sabato 30 luglio 2022

Solo Dio Basta 6 - SOLITUDINE E CONTEMPLAZIONE



Solitudine e azione di Dio nell'anima si richiamano a vicenda e sembrano inseparabili.
"La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore"(Os 2,16) dice il Signore per bocca del profeta Osea.
E' proprio nel deserto che Dio ha condotto e formato i grandi contemplativi di tutti i tempi e gli strumenti delle sue grandi opere.

L' Ordine del Carmelo è nato nel deserto. Non solo il silenzio, ma anche la solitudine è necessaria perchè Dio possa pronunciare il suo Verbo nell'anima e perchè questa possa sentirlo e accogliere la sua azione trasformante. Ciò che il deserto impone a colui che gli si abbandona è un'ascesi molto dura, ma straordinariamente efficace perchè va avanti attraverso lo spogliamento assoluto. La sua nudità rende poveri e distaccati. Il suo silenzio isola dal mondo esterno. Tale nudità e tale silenzio non sono affatto il vuoto, ma la purezza e la semplicità. Il deserto è pieno di Dio; la sua semplicità e immensità lo rivelano, il suo silenzio lo dona.

La persona avanza in quella nudità e semplicità per raggiungere , con una fede più spoglia e più pura, l'essere e la vita di Dio cui aspira.

Fu proprio dopo aver camminato per quaranta giorni nel deserto, che sul monte desolato dell' Oreb, Elia percepì il soffio leggero che rivelava la presenza divina.

Per diventare contemplativo è necessario abitare nel deserto? Una risposta ci vien data da S.Teresa: 
"E credetemi, non è lo stare a lungo in orazione a far progredire l'anima: quando si impiega una parte del tempo in buone opere, è un grande aiuto per avere assai più presto migliore disposizione ad accendersi d'amore, che in molte ore di meditazione. Ma tutto deve venire dalle mani di Dio".(Fondazioni, c. V, 17)



Sono molti gli spirituali per i quali la vita in solitudine rimane un sogno irrealizzabile. Colui che è sposato ha il carico della famiglia, inoltre i doveri che scaturiscono dalla sua situazione gli impongono compiti che lo assorbono in mezzo al trambusto del mondo. Chi ha la vocazione all'apostolato esteriore è preso dalla molteplicità delle opere che il suo zelo ha creato. Di fatto Dio impone loro di adempiere ai loro obblighi con fedeltà.

Il contemplativo e l'attivo ci vengono spesso presentati come due fratelli totalmente diversi. Interviene a questo punto la Sapienza”emanazione della potenza di Dio” che chiama tutti alle fonti di acqua viva e non si lascia bloccare dagli ostacoli per diffondersi attraverso le età nelle anime sante e farne degli amici di Dio.(cf Sap 7, 25 e 27)



Santa Teresa nel Castello interiore ci mostra come le Mansioni sono delle semplici tappe per raggiungere l'unione. Solo sulla cima vi sarà una perfetta sintesi: si vive nell'unione con Dio e nello stesso tempo si è divorati dallo zelo per la sua gloria come il profeta Elia.

Proprio perchè la sua anima era stata invasa dallo spirito di Elia, santa Teresa, nel momento in cui si prevedeva il moltiplicarsi dei suoi monasteri di carmelitane, sentiva che mancava qualcosa di essenziale alla sua opera. Insistette con il generale dei carmelitani fino ad ottenere l'autorizzazione a fondare conventi di carmelitani contemplativi dediti nello stesso tempo al ministero delle anime.

In conclusione:

 

       La solitudine, per la qualità del silenzio che assicura, sembra necessaria allo sviluppo della contemplazione soprannaturale.

       Basta che questa solitudine sia saltuaria; ma quanto più è saltuaria tanto più dev'essere profonda.

       L'attività dell'apostolato e la contemplazione così protetta e nutrita dal pane quotidiano dell'orazione possono unirsi in un equilibrio armonioso che le purifica, le arricchisce e le feconda reciprocamente.

       E' questo equilibrio tra contemplazione e azione che rende l'apostolo perfetto.