pensa soltanto all’assenza del corpo del Signore, Maria di Magdala
rappresenta la maggioranza degli uomini che non possono neppure pensare che
Gesù sia risorto. Come dice a Pietro e all’altro discepolo, lei pensa che
qualcuno abbia profanato il sepolcro. Infatti, nella seconda scena, quando il
Signore, che lei credeva essere il giardiniere, le domanderà se sta cercando
qualcosa nel giardino del sepolcro, risponderà: “Se l’hai portato via tu,
dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.
Solo quando Gesù la chiama con il suo nome (Maria!),
lei non avrà alcun dubbio. Si volterà e, commossa nel più profondo di sé, con
tutto il suo affetto e gratitudine, gli dirà: “Maestro!”. E Gli
risponderà così anche per noi, perché per credere veramente bisogna aver
ascoltato il Signore che ci chiama, ciascuno, per nome. Infatti, la fede
cristiana nasce solo da un incontro personale col Signore, nella preghiera e
nella vita, dove Egli ci accompagna sempre, anche se non lo sappiamo o non ce
ne rendiamo conto.
Ma c'è anche un’altra cosa necessaria per essere sicuri che
si tratti di un vero incontro e non solo di un capriccio o di una fantasia.
Questo ce lo insegnano le reazioni degli altri due personaggi (Pietro,
da una parte, e l’altro discepolo, dall’altra). Pietro, ci dice il
Vangelo, “entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –
che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a
parte”.
Per quanto si riferisce a Pietro, dobbiamo soffermarci sul
verbo “osservare” o “vedere”, che, rispetto a ciò che accade all’altro
discepolo che, invece, “vide e credette”, è evidente che sia poca cosa,
il “vedere” di Pietro, anche se necessaria. Infatti, il vedere di Pietro
rappresenta l’obiettività dell’evento della risurrezione, proclamata da duemila
anni dal Vangelo e dalla Chiesa, mentre è l’altro discepolo che rappresenta il
credente che, nell’ascoltare in qualsiasi modo (leggendo il Vangelo),
l’annuncio dell’evento della risurrezione di Gesù, vede e, allo stesso
tempo, crede.
Crede, questo “altro” discepolo, perché è migliore di
Pietro?
No, non è questo il messaggio del Vangelo. Infatti, non si
tratta del discepolo che amava Gesù, ma del discepolo amato da
Gesù. Questi crede, perché, rappresentando ogni discepolo, sente sopra di sé
l’amore che ha spinto il Figlio di Dio a dare la vita per lui e per tutti gli
uomini. Anche la maggioranza di noi credenti non si rende conto di questo fino
in fondo, ma sino a che uno non è sicuro di essere stato chiamato per nome,
come è avvenuto alla Maddalena accanto al sepolcro, non è ancora del tutto un
vero discepolo.
E per rendersi conto e ascoltare Gesù, come Maria di
Magdala, che si fermò vicino al sepolcro aspettando, dobbiamo cercare, ogni
giorno, la compagnia del Signore che non desidera altro che stare con noi. Ce
lo insegna Santa Teresa di Gesù che, parlando della preghiera, la definisce
come “un intimo incontro amichevole, un frequente intrattenimento, da soli a
soli, con Colui dal quale sappiamo d’essere amati” (Vita 8,5).