domenica 8 gennaio 2023

Meditazione sul Vangelo della Domenica dopo l'Epifania

 



Parlando di Gesù ai farisei e ai sadducei, Giovanni Battista ha appena detto loro che dietro di lui sta arrivando uno del quale non si sente degno di sciogliergli i sandali, cioè di essere suo discepolo. Uno che battezzerà con Spirito Santo e fuoco. Ha appena detto queste cose, quando appare proprio quell'uomo di cui ha appena parlato. E non solo, poiché vuole essere battezzato da lui come uno dei tanti suoi penitenti. “Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui”.

Finora Gesù aveva vissuto come falegname nel suo villaggio e senza che nessuno lo conoscesse fuori di lì. Un silenzio che potrebbe forse essere spiegato dal fatto che un rabbino non poteva esercitare il suo mestiere prima dei trent'anni? Un'altra ragione potrebbe essere trovata nel fatto che Davide era salito al trono all'età di trent'anni, ma l'insegnamento principale di questa vita totalmente ritirata è la benedizione del lavoro che ogni uomo esercita per sé e per la propria famiglia. Fatto uomo senza alcun privilegio, anche il Figlio di Dio si è guadagnato il pane con il sudore del lavoro.

Anche questo, infatti, comporta l’essersi fatto, eccetto che nel peccato, in tutto simile a noi. Fuori da Nazareth nessuno lo conosce, ma Giovanni, vedendolo avvicinarsi, capisce che è “Colui che doveva venire” e che è stato incaricato di annunciare, non solo come il Messia, ma anche come l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo e che - a differenza di lui, che battezza con l'acqua un battesimo di penitenza - battezzerà nel fuoco dello Spirito. Sapendo tutto questo, era naturale che Giovanni non volesse battezzarlo. Il Battista - scrive Matteo – oppose resistenza, e disse: "Sono io che ho bisogno che tu mi battezzi, e tu vieni da me?”.

Gesù, essendo innocente, non aveva bisogno di sottoporsi a qualche rito di penitenza, e sappiamo che lo fece per identificarsi con i peccatori, ma Giovanni Battista, pur essendo il suo annunciatore, non poteva saperlo. È per questo, tuttavia, che Gesù gli disse di procedere anche senza capire. "Lascia fare per ora”, gli disse Gesù, “perché conviene che adempiamo ogni giustizia". E Giovanni lasciò fare e lo battezza.

La giustizia da compiere indica il misterioso piano di Dio per il bene di tutta l'umanità, come dimostra anche ciò che accade subito dopo. Gesù uscì dall'acqua e in quel momento i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e posarsi su di lui. Sebbene Gesù sia sempre stato unito al Padre dallo Spirito Santo, ora - nel momento in cui deve iniziare la sua vita pubblica - lo riceve solennemente e in vista di essa.

È come una investitura ufficiale, sottolineata anche dalla dichiarazione che segue: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento". Parole che rimandano a quelle di Isaia 42,1 (Ecco il mio servo, che io sostengo; il mio eletto, che io prediligo. Ho posto il mio Spirito su di lui, perché promuova la giustizia tra le nazioni), a quelle del Salmo messianico 2,7 (Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato). Sì, perché in questo battesimo, oltre il ruolo di Servo del Signore che porta i peccati di tutti, proprio dell’incarnazione, Gesù viene intronizzato come Messia (Cristo), figlio di Davide (Salmo 2,7).

L'immagine dello Spirito di Dio che scende come colomba su Gesù ricorda quella inviata da Noè dopo il diluvio e che, finalmente, tornò all’arca con una foglia di ulivo nel becco (Gen 8,8.11). Segno, dunque, per quanto riguarda Gesù, della pace che entra nel mondo con l'incarnazione.