sabato 15 gennaio 2022

Meditazione sul Vangelo della Doomenica

 



Questo fu l'inizio dei segni

1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". 4E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora".

5Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela". 6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora". 11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Gv 2, 1.11)



Questo episodio si presterebbe molto bene per una sceneggiatura e, infatti, è così che si presenta: una festa di nozze, vi partecipa la madre di Gesù e vi giunge anche lui, per di più, con tutti i suoi discepoli. Non c'è da meravigliarsi che dopo poco non ci sia più vino! Interviene la madre per dirlo a suo figlio che non si sa se non vuol essere disturbato per non essere ancora giunta la sua ora (Non è ancora giunta la mia ora) o per esservi giunto (Non è forse giunta la mia ora?). Ad ogni 

modo, la madre reagisce molto bene, perché, dice ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica Lui, fatela".

E subito il miracolo (l’acqua si tramuta in vino!).

E che vino! Non uno qualsiasi, ma il migliore, non quello che si serve quando tutti sono già ebbri. La festa continuò senza che nessuno sospettasse di nulla, ma solo i servi che, sì lo sapevano, perché lo avevano attinto dalle anfore dell’acqua. Nessuno si rese conto del miracolo, ma il lettore del Vangelo deve saperlo. Deve essere a conoscenza, scrive l’evangelista, che “questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.

È precisamente su questa affermazione che bisogna soffermarsi senza voler dare un significato simbolico, cominciando dal vino, ad ogni elemento. L’evangelista, infatti, si limita a qualificare come segno il miracolo, e non del potere di Gesù, ma della sua gloria. In verità, ciò che l’evangelista sottolinea sono tre cose: la risposta misteriosa di Gesù a sua madre (v. 4), la quantità eccezionale di acqua trasformata in vino (v. 6-10) e la conclusione (v.11) che, come abbiamo detto, è l’elemento più importante.

Riguardo alla risposta di Gesù a sua madre, molto difficile da interpretare, bisogna notare che, in effetti, né Maria domanda qualcosa, né Gesù rifiuta nulla. C'è solo una presa di distanza da parte di Gesù che sua madre dimostra di aver inteso molto bene, dal momento che, ai servi, dice: “Qualsiasi cosa vi dica Lui, fatela”. Segno che, in qualche modo, ha capito che l’ora del Figlio, sebbene non sia quella definitiva della sua passione e morte, sta iniziando. Nel miracolo di Cana, infatti, il primo di una serie di sette[1], c'è una allusione e, una anticipazione della rivelazione definitiva. Avrà capito Maria la dura risposta di Gesù? Non lo sapremo mai, ma quello che fa è ciò che deve fare ogni discepolo. Lasciare che sia il Signore a indicare come vuole procedere. Intuisce che qualcosa sta per accadere e, benché non sappia cosa, dice ai servi che si attengano a ciò che Egli dirà.

E che dire della quantità e qualità eccezionale dell’acqua trasformata in vino? (v. 6,10). Senza alcun dubbio, si tratta di un’allusione all’abbondanza dei tempi messianici annunciata dai profeti (cf. Am 7,13-14 e Gl 2,23-24; 4,18). Essendo, il miracolo di Cana, il primo dei segni, questa abbondanza vuole rimarcare che Gesù è il Messia atteso. Che poi sia anche di origine divina (Figlio di Dio incarnato), pur avendolo l’evangelista detto nel Prologo, nel suo Vangelo appare solo nel capitolo cinque, quando Gesù inizierà a dire: “In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre” (v. 19).

Sulla conclusione (Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui) è più che sufficiente ciò che scrisse Henri van den Bussche nel suo commento al Vangelo di Giovanni[2] nella seconda metà del secolo scorso:

 Giovanni omette di raccontare i ringraziamenti dei giovani sposi e le reazioni degli invitati. D’altronde le omissioni dei particolari sono frequenti; il fatto materiale ha poca importanza perché quando è compiuto, non ci se ne interessa quasi più e il racconto lascia l’impressione che la festa sia improvvisamente finita. Ma ciò che Giovanni non dimentica di citare è che Cana segna l’inizio dei segni per mezzo dei quali Gesù rivela la sua gloria. Questa insistenza sulla gloria nel racconto del primo e dell’ultimo miracolo (2,11 e 11,4-40) deve essere notata. Tutta la vita pubblica di Gesù è così presentata come una manifestazione della sua gloria. Però, in questo momento, la gloria non brilla ancora come nella glorificazione dell’ultima Ora. Mentre qui [nell’episodio di Cana] filtra una scintilla, più tardi brillerà la luce piena (12,28). In tal modo la fede dei discepoli incomincia qui il suo timido cammino, ma non raggiungerà la piena espansione se non a partire dall’Ora [che coincide con la passione e morte del Signore].



[1] Gli altri sei sono: la guarigione del figlio del funzionario del re (4,42-54), quella del paralitico alla piscina di Betsaida (5,1-9), la moltiplicazione dei pani e dei pesci (6,1-14), la traversata del mare in burrasca (6,16-20), l’elenco di segni, prodigi e miracoli (12,37), la guarigione del cieco nato (9,1-12), il risuscitamento di Lazzaro (11,1-44).

[2]  Giovanni. Commento del Vangelo spirituale, Edizioni Cittadella, Assisi 1974, p. 169.