MEDITIAMO CON P. GIORGIO ROSSI, OCD
Dal Vangelo secondo Luca (Lc
3, 10-18)
In quel tempo, le folle
interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro:
«Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia
altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero:
«Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di
più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E
noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete
niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in
attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse
lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma
viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per
pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la
paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni
evangelizzava il popolo.
L’invito di Giovanni il
Battista alla conversione è stato accolto da tutto il popolo ad eccezione dei
rappresentanti dell’Istituzione religiosa. Al suo battesimo accorrono le folle,
addirittura pubblicani, soldati ma, sono assenti gli Scribi, i Sacerdoti e i Farisei,
refrattari e ostili ad ogni invito al cambiamento. Le folle che invece
accolgono l’invito di Giovanni lo interrogano su ciò che debbono fare. E la
risposta ha a che fare con opere degne di conversione, di cambiamento. Giovanni
non dice nulla che riguardi la religione, il culto: non dice di andare di più
al Tempio, di portare delle offerte, di pregare di più... Ma invita tutti ad essere
giusti, solidali, e a condividere. Con Giovanni il Battista si profila
all’orizzonte il grande cambiamento che porterà Gesù: il peccato è ciò che
offende Dio perché offende l’uomo.
Si finisce per offendere
qualcuno a furia di credere alle lodi che ci vengono rivolte dall’esterno. Per
questo Teresa d’Avila dice alle sue amiche: «non lasciate passare tali lodi
(che ricevete) senza ributtarle, almeno nel vostro interno, come vi sarà assai
se ne avrete l’abitudine. Ricordate in che stato il mondo ha ridotto Cristo
Signor Nostro dopo averlo tanto esaltato il giorno delle Palme. Ricordate la
stima di cui ha circondato S. Giovanni Battista, fino a tenerlo per Messia, e
come poi, e per qual motivo, ha voluto che fosse decapitato» (Teresa di Gesù, Pensieri sull’amor di Dio 2, 12).
Seguiamo il consiglio di
Teresa a seguiamo un’altra voce; quella «che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri!» (Mt 3, 3).
Come le folle interroghiamo il Battista: Maestro, che cosa dobbiamo fare?
Risponde Giovanni: Chi ha due tuniche, ne
dia a chi non ne ha, invitando alla pratica della condivisione. E chi ha da mangiare faccia altrettanto.
L’invito è a essere solidali nei confronti degli altri. Ai pubblicani, gente
considerata impura per eccellenza a quel tempo, priva di qualunque speranza di
salvezza, Giovanni dice di continuare pure la loro attività, allora considerata
disonesta, onestamente. Interrogato dai
soldati: E noi, che cosa dobbiamo fare?
Risponde: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno (non
prendete denaro con violenza, accontentatevi delle vostre paghe). Invita alla
pratica della giustizia, a non abbandonarsi, come purtroppo accadeva spesso
allora, alla pratica di saccheggi e rapine.
Il
popolo era in attesa, c’è grande aspettativa nel popolo. Ma Giovanni
non è il Messia, l’Unto, il liberatore atteso. Risponde di battezzare con
acqua, con un rito esterno. L’acqua è un elemento esterno. Soprattutto di non
essere degno di slegare i lacci dei
sandali ad uno che sarebbe venuto dopo di lui. Per comprendere questa espressione
bisogna rifarsi alla pratica matrimoniale dell’epoca che seguiva, tra l’altro,
una legge chiamata “del levirato” (da levir,
cognato). Quando una donna rimaneva vedova senza un figlio, il cognato aveva
l’obbligo di metterla incinta. Se il cognato si rifiutava, gli subentrava colui
che secondo la scala giuridica ne aveva il diritto. Per farlo scioglieva i
legacci dei sandali dell’uomo e li indossava lui (cfr Dt 25, o la storia di
Rut). Giovanni sta dunque dicendo: colui che deve fecondare questo popolo, che
deve garantirne una discendenza, non sono io ma un altro. Battezzerà in Spirito Santo, impregnando le persone
della forza, dell’energia di Dio, per chi Lo vorrà accettare. E fuoco, castigo, per chi lo rifiuterà. Tiene
infatti in mano la pala per pulire la sua
aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un
fuoco inestinguibile.
E sarà proprio quell’Altro a
superare Giovanni, rivelando come da parte di Dio ci sia invero soltanto un’offerta
d’amore; e non ci sia cenno di castigo per i malvagi. Quando infatti Gesù
citerà quel che Giovanni ha detto qui censurerà il fatto del fuoco: «Giovanni
ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito santo fra non
molti giorni» (Atti 1, 5). La buona notizia è quella di un Dio non buono ma,
esclusivamente buono. Che riversa il Suo amore anche verso gli ingrati e i
malvagi. E l’Inferno altro non è che la scelta della mancanza d’amore; l’odio
verso Dio.
P. Giorgio Rossi ocd