lunedì 21 marzo 2022

Piccole storie per l'anima - 43

 PENSIERI DEL PASSERO SOLITARIO
a cura dell'Ordine Secolare Carmelitano Teresiano della Provincia Lombarda


Il Signore Gesù ed io stavamo camminando sulla strada insieme.

Per un bel pezzo di strada le orme di Gesù procedevano accanto alle mie, ma le orme lasciate dal Signore erano ben impresse, marcate, solide, decise nella direzione.

Io al contrario, lasciavo orme distratte, a zigzag, con pause, ripensamenti, giravolte, cambiamenti di direzione. Per un bel po', camminavo così, ma gradualmente le mie orme si avvicinarono sempre più a quelle di Gesù e cominciarono ad avanzare in modo parallelo.

Io e Gesù come due amici, fianco a fianco. Sembrava tutto perfetto, ma poi intervenne un altro cambiamento. Le mie impronte che prima si disegnavano nella sabbia accanto a quelle di Gesù ora erano impresse dentro le sue. Nelle sue grandi orme, le mie orme erano più piccole, ma io e Gesù cominciavamo a procedere come una persona sola. Andai avanti così per un bel po', poi gradualmente intervenne un altro cambiamento.

 Le mie orme, dentro quelle più grandi, crebbero fino a coincidere con quelle di Gesù. Ora c'era soltanto una serie di orme sulla sabbia: Gesù ed io camminavamo come una persona sola. Sembrava andare tutto bene, ma poi improvvisamente ritornarono una seconda serie di impronte.

E c'era qualcosa di strano!

Le nuove impronte andavano a zigzag, giravano e rigiravano, si fermavano, facendo diversioni bizzarre.

Ero meravigliato, dubbioso. Il mio sogno finì e mi svegliai turbato.

Incominciai a pregare. «Signore, ho capito la prima situazione, con i miei andirivieni e le mie soste.

Ero un cristiano incerto, ma volevo imparare. Tu camminavi in modo sicuro ed hai aiutato me a camminare con te». «È giusto!» disse Gesù.

«E quando le mie orme piccole erano dentro le tue orme grandi, io stavo imparando a camminare sui tuoi passi, a seguirti proprio da vicino». «Bravissimo! Hai imparato bene e in fretta».

«Quando le mie impronte sono diventate identiche alle tue, significa che ero diventato tuo discepolo in tutto». «Esatto!»

«Ma, allora, Signore, che cos'è capitato poi? Sono tornato da capo? Le impronte separate e soprattutto quelle che facevano tornanti e giravolte ... ».

Ci fu un attimo di silenzio e poi con un sorriso nella voce, il Signore rispose: «Quelle? Oh, ma ero io che danzavo felice intorno a te!»

 La felicità di Dio siamo noi. Questo è il paradosso più sorprendente del cristianesimo.

E quando essere fedele è difficile, quando tutto è sbiadito, quando avanzare è solo affanno, fermati, chiudi occhi, bocca ed orecchie. Sentirai Dio che danza intorno a te…

 

Non c'è da temere che la mia felicità passi,  perché Dio ne è l'unico oggetto ed egli non cambia!

                                                                                         (S. Elisabetta della Trinità)

 

 

 

 

Da" VOGLIO VEDERE DIO" di P. Maria Eugenio di Gesù Bambino, OCD

 

DISTRAZIONE E ARIDITA' terza parte

Santa Teresa pensa che le prove nel cammino di orazione permettano di distinguere i coraggiosi per un disegno provvidenziale di Dio:”Sono convinta che il Signore voglia dare alcune volte al principio, e altre alla fine, questi tormenti e le molte e varie specie di tentazioni che si presentano, per mettere alla prova coloro che lo amano e vedere se sapranno bere il suo calice e aiutarlo a portare la croce, prima di arricchirne l'anima con grandi tesori”.(Vita, c. XI, 11)

S. Teresa offre i suoi consigli per rimediare alle aridità:” Dalla pena che procura a chi ne è vittima, questi vedrà che non è per colpa sua. Non si tormenti.....ma preghi come può o anche non preghi, ma cerchi solo di dar sollievo alla sua anima, malata com'è, e attenda a qualche opera di virtù” (Cammino, c. XXIV, 5)

Soprattutto nella preghiera” la perseveranza è la cosa più necessaria”(II Mansioni, c. I, 3). Tale perseveranza si estenderà non solo all'esercizio dell'orazione in sé, ma anche all'ascesi di raccoglimento che la deve accompagnare. Tale perseveranza deve essere accompagnata da un'umiltà paziente e fiduciosa. Gesù stesso ha vinto per mezzo di un'umile e amorosa pazienza.

“Che deve dunque fare colui che da molti giorni non vede in sé altro che aridità, noia, ripugnanza e tale malavoglia di andare ad attingere acqua?.....lo aiuti a portare la croce pensando che nella croce egli visse sempre. Non cerchi quaggiù il suo regno né abbandoni mai l'orazione, deciso, anche se questa aridità debba durargli tutta la vita a non lasciar cadere Cristo sotto il peso della croce. Verrà tempo che sarà ricompensato di tutto.”(Vita, c. XI, 10)