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sabato 29 novembre 2014

Vigilare nella Speranza

Una delle frasi brevi e intense di Papa Francesco nell’Evangelii gaudium dice: “Non lasciamoci rubare la speranza!”. Da questa espressione partiamo per iniziare il tempo dell’Avvento, tempo per antonomasia di speranza e di veglia su noi stessi; affinché non siamo derubati di questa virtù così importante nella vita umana e cristiana, capace di donarci la forza di affrontare le crisi e le difficoltà del nostro tempo. Viviamo in una cultura “desertificata” che nasconde il vero volto di Dio e lo strumentalizza, come pure lo fa con i simboli cristiani, con i fini di guadagno del dio mercato, onnipresente. Esso ci spinge all’egoismo, all’edonismo e al consumismo, facendo raffreddare la carità verso il prossimo. Già Santa Teresa di Gesù avvertiva questo pericolo in una sua poesia che ha come sfondo il capitolo 25 del Vangelo di Matteo.

La Santa Madre raccomanda di “stare in veglia, di montar la sentinella, fino a che lo Sposo venga”, non lasciando che il ladro ci sorprenda e ci derubi (Poesia 25). E nel Cammino di perfezione scrisse: “Bisogna essere sempre cauti e vigilanti… le anime che aspirano a una più alta perfezione… devono sempre vegliare e pregare…” (Cammino 7,6). Certo, per il Carmelo teresiano, la preghiera è l’essenziale, ma nell’Avvento, sotto la guida dei Profeti, di S. Giovanni Battista e della Madonna, la preghiera diventa uno dei luoghi per imparare a vivere nella speranza. Essa ci dice che non siamo mai soli, anche quando sembra il contrario. Se Dio tarda nell’esaudire le nostre suppliche, il desiderio di Lui fa allargare il cuore e ci mette a confronto con la ricerca sincera della verità più profonda di noi stessi con l’oggetto della speranza, cioè Lui stesso. Allora, purificati di tutte le false speranze, diventiamo noi stessi segni di speranza per gli altri: una speranza attiva che ci porta a lottare contro il male in noi e a nostra volta per trasformarlo in bene e far brillare la vera speranza che è il significato del Natale: Dio é venuto ad abitare con noi e a fare di tutti i fratelli i cittadini del suo Regno di pace e di giustizia (cfr. Spe salvi, 32=34).
 Di qui allora, l’importanza che questo tempo sia di attesa vigile, attenta a rafforzare la speranza mediante un’intensificazione della preghiera personale, familiare e Comunitaria. In questo, gioca un ruolo importantissimo l’animarsi mutuamente nella fede per “scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (EG 87), carico della “vera speranza cristiana che genera storia”, come lo ha fatto Dio in Cristo. In lui il Regno é entrato nella nostra storia dove il grano e la zizzania crescono insieme, ma alla fine saranno separati e il bene vincerà ogni male.

Carissimi, viviamo questo tempo con intensità e guardiamo con fiducia alla Madre della Speranza. La Vergine Maria di Nazareth ci è stata donata come Madre proprio in un momento dove tutto appariva perduto. E come San Giovanni della Croce ci dice, la “Madre di Dio è mia”, abbiamo in Lei la Stella della Speranza che ci guida in mezzo alle tempeste della vita. Da lei impariamo a scrutare le Scritture, fonte della preghiera, e restare “irremovibili nella speranza del Vangelo che abbiamo ascoltato” (Col 1,23) e che non delude.

 Con gli auguri di un santo Avvento e di una serena festa di San Giovanni della Croce,

Fr. Alzinir F. Debastiani OCD

Roma, 30 novembre 2014