e là pregava
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
MEDITAZIONE
MEDITAZIONE
Siamo ancora nel giorno del primo miracolo di Gesù, la liberazione del posseduto nella Sinagoga di Cafarnao, mentre un altro, forse molto più piccolo, sta per accadere. Questa volta in una casa privata, quella di Pietro e Andrea dove, uscito dalla sinagoga, Gesù si recò con Giacomo e Giovanni.
Il Vangelo non parla mai della moglie di Pietro, però il fatto che abbia una suocera dice che, a meno che non sia morta, ce l’ha. Che molti degli Apostoli fossero sposati e così continuassero ad essere, lo dimostrano, ad esempio, alcune parole di Paolo nella prima lettera ai Corinzi dove, per far risaltare la sua totale gratuità nel suo impegno di evangelizzatore – ossia, senza sposa e guadagnandosi la vita con un lavoro –, a coloro che parlano male di lui e del suo compagno Barnaba, rivolge loro questa domanda retorica:
“Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?” (1Cor 9,5). Confermano la stessa cosa le condizioni che pone al suo discepolo Timoteo riguardo all’ordinazione di un Vescovo. “Bisogna”, dice loro, “che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, […] che sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi” (1Tim 3, 2-4).
Tornando ora alla suocera di Simone, ella “era a letto con la febbre”. Lo dissero a Gesù che le si avvicinò immediatamente e, presala per la mano, la sollevò, guarita al punto che ella si alzò e si mise a servire Gesù e i suoi discepoli. Una cosa che avrebbe fatto qualsiasi padrona di casa, però qui, anche questo semplice gesto di ospitalità deve essere letto nel suo significato profondo. “La febbre la lasciò ed ella li serviva”, non significa soltanto che offrì un buon pranzo agli ospiti, ma che “servì” Gesù e i suoi discepoli, cioè, il nuovo popolo di Dio. Invero, il verbo (diakonein) è lo stesso che dà nome ai diaconi, i servitori per eccellenza nella Chiesa e, allo stesso tempo, indica anche il servizio di tutti i cristiani che seguono Gesù che non è venuto al mondo “per essere servito, ma a servire (diaconêsai) e a dare la sua vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).
Questo è il primo insegnamento: essere cristiani vuol dire desiderare di servire più che essere serviti, e questa suocera senza altro nome – come il posseduto liberato nella sinagoga – ci rappresenta tutti.
Il secondo insegnamento è la disponibilità del Figlio di Dio verso tutti senza distinzione. Infatti, dopo aver guarito molti malati che si accalcavano alla porta della casa di Simone e aver fatto tacere i demoni che lo conoscevano, all’alba del giorno seguente, quando era ancora buio, si alzò e si recò in un luogo solitario dove si mise a pregare.
Un dettaglio (Gesù che va in un luogo solitario per pregare) nel quale dobbiamo soffermarci un poco. Secondo l’evangelista Luca, pare che Gesù si ritirasse ogni notte, lontano dai suoi, per pregare. Perché lo faceva? Sicuramente non per recitare qualche preghiera, ma - solo col Padre in comunione di amore dello Spirito -, per sapere come continuare ad attuare la comune volontà di salvare gli uomini nelle circostanze concrete, adattandosi alle necessità che si potevano presentare e all’accoglienza da parte degli uomini.
Adesso, per esempio, che è trascorso il primo giorno nel quale è stata riconosciuta la sua autorità, deve decidere se fermarsi a guarire tutti i malati di Cafarnao o portarsi altrove per soccorrere altre miserie. Ed è in quel momento di intimità con il Padre che nasce la decisione e la risposta a Pietro e ai suoi compagni che sono andati in cerca di Lui. Essi Gli dicono che tutti Lo stanno cercando, ed Egli risponde: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto”.
E poiché il verbo usato qui è es-erchomai (uscire), invece di “per questo sono venuto”, sarebbe meglio tradurre “per questo sono uscito”. Infatti questa espressione implica la fonte (“per questo sono uscito dal Padre”). Nel silenzio della sua preghiera, Gesù rinnova la sua consapevolezza di essere uscito dal seno del Padre, per raggiungere (arrivare a) tutti. Al momento si limita a percorrere la Galilea, predicando nelle sinagoghe e liberando altri posseduti dai demoni, ma, giorno dopo giorno, il suo cammino lo porterà dove sappiamo: a dare la vita e a ottenere il perdono per tutti.
Detto con parole migliori delle mie, quelle di un noto confratello della comunità del Teresianum (P. Jesús Castellano), aggiungiamo che, mentre i discepoli non possono comprendere perché il loro Maestro si è allontanato dalla gente che continua ad averne bisogno, Egli lo sa molto bene. “Per Gesù pregare è immergersi nel Padre, ricevere con amore l’unzione dello Spirito, rafforzare la sua missione nella comunione trinitaria, colmarsi delle parole e della volontà del Padre, riposare dalle sue solitudini umane nel suo vero mondo, temprare la sua umanità nel contatto amoroso con il suo Abbà, dialogare con Lui giorno dopo giorno in gustosi silenzi contemplativi, ciò che ha fatto e ciò che farà”.
Padre Bruno Moriconi, OCD