La Santa Madre raccomanda di
“stare in veglia, di montar la sentinella, fino a che lo Sposo venga”, non lasciando
che il ladro ci sorprenda e ci derubi (Poesia 25). E nel Cammino di perfezione
scrisse: “Bisogna essere sempre cauti e vigilanti… le anime che aspirano a una
più alta perfezione… devono sempre vegliare e pregare…” (Cammino 7,6). Certo,
per il Carmelo teresiano, la preghiera è l’essenziale, ma nell’Avvento, sotto
la guida dei Profeti, di S. Giovanni Battista e della Madonna, la preghiera diventa
uno dei luoghi per imparare a vivere nella speranza. Essa ci dice che non siamo
mai soli, anche quando sembra il contrario. Se Dio tarda nell’esaudire le
nostre suppliche, il desiderio di Lui fa allargare il cuore e ci mette a
confronto con la ricerca sincera della verità più profonda di noi stessi con l’oggetto
della speranza, cioè Lui stesso. Allora, purificati di tutte le false speranze,
diventiamo noi stessi segni di speranza per gli altri: una speranza attiva che
ci porta a lottare contro il male in noi e a nostra volta per trasformarlo in
bene e far brillare la vera speranza che è il significato del Natale: Dio é
venuto ad abitare con noi e a fare di tutti i fratelli i cittadini del suo
Regno di pace e di giustizia (cfr. Spe salvi, 32=34).
Di qui allora, l’importanza che questo tempo
sia di attesa vigile, attenta a rafforzare la speranza mediante un’intensificazione
della preghiera personale, familiare e Comunitaria. In questo, gioca un ruolo
importantissimo l’animarsi mutuamente nella fede per “scoprire e trasmettere la
“mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in
braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi
in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo
pellegrinaggio” (EG 87), carico della “vera speranza cristiana che genera
storia”, come lo ha fatto Dio in Cristo. In lui il Regno é entrato nella nostra
storia dove il grano e la zizzania crescono insieme, ma alla fine saranno
separati e il bene vincerà ogni male.
Carissimi, viviamo questo tempo
con intensità e guardiamo con fiducia alla Madre della Speranza. La Vergine
Maria di Nazareth ci è stata donata come Madre proprio in un momento dove tutto
appariva perduto. E come San Giovanni della Croce ci dice, la “Madre di Dio è
mia”, abbiamo in Lei la Stella della Speranza che ci guida in mezzo alle
tempeste della vita. Da lei impariamo a scrutare le Scritture, fonte della
preghiera, e restare “irremovibili nella speranza del Vangelo che abbiamo
ascoltato” (Col 1,23) e che non delude.
Con
gli auguri di un santo Avvento e di una serena festa di San Giovanni della
Croce,
Fr. Alzinir
F. Debastiani OCD
Roma, 30 novembre 2014