lunedì 3 gennaio 2022

PIccole storie per l'anima - 31

PENSIERI DEL PASSERO SOLITARIO
Rubrica settimanale a cura dell'Ordine Secolare Carmelitano Teresiano della Provincia Lombarda

C'era una volta un piccolo fiore in piedi in mezzo alla savana. Ogni giorno il fiorellino aspettava una goccia di pioggia.
Si era sempre detto quanto fosse importante e bella la pioggia. Ma quando c'era davvero profumo di pioggia, gli avvoltoi riuscivano a vanificare tutto con le loro grandi ali. Così il fiorellino rimase imprigionato nel terreno sassoso, sempre più arido e crudele.
La morsa della paura stringeva il suo cuore e la corolla languiva sempre più pallida. Solo un colibrì vide la sua disperazione e cercò aiuto dagli altri animali.
Il grande bufalo rispose: «Non mi interessa. Questa è la legge della vita: i forti resistono e i deboli devono sparire».
Anche il leone rimase totalmente indifferente. Sbadigliò e si girò dall'altra parte. Il suo hobby era la noia.
Le gazzelle gridarono: «Abbiamo un appuntamento. Ci dispiace, ma non abbiamo tempo per le quisquiglie. La vita è di chi corre veloce».
Il colibrì era avvilito, che cosa poteva fare il più piccolo degli uccelli? Si fermò vicino al grande formicaio e raccontò alle formiche la grande tristezza del fiore.
Senza dire niente, i piccoli animali formarono una lunga catena, cercarono fili d'erba e piccole foglie, bagnarono tutto con la rugiada, e una dopo l'altra portarono le goccioline d'acqua alle radici del piccolo fiore.
Il giorno dopo, il fiore riprese forza e colore e splendette nel suo angolo di savana.
E tutto era stato possibile solo perché il colibrì aveva avvisato le piccole formiche.


Saranno i piccoli e gli umili che salveranno questo mondo...


«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 25-30)


«Allo stesso modo in cui il sole illumina i grandi cedri ed i piccoli fiori da niente come se ciascuno fosse unico al mondo, così nostro Signore si occupa di ciascun’anima con tanto amore, quasi fosse la sola ad esi­stere. E come nella natura le stagioni tutte sono regolate in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina più umile, così tutto risponde al bene di ciascun’anima».
(S. Teresa di Gesù Bambino)


Da" VOGLIO VEDERE DIO" di P. Maria Eugenio di Gesù Bambino, OCD

LE PRIME MANSIONI prima parte

“Parliamo.... di quelle anime che alla fine entrano nel Castello”.( I Mansioni, c.1,8)
Eccoci nelle prime Mansioni, accanto a queste anime, esse sono molto deboli. Queste prime Mansioni sono spaziose anticamere che illuminano tutta la periferia del Castello: “Non dovete pensare che qui vi siano pochi appartamenti, ma tantissimi...”(I Mansioni, c. II, 12) Nel castello si può entrare solo in stato di grazia poiché solo la grazia permette di stabilire questo rapporto con Dio, che è proprio orazione e vita spirituale.
Tali persone vi arrivano piene di buone intenzioni:( I Mansioni, c. II, 12)” Anche se molto invischiate nel mondo, hanno buoni desideri”( I Mansioni, c. I, 8). “ Queste persone sono ancora attratte dal mondo, ingolfate nei suoi piaceri e perdute dietro gli onori e le sue esigenze (I Mansioni, c. II, 12). “Il pensiero è quasi sempre immerso nei mille affari da cui sono prese, essendovi molto attaccate, perchè là dov'è il proprio tesoro è anche il proprio cuore”.( I Mansioni, c. I, 8)
La loro vita spirituale non è intensa. E' ridotta a quel minimum che permette loro di non morire, ma come una scintilla che brilla appena, non basta ad illuminare l'anima e a farle prendere coscienza della vita.” E' come se uno entrasse in una stanza inondata di sole, avendo gli occhi così pieni di terra da non poterli quasi aprire”( I Mansioni, c. II, 14). In questa semi-oscurità i demoni trovano nell'anima un terreno favorevole alla loro azione tenebrosa.
Il timore di veder cadere le anime nel peccato mortale sembra frequente in santa Teresa mentre descrive le prime Mansioni: "Conosco una persona alla quale Nostro Signore volle mostrare che cosa sarà di un'anima che ha commesso un peccato mortale. Tale persona dice che, secondo lei, sarebbe impossibile che qualcuno, comprendendolo, potesse peccare” (Vita, c. XL, 5). Dio, in realtà, resta presente nell'anima, sottolinea la Santa. Questa non potrebbe esistere senza la presenza attiva di Dio che continua a sostenerla.