mercoledì 5 gennaio 2022

Meditazione sul Vangelo dell'Epifania

 





Epifania - Si prostrarono e lo adorarono

 

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». 7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. (Mt2,1-12)

 

 Il termine epifania deriva dal verbo greco epifainô (rendersi manifesto), e indica un momento rivelatore, una manifestazione sperimentata da una persona o da un gruppo di persone. Nell’ambito della nostra fede, il termine si riferisce al giorno della venuta dei Magi d’oriente per rendere onore al bambino Gesù, riconosciuto misteriosamente, anche da loro, come l’atteso salvatore divino. Ma è sempre dello stesso mistero che si tratta. Secondo Luca vengono i Pastori, secondo Matteo i Magi, ma è sempre ciò che Paolo ha riassunto in Gal 4,4: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio a nascere da donna e sotto la legge”. 

Di fatto, mentre noi celebriamo questa festa dodici giorni dopo il Natale, le Chiese ortodosse russa e serba (che seguono ancora il calendario giuliano promulgato da Giulio Cesare nel 46 a.C.), il 6 e il 7 di gennaio, pur ricordando la stessa visita dei Magi, celebrano il Natale, rimandando, invece, l’Epifania al 19 gennaio, unita al Battesimo di Gesù.

Comunque sia, mentre a Natale si celebra l’evento della nascita del Figlio di Dio come figlio di Maria, nel giorno dell’Epifania si festeggia la manifestazione e il riconoscimento di questo mistero di salvezza dall’umanità intera, rappresentata dai tre Saggi d’Oriente dei quali ci parla il Vangelo di oggi presentandoli con queste parole: “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme”.

La nascita di Gesù nella località di Betlemme è teologicamente molto importante perché si tratta del medesimo paese in cui nacque Davide, del quale Gesù, in quanto Messia, è il discendente più illustre. I Magi sono stati detti Re in base alla profezia di Is 60, 3 (“Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”) e, solo nel Medio Evo, sono stati chiamati Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. I loro doni offerti al “Re dei Giudei”, rendono omaggio alla sua regalità (l’oro), alla sua divinità (l’incenso) e alla sua futura passione (la mirra, una sostanza resinosa aromatica con proprietà medicinali e utilizzata anche per l’imbalsamazione dei defunti). Una anticipazione della fede nell’incarnazione e passione del Figlio di Dio che lo Spirito Santo rivelerà ai credenti in tutta la sua chiarezza e provvidenza.

Siano chi siano, (maghi o re), questi saggi che giungono dall’Oriente rappresentano gli esseri umani disposti a mettersi in cammino per scoprire il senso profondo dell’esistenza, al di là delle cose e delle preoccupazioni quotidiane. Questo senso si va rivelando loro mano a mano che proseguono il cammino e continuano a cercare. Se non è in Gerusalemme, sarà in Betlemme, ma la verità li sta aspettando. Un insegnamento anche per noi, dato che l’importante è continuare a cercare quel Signore che desiderò farsi nostro fratello, e, come tale, dà senso alla nostra esistenza.

Dopo aver onorato il bambino Gesù offrendo i loro doni, “avvertiti in sogno di non tornare da Erode”, ci informa l’evangelista, “per un'altra strada fecero ritorno al loro paese”. Espressione quest’ultima (per un'altra via) che si riferisce alla prudenza del caso. Tornare a Gerusalemme dove Erode li aspettava, sarebbe stato pericoloso, e fu per questo che presero un’altra direzione, ma questa altra via, significa anche il cammino nuovo, illuminato, non già solo dalle stelle, ma dalla stessa Luce venuta sulla nostra terra.